Giornata di merda

Non pubblico due post lo stesso giorno. 
Infatti quello di oggi sarebbe un pezzo di quello dedicato al quinto scudetto di fila della Juve che ho diviso in due per non rifilarvi un pippone rompicoglioni.
Ma oggi è una giornata speciale.
No. Non una A modo mio dei Negrita. Peggio. Tanto peggio. 
A meno che quello che mi sta capitando oggi non diventi un mio modo di passare le giornate.

Oggi è una giornata di quelle.
Di quelle che iniziano col sole appena alzi le persiane ma neanche un'ora ti fanno uscire con la felpa e una giacca antivento per arrivare a mezzogiorno con le maniche rimboccate e 30 gradi in macchina.
Di quelle che ti fanno mettere gli occhiali da vista ma dopo 2 chilometri esce un sole splendente e caldo ma allo stesso tempo piove.
Una di quelle che se ti levi la giacca hai freddo ma se te la tieni muori di caldo.
Una di quelle che ti fa incontrare il ciclista in mezzo la strada sbilanciato dalle borse con la mano sinistra perennemente ad indicare che prima o poi girerà.
Una di quelle che ti incolonnano in mezzo ad altre auto che procedono senza validi motivi ai tre all'ora e ti fanno mandare in tutti i pianeti dell'universo il camion che non ti da la precedenza e poi gira a sinistra senza mettere la freccia mentre lo stai per sorpassare.
Una di quelle che ti tiene senza pietà dietro ad una macchina con freccia a destra ma all'improvviso gira a sinistra dopo cinque chilometri.

Una di quelle che ti fa passare la mattina al telefono per informarti su mille aspetti fiscali per una proposta di contratto che finalmente dopo 4 mesi di disoccupazione ti arriva da una grande e storica azienda, la quale poche ore dopo e dopo questi piccoli e fastidiosi contrattempiti scrive, senza risparmiarsi un po' di rammarico (commosso, grazie!), che "c'è stato un improvviso aggiornamento, nel senso che a causa di alcune motivazioni interne aziendali e data la presenza di altri progetti accavallati, è stato deciso dal CEO di posticipare l'inizio del progetto stesso".
Da febbraio di quest'anno, è la seconda volta che una azienda mi contatta, mi chiama per un colloquio, mi invia una proposta di contratto e poi lo rinvia.
Mi lasciano senza nemmeno la forza di mandarli dove meriterebbero.
Meno male che entrambe avevano fretta di iniziare e mi avevano chiesto una risposta co una certa urgenza.

Prima tante piccole fastidiose cazzate come preambolo del culmine.Ma la giornata non è ancora finita. E non sarà l'unica.
La bestemmia non aiuta a cambiare la realtà ma almeno ti sgonfia parte di quella rabbia che hai in corpo.
Qualcuno direbbe che ogni cosa non capita per caso.
Forse avrò fatto qualcosa di sbagliato ed ora mi sta tornando indietro tutto?!
Di recente non sono passato sotto alcuna scala né un gatto nero mi ha attraversato la strada.
O ce l'ho addosso per caso!? 
O forse è un segnale, se non sono capitate quelle è perché altre cose mi aspettano.
Non so cosa credere.
L'unica cosa nella quale credo adesso non posso scriverla perché verrai bandito dall'internet a vita.
Ancora una volta che penso di essere li li per sistemare alcune cose e la famiglia, trovo qualcosa o qualcuno che ci si mette di traverso. Di nuovo.
La mia impassibilità esteriore nasconde un profondo incazzamento che si mescola ad un'amara constatazione delle cose.
Cristo Santo, poi ti dicono di essere positivo! 

 

Forza e coraggio. 
Teniamoci le Madonne e tutti i santi per altre eventuali più che certe ottime novità.
E' bello avere prospettive. Purché non rimangano tali, porcaputtanamadosca!
Così, su due piedi, mi viene in mente Michael Douglas...

