L'anno che verrà

Sono contento di leggere che più di qualcuno non incolpi il 2020 per questo 2020.E' da qualche giorno che ci penso e ho già letto altri pensieri simili.
La pandemia non l'ha portata il 2020, il 2020 non ha fatto schiantare l'elicottero in una nebbiosa domenica mattina e una malattia che si porta via un mito non è colpa del 2020.
 
Quest'anno doveva andare tutto bene invece mi sembra stia solo andando tutto a puttane. Non diamo la colpa al governo ladro o al 2020, ma incolpiamo solo noi stessi.
Un comportamento diverso forse avrebbe potuto davvero far andare tutto bene, una rinuncia una volta nella vita la può migliorare e pazienza se per un anno non si mette in mostra ogni singolo respiro che si sprecato durante le vacenze.
Potevamo imparare molte cose, invece di limitarci a copiare un hashtag come asini facendo nulla per dimostrare che davvero tutto andà bene.

Il 2020 non è stato l'anno che ci auguravamo nel 2019 (per alcuni invece sì, anche meglio) ma speravo riuscissimo a imparare qualcosa: il professore Mancini, professore di italiano delle medie, ci diceva sempre che bisogna imparare sempre qualcosa da qualsiasi situazione.
Invece abbiamo iniziato l'anno odiando i cinesi in Italia, poi i settentrionali in vacanza in meridione e poi a non vedere alcuna distinzione geografica, fanculandoci per semplice differenza di opinione o solo perché si era colpevoli di andare a correre, nel rispetto delle indicazioni per altro.
Abbiamo tanti mezzi di comunicazione a disposizione ma li abbiamo usati per insultarci invece che per chiederci un semplice "Come stai?".
Non è colpa dei social media, ma è colpa nostra perché non sappiamo usare le cose che abbiamo a disposizione.
In mezzo a un pandemia dalla quale si può guarire ma che rischia anche di uccidere, ho visto mettere l'aspetto economico davanti alla salute, ho sentito persone più spaventate di dover chiudere temporaneamente l'attività che di ammalarsi.
Nemmeno il vaccino ha portato un po' di calma anzi, è stato un altro motivo per assurdi litigi digitali. 
Spero nel frattempo che le big pharma stiano sviluppando un vaccino contro l'imbecillità, ma dubito che ci possano essere dosi a sufficienza e che l'effetto sia perenne.

Alcune cose della vita sono ineluttabili purtroppo e sono sempre più convinto che siamo il risultato delle nostre scelte e quello che ci succede dipende solo da noi stessi.
Poi ci sono anche le altre persone che influenzano la nostra vita, personale e professionale, ma almeno noi ci dobbiamo impegnare per migliorarci e dare anche un buon esempio agli altri, stimolare chi è vicino, parenti amici e colleghi. 
Oppure prendere d'esempio chi cerca di sistemare le cose perché il buon esempio di una persona, la sua forza d'animo, può essere lo stimolo per le altre persone.
Compreso io, ben inteso, per alcune cose!
 
Kobe Bryant doveva morire per far conoscere ai molti che non sapevano nemmeno chi fosse cos'è la Mamba Mentality, un atteggiamento vincente di chi vuole essere il numero 1, il migliore e che si può riassumere nella parola impegno. Un impegno incredibile, che richiede la massima concentrazione e dedizione.
Però ci vogliono due palle così per impegnarsi, la Mamba Mentality non è per tutti e se ci sono i numeri 1 è anche grazie ai numeri 2, 3, 4 e a tutti gli altri.
 
Speravo di veder spuntare qualche diamante da tutto questo letame e invece è rimasto tale. 
Potevamo imparare tante cose, scoprire la bellezza che ama nascondersi o quella delle piccole cose, che è troppo facile vederla in un tramonto o in un paesaggio ricoperto di neve mentre è più difficile ammirare un'alba o il fascino della luce di una notte di luna piena riflessa dalla neve.
Vogliamo essere felici senza fare fatica e anche a discapito degli altri, senza impegnarci un po' per scoprire le cose tanto meno a capirle, vogliamo vincere facile magari spendendo un po' di più, non solo in senso economico.
 
Una cosa sola mi spiace di quest'anno: ci ha portato via la socialità e la convivialità. Uno dei miei miglior difetti (o peggior pregi, ancora non lo so) è quello di riuscire a stare bene da solo. E per un po' questa situazione inedita neanche mi spiaceva.
Poi ho scoperto il saluto senza una stretta di mano, di un complimento senza abbraccio, un augurio senza un bacio sulla guancia (eh mica si deve limonare!), un brindisi senza tintinnio. 
Un gomito non è la stessa cosa, mi sono accorto che vedersi in tanti davanti a uno schermo porta imbarazzo anche tra persone che di solito devono sforzarsi di stare zitte invece di parlare.
Mi è mancato non vedere gli amici, non avere persone che girano in casa o andare in quella degli altri.
Ricordo la prima sera che sono uscito in mountainbike con Olo, Giuda e Infe: sembravamo fuorilegge con le mascherine ma è stata una sensazione di assurda libertà dopo più di due mesi di isolamento.

Per me l'ultimo dell'anno ha perso ogni senso già da un po' perché oggi non finise nulla, è solo un giorno buono per stare svegli qualche ora in più (come se non andassi già a letto abbastanza tardi tutti gli altri 364 giorni), mangiare qualcosa di diverso e scoppiare i petardi.
Non c'è alcuna fine, la mattina dell'1 gennaio è come quella del giorno prima, a meno che non siamo noi disposti a fare qualcosa, oltre a cambiare il calendario.
Ed è questo l'unico augurio che mi viene in mente, ma senza molta fiducia.

Parto da Kobe Bryant e finisco con un personaggio completamente diverso ma molto significativo: Pasquale Amitrano che esce dalla cabina elettorale. 



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Paolo Rossi uno di noi

Posso immaginarmi Paolo Rossi che entra in Paradiso, chiedendo permesso con quel suo sorriso gentile.

Mio nonno Sandro impegnato in una briscola con mio nonno Mario, lo zio Erico e Vasco Casetto, lo vede e si sorprende: "Orcamadò, cosa sè che te fè sà qua?" mollando un bel giro di carte sul tavolo.

 

E lui sempre gentile potrebbe anche rispondere che è salito a salutare gli amici Sandro, Enzo, Gaetano, Enresto, Giulio e Giancarlo. E magari si ferma perché la squadra così non è  niente male, con tre stranieri come Diego, George e Johan c'è anche sa divertirsi.


A Vicenza ha giocato solo 3 stagioni e più di qualcuno pensa che sia nato a Vicenza. Dopo quei 3 anni un po' vicentino lo è diventato, nel suo cuore è vicentino, parte della sua famiglia è di Vicenza. Da febbraio lo è in senso formale, perché ha ricevuto la cittadinanza onoraria. Tanto è l'affetto dei vicentini per Pablito che la moglie Federica ha voluto celebrare l'ultimo saluto nella sua seconda casa.

Pur avendo indossato la maglia biancorossa del Lanerossi per 3 stagioni, è diventato una persona importante.

Quello che mi fa un po' sorridere è che Paolorossi, esatto tutto attaccato come fosse un nome unico, per noi vicentini era diventato una persona più importante del vescovo e dei preti di parrocchia.  

Per una città di basa banchi qual è Vicenza, mi sembra una cosa notevole! Quasi come fare 3 gol al Brasile ai mondiali.

