Chissà se capiremo
L'intenzione originaria di questo post era quella di guardare alle conseguenze di questa emrgenza sanitaria. Tra i tantissimi 'nonostante' da dover affrontare, volevo cercare i lati positivi di questa microscopica cosa. COVID-19 o coronavirus. Avevo iniziato a scriverlo poco dopo il 1° decreto del premier Conte che bloccava il Paese. Poi la situazione è peggiorata ogni giorno e anche per rispetto a chi ha perso un famigliare o una persona cara non me la sono tanto sentita di 'ringraziare' il piccoletto.
Infine stamattina ho letto un post su Facebook di una persona che ho conosciuto per lavoro un anno fa, con la quale sono entrato in sintonia, almeno personalmente. La trovo una persona affidabile che fa bene il suo lavoro, onesta e simpatica che male non fa. Da questa emergenza anche lui ne uscirà malconcio perché ha un'azienda e al momento ci sta rimettando parecchio. Però ha scritto di aver capito una cosa: che vivere per lavorare - per gli altri - non ne vale(va) la pena, perché basta un cosetto microscopico a vanificare in un mese il lavoro di un gran pezzo di vita e così quando tutto sarà passato non tornerà a lavorare 7/7 per 20 ore al giorno.
Lui ha capito qualcosa dal microscopico essere: che ci sta insegnando molte cose e io mi auguro di cuore che tutti noi possiamo imparare qualcosa come lo ha capito lui. Così ho deciso di cambiare titolo al post con "Chissà se capiremo".
Chissà se capiremo la lezione. Perché di solito è proprio nei momenti di difficoltà che nascono nuove opportunità. Qualcun altro direbbe "dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Anche se sono un po' spaventato perché dai miei conti sono circa 19 anni che viviamo un momento difficile. Mi rendo conto della enorme cazzata: un momento di 19 anni infatti somiglia di più a un controsenso. Eppure sono circa 19 anni che mi sento dire "è un momento difficile" neanche avessero abbattutto le Torri Gemelle l'altro ieri. E quindi mi sembra che non abbiamo imparato una mazza. Ma questa volta, dopo 'sta botta, chissà se capiremo...
... come siamo fatti. Non solo noi ma tutti quanti. E' dura da accettare ma italiani, francesi, tedeschi, libanesi, russi e turchi sono uguali. Sono mona uguali.
Noi siamo mona perché abbiamo chiuso le frontiere a chi veniva dalla Cina direttamente, mentre per chi invece arrivava tramite altri aeroporti, ampie pacche sulle spalle.
Siamo mona perché ci siamo disperati subito mettendo in cima ai nostri pensieri la cosa più importante per noi: i soldi. Certo, cose da prendere in considerazione, ma magari prima pensiamo a come fare per proteggerci, invece di chiedere subito soldi a mamma Stato, a piangere un governo di inetti ignavi mentre nel frattempo il virus dilaga tra le maglie di una difessa molto debole, con le confindustrie a dire che non era necessario fermare tutto dimenticando quanto sia più costosa la cura della prevenzione.
Non ci siamo comportati come avremmo dovuto, uniti e seriamente: dovevamo essere i primi ad agire prendendo esempio da quello che è stato fatto in Cina. Tutti a casa subito senza alcun dubbio. E ora che siamo travolti è tardi. E ancora peggio alcuni pensano sia una vacanza e girano per la città tra mercati piazze e parchi. Il governo non li ha chiusi ma non obbliga nessuno ad andarci. Dobbiamo agire secondo coscenza e vedo che qualcuno se ce l'ha è davvero sporca.
Curioso come tra quelli che piangono perdite attuali a 4 zeri come minimo, c'è qualcuno che dichiara redditi al limite dell'incapienza. In ragioneria ho preso quattro sufficienze in tre anni (e meno male che una di queste è arrivata allo scritto dell maturità!) ma non mi tornano i conti.
Sono mona i francesi, i tedeschi, gli austriaci & company perché ci hanno deriso e insultato ovvero hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi con i cinesi, invece di prendere subito le misure per difendersi, per bloccare o per lo meno rendere meno pernicioso il virus. Gli stadi vuoti sono arrivati tardi e non servono a niente se le piazze fuori sono piene. Erano in tempo, con il nostro esempio lampante e gratuito, ma per credersi superiori si stanno dimostrando mona peggio di quelli che prendevano in giro o considerano pezze per pulire i pavimenti. La superbia non è mai servita granché.
E' mona l'Europa intera che non sarà mai unita a meno di chissà quale catastrofe. Gli Stati Uniti sono passati attraverso una guerra civile noi nemmeno dopo due mondiali più tante altre alle quali abbiamo prestato i nostri territori. Chissà se potrà servire una cosetta che si vede solo in un microscopio.