 

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Scudetto digitale

La Juventus ha vinto il suo quinto scudetto consecutivo.
Lo ha vinto senza giocare. No, piano, lo so che è una frase dai banali fraintendimenti. Eccome se la Juve ha giocato questo campionato. Forse non le prime partite, ma dalla sconfitta contro il Sassuolo a Reggio Emilia in poi ha giocato alla grande rimontando 12 punti e finendo per staccare la seconda di altrettanti, con 24 vittorie nelle ultime 25 partite. Mica semplice, mica solo con gli aiuti degli arbitri....
Ma non è di questo che voglio parlare. Vi ho già tediato al riguardo!

Alla fine di una rimonta simile, un tifoso può avvertire un retrogusto amaro? Io sì. Ma non riguarda l'aspetto sportivo.

Di questa vittoria non mi è piaciuto né come è arrivata né come l'ho saputo.
Il quinto scudetto consecutivo della Juve è arrivato senza giocare davanti ai suoi tifosi, stando davanti alla televisione, il giorno dopo la vittoria definitiva. La Juve ha giocato una sera, le avversarie il pomeriggio dopo.
L'ho saputo grazie alla newsletter della Juventus e ad un messaggio via whatsapp di Cortez che riprendeva la stessa e-mail del club bianconero.

"Ehi - gli ho risposto - tocchiamoci le palle! Mi pare prematuro!" perché ero convinto che la partita che avrebbe potuto decidere la vittoria della Juventus  si sarebbe giocato la sera. Invece era finita da poco.
Ecco, bel modo del piffero di festeggiare la vittoria. Molto digitale ma del tutto impersonale freddo staccato e metteteci tutti i sinonimi che volete.

Non mi piace questo calcio. Lo chiamano spezzatino o spezzettato e non sai mai quando si gioca.
A dir la verità non mi piacciono le cose che non vanno come dovrebbero andare oppure come ervamo abituati a viverle. Non penso di essere il solo a pensarlo e non penso sia un capriccio personale.
Ricordo uno degli scudetti dell'Inter con Mou: lo vinse un sabato sera in spogliatoio perché l'avversario aveva perso o pareggiato, non ricordo. La squadra era in ritiro alla Pinetina con qualche centinaia di tifosi fuori dal centro di allenamento. Quella volta ho sperato che non potesse mai succedere alla squadra per cui tifo. 

Sono cresciuto con Tutto il calcio minuto per minuto, con le voci di Roberto Bortoluzzi, Enrico Ameri, Sandro Ciotti, Tonino Raffa, Luigi Coppola, Massimo De Luca, Alfredo Provenzali, Giulio Delfino, Carlo Nesti, Livio Forma, Carlo Verna e Enzo Foglianese. 
Ancora adesso quando posso, anche con Sabato Sport o all'interno dei GR, mi piace ascoltare le voci di Riccardo Cucchi, Bruno Gentili, Francesco Repice, Emanuele Dotto e Giuseppe Bisantis dirette da Filippo Corsini, sempre con i giusti toni e senza trascendere in inutili iperboli che fanno più parlare degli stessi cronisti che del calcio.
Preferisco le vittorie in concomitanza, se proprio deve essere davanti lo schermo allora mettetevi d'accordo e giocatela allo stesso momento, poi noi ci arrangiamo al pub o a casa di qualche amico che può permettersi la pay-tv. 
Preferisco le vittorie dentro uno stadio, insieme ai propri tifosi, dopo una partita sudata, sul prato verde dall'odore di erba di primavera e con la pelle scaldata dai primi pomeriggi caldi o rinfrescata in una sera tiepida.
Le vittorie sono sempre belle. Per questo andrebbero vissute insieme e di persona.
Ma la vedo anche in un altro modo: ti quanto mi stia disaffezionando al calcio. O di come cambiano le mie priorità.


