Venerdì gnoccolaro

Il carnevale alto è un suicidio di massa. Almeno per chi ha una soglia dei trigliceridi piuttosto allarmante.
L'Epifania porta via pandori e panettoni e subito ci si da dentro con crostoli e frittelle. Anche negli anni con il carnevale spostato in la di qualche settimana i crostoli e le frittelle sgomitano nei supermercati e nei casolini di quartieri che si rispettino, ma sapendo che c'è ancora tempo non si passa dal dolce natalizio a quello di carnevale da un giorno all'altro. Anzi, se ne fanno passare fino a trovarsi all'ultimo giorno quasi! Ed invece, con il carnevale alto non hai scampo e lo zucchero a velo passa dai dolci milanese e veronesi a quelli veneziani. 
E non dimentichiamoci che dopo quaranta giorni si passa a colombe e focacce. Quest'anno i primi tre mesi sono davvero un ciclo di ferro!

Carnevale è una festa che non ho mai sentito tanto. Da piccolo mi rompeva le balle dovermi vestire. Ero un bambino rispettabilissimo e per questo infatti mi piacevano le spade e le pistole. Ma mettere un vestito era quasi peggio di dovermi mettere addosso cento cose come quando andavo a sciare. Il carnevale mi piaceva solo per i crostoli ed un po' meno per le frittelle. Chissenefrega dei vestiti degli scherzi della schiuma dei coriandoli meglio le stelle filanti casomai! Ecco mi piacevano i carri in maschera (a proposito, sono un discorso molto valido per una polemica con la città di Vicenza) anche se una volta, per vedere la sfilata in centro, una volta ho rischiado l'assideramento dei piedi visto che mia mamma mi aveva portato con delle espadrillas perché erano adatte al costumo. Forse di Arlecchino.

Ma il carnevale mi piace oltre che per i dolci anche per gli gnocchi e oggi è venerdì gnoccolaro. Avendo già parlato della tradizione degli gnocchi, il venerdì gnoccolaro per me significa tanti ricordi, ancora piuttosto chiari. 
Come i miei nonni Sandro e Amalia (a proposito di binomi...) impegnati in cucina insieme a mia mamma per preparare gli gnocchi per il pranzo del venerdì gnoccolaro. 
Li trovavo quando tornavo a casa da scuola e mi piaceva venir accolto anche da quel profumo di farina e patate che aleggiava per la stanza, la tavola di legno ricoperta in modo disordinato di farina e quegli gnocchi crudi così numerosi e ben allineati. Mio nonno curvo sulla tavola che li distribuisce dopo che mia nonna li aveva tagliati da quel gigantesco rotolo sottile di patate e uova. Entrambi a sorvegliarmi perché non mangiassi gli gnocchi crudi. Mio nonno Sandro si incazzava forte, o almeno ricordo che lo fosse, o forse faceva finta. Ma mi divertivo a mangiarli di nascosto, passando con la mia testa rosso a filo di tavola allungando una mano furtiva. A volte chiedevo semplicemente ai nonni se potevo mangiarne uno che poi non restava mai tale. Addirirttura, sceglievo quali mangiare: ero attratto da quelli fatti meglio, da quelli che avevano i segni della forchetta più belli. Da piccolo ero ancora più rompi balle di adesso!
Questasera io e Anna faremo gli gnocchi. Per Tommaso sarà la prima volta. Per noi due la seconda. Pazienza se poi chiederà le stelline. Ci saranno degli gnocchi in più per me. 

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