... che l'industria com'era fino a metà febbraio va totalmente ripensata. Lo era anche prima di metà febbraio, sia chiaro, ma questa mi sembra un'occasione da non perdere. Altrimenti, torniamo al paragrafo precedente: mona! Faccio ancora tanta fatica a capire una cosa: perché ostinarsi a continuare la produzione? Per chi? Se l'azienda che costruisce auto sospende la produzione, la conceria per chi vuole continuare la sua attività? Ci sono tante aziende, nel vicentino è pieno, che pensano solo a produrre. Mai invece che pensino 'per chi' né a 'come' produrre. Non è un caso se molte di queste non esistono più o sono state vendute, per essere chiuse. Lo so, è un problema sospendere la produzione, sono costi per tutti, imprenditori e dipendenti. Ma se si sospende temporaneamente l'attività non muore nessuno. Se continua invece, il rischio può essere molto più grande.
...che gli imprenditori stanno affrontando una seria minaccia per il futuro delle loro imprese: lo smartworking, il tele lavoro, il lavoro da casa. Chiamatelo come volete, la sostanza è che si è scoperto che è possibile lavorare da casa, senza attraversare la provincia, intasare le strade, stressarci nel traffico, inquinare l'aria che respiriamo, risparmiando soldi per il consumo di carburante, di pneumatici, di olio, di usura dell'auto o della moto. L'imprenditore medio che nel vicentino (non so altrove) ha manie di persecuzione, di controllo e paranoie varie sui propri dipendenti, considerati e trattati come un'uscita mensile di cassa e non una risorsa da valorizzare, ora ha un'altra seria preoccupazione. Che farà al ritorno? Capirà che alcuni dei suoi (crede di averne il possesso) lavoratori riescono a essere produttivi svolgendo lo stesso lavoro anche in un ambiente diverso, forse anche migliore, dell'ufficio?
E invece, questa potrebbe essere l'occasione perfetta per rivedere l'organizzazione aziendale, per lavorare meglio.
...che quando non ci sono soldi in mezzo l'Europa non esiste, intesa come ente burocratico. E non è un caso se all'inizio si chiamava Unione Economica Europea. Per esempio poteva chiamarsi Unione Sociale Europea se avesse voluto preoccuparsi delle persone. Invece si preoccupa di tutt'altro. Hanno perfino fatto incazzare il nostro Presidente della Repubblica. Quando si tratta di immigrati non reagisce, si confonde: con l'Italia pretendeva accoglienza senza mostrare alcun intervento autonomo, con i recenti immigrati siriani al confine greco invece afferma che è un problema europeo e che "la protezione dei confini è essenziale" (è drammatico come questa affermazione sia passata nella totale indifferenza!). Certo, i commissari sono diversi nei due casi perché nel frattempo la Commissione Europea è cambiata, ma mi aspetto un comportamento che rispetti la filosofia dell'UE, quindi le stesse idee supportate da persone diverse.
La conclusione è che la gente può morire tranquillamente, anzi meglio che non rompa troppo mentre l'importante è non perdere i soldi di qualcuno.
...che la globalizzazione alla fine abbia portato solo risultati nefasti rovinando interi paesi e le vite di milioni di persone. Da una parte quelle che hanno perso il lavoro, che lo hanno visto spostarsi (esternalizzare o internazionalizzare, come dicevano i consulenti a inizio secolo) prima all'est europeo poi ancora più a est in estremo oriente, dall'altra quello che lo hanno ricevuto ma vengono sfruttati o massacrati.
Muovendo merci da un capo all'altro del pianeta ha introdotto specie animali che stanno distruggendo le coltivazioni.
Siamo diventati dipendenti di un unico fornitore che sta dimostrando le sue debolezze (perché tutti ce le hanno, la perfezione non esiste) e ne paghiamo le conseguenze. Certo qualcuno si è arricchito molto, ma molti si sono impoveriti molto, con una bilancia nettamente pendente verso questi ultimi. Perché è più importante fare soldi che far star bene le persone. E non si sta bene indossando un paio di pantaloni spacciati per fighi o sedersi su una sedia dal design sospetto.
...quanto sia importante tornare a quelli che eravamo una volta, un Paese manifatturiero che sapeva concepire e creare cose meravigliose. Mi auguro di poter tornare alla nostra indipendenza industriale, di tornare a farci le cose in casa, non solo il pane quando ritroveremo 'sto benedetto lievito, e per questo chi siede nelle poltrone decisionali una volta per tutte capisca cosa deve davvero fare. Restituire la dignità ai lavoratori, coraggio agli imprenditori, creare un circolo virtuoso capace di farci tornare una potenza culturale e manifatturiera. Riprenderci la produzione che abbiamo dato in giro, arricchendo gli altri e impoverendo noi. Se non lo impariamo ora, siamo spacciati e si ritorna al paragrafo 1: mona. Abbiamo l'occasione di tornare a crescere tutti. Di riprenderci la produzione di una volta per evitare catastrofi come questa. Tornare a produrre nel nostro Paese, ma con i giusti costi. Altrimenti è inutile!