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5 volte consecutive per la seconda volta

5 scudetti consecutivi era riuscita a vincerli solo la Juventus, dal 1930 al 1935.
Se vogliamo metterci anche l'Inter di Mancini e Mourinho dal 2005 al 2010 mettiamoceli pure, ma il primo è di cartone, assegnato dai giudici, il secondo con la Juventus in Serie B ed il Milan pesantemente penalizzato, ha condizionato tutti gli altri per logiche conseguenze di budget ridotti e giocatori poco motivati (eufemismo) a giocare per club non presenti nelle competizioni più importanti.
La Juventus quest'anno ad un certo punto era più vicina alla zona retrocessione che a quella che porta in Europa e quella scudetto la vedeva solo al Televideo. 12 punti da recuperare e tante posizioni da scalare. Contro avversari come Inter, Roma, Napoli, Fiorentina, Milan e mine vaganti come Sassuolo, Torino, Udinese, Sampdoria e Genoa.
E con le partite di Champions League nel mezzo da gestire.

Chi lo avrebbe detto? Io per primo dopo gli arrivi di astro nascente Dybala, manzo Mandžukić e cristallo Khedira non avrei scommesso un penny su un successo della Juventus in questa stagione.

Tanta fatica a giocare, sempre secondi sulla palla che in un contrasto 1vs1 vuol dire tutto, Pogba più lento di un bradipo anestetizzato e più insolente di un Cristiano Ronaldo di provincia in un campionato dilettantistico di profonda provincia (fidatevi, non c'è avversario peggiore da incontrare, e migliore da marterllare!). E la mia teoria sulla preparazione di Mr. Allegri era più che mai diventata una certezza (e lo è ancora).
Con Max e Cortez, colleghi di ufficio e compagni di banco juventini, tra una eresia e l'altra già si parlava di passaggio generazionale dopo le partenze di Pirlo e Tevez. Dopo Sassuolo non si parlava più di calcio.
I giornalisti, proni al protagonista di turno, incensavano una domenica la Fiorentina, quella dopo la Roma, a metà girone di andata avevano già dato lo scudetto all'Inter e a fine andata il campione d'inverno era il Napoli, nonostante Maurizio Sarri non fosse l'allenatore adatto, a detta di tifosi e giornalisti dopo le prime giornate di campionato.

Oggi invece siamo qui a parlare del quinto scudetto consecutivo della Juventus. Arrivato com'è arrivato, con una rimonta che non si ricorda, con la Joya che ha dato davvero molto gioia ai tifosi ma purtroppo assente nella partita più importante negli ottavi di Champions, Pogba ritrovato ai livelli dello scorso anno, Mandžukić il centravanti da pub pronto a sgomitare, Khedira che non ha fatto sentire le assenze di Marchisio che a sua volta non ha fatto sentire quella di Pirlo, con Buffon che nonostante le sante Madonne tirate al binomio da brivido Bonucci-Chiellini (auguri per la Nazionale!) ha salvato la squadra tantissime volte, con Padoin che ovunque lo metti vince sempre e con la coppia d'attacco Morata e Zaza che si intende più di due playboy in discoteca.