 

Mi restano i ricordi dei racconti di mio nonno Sandro e dei miei genitori. Di un calcio che avrà avuto i suoi scheletri negli armadi, ma che era possibile e godibile anche con quei toni calmi ed educati, senza troppe grida e muscoli, al contrario di quello di oggi fatto di eccessi e tatuaggi, che arriva tramite telecronache dove il telecronista vuole il suo ruolo di protagonista al pari dei 22 in campo. 


Noi vicentini lo ricordiamo con grande affetto e per noi sarà Paolorossi del Lanerossi Vicenza di Giussy Farina e GB Fabbri.
Ma anche se ha giocato con altre squadre, per tutti quanti sarà ricordato col colore azzurro della Nazionale. Ed è giusto così.

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 Ph. Credits: Facebook/Trivenetogoal

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Ciao Pibe de Oro

Bisogna spiegare perché un calciatore è stato soprannominato Pibe de oro, cioè Piede d'oro?
 
Lasciamo stare cosa faceva fuori dal campo, quello era un problema che andava risolto e probabilmente qualcuno non lo ha aiutato anzi, lo ha sfruttato e probabilmente quel problema lo ha anche ucciso.
 
Diego Armando Maradona si deve ricordare per quello che ha fatto dentro al campo da calcio. 
 
Quando ero bambino il calcio non mi interessava, mi stava particolarmente sulle scatole perché tutti ne parlavano, tutti volevano costringermi a giocare. Ho iniziato perché mio papà e Marco, il mio compagno di classe delle elementari (sì, articolo determinativo, eravamo gli unici due maschi in mezzo a 7 bambine), continuavano a insistere e io mi ero stancato di sentirli.
 
Poi ho visto Maradona e Platini ma l'asso della Juventus l'ho visto per un breve periodo, perché si sarebbe ritirato poco dopo mentre l'argentino ha continuato a impressionarmi per sensibilità di tocco e capacità tecniche. 
 
Un giocatore che ha vinto da solo il Mondiale '86, palla al piede più veloce di mezza nazionale inglese dribblata come birilli.
Sì è vero, in quel mondiale verrà ricordato anche per la mano di Dio, ma credo che il Padreterno lo abbia perdonato.
 
Non è colpa sua se il Napoli sta tornando solo ora, dopo più di 30 anni, nei palcoscenici calcistici sia in Italia che in Europa, ma dopo di lui non c'è stato nessun altro.
 
La sua sensibilità di toccare il pallone viene dimostrata alla perfezione in una punzione a due, calciata dentro l'area di rigore e messa all'incrocio dei pali. Purtroppo nella porta della Juventus, ma pazienza, è sempre una bella lezione di tecnica.
 
E' stato il migliore di tutti? Non lo so, il calcio è sempre diverso, secondo me non si possono paragonare calciatori che hanno giocato in epoche diverse.
 
Della sua generazione, del calcio anni '80, è stato il migliore. 
 
Se ti piace lo sport, il calcio in questo caso, qualsiasi sia la tua squadra preferita, non puoi non ammirare Diego Armando Maradona.
 
Spero che ora possa riposare davvero in pace. 
 

 

 

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C'era una volta uno stile

Quello di una famiglia che mostrava meno arroganza e spirito di protagonismo. O almeno era capace di nasconderli con eleganza.
Avero lo stesso DNA non significa ereditare anche questo tratto del carattere. Saper trattare (con) le persone non è una dote comune.
Ricordate come è stato liquidato Del Piero, uomo che ha seguito la società in Serie B e ha legato la sua carriera ai suoi colori? Congedato
a margine della presenzatazione dei risultati della SpA ai giornalisti, come una mera voce di costo (quella dell'ingaggio, ormai ammortizzato), senza dargli il permesso di farlo personalmente, dimostrando ineleganza, irriconoscenza e mancanza di rispetto.

 

Anche ereditare l'azienda di famiglia non significa automaticamente saperla gestire per discendenza e in effetti la successione dell'azienda di famiglia è sempre stata problematica.

 

Purtroppo nella mia azienda del cuore succede così e si è visto oggi. Mi spiace molto per Maurizio Sarri che a dispetto di come molti giornalisti lo avessero dipinto un anno fa al suo arrivo a Torino, si è dimostrato molto più signore di chi lo ha assunto.
Fosse stato per me lo avrei preso subito senza aspettare che Guardiola riflettesse a lungo prima di decidere di preferire i soldi arabi, mi restava però l'incertezza che fosse l'allenatore giusto per quella società e squadra, perplessità che oggi è stata rovesciata: non è lui inadatto ma il resto.
Perché devi avere una società e degli uomini che credono in te, in campo e fuori.
A Napoli Sarri ha mostrato un calcio bellissimo, veloce ed efficace, ma aveva a disposizione giocatori affamati, che lo ascoltavano e volevano vincere dando tutto.
Nella Juventus invece negli ultimi anni sono arrivati scarti di altri club, esauriti con scarso entusiamo (eufemismo) e molta meno qualità a infoltire una squadra già debole, di piede e di testa.
Ho visto solo due allenatori riuscire a ottenere qualcosa da quello che avevano: Francesco Guidolin a Vicenza e Udine e Gian Piero Gasperini con l'Atalanta, ma alle spalle aveva e ha qualcuno che lo ha voluto e crede/va in lui. Un mondo di differenza.
Quando si sceglie un allanatore per esclusione o perché è l'unico disponibile la fine non è una sorpresa.

 

Sarri si è trovato  una difesa a pezzi dall'inizio con Chiellini e Demiral rotti, potendo contare su Bonucci in attesa dell'ambientamento di un giovanissimo e pagatissimo De Ligt.
Un centrocampo fatto da scappati da casa con i piedi di marmo che ieri non sono stati capaci di mettere un pallone buono per Higuain e Ronaldo. Mentre Spinazzola, che l'anno prima aveva dispensato palle buone al campione porteghese, si guardava la partita in poltrona, a Roma.
Come avevo detto al suo arrivo, non è sufficiente un Ronaldo per vincere la Champions League e questi due anni dimostrano il fallimento della dirigenza che lo ha voluto, spendendo tantissmo per lui e De Ligt l'anno scorso, per coprire problemi difensivi.
Però la difesa non la fai con i giocatori ma con l'atteggiamento di tutta la squadra, come Sarri sapeva far fare a Napoli, dove c'erano gli uomini (non una parola a caso) giusti.
Indossare la maglia della Juve non significa vincere a priori, ma doversi conquistare un posto in squadra e dimostrare di meritare la vittoria, che è l'unica cosa che conta.
Non serve un Ronaldo ma undici, per atteggiamento volontà e umiltà: ieri era l'unico che correva, uno che ha vinto più di tutti i suoi compagni messi insieme.
Non sono un dirigente di una società sportiva per azioni e un motivo ci sarà, ma se per farlo come lo fanno quelli che ci sono adesso, allora posso essere capace anche io, orcamadosca!

