Auguri...(!)

Sarà che ho passato le feste a lavoro senza un giorno da poter passare in famiglia (certo, mi devo guadagnare il mio stipendio mensile da ben €1.000,00 netti!) ma oggi è l'ultimo dell'anno ed è come se fosse un giorno qualsiasi. Forse, l'unico momento in cui ho avvertito che questa notte si festeggia è stato quando sono andato a prendere i petardi. Perché alla fine per me la notte di S. Silvestro si riduce solo a quelli: alla caccia alla bottiglia per mettere dentro il razzo per farlo andare il più alto possibile, all'accendino che fa fatica ad accendersi perché è umido c'è la neve o fa un freddo becco e ormai hai le mani viola, alla miccia che si accende e a quei secondi che ti servono per metterti alla giusta distanza per non farti male o mettere a rischio i vestiti e alle scintille accompagnate dal fischio del petardo prima di partire verso il cielo nero illuminato da improvvisi flash della concorrenza, dagli sguardi all'insù e dall'attesa che annuncia tutte le aspettative per lo spettacolo pirotecnico ma forse più verso un anno nuovo che si spera sempre sia diverso e migliore di quello che si è appena concluso.
Il punto è che non credo che a mezzanotte finisca qualcosa e ne inizi un'altra perché è una sera come un'altra per stare insieme con i propri famigliari o amici che si dannano l'anima per preparare l'inverosimile da mangiare, forse in modo più divertente (ma penso che l'aggettivo più adatto sia spensierato) del solito ma domani sorgerà lo stesso sole che da quando siamo nati accompagna le nostre vite e sarà un giorno sì nuovo ma della stessa vita che, a meno che non cerchiamo di cambiarla noi, sarà la stessa del giorno prima.
Stanotte non cambia niente.
Si passa avanti col calendario se ne butta uno e se ne appende un altro (dai cani del 2010 ai gatti del 2011, nel 2012 le marmotte!) per un anno che di diverso ha solo 1 numero che mi servirà solo a ricordarmi che ho un anno in più (nessuna paranoia, solo una semplice constatazione!) che devo pagare l'assicurazione della macchina e dello scooter e di dover fare i conti per la dichiarazione dei redditi eccetera...
In più quest'anno Capodanno arriva di sabato e quindi è come se fosse un giorno normalissimo della settimana nel quale non si va a lavorare.
Non riesco ad augurare "Buon Anno Nuovo!", non ci credo lo dico per educazione ma non riesco nemmeno a metterci il punto esclamativo! Posso dire al massimo "Auguri(!)" o "Buon Anno(!)". L'ultimo augurio serio sincero e sentito l'ho fatto a una cara amica un paio di anni fa: le ho scritto in un sms compresso tutte queste righe qui sopra senza augurarle un sacco di belle cose come è consueto ma che qualsiasi cosa accada possa essere una bella sorpresa, non importa che sia voluta o meno.
Dopo questo augurio non sono più riuscito a formularne uno nuovo.
Allora se nessuno si offende riciclo questo augurio e divertitevi stasera scoppiando tanti petardi e non dimenticatevi di limonare sotto il vischio mangiando una fetta di cotechino e lenticchie. 
Al 2011.

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Avanti popolo!

Ma sono l'unico contento della fiducia? Anche se "contento" non è un aggettivo adeguato, ma almeno non rischiamo una paralisi di mesi se di dovesse andare alle elezioni. O almeno, spero non succeda! Perché innanzitutto non riuscirei a sopportare una campagna elettorale, poi perché in questo momento, con attività industriali e commerciali in difficoltà, banche che chiudono filiali e altre che ne aprono, un periodo di assoluta immobilità politica e legislativa è l'ultima cosa cosa che serve all'Italia e agli italiani.
In questi giorni che hanno preceduto il doppio voto, mi ha dato molto fastidio sentire il politico di turno ricordarsi di chi lo ha eletto chiamandolo "elettore" che deve essere rispettato. Arrogandomi il diritto di esprimermi per mezzo di un francesismo, mi sono sentito preso per il culo, ogni volta che sentivo "bisogna rispetta la volontà dell'elettore che ha scelto questi rappresentanti". Credo che il rappresentante di turno della maggioranza che sputava questa frase preconfezionata dall'apposito agenzia di marketing politico non abbia mai pensato al suo vero senso né abbia mai fatto una analisi logica. Perché già il fatto di (essere costretti per sopravvivere) allargare la maggioranza anche ad altri partiti dell'opposizione è un palese segno di mancanza di rispetto per tutti quei deficienti di elettori!
Il difetto di questi ultimi due decenni di storia politica italiana è che è stata incentrata non su una lotta ideologica di partito basata sul bene del paese ma contro una sola persona... intanto nessuno si interessa del Paese e dei suoi cittadini, che compaiono nelle affermazioni effimere dei politici sotto forma di "elettori", e ogni volta che sento questa parola mi sento preso per il culo. FORSE, è meglio non andare alle elezioni, rimarremmo per mesi senza un governo e, a meno di una rivoluzione popolare o un colpo di stato, non è quello che serve all'Italia e agli italiani in questo momento! Certo è che tra i paesi europei siamo proprio i più vergognosi... che mestizia!
Non so cosa mi faccia più male, tra le tante cose che sono successe e stanno succedendo: un uomo solo capace di sopravvivere con la capacità di attrarre voti grazie alla sua potenza con la quale distribuisce vantaggi per ricambiare; politici che si vendono dimenticandosi ideologie filosofie di pensiero rivendicati sotto una bandiera che vale come carta da parati bruciata; una opposizione che non so che fine farà quando il suo nemico non ci sarà più.
Ricordo poco delle vicende politiche della c.d. prima Repubblica, la mia generazione non l'ha potuta vivere allo stesso modo di quella attuale. Però mi sembra che abbia lasciato qualche scoria anche nella seconda, la quale non mi sembra così innovativa e cambiata. Le solite storielle, i soliti saltimbanchi, colombe e compravendita di voti... l'unico punto interrogativo che mi lascia è cosa ne sarà del paese e di quei politici che gli fanno la lotta o che lo venerano e che sono entrati in politica (anche) solo per questi motivi, quando Berlusconi se ne andrà...
Il punto è capire se e quando succederà!
Perché di un Italia dimentica da chi deve costruirla ormai sono stufo di vergognarmi!
A meno che non ci pensi qualcun altro che è fuori dai palazzi ad alzare la voce e far casino per cercare di dare voce al proprio pensiero (e vedendo le immagini, è quasi assurdo e incredibile pensare che stiano avvenendo in un paese occidentale democratico civilizzato industrializzato).
Poi la gente dice che i giovani non si interessano? Basta guardare cosa sta succedendo a Roma oggi e cosa è successo nella altre città dove le proteste contro sindacati ministri politici politicanti e saltimbanchi vari montano peggio e con più piacere della panna montata pur di cambiare le cose! "Quelle persone con la politica non c'entrano"? Cazzate! Questa è paura di una coscienza che si è svegliata e ha voglia di essere ascoltata! Chi lo dice ha paura di sentirsi tolto da sotto il culo quella sedia da migliaia di euro immeritati sottratti a chi ne ha bisogno. La violenza è normale, è il risultato della lontananza dei rappresentati del popolo dalle piazze, è il risultato della mancanza di attenzione che si vuole rivendicare: visto che una protesta civile non viene ascoltata, l'ultimo modo per farsi sentire rimane questo
Oggi non è cambiato niente. Spero cambi tutto.
Anche se mi cascano le braccia se l'esortazione alla reazione, alla rivoluzione, venga da un 95 enne.

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Un pensiero, non solo di Natale

Natale è alle porte. I "cari" cugini veronesi lo hanno già festeggiato con S. Lucia.
Comunque, che si festeggi una santa o Cristo poco importa, in comune questi due giorni hanno la tradizione dello scambio dei doni.
Un po' come per S. Valentino, solo che nel caso del Natale non si parla di consumismo, forse perché siamo nati e cresciuti con la tradizione del regalo il giorno 25/12, per giorni prima della fatidica mattina (salvo poi non scambiarseli alla mezzanotte della vigilia) giriamo per negozi in cerca di quello che abbiamo bisogno per gli altri, intasando all'inverosimile strade negozi centri commerciali con le nostre liste i nostri obiettivi i nostri pacchetti i nostri pensieri.
Perché alla fine, se contribuiamo a intasare su nostra iniziativa oppure per seguire un suggerimento, è sempre un nostro pensiero. Che non è una cazzata. Condivido un  pensiero che ho letto in un altro blog.
Quest'anno sono messo piuttosto bene, me ne mancano davvero pochi poi posso dire di averli fatti tutti e ho un certo vantaggio che mi lascia tranquillo lontano da ogni assillo e intasamento, soprattutto. Oppure di infilarmici con una contrastante serenità.
Ho pensato alle diverse situazioni di parenti e amici e a quello che possono aver bisogno e ho agito di conseguenza. Mi piace fare i regali e non mi fa affatto schifo riceverli, anche se devo ammettere senza vergogna che non condivido il detto che "basta il pensiero". Affatto.
Mi piace fare i regali perché mi piace vedere la sorpresa negli occhi di chi li riceve e poi perché, soprattutto, mi piace che chi li riceva sappia che per comprarlo l'ho pensato. Ho pensato a lui/lei, come sta, cosa gli/le serve, cosa lo/la farebbe contento/a, cosa gli/le piace.
Ed essendo una persona molto curiosa, mi piace riceverli anche per vedere quanto ci ha pensato chi me lo dona. E talvolta capita di starci male per questo, come quasi mi commuove ricevere un pensiero pensato.
Fare regali solo perché si deve senza alcun interesse non è bello, almeno a me non piace. A me il pensiero non basta, voglio che si capisca che dietro la carta per i pacchi non c'è solo un pacco ma un pensiero. Almeno quando i regali li faccio io.
Tutto qua, ecco.