Per il secondo anno consecutivo può fare la doppietta vincendo la Coppa Italia contro il Milan. Ma non è così facile come può apparire e una mano in tasca ce la metto.
Adesso spero solo che la dirigenza bianconera capisca una cosa: che si può vincere  la Serie A anche partendo con un handicap di 12 punti e rimontare con una serie di 24 vittorie su 25, smazzandosi comunque tantissimo mantenendo una concentrazione difficilissima da mantenere finendo con rifilare 12 punti di vantaggio alla seconda e con una coppia di centrali difensiva da rosario alla mano come Bonucci e Chiellini. Si può fare in Italia e, come si è visto, non è comunque tanto facile.
Ma non si può vincere una Champions League.
La Juventus ha vinto 34 scudetti e 2 Champions League.
Il Milan ha vinto 18 campionati e 7 Champions League, 2 (stagioni 88-89 e 89-90) facendo fruttare lo scudetto vinto nella stagione 87-88.
Spero che Agnelli e Marotta capiscano che per competere in Europa Buffon non basta a coprire i buchi di B&C e che a centrocampo ed in attacco servono giocatori di tutt'altro livello. In Champions' League la mentalità conta, la qualità ancora di più.
Bisogna spendere per portare i giocatori di valore a Torino nonostante la Serie A non abbia lo stesso appeal di Premier League e Bundesliga: gli sponsor sono una dimostrazione (i contratti con gli sponsor tecnici dei club italiani hanno un valore di 1/10 rispetto a quelli delle concorrenti europee, la Juve aveva affidato all'agenzia internazionale di marketing sportivo Sport+Markt il compito di trovare uno sponsor per lo stadio, i c. d. Naming Rights. C'è un motivo se si chiama Juventus Stadium - che alla fine è molto più bello di qls marchio-Arena/Stadium) per non parlare del merchandising (la contraffazione è uno dei mali italiani).
Spero che parte degli introiri derivanti dalla cessione delle quote nell'editoria italiana e dall'aumento delle vendite del Gruppo FCA venga reinvestita per rinforzare la squadra.
Penso che gli juventini si siano stancati di vincere scudetti e perdere finali di Champions.
Adesso però godiamoci questo 5° scudetto consecutivo. Per la seconda volta nella storia! #Hi5tory




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Francesco Totti? No Roberto Baggio

Basta ne ho le scatole piene di Francesco Totti, per quanto apprezzi l'ultimo uomo bandiera rimasto nel calcio italiano. Forse il prossimo potrà essere Daniele De Rossi, quel capitan futuro il cui futuro non è mai arrivato, proprio "a causa" del suo capitano.
Mi piacciono questi calciatori romantici, che rimangono a giocare con la stessa squadra per tutta la vita, ancora di più se è la squadra della loro città.
Non penso di poter trovare un giocatore così nemmeno in 3a categoria!
Ma la sua storia sta finendo. Almeno spero! 
Romanisti, prima o poi Totti smetterà di giocare e voi dovrete trovare un altro idolo. Fatevene una ragione! 
Se apprezzo l'immagine di Totti uomo immagine in campo non riesco ad apprezzarlo come giocatore. Qualità innegabili, attaccante atipico visto il suo raggio d'azione indefinito, da confezionatore di palle gol a finalizzatore micidiale. Per ora il migliore marcatore in attività della Serie A.
Ma se tecnicamente è fortissimo, caratterialmente è l'opposto: gli mancherà sempre qualcosa che altri calciatori come lui invece hanno dimostrato.
In lui ho sempre visto un giocatore superbo, non riguardo alle sue qualità tecniche ma riguardo al solo comportamento esteriore. Un giocatore che alla fine gioca per se stesso: se vince la Roma vince lui, per spiegarmi meglio.

Ed assente nei momenti importanti, soprattutto a livello internazionale: mai protagonista con la Roma in Champions League, quando invece doveva essere il trascinatore.
Campionissimo a Roma, ridimensionato fuori dall'Olimpico, e chissenefrega della standing ovation al Bernabeu. 
Con la Nazionale lo si ricorda per er cucchiaio e poi lo sputo ad un Europeo ed una espulsione al Mondiale. Non tanto direi.

Non è scandaloso se non riesco a vedere in lui un grandissimo giocatore. Se mi chiedete qual è un giocatore che mi ha emozionato, da vicentino vi rispondo tutta la squadra del Vicenza Calcio della stagione 1996-1997 che il 29 maggio 1997 ha vinto la Coppa Italia (ed ancora adesso rivedendo le immagini non riesco a rimanere impassibile) e quella che l'anno successivo ha fatto sognare i suoi tifosi sfiorando la finale di Coppa delle Coppe.
Quindi capisco perché per i romani romanisti ed i romanisti di tutta italia Totti sia il loro idolo. Ma non per me. 