 

Nemmno Andrea Pirlo allantore è una sorpresa. Avete mai visto Sarri insieme al presidente quest'anno? Non è nemmeno andato a farli i complimenti per la vittoria dello scudetto, come se gli avesse dato fastidio.
Il presidente non lo voleva ed è libero di cacciarlo, ma molto, ma molto meno, di farsi convincere di ingaggiarlo però. Il suo esonero è la dimostrazione del fallimento del calciomercato e se un dirigente sbaglia, deve essere cacciato, soprattutto se è un dirigente di una società quotata.
Allora sotto con Pirlo perché non potendo prenderne altri, il presidente scarta le carte dal mazzo.
L'ingaggio di Pirlo come allenatore della Juventus U23 è stata una presa in giro, una copertura ridicola. L'ammissione di volerlo vedere sulla panchina della squadra maggiore mi ha fatto storcere il naso.
E allora poteva evitare il teatrino della presentazione come nuovo allenatore dell'U23, è stata offensiva nei confronti di Sarri e di tutti i tifosi, presi per fessi.
La scelta di Pirlo era la più semplice che Nedved e Paratici potessero fare: l'unico disponibile e il più semplice.
Oppure, quello che credo più realistica, lo voleva il presidente da giugno 2019!
Anche Platini era un grande calciatore, ma da allenatore ha fallito.
Quello che si è stati in campo spesso non è lo stesso in panchina. Un po' come la stessa cosa di chi eredita la società sportiva dalla famiglia. E anche Del Piero è perplesso. E mi lascia basito quello che dice Condò su qual è la priorità in casa bianconera: sembra sia quella di uno yes man, coadiuvato da Buffon e Chiellini. Infatti Capello gli ha già consigliato come comportarsi.
 

E' stato esonerato un allenatore che in poco più di 12 mesi ha vinto una Europa League e un campionato. Chi ha fatto meglio?
Il Liverpool avrebbe dovuto esonerare Klopp dopo il primo anno. Ma ha creduto in quell'uomo. Ferguson non ha iniziato vincendo tutto a Manchester. Berlusconi dopo il primo anno di Sacchi al Milan ha deciso di conitnuare. Zidane non è passato dal campo alla panchina, ma ha fatto il secondo di uno come Ancelotti e ha allenato la squadra B del Real Madrid.


Sabato 8 agosto 2020.
La Juventus ha reso incertissimo il campionato dopo 9 anni di dominio.
Per una volta, anti gobbi e semplici tifosi avversari, ringraziate.
Se non ha creato nuovi antijuventini di certo sono state delle passioni come la mia. Non mi spiacerà vederla perdere contro il Milan di Pioli e  Ibrahimovic, il Napoli di Gattuso, l'Inter di Conte con le bave alla bocca e Marotta a crogiolare in tribuna, perfino dalla Lazio di Inzaghi, dalla Roma di chicchessia, dal Sassuolo di Berardi, dall'Udinese di Mr. Gotti e dalla prossima squadra allenata da Sarri. Mi farò una ragione se cederà nel derby con gol dell'ex Zaza. Finché la nuova triade sarà al comando.

Qui sotto comunque, l'immagine della comoda panchina della Juventus. 


via GIFER

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Repubblica delle Banane

Siamo la Repubblica delle Banane.
Si fanno i decreti.
Che devono essere convertiti in legge.
Prima però sono necessari i decreti attuativi.
Nel frattempo arrivano migliaia (già, mica qualche decina ma migliaia. Fate il conto di quanti deputati e senatori ci sono, considerate che qualcuno se ne fotta, sono un bel po' a testa no!?) di emendamenti che bloccano tutto.
Compresa l'economia di un intero Paese.
E intanto si organizzano gli Stati Generali per capire come far ripartire l'economia del Paese.
Che è lo stesso di prima!

Adesso pensate che noi paghiamo le tasse (chi le paga) per garatire un ricco stipendio a queste persone e a tutte quelle che circolano senza uno scopo per i palazzi.
Su una cosa sono coerenti: nella mancanza totale di vergogna.
Perché si fanno rallentare senza problemi dall'indolenza della faziosità politica quando si tratta degli aiuti per il popolo (che li vota e li paga), ma sono lestissimi quando si trovano a decidere i propri privilegi.
Scommettiamo che nemmeno per il 18 luglio troveranno una soluzione?

Se un impiegato non svolge un compito che gli viene assegnato, viene richiamato dal superiore o dal titolare a seconda dell'organizzazione societaria e del suo inquadramento. Segue una lettera di richiamo. Magari un declassamento e infine il licenziamento. Vale per i dipendenti di aziende private ma anche per i dipendenti pubblici. Si chiama negligenza.
Quelle persone che stanno bloccando un paese sono dipendenti pubblici.
Saremmo noi i loro datori di lavoro.
Vista la palese incapacità e improduttività, vorrei poterli cacciare a calci in culo! O almeno potermi affidare a un articlo 18 anche per loro.



























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La moto è un mezzo di trasporto

C'è qualcosa di sbagliato nella concezione della motocicletta.
Me ne ero accorto tempo fa, ne ho la certezza ora, costretta in garage anche lei per questo pernicioso virus. Ma costretta da chi? La cosa assurda è che è stata segregata in garage dai suoi proprietari con l'inizio del blocco totale, con tanto di hashtag #iorestoingarage (più bestemmia, soprattutto durante una delle più belle primavere degli ultimi... 5 anni?) e di relativi articoli che arrivavano a suggerire cosa dire alle proprie motociclette per consolarle, perché non ci si poteva muovere se non per motivi di lavoro, di salute, di necessità. Fatta eccezione per i motivi di salute, perché non siamo andati a lavorare in moto? Perché non potevamo fare gli Indiana Jones alla ricerca del lievito bastardo in moto? Che poi ci si poteva godere le strade semi deserte alla luce del sole!

La motivazione per la quale avevo deciso di farmi la patente B non era quella più sfiziosa di avere una moto, in un futuro, non appena avessi trovato quella che volevo (insieme anche ai soldi magari).
Volevo la moto per altri motivi: per spostarmi senza l'auto, per non uscire di casa e costringermi a chiudermi di nuovo dentro un altro contenitore, bloccato nel traficco e a smadonnare per trovare parcheggio.
Quando penso alla moto mi vengono in mente solo termini positivi: comoda, facile, bella, perché è più comodo e facile muoversi, più comodo e facile trovare parcheggio. E non è soprattutto più bello così?

Per me la moto è un mezzo di trasporto.
Sono sempre stato abituato a muovermi in città con lo scooter, anche in inverno per andare a scuola e all'università (con in testa quel cappellone di lana comprato in gita a Praga che teneva un sacco caldo finché non è arrivato l'obbligo del casco anche per i cinquantini), a lavoro. Me lo sono portato anche a Bologna sei mesi quando ho fatto lo stage (splendido girare per i viali di Bologna in scooter!). Ma mi sono sempre piaciute le moto, quelle inglesi, quelle bolognesi, non mi sono mai fatto influenzare dalla potenza e dalla velocità perché dove vuoi andare in città con una moto da 170 CV se non puoi sfruttarli? Così prima ho fatto la patente e dopo una lunga ricerca è arrivata la moto che volevo (perché solo l'Onnipotente e Anna sanno quanto arrivo rompere i coglioni quando cerco qualcosa!).
Non per usarla (solo) nei weekend, ma per andare a lavoro, al cinema, in giro insomma. Qualcuno può dire che è una di quelle moto da bar. Può anche essere, ma la cercavo molto prima che esplodesse la moda di un certo tipo di moto e qualcun altro che ce l'ha però si è fatto certe vacanze da invidia. Alla faccia da moto da bar.

Se io concepisco così la moto, per tantissimi altri invece viene intesa come un lusso, qualcosa che si usa fuori dall'orario lavorativo, solo i sabati la domenica e i giorni festivi o quando va bene nei ponti.
Capisco certe difficoltà logistiche, soprattutto se si portano i figli all'asilo e/o a scuola: poi si va diretti a lavoro in macchina perchè ormai i figli non vanno più nella scuola di quartiere ma in quella dall'altra parte della città.