... il senso del tempo. L'essere microscopico ci sta dimostrando che possiamo vivere in modo diverso a un ritmo inferiore, che fuori dal posto di lavoro dove passiamo dieci ore al giorno respirando lo stesso ricircolo d'aria c'è la vita vera capace di rigenerarci. Ci sta dimostrando che stare con chi amiamo, fare le cose che ci piacciono, sono di vitale importanza per stare bene, perché può succedere un niente e domani non ci siamo più e l'ultima cosa che ci siamo detti travolti dalle innumerevoli cose da fare è stato un rancoroso 'vaffanculo'. Ci sta dimostrando che siamo circondati dal superfluo che ci distrae da noi stessi, intesi come famiglia, gruppo ma anche come singoli individui.
Concludo includendo due pensieri di un'amica che vive in Cina (ho preso gli screenshot, non capisco perché i codici di incorporazione non funzionino, orcamadosca!). Paese che si spaccia per Repubblica Popolare ma non è affatto democratica. Eppure le cose con calma, pazienza e la collaborazione di tutti - anche perché non c'era alternativa - sta tornando alla normalità.
In Italia ci sono voluti due decreti per decidere di stare a casa. Nel primo non c'era nemmeno un divieto espresso di uscire (che tanto, l'italiano medio dei divieti se ne è sempre fottuto). Il senso del #iorestoacasa non serve a salvarci la vita. Se usciamo non muoriamo. Ma rischiamo
1) di venir contagiati
2) di contagiare gli altri
3) di portare a casa il virus e contagiare i famigliari
4) se usciamo potremmo rischiamo un incidente e non è il caso di incasinare ospedali già stressati (eufemismo)
5) se finiamo in ospedale è più facile rischiare di prendere il virus
6) se veniamo contagiati o contagiamo altri, potremmo finire in ospedale, dove i posti letto sono al limite.
Sì, anche l'influenza... ma lei fa così nell'arco di 4/6 mesi, non in due settimane e per lei abbiamo un vaccino e per il coronavirus no. Cazzo, lo capite??? Riuscite a non rompere le palle e a non andare a correre o in bici per qualche settimane? O siete così egoisticamente idioti? E non prendetevi tutte le banane al supermercato, lasciatele anche agli altri (questa è per un'amica che non trova mai le banane al Conad. Devono essere buonissime)!
Infine stamattina ho letto un post su Facebook di una persona che ho conosciuto per lavoro un anno fa, con la quale sono entrato in sintonia, almeno personalmente. La trovo una persona affidabile che fa bene il suo lavoro, onesta e simpatica che male non fa. Da questa emergenza anche lui ne uscirà malconcio perché ha un'azienda e al momento ci sta rimettando parecchio. Però ha scritto di aver capito una cosa: che vivere per lavorare - per gli altri - non ne vale(va) la pena, perché basta un cosetto microscopico a vanificare in un mese il lavoro di un gran pezzo di vita e così quando tutto sarà passato non tornerà a lavorare 7/7 per 20 ore al giorno.
Lui ha capito qualcosa dal microscopico essere: che ci sta insegnando molte cose e io mi auguro di cuore che tutti noi possiamo imparare qualcosa come lo ha capito lui. Così ho deciso di cambiare titolo al post con "Chissà se capiremo".
Chissà se capiremo la lezione. Perché di solito è proprio nei momenti di difficoltà che nascono nuove opportunità. Qualcun altro direbbe "dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Anche se sono un po' spaventato perché dai miei conti sono circa 19 anni che viviamo un momento difficile. Mi rendo conto della enorme cazzata: un momento di 19 anni infatti somiglia di più a un controsenso. Eppure sono circa 19 anni che mi sento dire "è un momento difficile" neanche avessero abbattutto le Torri Gemelle l'altro ieri. E quindi mi sembra che non abbiamo imparato una mazza. Ma questa volta, dopo 'sta botta, chissà se capiremo...
... come siamo fatti. Non solo noi ma tutti quanti. E' dura da accettare ma italiani, francesi, tedeschi, libanesi, russi e turchi sono uguali. Sono mona uguali.
Noi siamo mona perché abbiamo chiuso le frontiere a chi veniva dalla Cina direttamente, mentre per chi invece arrivava tramite altri aeroporti, ampie pacche sulle spalle.