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I rompi pallone

Sarà che siamo nel pieno della stagione agonistica del calcio vero e cioè quello della provincia quello che non viene interrotto da teppisti cerebrolesi o da pubblicità invadenti ma dagli obblighi della quotidianità tra gli affetti il lavoro e lo studio.
Sarà che piove da mesi e ci manca davvero molto poco per diventare tutti palmipedi e il calcio vero non può far altro che bloccarsi di fronte cause naturali di forza maggiore alla propria volontà!
Sarà che sono ipercritico, ma anche gli anni scorsi quando si rinviava qualche partita iniziava a montarmi una certa irritazione per sapere la data del recupero, sperando che qualche genio delle federazione provinciale/regionale non la fissasse proprio in prossimità delle feste! Ricordo qualche sfigatissimo amico che ha avuto la malasorte di essere costretto a giocare di venerdì Santo e a Pasquetta... e nemmeno in Serie B, ma in 1a categoria, che rispetto alla B, è distante anni luce.
Forse non per i geni del male della FIGC, ma tanto finché loro se ne stanno a casa in pace possono mandare ragazzi e padri di famiglia in giro per i campi a divertirsi.
Con la pioggia che non vuole saperne di darsi una calmata e con la neve che ha messo radici nei paesi vicino le montagne (e in montagna) sono diverse le partite che sono state rinviate.
E che poi bisognerà recuperare.
Certo c'è chi è più fortunato e può giocare tranquillamente perché ha un campo ottimo o sintetico.
Però così va a puttane la regolarità di un'intera stagione! 
Dall'Eccellenza alla terza categoria si sarebbe dovuto giocare anche domani, l'Immacolata, giorno festivo, nemmeno per recuperare una giornata rinviata ma perché così a settembre ha deciso il Comitato che redige i calendari. Ma il perdurare delle pessime condizioni meteo ha costretto il Comitato Regionale Veneto a sospendere tutti i campionati dilettanti. A dimostrazione che un minimo di sale in zucca c'è. Però che senso aveva fissare una giornata di campionato infrasettimanale, l'8 dicembre? Caso mai, sarebbe stato perfetta per qualche recupero... ma si sparla sempre di calcio dilettante, che non è condizionato da diritti tv e sponsorizzazioni internazionali e si tratta di coinvolgere famiglie che non vivono (la maggior parte, quelli che non prendono uno stipendio da €800/1000 e passa al mese in nero dal presidente spendaccione) di solo calcio. Sono calciatori dilettanti che quella volta che hanno una giornata di festa vorrebbero passarla senza pallone e che nemmeno hanno la preparazione fisica e mentale per giocare 3 partite in 8 giorni.
Meno male che Giove pluvio gli ha dato una mano salvando molti matrimoni e relazioni...
Però ora cosa succederà? Qualche squadra deve recuperare anche 3 partite (esatto, è da un mese che non gioca... e poi non è un campionato falsato?). I campionati si fermano per la sosta natalizia dal 19 dicembre e riprendono il 9 gennaio (troppa grazia, perché non il 16?). Spero non venga la brillante idea di mettere un recupero una sera di questo periodo, forse il campo non sarà allagato ma ci sono ottime probabilità di trovarlo gelato. Cosa che non è per niente più sicura del fango e tanto meno non si avvantaggia lo spettacolo.
Se poi consideriamo che molte società contano molto sugli incassi delle partite, chi ci sarà a vedere la partita la sera del 23 dicembre o 5 gennaio con -10°?
Una soluzione? Visto il diffondersi di fusioni tra società e sparizioni, non sarebbe male fare più gironi con meno squadre, in modo da finire prima il campionato o in casi estremi come questa stagione posticiparlo per dare spazio ai recuperi, oppure avere una sosta più lunga in inverno se tutto va bene.

L'altra cosa del calcio dilettantistico che mi fa sorridere amaramente è l'entrata in campo di imprenditori, ora anche ex imprenditori, che si presentano come filantropi.
Il calcio a livello dilettantistico è un gioco, fatto per educare i ragazzi nei settori giovanili ed esprime qualche talento nella prima squadra.
Poi ognuno si impegna, chi in campo e chi fuori, secondo le proprie ambizioni. Ma la vita vera, quella che ci prende in un vero lavoro stipendiato legalmente cinque giorni (almeno) a settimana, è tutt'altra.
Certo i benefattori e i filantropi sono sempre ben accetti, eccome, se possono alleggerire i costi di gestione magari diminuendo le spese di iscrizione alle famiglie che mandano i propri figli a giocare a pallone (ma anche altri sport, dal basket al volley alla pallanuoto e hockey a rotelle etc...). Cominciano a rompere le palle, mi sia permesso di usare il francesismo per indicarne il senso figurato del termine in riferimento a quelle usate per giocare, quando vogliono diventare protagonisti, senza riuscirci, e vogliono snaturare la realtà nella quale si sono introdotti, purtroppo riuscendoci benissimo.
Questa estate sono stati uccisi diversi settori giovanili con la creazione di una sola società.
Spero che qualche altro sport ne abbia guadagnato.
Mica esiste solo il calcio!

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Teoria della forma di formaggio

Ho sempre sostenuto, tra il serio e il faceto, che il calcio vero sia quello giocato la domenica nei campi di provincia, deciso dalle regole del gioco e dal sano agonismo e caratterizzato dal buon campanilismo e dai buonissimi campanili, intesi quelli che fanno decollare il pallone ad altezze stratosferiche.
Oggi sono andato a vedere il derby di Vicenza tra la mia ex squadra e quell'altra che non ho mai sopportato (ma si può parlare pure di odio in questo caso), partita di cartello e che oggi aveva un bel po' di motivi in più per essere sentita da giocatori e tifosi, visti i numerosi ex che giocano nell'odiatissima squadra (con tutte le società che ci sono dovevano andare proprio in quella?). 
Alcuni giorni fa ho letto qualche frase poco simpatica di uno di loro su Facebook alla quale avrei voluto rispondere d'istinto ma ho preferito aspettare l'esito dopo i 90' di oggi. 
La partita non è stata granché con tanti errori difensivi da una parte e offensivi dall'altra e tralascio la fredda (in ogni senso!) cronaca anche se ha vinto la mia ex squadra. 
Sono stato contento di veder giocare i ragazzi che fino a giungo giocavano con me e, secondo il mio poverissimo punto di vista, uno di loro è stato il migliore in campo: nonostante sia un difensore di quelli tosti e massicci, è anche riuscito a mettere due ottimi palloni davanti al portiere per i suoi compagni che hanno fallito miseramente.
Guardando tra chi era in campo e chi in panchina non capisco ancora come ragionano gli allenatori e questa cosa mi ha dato l'ispirazione per creare un'altra teoria che è quella "Della forma di formaggio", detta anche "Della stima nella rosa".
Il miglior allenatore che ho avuto, purtroppo solo per un anno, era un gran scassa maroni: gli allenamenti erano sempre con la palla tra i piedi ma non smettevi mai di correre e lui mai di parlare, sempre a dirci cosa fare. Quell'anno abbiamo giocato alla grande! Peccato davvero avercelo avuto solo una stagione. Oltre a farci giocare come voleva lui, leggi: bene, l'altro merito che aveva era quello di saper contare su una rosa di X giocatori per cui quando ne mancava uno ne faceva giocare un altro, senza batter ciglio evitando pubbliche tragedie. Così è riuscito a creare un gruppo forte e unito fatto di giocatori pronti e preparati sia fisicamente (ci sarebbe mancato!!!) che mentalmente.
Altri allenatori invece considerano un undici di partenza e altri sette panchinari fino a 18 elementi totali al massimo che vanno via la domenica, facendo giocare per lo più sempre gli stessi, qualcuno anche fuori ruolo oppure fuori forma pur di non dover essere costretti a servirsi degli altri, il cui morale e fiducia in se stessi saranno ridotti in cumuli di macerie. In questo modo crea un gruppo spaccato privo di fiducia tra giocatori rovinando anche la sua reputazione con tutti (o alcuni di) loro. Però prima o poi avrà bisogno di quelli esclusi, ma si troverà giocatori impreparati ad affrontare uno sforzo fisico e mentale. E se la squadra poi perde per 'colpa' di uno di questi, l'allenatore non può difendersi dicendo "Avevo ragione a lasciarlo/i fuori!" perché è lui il responsabile che non li ha considerati a sufficienza mentre loro hanno fatto quello che dovevano fare, in quelle condizioni.
Cosa c'entra il formaggio? C'entra perché il primo allenatore considera la sua rosa come una forma di formaggio grana: dura difficile da rompere e se ne manca un pezzo ti accorgi della sua solidità.
Per i secondi invece la rosa è una forma di emmental, formaggio tenero che se ci togli una fetta ci trovi tanti buchi.
L'anno scorso la rosa della mia squadra era una forma di emmental. I giocatori c'erano ma non sono stati considerati. Peccato, perché avremmo potuto fare meglio. Oggi invece questi si sono presi una rivincita e devono essere contenti lo stesso anche se hanno perso. 
Qualcuno crede di dare lezioni (di gioco) in campo mentre non si accorge che la sta ricevendo (di vita e di sport).
Di solito una partita come il derby mi mette voglia di tornare a giocare, eccome! Si respirava agonismo in questo freddo pomeriggio. Poi a fine partita vedere ragazzi che fino a 5 mesi fa giocavano insieme e si facevano la doccia nello stesso spogliatoio presi ad offendersi, per una partita di pallone, dilettante, amatoriale, per un gioco, per quella frase ridicola scritta su Facebook, mi ha convinto che lasciare sia stata la decisione migliore.