Concepire la moto come un mezzo di divertimento e non di trasporto è un errore commesso anche dai motociclisti: chi invece può permettersi di usare la moto per andare a lavoro, perché non lo fa? Quando lavoravo dall'altra parte della provincia vedevo solo lunghe code di auto che trasportavano una persona, spesso anche triste (solo il lunedì mattina poco prima delle 9 ho visto qualche automobilista (sor)ridere, forse perché ascoltava le travisate del Trio Medusa su Radio Deejay).

La moto ha tanti vantaggi: ci fa dormire qualche prezioso minuto in più perché ci si sposta con facilità evitando code e mettendosi davanti ai semafori, occupa meno spazio così contribuisce a diminuire il traffico, rovina meno l'asfalto, libera i parcheggi per chi circola in auto ma, in caso, visto che i parcheggi dedicati sono rari, può essere parcheggiata sulle strisce blu senza l'obbligo di pagare (me lo ha detto un vigile che multava un'auto parcheggiata sui posti dedicati alle moto, e c'è anche scritto qui).

L'ANCMA in questo periodo di clausura ha spesso invitato il premier Conte a dare maggior attenzione alle moto e ai motociclisti. Ma niente da fare, anzi l'attenzione sulle due ruote è solo per le biciclette elettriche o tradizionali. Infatti gli incentivi allo studio sarebbero previsti per l'acquisto di ebike e biciclette, come se agevolasse andare in bici a lavoro a 40 km da casa. Bene, ma non benissimo.
Anche se un po' di colpa credo ce l'abbiamo anche noi motociclisti.

Credits: Mario Camonico - DGR Vicenza 2019



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Farsi capire

I bambini sono persone semplici. Quando vogliono qualcosa lo dicono: ho sete, voglio, non ce la faccio, , no (tantissimi!), ancora.
E poi sono sinceri, grazie alla loro innocenza disarmante. Per questo arrivano a determinate affermazioni che dall'odio più rancoroso salgono al più commovente degli amori, senza che se ne rendano conto (né di quanto faccia male, né di quanto faccia impennare la glicemia).

Oggi Anna è andata al parco con Tommaso e Teresa. Una battaglia per far indossare la mascherina a Tommaso (Teresa ha 3 anni quindi non è obbligata, anhce se presto arriveranno le mascherine lavabili per entrambi), per fargli capire che anche se possiamo uscire, dobbiamo difendere noi stessi e gli altri perché nonostante possiamo permetterci (davvero?) questa libertà, dobbiamo fare ancora attenzione, altrimenti rischiamo di chiuderci in casa per chissà quanto. Lui non voleva andare, men che meno con la mascherina. Ma alla fine, il biondino ha ceduto e fonti autorevoli mi dicono che è stato ubbidiente e bravo e l'ha tenuta per tutto il tempo.

Purtroppo per lui però quello che ha visto al parco non è stato lo scenario migliore di tutti, in termini di educazione, senso di responsabilità e rispetto. Il parco era ben popolato ma tante persone non indossavano la mascherina, tra quelle che la indossavano invecee molte la indossavano nel modo sbagliato, sotto al naso, sotto al mento addirittura la toglievano per parlare con i conoscenti che incontravano.

Cosa deve pensare un bambino di 7 anni e mezzo che ha perso la sua battaglia personale sulla mascherina con i genitori, che lo hanno costretto a infilarsela ben messa per coprire il viso dal naso al mento?

Gli abbiamo detto che le mascherine sono necessarie, obbligatore, servono a limitare il contagio anche in ambienti aperti, non solo in quelli chiusi come abbiamo fatto lunedì dai nonni, e che la indossavano anche loro perché servono davvero solo se tutti la indossano.
Appunto.
Tutti.

E oggi al parco invece?
"Non tutti ce l'avevano e gli altri la indossavano in modo strano" mi ha detto quando è tornato a casa, copiando un po' il modo di raccontare deluso e incredulo della mamma.

Sbagliamo noi adulti a non dare i primi insegnamenti ai bambini e se non rispettiamo le regole, loro cresceranno pensando che chi se ne frega se ogni tanto non si seguono le regole.
No.
"I veneti sono brave persone, mi affido al buon senso dei veneti" aveva detto il presidente del Veneto Zaia, come neanche il migliore dei dorotei avrebbe saputo fare, presentando la fase2. Però non si può fare così, non si deve: lui e tutti quelli che governano e quelli che sono tenuti a informare in modo corretto, semplice e imparziale (si va là!) devono essere chiari ed espliciti. "Si deve fare" e "Non si deve fare". Attaccarsi al buon senso è come attarcarsi al tram, e onestamente la vedo come un modo per scaricare la responsabilità sui cittadini che si sa, soprattutto noi italiani, come sono fatti riguardo il rispetto degli obblighi. Dare il permesso ai cittadini di fare attività sportiva in prosismità della propria casa, oltre i 200 metri che però non significa andare a correre a 5 km da casa, non è una indicazione, né un obbligo né una restrizione. E' una cagata. Cosa vuol dire? Cosa si può fare? Fino a dove? Come, anche in bici? E poi perché questa approssimazione, come volesse evitare di irritare i cittadini? Lo so che ci sono le elezioni quest'anno ed è in una posizione doppiamente delicata. Non si abbindolano le persone parlando in dialetto, con iperbolici lancia fiamme, con attacchi al governo col quale veniva condivisa la guida del Paese fino a pochi mesi fa. Il capo di una regione, come chiunque in un aposizione di comando, deve esprimersi in modo chiaro e determinato altrimenti è poco credibile. Almeno per me.

Uno dei primi giorni di stage in quell'azienda americana strafiga, il capo non ha capito cosa volessi. Non mi ero espresso bene, mescolando tutte le caratteristiche peggiori che può avere uno stagista (inesperienza, giovinezza, paura di sbagliare, timidezza e cazzi vari). Mi ha insegnato a porre le questioni in modo chiaro e diretto altrimenti le altre persone non avrebbero potuto capirmi.

Tommaso quando dichiara una cosa è semplice, chiaro e diretto: in giardino ha fatto una sua zona privata, la chiama fortino.
Sua sorella Teresa non ci può entrare.
Sul muretto ha scritto:

"VIETATO TERESA".

Perfino un bambino di sette anni e mezzo scarsi si fa capire, esprimendosi come si deve.


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Non può andare tutto bene

Quando il coronavirus era ancora in Cina, abbiamo iniziato noi, insultando e picchiando i cinesi.

Appena è arrivato in nord Italia, siamo passati a insultarci tra di noi: forse per la prima volta c'è stato uno scambio di posizione tra meridionali e settentrionali, con i primi che insultavano i secondi.

Poi siamo tornati a offendere i cinesi, colpevoli di mangiare topi e quando il COVID-19 era ormai diffuso nel nord Italia, allora siamo stati oggetto di scherno da parte dei francesi, rifiutati dagli inglesi e anche austriaci, sloveni e molti altri ci tenevano lontani.

Non è semplicemente colpa di quel mutevole coso microscopico. E' solo colpa nostra.
La Cina si sta rimettendo a posto adesso dopo oltre 2 mesi. Da sola e con disposizioni molto rigide e molto chiare (per esempio, in Veneto il 25 aprile e l'1 maggio i picnic si possono fare, ma solo nel giardino di casa, con il proprio nucleo famigliare, senza invitare vicini, condomini -e quindi il primo che arriva in giardino esclude gli altri?- parenti né morose/i. Non è possibile dire che è vietato? Come l'attività motoria -termine generico-: possibile oltre i 200 metri da casa che però non significa finire a  4 km. Allora 2,5 o 3,5 km sono buoni?)
Noi italiani abbiamo subito lamentato la mancanza di aiuti da parte dell'Europa (per altro riconosciuta, ma poco importa) e accusando Francia, Germania e Olanda di fare i propri interessi come al solito.
Abbiamo replicato con l'idea di boicottare le aziende francesi e tedesche presenti in Italia, come catene di supermercati e case auto. Dimenticandosi però che in Italia ci lavorino un bel po' di italiani in quei supermercati e nelle concessionarie. Bravi, complimenti per la bella idea!