Io penso a Roberto Baggio, più innamorato del calcio e del pallone che di se stesso. 
Ha cambiato tante maglie, ovunque è andato ha lasciato tantissimi bei ricordi, a volte unici (chiedete a Brescia). 
Baggio è quello che più o meno da solo ha fatto vincere alla Juventus la Coppa Uefa, ha battuto il Real Madrid e dato all'Inter i preliminari di Champions League, ha salvato Bologna e Brescia in Serie A.
E poi ha portato la Nazionale in finale ai Mondiale a USA 94.
Credo sia stato l'ultimo calciatore italiano ad essersi dannato per fare meno ferie per vestire la maglia azzurra della Nazionale.
Per amore del calcio ha sofferto dolori incredibili per tornare in campo dopo gravi infortuni, vincendo sempre la sua sfida personale. E per questo è un mito. Mite. Meno personaggio di Totti. Più amato di Totti, in tutto il mondo.

Anche se anche lui ha indossato la nr 10, maglia difficile da portare in campo perché da come vedi quel numero potresti leggerci l'espressione del proprio ego.

Ma è tutto normale. Così come Baggio non può essere l'idolo di tutti i tifosi, Totti non lo è per me. Semplice.
Come tanti altri campioni, è un poster (ma esistono ancora?) che i bambini appendono in camera, un cognome da ripetere giocando con gli amici, uno spot per questo sport. Ma non è una leggenda del calcio. Lo sarà per quello di Roma. Innegabile.
Adesso però si decida. A fine stagione. O l'anno prossimo. Magari anticipando la scelta (se si può definire così) in stile Kobe Bryant, per venir osannato in ogni stadio.



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Referendum, alcune considerazioni

Il referendum sulle trivelle è fallito.
Era fallito prima dell'inizio, perché non si riferiva alle trivelle che pompano petrolio ma principalmente alle estrazioni di gas. Quindi già il nome portava fuori strada. 
Non voglio parlare però di questo né del mancato quorum né della disinformazione che parlava di un referendum valido solo in nove regioni né delle paranoie ambientaliste che sembravano proiettare l'Italia ad un totale gogreen (quando impareremo ad essere indipendenti dagli inglesismi?).

Questa mattina sono andato a votare nel mio nuovo seggio, visto che mi sono trasferito da poco meno di un anno, nella scuola media di quartiere. Adesso abito in un quartiere molto più grande dei due dove ho abitato prima e per la prima volta mi sono trovato in una sede elettorale con più seggi. 
A parte questa osservazione, c'erano 5 persone ad accorglierci: un presidente di seggio e 4 scrutatori. Poi ridiamo e ci raccontiamo barzellette sui carabinieri che vanno in giro in coppia. A proposito, l'unico carabiniere che ho visto era fuori in cortile impegnato al telefono.

Tornando verso casa ho notato un edificio basso, tutto su un piano, poco visibile viste le piante poco curate che ne coprono la facciata e l'erba piuttosto alta nel parco. Dalle bandiere appese fuori ho dedotto fosse la sede della circoscrizione.
Di fronte alla scuola media.

D'istinto mi sono chiesto perché le elezioni si devono svolgere in una scuola?! Di qualsiasi tipo siano, amministrative politiche e referendarie, perché devono occupare una sede di un edificio dedicato a tutt'altro?
Perché devono interrompere l'esercizio di un servizio, quello educativo, dal venerdì fino al lunedì, e costringere le famiglie talvolta a organizzarsi per evitare disagi?