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Amarcord Bologna

Tornare in un luogo che mi riconduce al passato mi mette sempre addosso uno strano senso di agitazione. E' stato così per Londra nell'ottobre 2000 dopo cinque anni e mezzo dall'ultima volta. E' successo poche ore fa per essere tornato a Bologna la prima volta dal settembre 2001.
E' inevitabile fare un salto indietro nel tempo e fare infiniti confronti con quello che ti ricordi. Oggi pomeriggio ogni passo sotto i portici bolognesi era una pagina dell'album dei ricordi girata e confrontata con quello che avevo davanti agli occhi.
Sarà che sono stato anche in una zona della città che nove anni fa non avevo frequentato, ma ho ritrovato una Bologna con tanti 'foresti', salvo poi ritrovare i veri bolognesi al di la della Porta Galliera. Ho ripercorso mentalmente il tragitto che facevo in scooter per venire a prendere il biglietto del treno il giovedì sera per ritornare a casa il giorno dopo; per andare in giro quelle poche volte che uscivo perché conoscevo poca gente; ci ho messo più di 20' per farmi venire in mente come si chiama l'Asse Attrezzato, tanto comodo per andare a lavoro; aspettando il futuro collega in stazione ho immaginato una di me alla biglietteria ho cercato di ricordare il binario di arrivo la domenica sera e di partenza il venerdì pomeriggio; sono passato davanti a un negozio dove una volta c'era un cinema dove ho visto "Fantasmi da Marte". 
Mi sarebbe piaciuto andare fino alla zona di Via Saragozza e Andrea Costa e dello stadio Dall'Ara dove ho abitato.
Bologna mi piace tantissimo, non solo per l'esperienza che ho vissuto per quei mesi passati velocemente, ma perché è una città dalle dimensioni perfette con una delle più belle piazze che abbia mai visto (P.zza Maggiore, chiaramente) e una forte tradizione e mi spiace quasi tornarci solo per una sera, per un Motor Show insipido, senza ricontattare le persone di quell'anno.
Ecco, adesso che ci penso, una delle differenze con la Bologna di 9 anni fa è l'assenza della Fortitudo mannaggia!
Più l'esperienza è stata bella e più i ricordi ti ritornano indietro forti. Di quel tempo sento pochissime persone, meno di quello che avrei voluto, ma sono contento lo stesso di sentirle seppur poche volte.
Tra poco spengo il pc, domani giornata chiuso in sala stampa e poi ritorno a casa.
A presto Bologna!

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Prima neve!

Scrivo per la prima volta dal pc dell'ufficio. Spero che qualcuno non se la prendo se consumo qualche pagatissimo minuto del mio tempo lavorativo scrivendo amenità che esulano dall'argomento sul quale scrivo da 5 mesi a questa parte.
Però oggi è un giorno speciale: infatti nevica!
Stamattina quando sono uscito per andare a prendere l'autobus pioveva forte. Dopo circa una ventina di minuti attraverso il finestrino appannato ho intravisto una macchina rossa... col cofano e il tetto ricoperti da una buona quantità di neve. Allora ho dato uno sguardo fuori tra le fessure di vetro bagnato dove era passata la mano guantata della ragazza islamica seduta di fianco a me: i marciapiedi si stavano imbiancando mentre l'acqua si era addensata, trasformandosi da goccia e fiocco.
Quando l'autobus è arrivato a Ponte degli Angeli, cioè dall'altra parte del centro di Vicenza e dall'ufficio (che parola orrenda, stantia, vecchia, sa di muffa), sono sceso perché non potevo non godermi di questo spettacolo. Mi piace la neve mi mette allegria e sapere che me ne sarei dovuto stare in quella stanza limitandomi a veder fioccare mi sentivo condannato, così sono sceso. Tanto niente è lontano da un punto all'altro a Vicenza, è tutto vicino.
In più non avevo le Clarks perché pur essendo perfette al loro sesto inverno non tengono una goccia  così ho messo un paio di scarpe da montagna (mica le pedule, la suola è simile in più queste sono basse) e potevo andare sul sicuro.
Appena pochi passi dopo l'ombrello era carico di neve, il corso era bagnato e non si imbiancava ancora ma è bastato aspettare un po' per vedere i sampietrini coprirsi un poco alla volta: più andavo avanti e più la strada diventava bianca, come le macchine e gli ombrelli e i cappotti delle persone ingobbite per proteggersi. Si faceva anche sentire il peso della neve sulla volta dell'ombrello.
È bello lavorare in centro città e questa è una di quelle giornate che te lo fa piacere ancora di più. Poi adoro la neve. Crea degli imprevisti cambia la giornata la stravolge: la gente in macchina va in panico sorpresa da una nevicata prevista anche un paio di giorni fa. È bello passeggiare sotto la neve andando in ufficio, è divertente e almeno a me cambia l'umore.
La neve è uno di quei fenomeni che dovrebbe dare il diritto inalienabile a tutte le persone di potersela godere. Niente scuola niente lavoro. Per senso civico dovremmo stare a casa per spalarla dai marciapiedi dalle discese dei garage per aiutare le persone che non possono pulire il proprio spazio. E dopo, in strada in giardino nei parchi a tirarsi le palle di neve e fare i pupazzi con amici figli vicini di casa o a cercare qualche discesa per divertirsi con la slitta o il bob.
Ma è solo una mia utopica visione, purtroppo il mondo non si può fermare nemmeno un istante. Siamo troppo impegnati a rovinarlo.

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Cultura media, vera e millantata

Oggi la mia attenzione è stata attirata dalla rete su due lamenti di stampo culturale.

Il primo lamento arriva da una discussione su Facebook relativa al cinema che si può espandere alla cultura in generale. Un amico si lamenta perché le programmazioni di un cinema della nostra città "seguono la logica della domanda dell'utente medio che, a quanto pare, fa incetta di film mediocri e banali, molto spesso italianissimi" prendendosela anche con l'inadeguato supporto pubblicitario a certi film che quindi li fa passare "in sordina il 99% delle volte" mandando a "Fanculo ai gusti medi dell'italiano medio e fanculo ai programmatori dei film del Multisala Roma di Vicenza, Stradella Dei filippini, 1" (in nome della trasparenza và!). 
Sotto il suo sfogo molti dei suoi amici gli davano ragione supportandolo spiegando che "il gusto dell'Italiano Medio non è nemmeno il gusto dell'Italiano medio, ma quello che l'industria dell'Italiano Medio vuole imporre" perché "L'Italiano medio, infatti, deve essere messo nella condizione di poter scegliere liberamente" però del resto lo dicono anche le statistiche che "tira di più un articolo sull'ultima buffonata di Brizzi di un'intervista a Martin Scorsese, e gli mtv awards li vince Justin Bieber e non gli Arcade Fire. perché la gente intende cinema-musica-tv & co come dei diversivi per sfuggire con il cervello dalla quotidianità in cui sono/siamo infangati, e preferisce staccare il cervello anziché impegnarlo. è quello che volgarmente viene chiamato intrattenimento", meglio se leggi come "in-trattenimento cerebrale"
Non potevo non dare ragione a tutti gli interventi, perché in una realtà massificata e conformata, chi non si ritrova e ha gusti personali diversi e alternativi intesi come "alternativa a quella massificata" e non in tono sofisticato, non viene nemmeno considerato, perché è fuori dal business, non è una variabile da prendere in considerazione perché non rientra nel circolo virtuoso per il business massificato, non vale la pena di spenderci soldi perché non ricambia (a sufficienza).
Mi piace che questa discussione sia nata proprio il giorno dello sciopero del mondo dello spettacolo contro i tagli del governo a danno del settore che causeranno seri danni al patrimonio culturale e storico italiano.
Mi fa paura questa politica di zero interesse verso lo spettacolo e la cultura perché un popolo privo di cultura e di una concezione ed evoluzione storica del proprio Paese ma non solo, con una memoria a molto breve termine, è più gestibile e malleabile.
Questa discussione dimostra nel suo piccolo la fame di cultura che c'è e, se vogliamo metterla in termini più ruvidi, il business che può nascere attorno.
Il ministro delle finanze Tremonti dice che "con la cultura non si mangia" e penso abbia ragione: come fanno a vivere i dipendenti dei musei se tanti, come lui, entrano gratis perché hanno la tessera di partito o sono dei paraculi, mentre la gente comune ci va poche volte l'anno perché il biglietto d'ingresso è sempre più costoso anche a causa della mancanza di sovvenzioni pubbliche e per recuperare il mancato introito dei paraculi?
Rispolverando la vecchia utopia che se dimezzassimo deputati e senatori e dimezzassimo anche i loro stipendi, troveremmo soldi a sufficienza con un buon resto! Però dare i contributi alla cultura per promuovere per esempio pellicole popolari come i cinepannettoni lo trovo uno spreco spregevole nei confronti di chi si impegna davvero per fare cultura e smuovere le coscienze delle persone. 
A Pompei credo, spero, abbiano lo stesso pensiero...