Ma come possiamo lamentarci noi italiani degli altri paesi europei, quando non siamo nemmeno stati capaci di aiutarci tra di noi, fermando i macchinari appena donati, dimostrando come la generosità arriva fino a un certo punto e quando ci si trova nella merda non si guarda in faccia nessuno?
Come possiamo accusare i paesi membri dell'UE quando siamo divisi al nostro interno, se le regioni del nord chiedono autonomia dal governo centrale e qualcuno non considera italiana la parte meridionale e viceversa? 
Siamo il bue che dice cornuto all'asino.
Con l'unica differenza che non abbiamo alcuna vergogna, anzi, pure un bello strato di arroganza.
Almeno fossimo un paese virtuoso, con meno evasione fiscale e servizi all'altezza delle tasse pagate, potremmo dimostrare di meritarci qualcosa.

Nel frattempo la politica mette in mostra il meglio di sè.
Fontana, presidente della Lombardia, fa il giro completo passando da pirla per una mascherina indossata male e con una certa frettolosità a eroe per aver avuto il coraggio di controbattere il premier Conte ritornando pirla da commissariare nel giro di poche settimane.
Sala sindaco di Milano ha sfoggiato noncuranza invitando gli stranieri nella sua città che non si ferma per poi bloccare tutto con una faccia come il culo che non si mostra nemmeno in periodo elettorale. 
Zaia, presidente del Veneto, avrebbe riaperto scuole e aziende quasi subito per poi passare allo stato di massima allerta da sceriffo della salute pubblica; prima impone blocchi di 200 metri e meno di un mese dopo li rimuove auto-celebrandosi liberatore (da se stesso) come neanche il peggiore (o il migliore) dei democristiani sapeva fare 30 anni fa. 
A De Luca, presidente della Campania, sfanculato da tutti quelli che non lo hanno votato, è bastato scherzare su un lanciafiamme in una conferenza stampa per guadagnarsi la simpatia di tutti, che hanno confuso simpatia con competenza nell'amministrare una regione (complicata, per altro).
Graziano Delrio, capogruppo PD alla camera dei deputati, propone ua "cabina di regia" per organizzare la riapertura: ma allora noi cosa paghiamo a fare quasi mille persone? Gli diamo dei soldi per decidere a chi darne altri (sempre nostri), magari amici loro?

Una idea sensata che non risolverebbe nulla ma che è sembre meglio di niente è il contributo di solidarietà progressivo a partire dai redditi superiori agli 80 mila euro. Una proposta del PD che porterebbe a un gettito di 1,3 miliardi. In questo caso la politica si è dimostrata unita. Non il PD perché mai una volta una che si possa dimostrare unito. Ma contro questa proposta ci sono anche tutti gli altri, dalla sinistra alla destra, evidentemente si sono sentiti chiamati in causa e quindi hanno subito difeso il proprio portafoglio. Sia mai che gli venga sotratto qualche centinaio di euro! Loro possono aprirlo a tutti gli altri ma guai se si tocca il loro, o quello dei propri finanziatori. Questo conferma quanto detto sopra: non siamo capaci di darci una mano, piuttosto la togliamo, soprattutto quando ci si sente chiamati in causa.
Allora c'è chi propone il surreale ovvero piuttosto che far pagare pochi, meglio far pagare molti, tanti di più, ovvero i poveri, quelli che stanno molto peggio: l'idea è ancora di Sala, sindaco PD di Milano, che dice che non è il momento di fare differenze (mi pare le faccia lui invece) e di far pagare gli italiani che si sono già dimostrati generosi. 
Sono sconvolto. 
Non stiamo dimostrando generosità ma di tenerci alla pelle!
Mi chiedo se lui non si consideri italiano e con che faccia riesce a chiedere soldi a chi ha perso il lavoro o prende quel contributo di 600 euro.
Mi chiedo quale coscienza hanno quei politici che si sono opposti. Dov'è quella di Sala, che fa parte di un partito che dovrebbe essere attento ai più sfortunati.
Alla fine a fare sacrifici sono sempre gli italiani, quelli veri però, che non fanno parte dei 945 a palazzo and friends.

Un'ultima osservazione, poi vado a dormire: per fabbricare il materiale protettivo necessario, mascherine, camici, parti per respirazione, alcune aziende italiane hanno convertito la loro produzione. Poi prima di essere consegnato questo materiale deve passare una verifica.
Altrimenti, tutto quanto arriva dalla Cina.
Dov'è esploso il virus.
E spesso nonostante abbiano il timbro CE, non sono nemmeno conformi alle normative UE, che significa che appena si indossano le mascherine si rompono (per questo in alcuni casi vengono consegnate con la tremenda indicazione di indossarle con attenzione)
Sono il solo a pensare sia tutto pazzesco?

A cosa servono le serenate dai balconi, gli inni nazionali, gli striscioni? Non fanno buon umore né danno speranza. E' solo quella tradizionale retorica buonistica per illudere e distrarre.
No, non torneremo migliori. Il povero Davide Astori lo dimostra: siamo stati tutti tifosi fiorentini per qualche giorno, poi siamo tornati a insultarci e menarci. E' bello fare il gesto, farci trasportare dell'emotività del momento. Poi torniamo quello che siamo e vaffanculo a tutti.





Grazie a Jenus di Nazareth per l'immagine.

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Buona Pasqua retorica

Abbiamo l'enorme fortuna di vivere ai piedi della collina, con tanto spazio attorno e possiamo concederci delle passeggiate.
Qualche giorno fa passeggiando con Anna e T'nT stavo guardando la terra: secca e con i solchi. Ho pensato che ci vorrebbe una bella pioggia a questa terra in sofferenza.
All'istante mi sono venuti in mente una serie di collegamenti, slegati tra di loro.
Il primo è stato con quel pessimo romanzo che è I promessi sposi, una gran palla ricca di figure retoriche tramite le quali (il) Manzoni da più di un messaggio lungo una narrazione pesantissima.
Una di queste è la pioggia, che Manzoni usa come purificatore dalla peste:


“Appena infatti ebbe Renzo passata la soglia del lazzeretto e preso a diritta, per ritrovar la viottola di dov'era sboccato la mattina sotto le mura, principiò come una grandine di goccioloni radi e impetuosi, che, battendo e risaltando sulla strada bianca e arida, sollevavano un minuto polverìo; in un momento, diventaron fitti; e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giù a secchie. Renzo, in vece d'inquietarsene, ci sguazzava dentro.... Ma quanto più schietto e intero sarebbe stato questo sentimento, se Renzo avesse potuto indovinare quel che si vide pochi giorni dopo: che quell'acqua portava via il contagio; che, dopo quella, il lazzeretto, se non era per restituire ai viventi tutti i viventi che conteneva, almeno non n'avrebbe più ingoiati altri”