Escludendo la lobby delle baby-sitter, trovo che sia davvero stupido dover occupare una scuola (di qualsiasi grado, dagli asili alle superiori) quando potrebbero essere utilizzate le sedi delle circoscrizioni. Cosa ci stanno a fare altrimenti?
In più, ci sarebbe già il personale. Non è compito loro aspettare gli abitanti aventi diritto né contare le schede perché si spezzano già la schiena durante la settimana? Richiedono un costo aggiuntivo per il lavoro nei giorno di abituale riposo?
Credo che pagare il giusto lavoro straordinario sia il minimo ma serebbe sempre un risparmio rispetto al costo per 5 persone per seggio (la scuola dove sono andato io ospitava 3 seggi).
Le scuole rimangono chiuse anche di lunedì, nonostante siano andate a votare 3 persone su 10 in generale, in alcune città anche meno. Verosimilmente già subito dopo la chiusura delle votazioni si potrebbe avere il risultato perché il conteggio dovrebbe essere veloce e quindi non occorrerebbe un giorno (da pagare) in più. A meno che non ci siano ulteriori operazioni da svolgere, non conosco tutte le procedure.

Si può anche aprire una discussione infinita sul perché l'Italia adotti ancora le votazioni su carta quando, potendo disporre di una tessera con microchip come la tessera sanitaria con il codice fiscale, potremmo avere a disposizione uno strumento per 1) risparmiare anche sulla carta 2) ottenere risultati digitali quasi in tempo reale (non capisco perché anche in Tanzania a poche ore dalla chiusura si sanno già i risultati mentre qui si passano giorni a contare ricontare le schede talvolta ripescandole dai cassonetti delle immondizie...) o comunque potrebbe facilitare il conteggio ed evitare brogli. 
Ma citando le parole Italia, facilitare e brogli la risposta vien da se.


In tutto questo, i nostri figli non perderebbero un giorno di scuola e si potrebbero risparmiare un po' di soldi per il personale scrutinante (forse esiste anche la lobby degli scrutatori, ma non mi stupirei se i sindacati avessero qualcosa da ridire).
A proposito del quale, se proprio dobbiamo pagare qualcuno, preferirei qualche studente oppure gli sfortunati iscritti alle liste di disoccupazione: ho letto che Adinolfi oggi è stato presidente di seggio. Mi fermo qui, è troppo facile far battute su di lui e scadrei sul banale.
 
Visto il risultato di questo referendum, l'ennesimo fallito per mancato raggiungimento del quorum, non mi stupisco perché siamo ridotti in questo modo. 
Teniamoci programmi come Amici Ciao Darwin l'Isola il Grande Fratello. Quelle sono cose che contano e ci fanno riempire di sarcastici tweet le nostre serate. Scendiamo in piazza perché hanno squalificato il nostro giocatore del cuore. Sfiliamo contro il terrorismo.
Manifestiamo per le cose per le quali vale la pena sfondare una vetrina. 
E andiamo avanti a bruciare i soldi degli italiani. Che per bruciare (anche le fiaccole che usiamo per manifestare contro le cose brutte...) serve il gas dei fornelli o il petrolio per la benzina dell'accendino, così daremo un senso alle trivelle che abbiamo deciso di tenerci privandoci di essere oil free e fieri go green!
Italiani. Non ho parole per descriverci. Governati e governanti. Ma dati i precedenti, la stessa definizione può bastare.

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Kobe Bryant

Questa notte Kobe Bryant giocherà la sua ultima gara. Poi uscirà dal parquet salutando tutti. E' da novembre invece che tutti lo salutano, dopo quel "Dear basketball", la sua lettera per annunciare il suo addio alla sua amata pallacanestro. 
Da giocatore odiato è passato ad essere il più amato. Tanto che i fan del basket NBA per tutta questa stagione hanno finito per amare il proprio odio verso Bryant.
E' così che finisce quando si ritira un ottimo atleta, uno che ha vinto tanto ed è diventato una delle leggende del suo sport. 
Tanti nemici. Tanto onore.



A molti non rimarrà nessun altro da odiare in tal modo, ad altrettanti mancherà qualcuno da ammirare.