Il secondo invece arriva da un'amica che si lamenta perché secondo l'analisi dello share del lunedì sera, chi ha condiviso il moralismo della coppia Fazio&Saviano "fa parte della alta borghesia colta e istruita" mentre "il popolino, i poveri ignoranti hanno invece preferito il GF11".
L'analisi veniva da una trasmissione di Rai3 e quindi era di parte, però al conduttore bisognerebbe spiegare che l'italiota che non ha guardato F&S non ha visto per forza il GF, ne' che si sia fermato inevitabilmente alla terza media! Poteva anche essere al cinema o a teatro. O a fare l'amore.
Inoltre, questo commento dimostra come i poveretti non erano davanti la tv il lunedì sera, ma anche dentro sabato pomeriggio.
Non sono un alto borghese colto e istruito ma guardo lo stesso F&S perché cerco di capirne lo scopo: dalle prime due puntate, mi sembra uno spettacolo basato sulle conoscenza di Saviano sulla malavita, che può anche andare bene, ma fino a un certo punto.
F&S sono formano una bella coppia: uno ha la faccia di uno che ti piglia per il culo (= F) mentre l'altro mi sembra troppo impostato (= S), entrambi, nonostante gli ospiti, mi sembrano piuttosto faziosi inoltre hanno un'espressione falso modesta da "guardate che bravi che siamo", soprattutto il faccia simpatica. Non mi fido poi delle persone che esagerano con pose e mosse come fanno loro due.
Quello che mi piace del programma è che tratta argomenti molto delicati per il nostro Paese, alcuni ancora tabù per l'arretratezza mentale dello Stivale, sembra con sincerità onestà e anche una buona dose di ironia, senza nascondersi dietro veli ipocriti ascoltando la storia e l'opinione dei protagonisti delle vicende e non quella di chi si spaccia per starletta. 
Alla fine rimangono tante domande, che credo sia uno degli scopi del programma... almeno è quello che capita a me: mi ritrovo a chiedermi come la penso, cosa farei al posto loro. Non è un ascolto passivo ma smuove la propria coscienza.
Se però il programma si ferma qui e non va da nessun'altra parte senza conseguenze, per esempio non si rende legale l'eutanasia (e chiamiamola col suo nome!) o non ci sono contributi per la cultura, rimane fine a se stesso e non serve a niente. E noi faremo la figura dei boccaloni ancora una volta.

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X-Factor 2010 - puntata #12 - Semifinale

Non avrei mai pensato di seguire una serie di X-Factor come quest'anno. Tutto è iniziato per caso una sera guardando le selezioni perché c'erano Elio e Ruggeri e perché alcuni degli aspiranti concorrenti erano davvero fuori di testa e con una impressionante stima di se stessi.
Così sono arrivato a seguire tutti i provini perdendomi solo due puntate perché non ero a casa, finendo per fare le serate X-Factor trovandosi a casa di uno o dell'altro!
L'anno scorso ho seguito solo le ultime 3 o 4 puntate perché le vedevo dopo allenamento finché cenavo e mi piacevano Mengoni, Giuliano e le Yavanna, cioè i tre finalisti. Mentre quest'anno poco c'è mancato che non facessi come quando da bambino vedevo le partite di Coppa Uefa della Juventus appendendo le foto di Marocchi, Barros e Sergio Brio sulla parete attorno la tele!
Perché mi sono subito affezionato a Nevruz: è un artista vero con  una voce potente baritonale ma che riesce a spaziare anche sugli alti e ha dimostrato grandissime doti cantando brani di un'Italia che non se la ricorda nessuno. Ho iniziato a fare il tifo per lui perché oltre a ricordarmi Renato Zero degli inizi e Manuel Agnelli degli Afterhours, penso che il panorama musicale italiano abbia bisogno di un'anima come la sua e di un artista del suo genere, perché, bisogna ammetterlo, dei belli perfetti che piacciono alle mamme e alle zie e alla adolescenti ai primi caldi , almeno io, ne ho piene le palle!
E poi quest'anno i concorrenti in gara erano davvero bravi, il tasso di qualità era elevato e senza spiacermi per lei d'altra parte mi è spiaciuto che siano uscite presto le ragazze della Tatangelo mentre dei gruppi di Ruggeri quelli che sono usciti sono durati anche troppo.
Elio era quello che aveva il pacchetto più forte, con Emanuela che è già una professionista con una edizione di S. Remo in saccoccia, di Nevruz abbiamo già decantato e Nathalie che si dimostrata molto forte e tenace.
I bambini della Maionchi mi hanno rotto gli zebedei dopo mezz'ora della prima puntata! Basta, vi prego, ce ne basta uno solo! Per carità, Davide è bravo, bravissimo, però di quella specie li lasciamoli sfornare da Hollywood perché non servono alla musica italiana inoltre rischiamo di vedere le nostre fanciulle tramutarsi in ormoni con le tette impazzite (le fanciulle, non le tette, ci mancherebbe solo questo!) per un ciuffo e uno sguardo ben impostato...
Però Davide ci sa fare e sa già stare su un palco. Molti lo danno vincitore e mi ha dato fastidio ieri sera sentire che i giudici già parlavano di carriera, come se già sapessero. Per carità, non facciamo i verginelli che non ci sarebbe niente di scandaloso (mai fidarsi di un concorso col televoto), ma il loro modo non l'ho trovato corretto.
Però, se mai dovesse vincere lui, per favore, spero ascolti il suggerimento di Elio (che farà lo stupido per divertire, ma è tutt'altro!) cioè di non cantare tutto quello che gli viene proposto perché sa cantare bene tutto e di scegliere con attenzione. Perché una voce come la sua per le solite canzonette "io mi dilanio d'amore e tu non mi caghi di striscio" (senza nemmeno aggiungere un giustissimo "zoccola") è buttata via! Lo sento più adatto a canzoni tipiche del south rock, che manca davvero tra la musica italiana.
Il suo inedito infatti è proprio una di quelle canzonette guarda caso scritta da Francesco Renga. Vogliamo farlo crescere male il bocchia?
Sarò sensibile ai temi trattati ma gli inediti di Nevruz e Nathalie mi sono piaciuti duro!
Quello di Nevruz è molto bello e senza alcuna ragione lui lo trovo perfetto per il testo. Forse perché il titolo, "Tra l'amore e il male", è un po' come la sua descrizione fatta da Elio: tra il baratro e il successo. Forse perché quelle parole così amare scritte da Bungaro (sua anche la canzone di Mengoni, spero porti bene!) Nevruz le ha interpretate come sa fare! Forse perché Nevruz appare un po' sbruffone negligente, ma la sua anima è di quelle dolci che ha già sentito il gusto della fiele sull'amore (cit.).

Nathalie mi ha fatto fare un salto al cuore: è stupendo che una persona abbia l'opportunità di cantare una canzona scritta da se stessa. La sua "In punta di piedi" è un testo intimo che scopre la sua tenerezza in un'altalena di sentimenti perduti e ritrovati tra pezzi di vetro (cit.) e letti felici, fredde stanze e forti calori (cit.).
Si era presentata con una voce alla Janis Joplin o Gianna Nannini, ha terminato cantando la sua canzone con una voce morbida, appena graffiata da quella ruvidezza iniziale.

Una canzone che resuscita quella parte di noi che ognuno ineluttabilmente perde dopo un po' se non ha la voglia di fidarsi e di affrontare cammini difficili. La vedevo cantare felice e sicura.
Se non vince Nevruz posso accettare solo la sua vittoria.
E viceversa.
All'altro, una bella pacca sulle spalle d'incoraggiamento e il rinnovato consiglio di Elio.
E per non smentirsi, si sta già pensando al menù per la finalissima di martedì prossimo, attesi ospiti in casa. Se poi ci sono anche i Take That al gran completo, diobono sarà un seratone imperdibile!!!
Adesso vado a cercare su Google le immagini di Nevruz, Nathalie e Elio...

