Olimpiadi Invernali 2026 a Milano. E anche Cortina


Il binomio Milano e Cortina riesce ad aggiudicarsi le Olimpiadi Invernali 2026. Come al solito, devo trovare la pagliuzza che da fastidio. Per esempio, potrebbero chiamarsi Olimpiadi d'Italia. Ecco perché.

Vittoria di Milano e Cortina per le Olimpiadi Invernali 2006

Il CIO ha deciso: le Olimpiadi Invernali 2026 si faranno in Italia, a Milano e Cortina. Il binomo tricolore ha battuto la candidatura presentata dalla Svezia con Stoccolma-Åre. Così i Giochi Olimpici tornano in Veneto dopo 70 anni: infatti fu sempre Cortina a ospitarli nel 1956 e fu la prima volta dell'Italia. La seconda fu Torino nel 2006. 
Contenti tutti, si festeggia ovunque, all'ombra delle Dolimiti e a quella della Madonnina. Per come al solito il mio spirito critico prevale, anzi sovrasta quello patriottistico. 
Perché non posso fare a meno di osservare le cose da una angolazione diversa. Perché non sono uno di quelli che sale nel bus dei vincitori come ha detto il presindete del Veneto, Zaia. Così gli rompo le palle giù dal bus. 

Evoluzione dei Giochi Olimpici 2026: Milano e Cortina, o Olimpiadi d'Italia?


Dovevano essere le Olimpiadi di Cortina, in origine. 70 anni dopo la prima edizione, che era anche la prima per una città italiana. 
Gli ampezzani avevano presentato per primi la candidatura, forti anche della loro posizione di organizzatori dei Campionati mondiali di sci alpino del 2021
Poi però si è messa in mezzo Milano. Isterica e egocentrica, non poteva venir messa da parte. Se si fa qualcosa in Italia, deve essere fatta a Milano. Olimpiade Invernale di Cortina compresa.  
Torino si è sentita trascurata e quindi è scesa in campo anche lei, nonostante un sindaco proveniente da un movimento contrario a qualsiasi cosa e soprattutto a qualsiasi cosa possa generare sospetti favoreggiamenti e quant'altro di malevolo possa succedere in Italia. 
Perché a quanto pare tutto, o se va bene il 99% delle cose che si fanno in Italia, non si fanno mica per niente, ma nemmeno per portare un vantaggio alla Nazione. Macché, ci si sbatte per favorire sempre i soliti e il giro di bonifici o valigette parte in grande anticipo. Il nuovo stadio della Roma vi dice niente? Il ponte di Genova nemmeno? Non si fa a tempo a parlarne che la cosa puzza. Tra poco gli avvisi di garanzia partono prima delle mazzette. 

Comunque sia, il presidente del CONI Malagò, democristianamente o per non evitarsi eccessivi sbattimenti di zebedei, ha deciso di unire Torino, Milano e Cortina. Tre città guidate da tre parti politiche differenti. Alla fine Torino ha fatto l'offesa e si è ritirata. C'è stato un tira e molla tra le altre due perché alla fine ci si chiedeva, piuttosto lecitamente, che c'azzeccavano. Ma alla fine ha vinto la convenienza, piuttosto del patriottismo, sul campanilismo. 

E siccome Milano non ha le montagne e Cortina da buona città veneta deve farsi trattare male e stare muta, i Giochi Olimpici invernali 2026 mica si svolgeranno solo in queste due città. No, sarà una Olimpiade Invernale a quattro: Milano; Valtellina; Cortina; Val di Fiemme, indicate nel dossier di candidatura in questo preciso ordine, per altro. 
Quindi con gare di sci alpino maschile a Bormio e femminile a Cortina. Ci sarà una puntatina ad Anterselva per le gare di biathlon. 
La cerimonia di inaugurazione e quella di chiusura? Rispettivamente allo stadio San Siro a Milano e all'Arena di Verona. Banale, no?! 

Allora, visto che coinvolge tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) non si faceva prima a chiamarle Olimpiadi Invernali d'Italia

Milano e Cortina 2026: Italia davvero unita?

 

Mah, si chiamerebbero Olimpiadi Invernali d'Italia se fossimo davvero uniti e ci fosse anche Torino.
I siti dei quotidiani, i loro giornalisti ei propri account social e i politici di tutte le posizioni, si sono prodigati in leccaculissimi odi all'unione che fa la forza, alla vittora di un Paese che vince se è unito (e infatti... forse 2 volte ogni secolo). 
Siamo un Paese così unito che il presidente del Veneto e il sindaco di Milano nemmeno si sono abbracciati subito dopo la proclamazione. Mi aspettavo quantomeno una vigorosa stretta di mano d'ordinanza tra Zaia e Sala e invece neanche questa. Zaia ha abbracciato Malagò e Evelina Christillin, ma Sala no.