Un altro che se ne va.
Sono sempre triste quando si ritira un/' atleta.
Egoisticamente vorrei potesse continuare senza fine. Ma equivale a pretendere di rimanere sempre giovani. Ma non viviamo nei cartoni animati e anche nelle serie tv che amiamo le cose cambiano.
Bryant ha la mia età. Abbiamo visto insieme (magari letteralmente!) da ragazzini le magie di Jordan, poi lui ha preso il posto (eh sì, stavolta letteralmente!) di leggende come Magic Johnson e Karim Adbul-Jabbar finendo per diventare una leggenda.
Chissà cosa stanno pensando a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia...
E' entrato nel parquet ragazzino senza passare dal college ed ora ne esce adulto.
Così come lascia me. E moltissimi altri suoi lover e hater.
Che rimarranno senza uno spicchio della loro vita sportiva.

via GIPHY

Pensavo però che nemmeno per il miglior giocatore della NBA di tutti i tempi (ovvero Michael Jordan anche se qualcuno potrebbe pensare a Wilt Chamberlain) è stato fatto tutto questo gran trambusto mediatico, con lettere video ed una stagione praticamente in suo onore. 
Curry e i Golden State hanno scelto l'anno sbagliato per consacrarsi...
Cosa succederà quando si ritirerà Tim Duncan che tra pochi giorni ne fa 40 (di anni, ma non è escluso possa metterne anche nel cesto, di punti) che ha sorpassato le 1000 vittorie con i San Antonio Spurs (più di una intera squadra di NBA, tanto per rendere l'idea!)? 
Non so se Bryant sia stato testimonial finale del suo sponsor.
O se il suo sponsor abbia solo pensato di rendere il suo ritiro qualcosa di unico. Senza dubbio con il giusto ritorno.
Di certo, non pensavo di essere così triste stasera. Non solo per quella piccola parte di me che da domani non ci sarà più. 
Morto un Papa se ne fa un altro. 
Ma dopo Magic, Jordan, Stockton, Malone e Bryant, non ce ne saranno altri.
Forse è per questo.


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Come va la vita

La settimana scorsa al supermercato ho incontrato un ex collega.
Ero andato poco dopo pranzo* per incontrare meno gente, fare la spesa veloce e tornare a casa e continuare a fare quello che dovevo fare.
"Oehi, ciao Sandro!" ho sentito alle mie spalle con una inflessione finale che celava indecisione... Una voce maschile, già sentita tempo fa.
E' stato nel momento in cui ho iniziato a voltarmi che ho avvertito un brivido gelido attraversarmi la schiena per materializzarsi il centismo di secondo successivo, in una sequenza apparsa eterna: quella voce maschile era proprio di quel mio collega conosciuto in una esperienza (della tante) di lavoro breve ma intensa, durante la quale entrambi abbiamo conosciuto i rispettivi limiti ma anche le certezze di cosa fa per noi e cosa no.


A parte questa insignificante riflessione, ero andato a fare la spesa in quel momento per fare veloce. Non appena ho stretto la mano all'ex collega, ho mandato a puttane qualsiasi piano avessi già: ricordando le nostre telefonate durante e dopo quell'esperienza, conoscevo bene la sua logorrea e sapevo a cosa stavo andando incontro.
E' stata la fine. 
Ho messo il mio peso su entrambi i piedi. Ho appoggiato a terra il carrellino. E via.
Perché non riesco ad essere il tipo che ti sfancula perché non ne ha voglia, a meno che tu non sia chi dico io oppure non sia davvero di corsa o nella situazione tale da non poterti dedicare più di un "Ciao!" con seguente e reale scusa.
Così mi sono lasciato sommergere dalle sue vicende degli ultimi 10 anni. 
Equivalente al tempo dall'ultima volta che ci siamo sentiti.
E mi ha raccontato esclusivamente di quello che fa di lavoro, dei viaggi di lavoro, di quanto fattura adesso e di quanto fatturava prima e di cosa è cambiato e come è cambiato, di numeri su pezzi e container e persone che lo chiamano e che deve chiamare per vendere e fatturare e farsi pagare perché anche all'estero non sono poi così tanto seri come crediamo e delle e-mail alle quale rispondere...
Mi ha stordito per un tempo di una partita di calcio più recupero e senza te caldo alla fine! Sono riuscito a intromettermi con alcune battute che ha appena recepito o preso sul serio.
Purtroppo, non avevo alcun surgelato da usare come scusa per interrompere la conversazione, che tale era solo per alcuni miei cenni.
Verso la fine del quasi monologo mi ha detto che è ancora insieme con la stessa donna e che ha un figlio, ma tutto a corollario del lavoro, non come notizia vera e propria.