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I conti non tornano

Ci sono diverse cose che non mi quadrano da una decina di giorni a questa parte. E non è la quantità di acqua scesa in questo periodo che, da quando ne ho memoria, si è sempre dimostrato propenso a tenerci chiusi in casa, vedi per esempio il novembre 2000.
Per fortuna non sono stato colpito dall'alluvione che ha sommerso mezzo centro storico della città e diversi comuni del Veneto, quindi scrivo da un punto di vista esterno privo di un coinvolgimento emotivo.

Quello che non mi torna sono le dichiarazioni dei politicanti locali che leggo nel Giornale di Vicenza: a poche ore dall'accaduto l'opposizione al posto di togliere il fango dalle strade lo spalava addosso la maggioranza, rea di omissione di avviso di imminente calamità, alla faccia della cooperazione in un momento difficile. Tra l'altro gli accusatori sono gli stessi che nel dicembre 2001 per quattro fiocchi di neve stesi in città hanno fatto andare in tilt tutta la viabilità non avendo pensato a un piano di intervento. Complimenti per lo sfacciato coraggio. Non si perde mai l'occasione per fare brutta figura con affermazioni inutili.

Non mi torna la cronologia degli eventi: venerdì all'ora dell'aperitivo sarebbe stato inviato un fax per allertare i comuni sulla situazione dei fiumi.... Un fax??? Sì, cazzo!!! Benedetta P. A., meno male che il ministro Brunetta si sta sbattendo per una informatizzazione degli uffici pubblici sennò quell'allerta sarebbe stata scritta sulla pietra!!! E poi, di venerdì a quell'ora, in un ufficio pubblico, chi mai si può trovare? Forse, ma nemmeno, la donna delle pulizie. Ognuno si sistema la coscienza: la Regione dice di aver avvisato, la Provincia risponde di non aver ricevuto niente, il Comune si difende allo stesso modo. Interrogherei la donna delle pulizie...
Sabato 30 ottobre sono attese le precipitazioni più intense e l'Arpav prevede non più di 150 mm di pioggia. Alla fine i rilevatori ne contano più di 400 (la stessa quantità che può cadere in un anno intero), cosa che non accadeva dal 1882. Così la notte di domenica 31 si decide di far passare un altoparlante per avvisare dell'incombente invasione dell'acqua lungo le strade. Ma chi c'era dietro quel megafono, un muto? Tanti dicono di non aver sentito perché c'erano le finestre chiuse e stavano dormendo: vallo a dire alla madre dell'arrotino alla quale ogni domenica mattina fischiano le orecchie!
Allora la seconda allerta viene spedita via fax lunedì 1: fantastico! Mi immagino quello sfigato di impiegato pubblico che risponde ligio al suo dovere inviando un fax in un giorno festivo quando ormai le strade sono dei canali!
Sabato 6 sono stato mandato in un cortile che alle 23:30 di domenica 31 era già sommerso di acqua e gli allarmati padroni di casa avevano allertato i vigili urbani sul livello del Bacchiglione: "Tranquilli (?) siete i primi che ce lo segnalano, provvederemo!". Solo che alle 5:30 di lunedì 1 novembre una pattuglia dei vigili urbani era in una pasticceria a rassicurare il titolare, allarmato per il livello del fiume: "Tranquilli (!) stiamo monitorando la situazione!". Poche ore dopo nella pasticceria panettoni e bottiglie galleggiavano all'altezza del bancone. 

Non mi tornano i conti quando sento chi si lamenta della mancanza di spazio dedicata all'alluvione da parte dei media nazionali in favore di fatti di malapolitica, immoralità e morbosità: perché della visibilità nazionale, se ho un metro di acqua che mi devasta la casa, a me non sbatte una mazza! La visibilità nazionale non mi risolve il problema e se il mio paese per una volta è nel tiggì nazionale, magari non subito dopo nome&cognome di un calciatore famoso, io non sarò di certo davanti alla tele a sentirlo! E alla gente di Roma come a quella di Cuneo si può muovere un poco di compassione ma non il culo e le gambe per farla venire qui a darci una mano.
Abbiamo minacciato di non versare l'Irpef di tenercela e subito i politici si sono riversati in città. Paura anche loro di non ricevere lo stipendio eh?

Non mi tornano i conti  per la velocità di richiesta di soldi: politici politicanti industriali rappresentanti di categoria e sindacalisti si sono riuniti nel coro della stella reclamando il loro diritto a svariate centinaia di milioni di euro per risarcire i danni. A parte il fatto che la parola 'subito' mi da molto fastidio, sa da bambino viziato, ma siamo ancora ricoperti di fango e si sa già di quanti soldi abbiamo bisogno? Complimenti, chi è che ha quest'occhio clinico o questo cervello che ha moltiplicato il costo medio di una macchina, una cucina, un salotto, una sala da pranzo e una camera per tutte le famiglie alluvionate?
"Siamo veneti, noi paghiamo le tasse - si come no, poi ci sono conciari e orafi falliti che girano in Porsche - poi però non ci tornano indietro i soldi che vanno tutti quanti a quei terroni o a Roma ladrona..." è un ritornello noto. Soldi... li metto allo stesso livello di 'subito', anche peggio. Li odio. Ma ahimè sono fondamentali.
Ma mi viene spontaneo un "vaffanculo" a chi adesso prende pure per in giro: perché le stesse persone che oggi con gli occhi fuori dalle orbite reclamano il loro diritto all'indennizzo i soldi ce li aveva già, anche tanti, per prevenire questo disastro con opere di manutenzione di argini o di costruzione di bacini di contenimento. Peccato che siano rimaste solo sulla carta, quando sono arrivate sulla carta...! La barzelletta è che addirittura parte di quei soldi sono stati spesi per non fare niente, addirittura per risarcire un'associazione temporanea di imprese che non ha potuto svolgere l'opera appaltata perché il prefetto del tempo aveva bloccato i lavori per motivi di ordine pubblico. 
Perfetta descrizione dell'Italia: ci perdiamo dietro mille valutazioni e discussioni che da un giorno all'altro cambiano la situazione tenendo fermo il Paese. Intanto una nazione straniera in quattro e quattr'otto ci mette un niente a costruirsi una base militare senza chiedere tanti permessi. In questo dovremmo imparare, e piangerci addosso un po' meno.
Cazzo si chiedono i soldi a fare se poi chi li prende non sa nemmeno usarli?
Noi facciamo la raccolta differenziata, pagheremo le tasse per carità, facciamo quasi tutto quello che ci viene chiesto e imposto di fare. Politici e amministratori parlano e basta. Sono degli incompetenti irresponsabili.
E' stata aperta una inchiesta: l'accusa contro ignoti è di "disastro colposo". Ammanetterei tutti quelli che non rispondono alle loro responsabilità scaricandole sugli altri. I loro nomi e cognomi con tanto di foto a corredo si trovano da una decina di giorni sul Giornale di Vicenza. E comunque le forze dell'ordine sanno dove trovarli.

Non mi tornano i conti per lo stupore generale sui volontari: possibile che ogni volta che si fa una buona azione ci si debba stupire, secondo la legge emozionale che fa più rumore un albero che cresce che uno che cade? Penso che chiunque abbia a cuore la propria città d'istinto alzi il culo per aiutarla a sistemarsi dopo tale casino! Mi stupirei del contrario anzi, mi sono intristito vedendo quei ragazzi sorridenti a bersi il loro spritz al bar in voga in quel momento passandogli davanti a bordo dell'autobus di volontari. La nostra immagine infangata riflessa nei vetri strideva col loro abbigliamento d'ordinanza da sabato pomeriggio. O meglio, era il contrario! Ma non sono del tutto inutili, perché danno senso alla presenza dei volontari. E mi ha commosso sapere che c'è qualcuno che è venuto anche da fuori.

Non mi tornano i conti finché io me ne sto col muso fisso sull'lcd in ufficio mentre la mia città ha bisogno di una mano. Volevo avere in mano una pala uno spazzolone ed essere sporco e sudato, perché il lavoro di fronte a situazioni di questo tipo passa in secondo piano. Sarebbe stato bello concordare con i capi, con serenità, un cambio di orario per lavorare dalle 8 alle 14 e chiedere solo 2 ore di permesso per unirmi alle altre persone che aiutavano la povera gente o che si smazzava a pulire la città. Ma il mondo non è perfetto e c'è chi ha altre priorità, o proprio le ignora.

Non mi tornano i conti delle parole del presidente della Provincia: dice che i volontari dovevano essere preparati e organizzati. Era a piangere soldi da buttare nelle fogne finché i suoi cittadini si offrivano per smerdarsi? Un bell'esempio l'ho vissuto nelle aziende municipalizzate: eravamo troppi e producevamo di conseguenza. Forse non erano abituati a tale produzione. Sta di fatto che abbiamo rischiato di diventare testimoni della prima cassa integrazione per volontari. Almeno ci siamo fatti sopra una grossa risata, ma poco ci manca anche per quello...

Non mi tornano i conti di altri sciacalli: quelli che si infiltrano nelle case sfollate e sventrate senza serramenti sono disperati e posso anche capirli. Chi prenderei a sassate sono quelli che offrono le loro capacità o le loro possibilità chiedendo soldi o moltiplicando la normale tariffa. Meritano di soffrire di emorroidi esagerate per almeno un paio di anni!