Siamo un paese così unito che il logo di MilanoCortina2026 ricorda di più il duomo di Milano che la cornice dolomitica che circonda Cortina. Almeno è stato sviluppato internamente al CONI e a budget zero, ma si poteva fare di meglio. Capisco tenere il progetto il più low-cost possibile, ma almeno considerare che poi quel logo, andasse di culo com'è andata oggi, lo devi vendere con gadget e merchandisign vario. 
Vabbhé, se non lavoro al CONI e non sono responsabile marketing e-e/o comunicazione di grandi aziende e-e/o organizzazioni un motivo ci sarà, no?! 

Comunque sia, abbracci, strette di mano, loghi... è meglio continuare a essere ipocriti e approfittatori, a starsene ben saldi sul carro buono, a tenersi stretto quello che si ha e a non rischiare. Dalle mie parti si dice "Chi va dall'osto, perde il posto", ovvero ocio che se ti alzi e vai via per altri motivi poi perdi il posto. 
Quindi oggi abbiamo vinto tutti. Anche io. Devo ancora capire cosa ma ho vinto. Per questo mi sono bevuto una meritatissia Peroni. E chi se ne frega se dal 1988 non è di proprietà italiana (se la sono passata Danone, poi Anheuser-Busch InBev e adesso Asahi Breweries). La fanno in Italia e tanto basta. Italianissima.

A me sembra più l'Olimpiade di Milano. Sui profili social il video di Linsday Vonn che dice, testualmente, "votate Cortina" e parla del bel posto e della sua bella gente, viene riportato come un appoggio a MilanoCortina.
Sogna con noi... Lindsay Vonn
La grande sciatrice americana Lindsey Vonn tifa a gran voce #MilanoCortina2026! Il tempo stringe e le #Olimpiadi2026 sono il sogno che vogliamo realizzare insieme... #DreamingTogether Regione Lombardia Regione del Veneto SportGoverno Cortina d'Ampezzo Antholzertal / Valle Anterselva Bormio Tourism Val di Fiemme Livigno Lindsey Vonn
Pubblicato da MilanoCortina2026 su Venerdì 21 giugno 2019
In un post di oggi si avvisa che nella nuovissima, modernissima, inflazionatissima Piazza Gae Aulenti ci sarà un maxi schermo per vedere la diretta da Losanna. Grazie, e a Cortina invece? 
Nell'ultimo periodo, ho visto più coinvolto dai media il sindaco di Milano, Saia che il presidente della Regione Veneto, Zaia o il sindaco di Cortina, Ghedina. Da veneto, ho il presentimento che finiremo come sempre allocchi, cornuti e mazziati e saranno solo i Giochi di Milano. 

La mia città, Vicenza, esulta e già si sente valorizzata da questo evento. Già. Mi viene in mente quello che successe per il Giubileo del 2000: mai visti così tanti lavori, pubblici e privati, per la città, perché chissà quanti pellegrini grazie alla Madonna di Monte Berico. Non occorre vi dica cosa (non) successe, vero!? 
Facendo due conti, Vicenza non è così al centro di queste Olimpiadi. 
Ci vogliono circa 3h30 per Bormio. 
Più di 2 ore per raggiungere Cortina, la Val di Fiemme e la barriera (neanche entrare in città) di Milano. 
E tra la A27 d'Alemagna, la A22 del Brennero, la A4 Milano-Venezia non so quale sia peggio, mentre sono troppo sfigato per conoscere i collegamenti per Bormio. 
Nel rispetto dell'ambiente e del paesaggio circostante, mi aspetto che il sistema autostradale e dei trasporti in generale venga migliorato! Ah, ma grazie al/la TAV, sulla Milano-Vicenza risparmi ben 5 minuti 5 e sei in pole position! Sempre che nel 2026 la linea sia pronta... Per altro, immagino gli spostamenti di atleti, delegati, giornalisti etc. E meno male che sarnno "I Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre", come indicato nel dossier di candidatura

Ha vinto il sistema Paese che se unito.... ('se' unito, non 'quando', c'è una certa differenza). 
Vabbhé, io qui stacco. Al 2026 mancano sei anni e mezzo.      



Post pubblicato originariamente su Gushmag/Vena Chiusa.


Ph. Credits: twitter.com/milanocortina26

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Non si molla fino al fischio dell'arbitro