Ma siamo così? Lavoro. Soldi. Ordini. Margini. Fatturare. Incassare. Spedire. Tempo che non c'è per fare tutto quello che c'è da fare...
Non voglio essere così. E, almeno credo, non penso di esserlo.
Forse è qui che sbaglio e forse è per questo motivo che mi trovo in questa situazione.
Però la trovo triste. Sì, la mia situazione è anche drammatica. Ma altrettanto la sua. 
So benissimo quanto siano fondamentali i soldi per vivere ma nella vita ci sono tanti altri fondamentali, se mi concedete questo gioco di parole.
Ricordo che dieci anni fa riuscivamo a parlare anche di altre cose, di ciclismo, di sub ed apnea perché io al tempo ero interessato e lui non so fino a quale misura era arrivato a conseguire il patentino. Parlavamo di cose della vita che ci appassionano e ci divertono! E per quanto possa piacere quello che fai di lavoro, non può monopolizzare la tua vita.
Mi ha fatto tantissima tristezza che solo verso i tempi di recupero mi abbia detto di avere un figlio e che peraltro a volte gli impedisce di lavorare (di fatturare, di spedire, di telefonare...) quando, almeno per me, un figlio ha un valore insestimabile rapportato al resto della vita.
Posso capire che la vita per alcune persone è il lavoro. E che il lavoro sia vita.
Ma non in modo così maniacale. C'è dell'altro. Ci deve essere!

Non ci vedavamo da dieci anni. 
E dopo pochi giorni ancora quel "Ciao Sandro!" stavolta al cinema. La sala con poca luce non mi ha aiutato a capire di chi fosse quella voce che usciva da sotto un basco chiaro. 
Ho aspettato all'ingresso e mi sono ritrovato ancora lui, con compagna/moglie e figlio. 
Gli ho presentato Anna. Mentre con la coda dell'occhio vedevo lei e il bimbo prendere l'uscita in velocità.
Ho avuto l'impressione che lei ci stess guardando sospettosa, neanche fossimo due spacciatori o persone coinvolte nella sua vita professionale e che ne fosse spaventata tanto da spingere fuori i figlio. O più semplicemente stanca delle sue solite cose.
Poteva risparmiarsi la preoccupazione perché a parte quella breve ed intensa esperienza lavorativa, non abbiamo invece molto altro in comune. Ma forse era solo la mia immaginazione.

Non so poi se quella signora è diventata sua moglie, oltre che mamma di suo figlio.
Non ce li ha presentati e
nel nostro incontro al supermercato invece non c'è stato lo spazio per questi dettagli.
Non sono affato la persona migliore per dire agli altri cosa fare e come. 
E ognuno fa quel cazzo che vuole e ritiene più opportuno.

Peccato però. Mi sarebbe piaciuto sapere come gli va la vita.



* Sì, dopo pranzo, perché, come ho scritto sul mio profilo su LinkedIn, sono un giornalista pubblicista freelance. Ovvero, un modo più figo per evitare la vergogna di dire "sono disoccupato". Quindi, dopo la spesa, sono tornato a casa a fare quello che dovevo fare cioè (cercare di) trovare lavoro.

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