Mi tengo due immagini di sabato: la prima durante i lavori alle municipalizzate a riempire sacchi di sabbia. Più di 20 persone di diverse età, organizzate all'istante piegate a lavorare con piacere e voglia parlavano di musica delle proprie vite del passato del presente e del futuro in armonia, come se  non fosse la prima volta che si vedevano.
La seconda alla fine della giornata di volontariato: io, Anna, Leo, Maria (due ragazzi che mi ha fatto un piacere immenso rivedere dopo un sacco di tempo e che vorrei frequentare più spesso) e Eleonora (compagna di università di Anna, venuta apposta dalla profonda provincia di Treviso), sporchi e in tuta, a passeggiare per il centro confusi tra altri come noi e chi era preconfezionato per il sabato pomeriggio. 
Un gusto indescrivibile e, come per la mia corsa per la città, peccato dover aspettare una alluvione per vivere queste situazioni. 

Io non sarò semplice, ma i conti non tornano.

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Quando succede in casa tua

Lunedì pomeriggio il cielo svuotava ceste d'acqua in continuazione. La mia città era per buona parte sotto acqua. Non l'ho saputo fin quando due sms verso l'ora di pranzo mi chiedevano com'era la situazione. A dire il vero, non sapevo che la mia città era nei tg nazionali, cosa che non è successa nemmeno quando ha conquistato la Coppa Italia! Così accendo la tele e metto sul tiggì nazionale e vedo cosa stava succedendo: argini distrutti dalla forza dell'acqua, fiumi ribellati ai loro argini si sono riversati lungo le vie della città e dei paesi di periferia entrando di prepotenze nelle case degli altri fin dalle prime ore della giornata.
La mia città vista dall'alto sembrava un mare con isole che spuntavano a caso. Impressionante. L'avevo visto altre volte alle televisione ma quando si tratta della propria città l'effetto è diverso e lo stomaco si stringe.
Verso le 3:30 di pomeriggio non ce la facevo più a stare in casa e nonostante la pioggia e reduce da un pranzo dalla mamma di Anna che mi ha riempito come un peperone, mi sono deciso: maglia tecnica, pantaloni di una vecchia tuta da allenamento, mi sono infilato le scarpe e sono corso fuori. O meglio, sono andato fuori a correre. Come spesso succede quando esco in bici, non avevo alcuna meta. Volevo andare in centro per rendermi conto di com'era la situazione senza badare alla distanza. Sono uscito e ho iniziato a correre. Sono arrivato fino a dove ho potuto, fino a dove la protezione civile e l'acqua me lo hanno concesso. Non sono riuscito a vedere quelle strade che il giorno prima ho percorso in scooter. Non perché non ci sono arrivato, anzi, ma perché erano coperte da acqua marrone, da circa un metro e mezzo di acqua fangosa.
A un certo punto mi sono sorpreso affannato ma più che dalla corsa dalla sensazione di impotente meraviglia e arresa che provavo di fronte quell'inatteso lago che copriva strade e ponti. 
Sono rimasto intontito a fissare un canotto passare lungo una strada... dove di solito passa l'autobus... scene apocalittiche. C'erano molti curiosi che riprendevano fotografavano commentavano increduli e sbigottiti.
Due giorni di pioggia, intensa incessante ininterrotta ha portato a galla l'imperfezione umana e l'implacabilità della natura. 
Ho continuato a correre preso da una forma di agitazione quasi volessi scappare da quello che stavo vedendo. A un certo punto mi sono sorpreso a correre in mezzo la strada: lunedì era un giorno festivo ma c'erano davvero pochissime auto in giro, quasi tutte bloccate lontano dal centro città, altre purtroppo portare a spasso dall'impeto dell'acqua. Correvo in mezzo la strada in una situazione apocalittica, con le foglie gialle e arancioni che mi svolazzavano attorno agitate per aria da un vento caldo. Sembrava fosse appena esplosa una centrale nucleare. Nel viale che cammina sopra le rotaie prima della stazione correvo in mezzo la strada ascoltando il battito delle scarpe sull'asfalto e del mio cuore sotto la maglia che rimbombava nelle orecchie.
A quel punto mi sono deciso ad andare fino in stazione visto che la mattina dopo alle 7 dovevo prendere un treno per Milano e la situazione era critica. All'ingresso mi sono trovato in mezzo a un sacco di trolley luccicanti tenuti in piedi da persone impensierite sulla loro destinazione mentre il tabellone mi diceva che era tutto regolare e i ritardi erano limitati.
Si stava facendo buio e io non avevo niente di visibile se non qualche pezzo rifrangente nelle scarpe. Così ho fatto marcia indietro e ho ripreso la corsa verso casa. Non ascoltavo il ginocchio destro che mi diceva che una cosa del genere me la posso permettere al massimo una volta ogni 15 giorni perché i polmoni mi spingevano avanti tutta mentre il mio cervello pensava alle scene di stupore che aveva registrato poco prima.
Le strade erano diventate dei canali.
Possiamo costruire le strade per renderci più comoda la vita ma se non prendiamo in considerazione altre vie come quelle fluviali e non le rispettiamo pulendo argini e letti dei fiumi, queste sono le conseguenze ineluttabili.
Mi ha fatto abbastanza schifo anche se non mi ha stupito più di tanto la tempestiva critica della minoranza politica della mia città nei confronti dell'amministrazione: approfittare di una catastrofe simile dove molti cittadini pagheranno le conseguenze anche delle nefandezze di tutte le precedenti amministrazioni solo per screditare il rivale politico a proprio vantaggio è un gesto vile e irrispettoso verso chi (con)vive col fango in casa. Inoltre, sono parole che non hanno alcuna utilità in queste situazioni. E' sempre bello vedere come la gente spreca le occasioni per tenere la bocca chiusa invece di darsi da fare.

Alla fine, da casa alla stazione via strade di passaggio e ritorno diretto ho corso per quasi 18 chilometri, cosa mai successo prima, e con le debite pause per rendermi conto dal vivo di quello che avevo visto prima alla tele ci ho messo meno di una partita di calcio recupero compreso.
Peccato che correre sull'asfalto non sia la gioia del mio ginocchio. 
Peccato aver sfruttato una alluvione per aver attraversato la mia città a piedi e aver corso in mezzo la strada in una giornata senza i blocchi del traffico.
Peccato non aver ancora capito che noi piccoli umani siamo una nullità.

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Non è cambiato un cazzo!

Sono passati 25 anni... i terroristi sono sempre islamici, andiamo ancora in giro coi piumini (senza maniche), il culo ricoperto da un pantalone ebreo, le scarpe baffate ai piedi e ascoltiamo la musica con le cuffie (alla fine cambia solo il mezzo ma la forma rimane la stessa).
Non è cambiato un cazzo!
Doc, Marty, cosa avete fatto in questi ultimi 25 anni?
Dove siete stati, bontà divina???

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Quello che gli occhi rivelano

Mentire è una delle cose che all'essere umano riesce nel modo più facile, un rifugio breve da trovare. Ma bisogna anche essere capaci di farlo, il che non è altrettanto semplice.
Infatti i suoi occhi mi dicevano l'opposto di quello che mi stava dicendo la sua bocca. La discordanza era evidente.
Qualcosa non è andato come doveva andare come stabilito dal piano dal ruolino di marcia. Qualcosa non è stato per niente perfetto liscio piatto placido e controllato come un tranquillo fiume di pianura.
Per coprire la macchia ha usato un prodotto che non andava affatto bene. Coprire l'errore con una bugia forse è la prima cosa che viene in mente, per trovare un riparo. Un po' come se si spaccasse un vetro di un finestrino una notte d'inverno e all'istante ci metti un pezzo di nylon. 
Lei lo aveva già fatto e come all'ora non era andata granché bene, come avrebbe voluto (farmi credere).
Forse perché è cresciuta così, affrontando la quotidianità come un fatto personale tra lei e il resto della gente cercando sempre di cogliere l'occasione per dimostrare quanto vale quanto sia forte brava e perfetta in tutto quello che fa. Perfetta in quella che è. Anche per soddisfare anche l'altrui auto compiacimento.
Ma questa volta non è stata perfetta ma non ha detto che le cose non sono andate perfettamente, che potrebbe confondere, anzi.
Ma dimostrare ancora una volta l'opposto di quello che è in realtà non vale, addirittura ostentarlo presentarlo vestito come qualcosa di ottenuto dopo una ricerca voluta è un pessimo rifugio, quasi come nascondersi a pelo d'acqua con la canna in bocca per respirare.
Le orecchie ascoltano quello che si dice con la propria bocca ma a meno che non si parli di fronte uno specchio gli occhi non possono mostrarsi a se stessi e si perdono quella parola in più che sanno esprimere, quasi contro la nostra volontà. Svelano la reale situazione dell'animo. Per la prima volta ha malcelato incertezza e paura che trasparivano dal suo sguardo. Allora non è davvero quella fredda macchina che mi mostrava di essere.
Non è da lei fare il passo più lungo della gamba anche perché non c'è la certezza che la coperta che le potrebbe venir offerta possa bastare per entrambi. O per tutti e tre. 
Per questo non ci credo.
Il mio istinto ha una percentuale di errore molto bassa.
Purtroppo.
...
In bocca al lupo.
...anche se, come ho sempre pensato, ha più culo lei che vite un gatto.