Non sono affatto sicuro che la pioggia possa avere lo stesso effetto purificatore con il virus che ci sta chiudendo in casa, ma so che la terra ne ha molto bisogno, tanto quanto noi di rivederci, salutarci, riabbracciarci, vivere, correre e bere insieme. E anche se quando potremmo pioverà, chissenefotte, mi piace pensare che le nostre lacrime di gioia si possano confondere mischiandosi alla pioggia. E balleremo e salteremo e correremo sotto la pioggia, anche perché non siamo fatti di sale né di zucchero (cit.). L'importante è che non si annacquino i bicchieri di birra e vino, perché ci sarà tanto da bere (sì, lo so che ultimamente sto dando una certa immagine, ma state tranquillo, sono più chiacchiere che distintivo [semi cit.]). E poi perché ballare e correre sotto la pioggia sono due delle cose più belle e liberatorie che ci siano! Quelli di voi che lo hanno fatto almeno una volta, possonono capirlo.
Sagra di Ospedaletto, 31 agosto 2014
Poi ho pensato che stiamo vivendo questo periodo di Pasqua chiusi in casa. Mi ha fatto un po' sorridere pensare a una qualche similitudine (a proposito di figure retoriche) con la Pasqua intesa come resurrezione di Gesù. Da quello che ho letto è una cosa anche piuttosto diffusa ma, perché ci viene bene illuderci e nasconderci dietro a queste banalità. Ma no, dovremmo rimanere chiusi in casa per altre settimane e quindi niente resurrezioni miracolose, soprattutto se perdurerà la stupidaggine (eufemismo, sfoggiando l'ennesima figura retorica) di quelli che insistono a vivere come se niente fosse, con gite fuori porta. Quest'anno non risorge nessuno. Sarebbe bello poterlo dire ma invece di una Pasqua, dobbiamo vivere un Venerdì Santo nettamente più lungo e al posto di essere crocifissi dobbiamo restare a casa. So che per qualcuno è quasi - molto quasi! - la stessa cosa, ma come Gesù, dobbiamo fare questo sacrificio per il bene di tutti quanti.

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Chissà se capiremo

L'intenzione originaria di questo post era quella di guardare alle conseguenze di questa emrgenza sanitaria. Tra i tantissimi 'nonostante' da dover affrontare, volevo cercare i lati positivi di questa microscopica cosa. COVID-19 o coronavirus. Avevo iniziato a scriverlo poco dopo il 1° decreto del premier Conte che bloccava il Paese. Poi la situazione è peggiorata ogni giorno e anche per rispetto a chi ha perso un famigliare o una persona cara non me la sono tanto sentita di 'ringraziare' il piccoletto.

Infine stamattina ho letto un post su Facebook di una persona che ho conosciuto per lavoro un anno fa, con la quale sono entrato in sintonia, almeno personalmente. La trovo una persona affidabile che fa bene il suo lavoro, onesta e simpatica che male non fa. Da questa emergenza anche lui ne uscirà malconcio perché ha un'azienda e al momento ci sta rimettando parecchio. Però ha scritto di aver capito una cosa: che vivere per lavorare - per gli altri - non ne vale(va) la pena, perché basta un cosetto microscopico a vanificare in un mese il lavoro di un gran pezzo di vita e così quando tutto sarà passato non tornerà a lavorare 7/7 per 20 ore al giorno. 

Lui ha capito qualcosa dal microscopico essere: che ci sta insegnando molte cose e io mi auguro di cuore che tutti noi possiamo imparare qualcosa come lo ha capito lui. Così ho deciso di cambiare titolo al post con "Chissà se capiremo".

Chissà se capiremo la lezione. Perché di solito è proprio nei momenti di difficoltà che nascono nuove opportunità. Qualcun altro direbbe "dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Anche se sono un po' spaventato perché dai miei conti sono circa 19 anni che viviamo un momento difficile. Mi rendo conto della enorme cazzata: un momento di 19 anni infatti somiglia di più a un controsenso. Eppure sono circa 19 anni che mi sento dire "è un momento difficile" neanche avessero abbattutto le Torri Gemelle l'altro ieri. E quindi mi sembra che non abbiamo imparato una mazza. Ma questa volta, dopo 'sta botta, chissà se capiremo...

... come siamo fatti. Non solo noi ma tutti quanti. E' dura da accettare ma italiani, francesi, tedeschi, libanesi, russi e turchi sono uguali. Sono mona uguali.
Noi siamo mona perché abbiamo chiuso le frontiere a chi veniva dalla Cina direttamente, mentre per chi invece arrivava tramite altri aeroporti, ampie pacche sulle spalle. 
Siamo mona perché ci siamo disperati subito mettendo in cima ai nostri pensieri la cosa più importante per noi: i soldi. Certo, cose da prendere in considerazione, ma magari prima pensiamo a come fare per proteggerci, invece di chiedere subito soldi a mamma Stato, a piangere un governo di inetti ignavi mentre nel frattempo il virus dilaga tra le maglie di una difessa molto debole, con le confindustrie a dire che non era necessario fermare tutto dimenticando quanto sia più costosa la cura della prevenzione.
Non ci siamo comportati come avremmo dovuto, uniti e seriamente: dovevamo essere i primi ad agire prendendo esempio da quello che è stato fatto in Cina. Tutti a casa subito senza alcun dubbio. E ora che siamo travolti è tardi. E ancora peggio alcuni pensano sia una vacanza e girano per la città tra mercati piazze e parchi. Il governo non li ha chiusi ma non obbliga nessuno ad andarci. Dobbiamo agire secondo coscenza e vedo che qualcuno se ce l'ha è davvero sporca.
Curioso come tra quelli che piangono perdite attuali a 4 zeri come minimo, c'è qualcuno che dichiara redditi al limite dell'incapienza. In ragioneria ho preso quattro sufficienze in tre anni (e meno male che una di queste è arrivata allo scritto dell maturità!) ma non mi tornano i conti. 
Sono mona i francesi, i tedeschi, gli austriaci & company perché ci hanno deriso e insultato ovvero hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi con i cinesi, invece di prendere subito le misure per difendersi, per bloccare o per lo meno rendere meno pernicioso il virus. Gli stadi vuoti sono arrivati tardi e non servono a niente se le piazze fuori sono piene. Erano in tempo, con il nostro esempio lampante e gratuito, ma per credersi superiori si stanno dimostrando mona peggio di quelli che prendevano in giro o considerano pezze per pulire i pavimenti. La superbia non è mai servita granché.
E' mona l'Europa intera che non sarà mai unita a meno di chissà quale catastrofe. Gli Stati Uniti sono passati attraverso una guerra civile noi nemmeno dopo due mondiali più tante altre alle quali abbiamo prestato i nostri territori. Chissà se potrà servire una cosetta che si vede solo in un microscopio.

... che l'industria com'era fino a metà febbraio va totalmente ripensata. Lo era anche prima di metà febbraio, sia chiaro, ma questa mi sembra un'occasione da non perdere. Altrimenti, torniamo al paragrafo precedente: mona! Faccio ancora tanta fatica a capire una cosa: perché ostinarsi a continuare la produzione? Per chi? Se l'azienda che costruisce auto sospende la produzione, la conceria per chi vuole continuare la sua attività? Ci sono tante aziende, nel vicentino è pieno, che pensano solo a produrre. Mai invece che pensino 'per chi' né a 'come' produrre. Non è un caso se molte di queste non esistono più o sono state vendute, per essere chiuse. Lo so, è un problema sospendere la produzione, sono costi per tutti, imprenditori e dipendenti. Ma se si sospende temporaneamente l'attività non muore nessuno. Se continua invece, il rischio può essere molto più grande.