Sto pensando a quei giornalisti che avevano già pronto il pezzaccio sulla finale di Champions League tra Barcellona e Ajax, ricco di slinguazzate al tichi-taca, al dio Messi, al calcio olandese libero giovane e fricchettone e forse aspettavano solo di cliccare su Pubblica o Invia per spedirlo alla redazione.
E invece... e invece forse man mano che il tempo trascorreva hanno iniziato a riscriverlo daccapo. Perché nel calcio, come tutti gli sport, la parola fine arriva solo all'utlimo soffio dell'arbitro. Liverpool - Tottenham se la sono meritata tutta. Due rimonte possibili per quanto incredibili, entrambe hanno ribaltato un 3 a 0. I Reds hanno avuto 90 minuti di tempo per fare quei 4 necessari e i tifosi del Liverpool ne sanno qualcosa di rimonte pazzesche, dallo 0-3. Cose turche! E guarda caso - si fa solo per dire - Wijnaldum ha marcato la doppietta ai minuti 54 e 56 che sono poi gli stessi dei gol di Gerrard e Smicer nella finale di Champions League del 2005 contro il Milan.
E inoltre ha battuto 4-0 una squadra che fino a poco prima dell'inizio della partita era considerata imbattibile, che li aveva demoliti all'andata (anche se sono più convinto sia state più le colpe dei giocatori di Klopp), che ha Messi che nessuno riesce a fermare. Ed era senza giocatori fondamentali come Firmino e Salah. Ecco. Due gioielli dell'attacco di Anfield. Ma se non sono i giocatori, è Enfield la forza del Liverpool. This is Anfield  è la scritta posta sopra l'ingresso dei giocatori al campo. Un monito per gli avversari, stanno per entrare nella selva oscura. Un incoraggiamento per i padroni di casa, che sanno di avere dalla loro parte uno stadio tutto per loro e che non li mollerà mai. Mai.

Gli Spurs hanno girato la partita in meno di un'ora perché Ziyech aveva infilato il 2-0 al 35°, portando il risultato complessivo sul 3-0 per l'Ajax complicando moltissimo le cose per la squadra di Pochettino. Anche a loro mancava il calibro grosso davanti, visto che Kane è ancora infortunato. Ma se non c'è lui ci pensano gli altri. Ci ha pensato Lucas Moura.
Li avete visti bene i primi 2 gol?
Nel primo ha recuperato 3 metri di svantaggio sull'avversario ma è arrivato prima di lui sul pallone e ha segnato. Nel secondo ha recuperato palla, l'ha difesa, ha cercato lo spazio per tirare e ha segnato. Ci vuole una certa qualità, quello sì, ma questa si chiama soprattutto fame, determinazione, voglia di arrivare primo di vincere, è crederci finché non si ha più forze.

Non penso che queste due semifinali abbiano cambiato il calcio o la Champions League. Casomai ci hanno detto come affrontare le partite. Nel calcio puoi avere i piedi migliori di tutti, ma se dietro non hai una squadra che ti sostiene (andatelo a chiedere a un portoghese qualsiasi) non vinci una pippa. O al massimo lo scudetto. Puoi essere considerato il dio del calcio, ma se tu e i tuoi compagni entrate in campo con la testa da tutt'altra parte, ne prendi 3 come niente e del quarto nemmeno ti accorgi perché chissà a cosa cazzo stavi pensando invece di evitare di fare la figura di merda del secolo. Carattere, determinazione, forza di volontà, organizzazione (spesso) contano più dei piedi.
Liverpool e Tottenham lo hanno dimostrato, magari ne paga un po' la qualità che può essere trascurata, ma non dimenticata.
Puoi avere un armadio di palloni d'oro ma se in campo ti trovi contro Origi che non ha vinto una cippa e ha fame e tu non sei concentrato o non hai la determinazione giusta alla fine perdi. Puoi essere la squadra rivelazione che tutti celebrano perché ci si stupisce di chi fa bene il proprio lavoro senza pensare che nessuno è imbattibile, ma se gli ultimi minuti non tieni mentalmente ti fai infilare da uno che sembra un magazziniere extra comunitario conosciuto in cooperativa.
Il bello del calcio è anche questo. A volte vince chi ha più voglia e ci crede di più. Il più umile sul più esaltato (capitelo come vi pare, fa lo stesso).

 Se penso che il presidente del Tottenham è Daniel Levy, ex manager del Vicenza Calcio dopo l'era d'oro di Pieraldo Dalle Carbonare, sto male. Spesso mi chiedo cosa sarebbe successo, dove sarebbe e come il Vicenza Calcio se la vicentinità non avesse costretto la proprietà inglese a fare le valige. Ma anche questo è un altro discorso, molto doloroso.

 Adesso si parlerà di calcio inglese fino allo scioglimento degli zebede. Visti gli allenatori e i giocatori stranieri però, credo sia più corretto dire 'sistema calcio inglese', fatto di stadi che rendono tantissimo, da incassi da merchandising ufficiale (e non quello tarocco delle bancarelle che si sono fuori dai nostri stadi pericolanti) e da sponsorizzazioni decine di volte quelle dei nostri club, che permettono una gestione societaria più sicura e forte. Non voglio parlare di numeri, quelli li trovate su siti dedicati al business sportivo. Ma ancora una volta, di organizzazione, gestione, questa non è sportiva ma manageriale. Non penso fossero stati in molti ad aspettarsi una finale inglese.

Le squadre inglesi non mollano mai, aspettiamoci una finale infinita.

Nigel Farage avrà un crampo alla mandibola a forza di sghighanzzare e chissà non gli sia partito un elicottero. Theresa May invece me la immagino con un espressione d'orgoglio, magari dopo aver fatto il gesto dell'ombrello all'Europa.
Aspettando Arsenal e Chelsea in Europa League, anche sul campo da calcio, l'Inghilterra tiene l'Europa per le palle.

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