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Happy Days Tom Bosley!

Spesso guardando i telefilm mi chiedo che fine abbiano fatto gli attori di quelle serie che vedevo spesso e a cui mi ci ero affezionato, vuoi per la routine o per il personaggio. Per uno di loro ho avuto la risposta. 
L'ho saputo 24 ore fa dalla mia primaria fonte di informazione, cioè il televideo. Lo scrivo adesso che ho quell'attimo di tempo il pc è ancora acceso e mi va di parlarne.
Il 19 ottobre è morto Tom Bosley.
Tom Bosley era il sig. Howard Cunningham nel telefilm ''Happy Days'',  capo della famiglia Cunningham, famiglia modello dell'America nella metà anni '50, padre del ragazzo più bravo del mondo, e padrino di un mezzo bullo e mezzo play boy dal cuore tenero, membro e forse anche presidente della prestigiosa Loggia del Leopardo (a chi non faceva ridere quel cappello, simbolo della società?).
Ma per quelli della mia generazione è stato l'immaginario di un padre ideale. Chi non lo avrebbe voluto come proprio papà, come genitore capace di ascoltare dopo una brutta giornata a scuola o dopo un litigio con gli amici o per confidare i propri problemi di cuore? Non che voglia rinnegare i miei genitori anzi, ma la figura del sig. Howard Cunningham è entrata nelle nostre case all'ora di cena per tanti anni riuscendo poi a trovare un posto anche nei nostri cuori per il suo carattere deciso ma comprensivo, espressione di un modo di fare ragionevole, posato, sereno, comprensivo e amorevole degli happy days americani, di quelli che avremmo voluto anche nella nostra realtà.
Era un volto famigliare e ricordo che quando il suo faccione bonario e simpatico appariva anche in altri telefilm (aveva un ruolo importante ne ''La signora in giallo'' ma non ho mai visto una puntata) mi sembrava avvertivo quel piacere tipico che si sente quando si incontra dopo tanto tempo una persona conosciuta e quasi mi scappava da chiedere ''Salve, Tom! Vecchio Leopardo, da quanto tempo!? Come stai? Marion tutto bene?''.
Quando ho letto la notizia nella pagina luminosa della tele ammetto di essermi intristito. Anche se tra i poteri di quella scatola c'è anche quello di non far morire davvero mai le persone, mi sento come se quegli happy days non torneranno più.
Happy Days Tom!

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Appello per la proroga delle detrazioni fiscali del 55% sul risparmio energetico

Penso che il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni inquinanti, derivate anche dai consumi energetici delle nostre abitazioni, sia un argomento molto importante. Primo perché questo ci consentirebbe di vivere in un mondo migliore più respirabile più verde più pulito. Con tutta la sporcizia l'intolleranza la violenza e la malfidenza  che si vedono e si sentono ogni giorno, dovremmo impegnarci a fondo per pulire almeno l'aria che respiriamo. Inoltre, si abbatterebbero i costi delle bollette in modo molto consistente, alla faccia delle lobby e dei cartelli delle società energetiche.
  
Io preferisco una fila di piloni con delle pale che girano mosse dal vento sopra un monte o in mezzo al mare, andare a vedere in nord Europa se deturpano lo skyline (Galan, hai venduto e deturpato kmq di Veneto - a debita distanza dalla terra di casa tua - ai costruttori e hai rotto i maroni per dei piloni preoccupandoti per la prima volta del panorama? Fottiti! Da quando in qua sei un ambientalista?), che una ciminiera nucleare, anche se fosse a 300 km da casa mia!
   
Certo però che chi sogna o vuole costruirsi una casa eco-compatibile e autonoma dal punto di vista energetico deve mettere in conto una bella spesa, perché se si vuole davvero creare una abitazione passiva si devono integrare diversi impianti: fotovoltaico, solare, geotermico e di riciclo delle acque piovane.
Mica una cosa da poco direi. 
Il nostro governo per incentivare lo sviluppo e la diffusione di questi impianti, attraverso la finanziaria 2007 aveva introdotto una detrazione fiscale del 55% (in 5 anni...) per gli interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici italiani. Questa detrazione era stata ripristinata anche per tutto il 2010, con qualche difficoltà visto il facile ostracismo di lobby e cartelli e immagino anche l'opposizione di qualche politico che non ci vedeva alcun tornaconto, mentre invece ce ne erano troppi per il popolo, sovrano, che lo aveva mandato a Roma con il proprio voto. 
Questo incentivo ha portato una media annua di circa 200 mila richieste di detrazione, si è raggiunto un beneficio in termini di energia risparmiata (circa 4.500 GW) e di CO2 non emessa e alcune ripercussioni positive dal punto di vista economico. Lo sconto del 55% è stato visto di buon occhio anche da parte degli altri Paesi europei tanto che l’Italia si è dimostrata, una volta tanto, all’avanguardia nell’UE.
Ciancio alle bande (lo so, lo so, è una licenza che mi prendo ancora dalla III ragioneria, insieme a molti altri detti...) e alle polemiche, la detrazione del 55% scade il 31 dicembre 2010.
  
Sarebbe davvero un problema se non venisse prorogata, per gli italiani e le aziende impegnate nel settore, perché questa detrazione ha un doppio importante, vantaggio: 1 per i cittadini che intendono sfruttare l'energia rinnovabile pulita libera e democratica; 2 per tutte quelle aziende che costruiscono e/o forniscono questi impianti.
I politici si dovranno accontentarsi di mangiare di meno: infatti è compito del ministro per le attività produttive trovare i fondi necessari per la proroga. 
Con i nuovi parametri 
Adesso che s'è deciso a nominarne uno dopo centinaia di giorni di vacanza, un gruppo di blogger si è fatto promotore di una iniziativa rivolta a sensibilizzare chi di dovere per arrivare a questo obiettivo.
Copio e incollo qui sotto il testo della e-mail che mi è arrivata e poi il testo dell'appello al neo ministro per le attività produttive, Paolo Romani, mentre a questo link potrete visitare il loro sito e trovare molte informazioni utili.
E fatelo girare!!!
***

Se un generatore eolico potesse catturare la forza del vento che soffia a favore del risparmio energetico avrebbe le pale al massimo. Solo venerdì scorso un drappello ridotto ma ben agguerrito di blogger hanno dato vita al sito www.cinquantacinquepercento.it per raccogliere adesioni intorno ad un appello rivolto al neo-ministro dello Sviluppo Economico Romani. Al centro della richiesta ci sono proprio le detrazioni introdotte da un altro ministro dello Sviluppo Economico, Bersani, che permettono di "scontarsi" più della metà delle spese sostenute dai cittadini per i lavori volti a migliorare l'efficienza energetica delle proprie case. Il provvedimento ha saputo, negli anni, dare uno stimolo all'economia del settore, ha portato all'emersione di molto lavoro nero e, soprattutto, ha permesso al nostro paese di fare un piccolo passo verso la strada del risparmio energetico che vuol dire meno petrolio bruciato, meno atomo scisso, meno dighe in montagna.
 
Tutto ciò potrebbe finire tirato dalla finestra come i piatti vecchi allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 2010.

 55 prodi blogger ed oltre 350 cittadini si sono però proposti di fare da stimolo all'azione di governo chiedendo al ministro competente di agire in tempi brevi per il prolungamento dell'iniziativa.
 Per partecipare all'iniziativa basta andare su www.cinquantacinquepercento.it/appello-per-la-proroga-delle-detrazioni-del-55/ firmare la lettera ed unire in catena il proprio blog o sito.

***
Al Ministro per le Attività Produttive
Paolo Romani
e pc Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Silvio Berlusconi
La detrazione fiscale del 55% per gli interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici italiani è in scadenza il prossimo 31 dicembre.
Da più parti, e da diverso tempo, si sono susseguiti appelli e inviti al Governo per una proroga di questa agevolazione fiscale: prima le associazioni di categoria del settore, poi i sindaci e le Regioni, infine le commissioni Ambiente e Trasporti della Camera. Anche su internet i si è avviata da tempo una mobilitazione per la conferma del 55%. Più recentemente lo stesso Governo, per bocca del sottosegretario all'Economia e alle Finanze, Luigi Casero, ha riconosciuto la bontà di questa misura di incentivazione che peraltro - secondo i dati diffusi dalla Federazione Industrie, Prodotti, Impianti e Servizi per le Costruzioni - in 4 anni ha permesso un ritorno complessivo per il Sistema Paese di quasi 4 miliardi di euro superiore alla cifra non incamerata dallo Stato.
Si tratta di un provvedimento che ha reso possibile ai cittadini italiani di far eseguire interventi, spesso molto onerosi, di riqualificazione energetica delle proprie case contribuendo così non solo a evitare tonnellate su tonnellate di emissioni nocive in atmosfera, ma anche a diminuire la loro bolletta e far risparmiare al nostro Paese complessivamente circa 4500GW di energia. Gli incentivi hanno favorito lo sviluppo in questi anni del settore dell'efficienza energetica: gli interventi su finestre, caldaie, pannelli solari, ma anche soluzioni di isolamento termico delle pareti e dei tetti hanno reso possibile alle aziende più innovative e dinamiche del settore dell'edilizia di continuare a lavorare e crescere anche in questo momento di crisi. Senza la conferma del 55% il prossimo anno, il solo comparto dei serramenti si ridimensionerebbe di circa 1 miliardo di euro (dati UNCSAAL).
Non solo: le modalità di trasparenza nei pagamenti, e di rendicontazione all'ENEA hanno garantito da un lato l'emersione di migliaia di rapporti economici, in un settore ancora caratterizzato dalla presenza di ampie zone "grigie", dall'altro la contabilizzazione degli interventi in vista dell'obbiettivo di risparmio energetico fissato dal Piano d'Azione nazionale (42.000gw entro il 2016). Gli obiettivi europei di sostenibilità saranno molto difficilmente raggiungibili senza la conferma e la rimodulazione della detrazione del 55%.
Per queste ragioni chiediamo che uno dei suoi primi atti da Ministro alle Attività produttive sia la proroga delle agevolazioni del 55%.