...che gli imprenditori stanno affrontando una seria minaccia per il futuro delle loro imprese: lo smartworking, il tele lavoro, il lavoro da casa. Chiamatelo come volete, la sostanza è che si è scoperto che è possibile lavorare da casa, senza attraversare la provincia, intasare le strade, stressarci nel traffico, inquinare l'aria che respiriamo, risparmiando soldi per il consumo di carburante, di pneumatici, di olio, di usura dell'auto o della moto. L'imprenditore medio che nel vicentino (non so altrove) ha manie di persecuzione, di controllo e paranoie varie sui propri dipendenti, considerati e trattati come un'uscita mensile di cassa e non una risorsa da valorizzare, ora ha un'altra seria preoccupazione. Che farà al ritorno? Capirà che alcuni dei suoi (crede di averne il possesso) lavoratori riescono a essere produttivi svolgendo lo stesso lavoro anche in un ambiente diverso, forse anche migliore, dell'ufficio? 
E invece, questa potrebbe essere l'occasione perfetta per rivedere l'organizzazione aziendale, per lavorare meglio. 

...che quando non ci sono soldi in mezzo l'Europa non esiste, intesa come ente burocratico. E non è un caso se all'inizio si chiamava Unione Economica Europea. Per esempio poteva chiamarsi Unione Sociale Europea se avesse voluto preoccuparsi delle persone. Invece si preoccupa di tutt'altro. Hanno perfino fatto incazzare il nostro Presidente della Repubblica. Quando si tratta di immigrati non reagisce, si confonde: con l'Italia pretendeva accoglienza senza mostrare alcun intervento autonomo, con i recenti immigrati siriani al confine greco invece afferma che è un problema europeo e che "la protezione dei confini è essenziale" (è drammatico come questa affermazione sia passata nella totale indifferenza!). Certo, i commissari sono diversi nei due casi perché nel frattempo la Commissione Europea è cambiata, ma mi aspetto un comportamento che rispetti la filosofia dell'UE, quindi le stesse idee supportate da persone diverse.
La conclusione è che la gente può morire tranquillamente, anzi meglio che non rompa troppo mentre l'importante è non perdere i soldi di qualcuno.

...che la globalizzazione alla fine abbia portato solo risultati nefasti rovinando interi paesi e le vite di milioni di persone. Da una parte quelle che hanno perso il lavoro, che lo hanno visto spostarsi (esternalizzare o internazionalizzare, come dicevano i consulenti a inizio secolo) prima all'est europeo poi ancora più a est in estremo oriente, dall'altra quello che lo hanno ricevuto ma vengono sfruttati o massacrati.
Muovendo merci da un capo all'altro del pianeta ha introdotto specie animali che stanno distruggendo le coltivazioni.
Siamo diventati dipendenti di un unico fornitore che sta dimostrando le sue debolezze (perché tutti ce le hanno, la perfezione non esiste) e ne paghiamo le conseguenze. Certo qualcuno si è arricchito molto, ma molti si sono impoveriti molto, con una bilancia nettamente pendente verso questi ultimi. Perché è più importante fare soldi che far star bene le persone. E non si sta bene indossando un paio di pantaloni spacciati per fighi o sedersi su una sedia dal design sospetto.

...quanto sia importante tornare a quelli che eravamo una volta, un Paese manifatturiero che sapeva concepire e creare cose meravigliose. Mi auguro di poter tornare alla nostra indipendenza industriale, di tornare a farci le cose in casa, non solo il pane quando ritroveremo 'sto benedetto lievito, e per questo chi siede nelle poltrone decisionali una volta per tutte capisca cosa deve davvero fare. Restituire la dignità ai lavoratori, coraggio agli imprenditori, creare un circolo virtuoso capace di farci tornare una potenza culturale e manifatturiera. Riprenderci la produzione che abbiamo dato in giro, arricchendo gli altri e impoverendo noi. Se non lo impariamo ora, siamo spacciati e si ritorna al paragrafo 1: mona. Abbiamo l'occasione di tornare a crescere tutti. Di riprenderci la produzione di una volta per evitare catastrofi come questa. Tornare a produrre nel nostro Paese, ma con i giusti costi. Altrimenti è inutile!

... il senso del tempo. L'essere microscopico ci sta dimostrando che possiamo vivere in modo diverso a un ritmo inferiore, che fuori dal posto di lavoro dove passiamo dieci ore al giorno respirando lo stesso ricircolo d'aria c'è la vita vera capace di rigenerarci. Ci sta dimostrando che stare con chi amiamo, fare le cose che ci piacciono, sono di vitale importanza per stare bene, perché può succedere un niente e domani non ci siamo più e l'ultima cosa che ci siamo detti travolti dalle innumerevoli cose da fare è stato un rancoroso 'vaffanculo'. Ci sta dimostrando che siamo circondati dal superfluo che ci distrae da noi stessi, intesi come famiglia, gruppo ma anche come singoli individui.

Concludo includendo due pensieri di un'amica che vive in Cina (ho preso gli screenshot, non capisco perché i codici di incorporazione non funzionino, orcamadosca!). Paese che si spaccia per Repubblica Popolare ma non è affatto democratica. Eppure le cose con calma, pazienza e la collaborazione di tutti - anche perché non c'era alternativa - sta tornando alla normalità.  
In Italia ci sono voluti due decreti per decidere di stare a casa. Nel primo non c'era nemmeno un divieto espresso di uscire (che tanto, l'italiano medio dei divieti se ne è sempre fottuto). Il senso del #iorestoacasa non serve a salvarci la vita. Se usciamo non muoriamo. Ma rischiamo 
1) di venir contagiati 
2) di contagiare gli altri 
3) di portare a casa il virus e contagiare i famigliari 
4) se usciamo potremmo rischiamo un incidente e non è il caso di incasinare ospedali già stressati (eufemismo) 
5) se finiamo in ospedale è più facile rischiare di prendere il virus 
6) se veniamo contagiati o contagiamo altri, potremmo finire in ospedale, dove i posti letto sono al limite. 
Sì, anche l'influenza... ma lei fa così nell'arco di 4/6 mesi, non in due settimane e per lei abbiamo un vaccino e per il coronavirus no. Cazzo, lo capite??? Riuscite a non rompere le palle e a non andare a correre o in bici per qualche settimane? O siete così egoisticamente idioti? E non prendetevi tutte le banane al supermercato, lasciatele anche agli altri (questa è per un'amica che non trova mai le banane al Conad. Devono essere buonissime)!
https://www.facebook.com/eva.zago/posts/10157293241147481
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Và così

E' l'una e mezza passata della prima notte di primavera. Come al solito invece di dormire sono qui a far trascorrere il tempo perdendomi nelle più varie fandonie. Ma stare fuori ad ascoltare i rumori e senitre i profumi di quest'ora è tutt'altro che una fandonia! Mi piace vivere certi momenti, vedere com'è la vita al buio e cose c'è.

E' una situazione irreale. Ognuno di noi è una bomba pestilenziale e deve starsene chiuso in casa. Ieri a colazione guardavo fuori e quel vetro tra me il mondo mi diceva che dovevo starmene li, non perché è l'aria fuori che fa male, ma le persone.
E' una situazione strana perché ci lamentiamo sempre di non avere tempo per gli amici o i famigliari. Adesso che invece quasi non sappiamo cosa farcene di tutto questo tempo, non possiamo vedere amicie e famigliari.


