Il mio probelma


Io sono io. Questo è il mio problema. Sono il mio principale problema.
Non ho santi in paradiso né amicizie giuste nei posti giusti. Tipo di quelle che mi facciano portare delle moto nel centro della mia città, a differenza di altri che vengono anche ospitati nelle sale grandi dei palazzi del potere.
Magari qualche gancio - termine più corretto rispetto ad amicizia - c'è anche ma nel mio caso prevalgono altri fattori come il buon senso l'etica e lo stato delle cose con il quale non ci si può tanto mettere di traverso.
Vivo in una città dove sei quel che sei e se vuoi fare qualche cosa per quanto ci si debba rompere il culo devi conoscere la persona giusta. Certe consuetudini non sono esclusive tradizionali di determinati posti di questo Paese anzi, al contrario sono piuttosto diffuse. Non so in altri posti ma dove sono io sono molto frequenti.
Mi è capitato diverse volte, anche l'anno scorso, di essere ad un passo da qualcosa ed invece appena arrivato all'ultimo scalino sentire il vuoto al posto del pianerottolo e di cadere giù, travolto da amarezza delusione e rabbia.
Mi sono chiesto qual è il mio problema, cosa non va. L'unica risposta l'ho trovata davanti allo specchio (prendendomi per il culo possono aggiungere che "Bhe, almeno c'era qualcosa di bello da vedere"!).

Di recente ho cancellato da uno spazio web una mia descrizione che a qualcuno era piaciuta molto. Ci avevo messo un attimo a scriverla, preso da uno dei miei raptus notturni, un po' come sta capitando adesso solo che c'è il sole alto in cielo.
Nonostante mi venga difficile dovermi descrivere ho buttato giù le parole che mi piacevano di più e che mi sembravano più adatte, come scegliere una felpa o un paio di scarpe. Una descrizione poco seria e poco professionale visto il contesto ma per questo veritiera, che tra le righe diceva "fanculo!" in modo neanche tanto velato.
Perché sono così e forse è questo il mio problema.

Non mi piace ingannare la gente, anche perché vado a infilarmi in situazioni spiacevoli che non saprei gestire e non mi piace giustificarmi.
Perché non sopporto né supporto le formalità che sono solo una divisa che maschera le persone e servono ai venditori per ingannare chi si trovano davanti. Preferisco convincere piuttosto che ingannare anche se è la via più complicata.
Ma molte persone preferiscono i venditori, quelli con il nome esotico e un cognome italiano buffo, gli imbonitori gli intortatori o i (auto definiti?) guru. Quelli 80% atteggiamento e 20% carattere. Forse perché la sincerità spaventa. O la normalità. Ma sono così.

Elastico come un tronco di una sequoia secolare. Mi adatto anche, a persone cose situazioni ma a discrezione e con criterio molto dubbi.
Voglio essere me stesso sempre perché apparire è come sopravvivere. Eppure ci sono molte persone che sopravvivono nettamente meglio di come vivo io.
Forse tutto dipende da questo, dal mio volere essere me stesso. Originale.
Non sono quello della prima buona impressione, di solito la canno in pieno e tale rimane: chiedete a due professoresse. Anni fa una splendida ragazza di Roma qualche giorno dopo avermi conosciuto meglio (no, non è quello che pensate voi!) mi confidò che all'inizio le sembravo un cagacazzi. Non potevo darle torto. Non sono (più) il massimo dell'espansività all'inizio.
Talvolta è anche buona la prima, ma nonostante la mia impresa c'è sempre qualcosa che non va bene. Oppure, non c'è qualcuno col culo nella posizione giusta che migliori la mia buona prima impressione.
Tanti mi dicono che ho buone capacità. Che scrivo bene. Ma a vedere bene questo non basta! C'è bisogno di qualcosa di più. Meglio se è qualcuno di più!

E alla fine vincono gli altri. Quelli che si mettono il vestito adatto. Magari non solo grazie a se stessi e a quello che sanno mostrare ma anche perché sono nel club giusto.
Io invece non sono nemmeno uno da motoclub o curva sud. Sarà colpa di quelle settimane premature in incubatrice che mi hanno abituato a stare bene da solo che mi piace tanto Wolverine. Avessi solo la sua capacità di autoripararsi ma soprattutto il suo adamantio...
Ho solo una grande tendenza a isolarmi a non creare forti legami. Forse è per questo che rimango sveglio fino a notte fonda, per stare da solo.
Stare in famiglia è il posto più bello dove mi piace stare, ma credo che stare un po' da soli faccia bene.
Ho sempre qualche perplessità per chi si sforza di essere qualcun altro e non vuole stare da solo.
Come per chi riesce a fare qualcosa - o non fa fare qualcosa agli altri - grazie agli altri.

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Passaggio vincente

In questi giorni in Premier League, il campionato di calcio inglese, va di moda segnare con la mossa dello scorpione: prima Mkhitaryan del Manchester United e poi Giroud dell'Arsenal. Due belle giocate mica facili.
Beppe Biava 10 anni fa aveva fatto anche di meglio visto che aveva un giocatore avversario attaccato alla maglia, nel senso letterale del termine. Ma ha avuto la sfiga di segnare in questo modo con la maglia del Palermo e quando ancora i social non c'erano. O non erano così padroni della comunicazione.
Bravi tutti e tre comunque. Però se al posto loro ci fosse stato uno tra Messi, Suarez, Neymar o Ibrahimovic, il pallone d'oro 2017 sarebbe già stato assegnato (tanto quest'anno non ci sono né Europei né mondiali).

Nel calcio viene esaltato chi gonfia la rete.
Bravo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto. A calciare la palla nell'angolino. A dargli la potenza e la traiettoria giuste. A proteggere il pallone dall'avversario. A dribblarlo (l'avversario, non il pallone!). Ad avere la fantasia ed il sangue freddo per fare la cosa giusta nel posto giusto. E' lui l'eroe. Il bomber.
Anche se spesso per demerito degli avversari che gli hanno concesso lo spazio letale.

Eppure da qualche parte la palla gli arriva. Da qualcuno.
A volte certe situazioni sono possibili grazie a qualcun altro che inventa una giocata inaspettata, a 60 metri dalla porta, quando la palla è ancora innocua. Questo giocatore ha la capacità di renderla invece pericolosa con un tocco facendola passare in un corridoio che riesce a vedere solo lui.
Io sono più colpito da questi giocatori e dalla loro capacità di (pre)vedere il gioco ancora prima di giocare il pallone.

Segnavo meno di poco. Ero un esterno sinistro confinato a fare il terzino anche se trovavo maggior soddisfazione e divertimento giocando 10 metri più avanti.
La gioia del gol è immensa, una gran bella soddisfazione quando serve alla squadra! Ma godevo di più quando passavo il pallone da buttare in porta o se un mio intervento (non per forza contusivo, per esempio un anticipo netto) era decisivo per la realizzazione del gol.
Vorrei essere Nasri che qui sotto la tocca di prima sapendo già cosa fare prima che gli arrivi il cuoio. Sposta l'azione di 40 metri usando l'interno del piede sinistro con precisione millimetrica. Malissimo il terzino, bravissimo anche l'attaccante che uccella il difensore e cecchina il portiere con un movimento.
Ma Nasri fa nascere tutto. Mica il numero fine a se stesso.


via GIPHY

Grazie a L'Ultimo per l'ispirazione

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