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Due settimane volate

Pare che riesca a scrivere solo di domenica. Ma non è un caso: dopo una intera giornata passata in ufficio a sbattere le dita sulla tastiera e soprattutto con gli occhi che flippano su e giù e a destra e sinistra di uno schermo proprio come una pallina sbattuta dentro un flipper, la sera si ha poca voglia di ripetersi a casa. Così la domenica sera diventa il momento per approfittarne.
Le ultime due settimane sono state ricche intense fitte senza sosta. Belle! 

Dopo la domenica racing delle Superbike a Imola, martedì e mercoledì successivi un salto a Parigi per il Salone Mondiale dell'Auto. Vabbhé, sono stato in sala stampa dalle 7 alle 16 senza vedere una macchina nuova sparandomi una 9 ore non stop mitragliata senza sosta (non è vero, una - di sosta, non di ora - sono riuscito a concedermela) ma è stata comunque una bella esperienza e dopo tutto sono riuscito a scambiare quattro parole con il responsabile stampa di una casa costruttrice, abile a farmi intendere la sua risposta alla mia domanda in modo molto politico.
Ero preoccupato per il ritorno a casa in macchina dall'aeroporto di Malpensa da solo, a notte inoltrata dopo poche ore di sonno e tante di lavoro tirato, ma alle 2 di notte ero sotto la doccia di casa!
E alle 9:30 al lavoro aggiornando con foto video e articoli fino a sera per sfamare il bisogno di informazione dei lettori per tutto il resto della settimana

Il fine settimana è stato tranquillo ma non poteva essere altrimenti con l'ammasso di ore di sonno da recuperare. Sabato passato a tavola tra il primo pranzo "intragenitoriale": le cose sono più facili quando si conoscono da più di vent'anni e non toglie il divertimento e la cena con un amico e la cugina che non vedevo da tempo. Domenica mattina invece ho saltato la mia prima gara di mtb per motivi psico-fisici (non potevo affrontarla, la prossima volta mi preparerò meglio!) però il pomeriggio, complice la tesi che sta completando Anna, me la sono spassata in sella su e giù gli argini del Tesina divertendomi un bel po' (e bruciando i pasti...), osservando il luogo dove vivo da un punto di vista nuovo e coinvolgente e trovando una conferma ai miei gusti: lo sterrato è il mio campo d'azione preferito coi suoi sali scendi buche fango e non le salite dei colli. Puro divertimento.
  
Lunedì mattina tornato a lavoro sono stato colpito a freddo dalla novità: la sera stessa partenza con destinazione Colonia per sostituire un collega ammalato a Intermot, il salone biennale della moto! L'unica cosa che mi infastidiva era ritornare a Malpensa per tornare poi a casa ancora da solo. Per il resto invece stavo già sbavando!
Così alle 10 di sera ero in giro per Colonia: molto bella e ordinata, un bel centro storico con un Municipio e un duomo bellissimi in stile gotico (peccato per i punk a bestia che ci girano attorno e per l'odore dei loro bisogni) che integrano benissimo la moderna stazione centrale. In più un bel museo romano dove sono stati conservati diversi reperti, tra i quali un bel pezzo di pavimento. Complimenti, e anche qui l'Italia deve imparare. Tra l'altro, a Colonia 17° una sera di fine settembre è una bella botta di culo! Perfetta per gustarsi una buona birretta in santa pace al bancone di una birreria in piazza del municipio. E visto che i bicchieri sono da 20cl (x €1,60 cad.), mi sono concesso il bis, senza farlo gravare sulle casse aziendali.
Il giorno dopo, alle 7:30 ero in sala stampa per accaparrarmi un posto memore dell'esperienza aggressiva di Parigi, ma tra auto e moto ci passa un oceano: con mia sorpresa mi sono trovato in compagnia dei ragazzi di un sito italiano. E basta! Per entrare nei padiglioni si dovevano aspettare le 9!!! Averlo saputo, avrei dormito con calma... ma dalle 9 alle 15 ho girato come un cinquantino per i padiglioni fotografando il fotografabile (e anche le infotografabili, animate e non!) e scambiato due battute al volo coi responsabili stampa marketing e prodotto delle case. Poi alle 16 ero in aeroporto a sistemare la prima botta di immagini tanto per prendermi avanti e a mezzanotte a casa, giusto per vedere il finale di X-Factor (peccato per Emanuela!) e da mercoledì a venerdì in redazione per darci dentro duro.
  
Va da se che questo fine settimana ha avuto un ritmo molto lento con giornate iniziate molto tardi ma trovando l'occasione insieme a Anna per vincere una strenua lotta contro il tempo accomodatosi su pavimento soffitto e mobili armato di aspirapolvere buona volontà  e senso di responsabilità (trallallero trallallà!).
Alla fine ci siamo beati la solita bruschetta della domenica sera (Asiago, speck, wurstel, peperoni grigliati, olio piccante e origano) accompagnata da una Chimay da 75cl, guardando le solite avventure di NCIS, finalmente seduti comodi sul nostro primo divano!
 
Solo tre pensierini prima di finire:
1. Prima volta a Parigi! Avevo una brava guida che purtroppo moriva dalla voglia di andare a dormire mentre io non ne avevo la minima intenzione. Era notte e ci saremmo dovuti alzare dopo poche ore ma l'eccitazione di trovarmi in quella città mi teneva in piedi. Siamo stati fortunati a trovare 18 gradi alle 11 di sera, ma la vita che camminava per le strade beveva e mangiava nei bistrot e discuteva di politica letteratura e chissà cos'altro in quella piccola libreria mi ha colpito. Trovo la sua giustificazione dalla mia provenienza provinciale, ma nonostante la mia sia una città piccola non ne consegue per direttissima che debba andare a letto dopo il carosello, perché volendo avrebbe il potenziale. Volendo, vedendolo e sfruttandolo. Devo sapere se a Parigi nessuno protesta contro la joie de vivre dei suoi cittadini e dei turisti...

    

2. I trasporti italiani fanno schifo! Non è affatto una novità ma ogni volta che si va all'estero e se ne fa l'esperienza ti girano! Sia a Parigi che a Colonia ci ho messo pochi  minuti per il tragitto aeroporto/centro città/hotel o fiera/aeroporto ad un costo accettabile. L'aeroporto (internazionale) di Malpensa avrà dei negozi migliori di quelli del de Gaulle o di Colonia/Bonn, ma dalla stazione centrale di Milano non c'è altro che un bus che deve passare per l'autostrada e sperare non ci siano problemi, altrimenti per i treni bisogna spostarsi alla stazione Cadorna o Bovisa, spendere un bel po' (€4,55 in 1° classe o €3,05 per la 2°) e in una media di 32' il Malpensa Express copre i 50 km per arrivare in aeroporto. Oppure spendi un capitale vittima del cartello dei tassisti. 
La stazione centrale di Colonia è di fronte la parte sud della fiera (attraversato il ponte sul Reno, sei in centro storico!), attraversi la strada e con €1,40 in 20' di media sei in aeroporto.
 
3. Andare ai saloni mi è piaciuto! Anche Parigi è stata una bella esperienza mentre a Colonia me la sono goduta, perché ho girato senza limiti per conto mio indipendente ho fotografato parlato coi responsabili delle case e mi sono fatto delle idee prima di scrivere gli articoli.
Mi viene da sorridere, pensando all'altra faccia della medaglia: le precedenti esperienze lavorative non sono state così entusiasmanti ma a loro favore avevano un buon trattamento economico mentre questa volta faccio un bel lavoro, quello che mi piace fare e... basta!
Sono state due settimane che mi hanno fatto sentire coinvolto che mi hanno fatto dare qualcosa (informazioni) a qualcuno (i lettori) ma che ha dato molto anche a me perché mi hanno fatto capire cosa mi piace e a cosa sono portato.
Se fossi tornato a casa da Fosca, sarebbero state perfette.

PS: niente male per essere foto scattate con il telefono...

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