Una cosa microscopica ci sta schiacciando nelle nostre case. Così capiremo che effetto facciamo agli animali, quando devastiamo il loro territorio. Non possiamo ancora sapere che effetto avrà questa cosa microscopica, ma mi auguro che qualcosa potremmo capire. Non di lei ma di noi stessi, del rispetto che dobbiamo avere gli uni per gli altri. Per il momento però, mi sembra che più si stia impegnando per infettarci e meno siamo capaci di capire. Ma non è nemmeno colpa di questa robetta, se siamo noi stessi il suo letale braccio armato.

Mi sento strano in questi giorni: nemmeno il ricovero di mio papà mi ha fatto svalvolare il cuore. Sarà che conoscendo la sua limitata socialità ero piuttosto sicuro non si trattasse del virus, sarà che l'albero genialogico da parte paterna non si è mai visto attecchire il male in ogni sua forma.  
Dalla mia posizione, credo di non riuscire a realizzare cosa sta succedendo davvero. Per questo credo di reagire in questo modo asettico. Solo ieri l'immagine della carovana di camion militari a Bergamo mi ha spaventato.
Sì, accendo la radio e l'argomento è sempre il solito. Siti web, newsletter e social media sono viruscentrici (solo le aziende che non comunicano sono immuni... ma non voglio aprire una polemica...). Ma mi sento inverosimilmente calmo anche se avverto una inquietudine latente alla quale non so dare una concreta spiegazione. Non si può non essere condizionati in questo periodo ma non do di matto come molti. Mi sento staccato dalla realtà, a dire la verità e non so se sia un bene, un male o se io non sono proprio del tutto normale. 
Forse perché speravo inconsciamente in un imprevisto di una portata simile per vedere cosa sarebbe potuto succedere. Gli imprevisti ormai nella mia vita non sono più tali anzi, hanno quasi cambiato di posto con l'ordinarietà o la presunta tale. Credo mettano alla prova le persone, sia mentalmente che fisicamente. E questo imprevisto è davvero generale nel condizionare la vita di tutti quanti. Non è così democratico come si potrebbe credere perché viverlo in un appartamento di 50 mq (ma anche di 150) è diverso di viverlo in una casa con giardino (sempre sia lodato!), come viverlo per un dipendente è tutt'altra cosa che per un libero professionista o piccolo artigiano. Anche se non penso sia molto semplice per i primi dover andare lo stesso a lavorare, magari nelle stesse condizioni di prima e con il pericolo di contagio. Perché per alcune aziende il fatturato viene prima della salute e si scommette forte, spero inconsapevolmente. Auguro a queste aziende di non trovarsi nella situazione di dover calcolare se è stato maggiore il costo del danno subito dopo, rispetto a quello per preservare la salute e la vita dei propri dipendenti.

Questa situazione che abbiamo visto arrivare da lontano ma che ci ha colti tutti alla sprovvista, mi da la conferma di quanto io odio i soldi. Sì, li detesto. Si potesse vivere senza, sarei felice. E credo si possa, ma qualcuno trova un certo inspiegabile gusto sentirsi diverso da qualcun altro.
Essere al momento disoccupato, paradossalmente potrebbe essere una posizione privilegiata, anche se mi preoccupa il fatto che questa cosa microscopica blocchi le assunzioni. Per questo capisco se le prossime righe infastidiranno (eufemismo) qualcuno. Perché sto per dire che quello che mi spiace tanto è che anche questa volta, prima ancora di cercare di capire le conseguenze sulla nostra salute, siamo finiti per individuare quelle sull'economia. Purtroppo il PIL è un valore economico, non esiste un indice che misura lo stato di salute fisica, mentale e sentimentale (sì, sentimentale!). Come se il soldo potesse esprimere tutto. Questo virus pernicioso oltre a condannarci a morire da soli, ci lascia la lucida consapevolezza della nostra fine solitaria ma nel suo bastardo modo di agire almeno non guarda il portafoglio di chi ha steso a letto senza fiato: così finisce tanto il ricco quanto il povero. Quindi, a cosa sono serviti i soldi? Spero almeno ad aiutare chi assiste i malati fino al loro ultimo faticoso respiro, le uniche persone che hanno fatto compagnia, e a evitare che qualcun altro si trovi nella stessa triste situazione.

Dopo lo sconquassamento economico, ascoltando quello che dice la gente il secondo pericolo di questa cosa microscopica è che si sa infilare nei tessuti famigliari peggio di un amante. L'automaticità con la quale si creano certe equazioni mi disarma! Gli imprevisti sono dei gran rompicoglioni ma cerco di saperne cogliere i lati positivi e uno di questi per me è poter stare con la mia famiglia, giocare con Tommaso e Teresa e con Anna. 
T'nT mi fanno incazzare ma tanto quanto stessimo vivendo in un periodo di noiosissima normalità, perché sono bambini di sette e tre anni. Questa situazione mi aiuta a trovare stratagemmi per distrarli, farli divertire, insegnargli cose nuove, fargli apprezzare la natura, fargliela conoscere. Quando mi capita di poter stare con loro per l'intera giornata così tanto tempo? 
Posso stare con Anna nei limiti delle cose da fare, perché  lei un lavoro ce l'ha e le prende l'intera mattina e per fortuna può farlo stando a casa e lei è così scaltra da riuscire pure a collegarsi con l'ufficio. Non nel senso telefonicamente, ma tecnologicamente: stampa in ufficio da casa, per intenderci, come se fosse nel suo ufficio in azienda, ma a qualche km di distanza e non nella stanza di fianco. Quindi se la hanno bisogno di qualcosa lei ci riesce lo stesso. Abbiamo una intera mezza giornata per stare con i bambini. Magari potessimo stare da soli. Ma non si può. Questa situazione può aiutare a capirci meglio, a evitare quei comportamenti che fanno girare le gonadi e le palle e a migliorare la vita di coppia.

A questo punto non capisco più a che posto è il pericolo per il nostro organismo, visto che il primo problema è la tenuta economica, il secondo è quella famigliare e il terzo è quella psicologica visto che le persone che se ne fottono e vanno in giro sono di più di quelle che si ammalano.
Fuori c'è aria buona, c'è il profumo dolce di primavera e quello della prima erba tagliata e gli uccelli cantano e rispondono ai miei fischi (oh, almeno io ci provo e uno mi risponde sempre, ma credo sia un suo comportamento automatico e nemmeno mi caga, anche se ormai succede da quasi cinque anni!). Mi ricorda i tempi di quando andavo a scuola, di quando studiavo con più sollievo perché potevo tenere la finestra aperta. Dicono che da questo fine settimana torni il freddo. Non mi sorprede: è quello del mio complenno e a parte qualche eccezione, il tempo non è clemente in questo periodo. Però poi tornerà il bel tempo e con lui i bei colori e i profumi. Pensate se invece fossimo in inverno, oltre a dover essere costretti a casa, per altro consumando un sacco di riscaldamento (qui lo teniamo acceso solo per qualche ora al mattino), con il solito grigiore di la del vetro. Lo so, ci stiamo perdendo una delle più belle primavere degli ultimi anni ma se non ci fosse questa condanna, ci sarebbe quella del lavoro a non farci godere questi giorni, quindi poco cambierebbe. Certo non poter andare in giro a correre o in bici rompe le palle. Ma va così. Riesco solo a dire questo in questi giorni: va così. Senza rabbia, dispiacere, gioia. Del tutto staccato e privo di fibrillazione. Mai stato così zero gradi mentali come in questi giorni indescrivibili.
Sono passate le tre e mezza am. Domani sarò un catorcio come ogni giorno da un po' troppo tempo a questa parte. Ma va così. Appunto. Prima di andare a dormire qualche ora, vado ancora fuori per potermi dentro il buon profumo di questa stagione e il silenzio di queste notti strane.

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