Siamo mona perché ci siamo disperati subito mettendo in cima ai nostri pensieri la cosa più importante per noi: i soldi. Certo, cose da prendere in considerazione, ma magari prima pensiamo a come fare per proteggerci, invece di chiedere subito soldi a mamma Stato, a piangere un governo di inetti ignavi mentre nel frattempo il virus dilaga tra le maglie di una difessa molto debole, con le confindustrie a dire che non era necessario fermare tutto dimenticando quanto sia più costosa la cura della prevenzione.
Non ci siamo comportati come avremmo dovuto, uniti e seriamente: dovevamo essere i primi ad agire prendendo esempio da quello che è stato fatto in Cina. Tutti a casa subito senza alcun dubbio. E ora che siamo travolti è tardi. E ancora peggio alcuni pensano sia una vacanza e girano per la città tra mercati piazze e parchi. Il governo non li ha chiusi ma non obbliga nessuno ad andarci. Dobbiamo agire secondo coscenza e vedo che qualcuno se ce l'ha è davvero sporca.
Curioso come tra quelli che piangono perdite attuali a 4 zeri come minimo, c'è qualcuno che dichiara redditi al limite dell'incapienza. In ragioneria ho preso quattro sufficienze in tre anni (e meno male che una di queste è arrivata allo scritto dell maturità!) ma non mi tornano i conti.
Sono mona i francesi, i tedeschi, gli austriaci & company perché ci hanno deriso e insultato ovvero hanno fatto la stessa cosa che abbiamo fatto noi con i cinesi, invece di prendere subito le misure per difendersi, per bloccare o per lo meno rendere meno pernicioso il virus. Gli stadi vuoti sono arrivati tardi e non servono a niente se le piazze fuori sono piene. Erano in tempo, con il nostro esempio lampante e gratuito, ma per credersi superiori si stanno dimostrando mona peggio di quelli che prendevano in giro o considerano pezze per pulire i pavimenti. La superbia non è mai servita granché.
E' mona l'Europa intera che non sarà mai unita a meno di chissà quale catastrofe. Gli Stati Uniti sono passati attraverso una guerra civile noi nemmeno dopo due mondiali più tante altre alle quali abbiamo prestato i nostri territori. Chissà se potrà servire una cosetta che si vede solo in un microscopio.
... che l'industria com'era fino a metà febbraio va totalmente ripensata. Lo era anche prima di metà febbraio, sia chiaro, ma questa mi sembra un'occasione da non perdere. Altrimenti, torniamo al paragrafo precedente: mona! Faccio ancora tanta fatica a capire una cosa: perché ostinarsi a continuare la produzione? Per chi? Se l'azienda che costruisce auto sospende la produzione, la conceria per chi vuole continuare la sua attività? Ci sono tante aziende, nel vicentino è pieno, che pensano solo a produrre. Mai invece che pensino 'per chi' né a 'come' produrre. Non è un caso se molte di queste non esistono più o sono state vendute, per essere chiuse. Lo so, è un problema sospendere la produzione, sono costi per tutti, imprenditori e dipendenti. Ma se si sospende temporaneamente l'attività non muore nessuno. Se continua invece, il rischio può essere molto più grande.
...che gli imprenditori stanno affrontando una seria minaccia per il futuro delle loro imprese: lo smartworking, il tele lavoro, il lavoro da casa. Chiamatelo come volete, la sostanza è che si è scoperto che è possibile lavorare da casa, senza attraversare la provincia, intasare le strade, stressarci nel traffico, inquinare l'aria che respiriamo, risparmiando soldi per il consumo di carburante, di pneumatici, di olio, di usura dell'auto o della moto. L'imprenditore medio che nel vicentino (non so altrove) ha manie di persecuzione, di controllo e paranoie varie sui propri dipendenti, considerati e trattati come un'uscita mensile di cassa e non una risorsa da valorizzare, ora ha un'altra seria preoccupazione. Che farà al ritorno? Capirà che alcuni dei suoi (crede di averne il possesso) lavoratori riescono a essere produttivi svolgendo lo stesso lavoro anche in un ambiente diverso, forse anche migliore, dell'ufficio?
E invece, questa potrebbe essere l'occasione perfetta per rivedere l'organizzazione aziendale, per lavorare meglio.
...che quando non ci sono soldi in mezzo l'Europa non esiste, intesa come ente burocratico. E non è un caso se all'inizio si chiamava Unione Economica Europea. Per esempio poteva chiamarsi Unione Sociale Europea se avesse voluto preoccuparsi delle persone. Invece si preoccupa di tutt'altro. Hanno perfino fatto incazzare il nostro Presidente della Repubblica. Quando si tratta di immigrati non reagisce, si confonde: con l'Italia pretendeva accoglienza senza mostrare alcun intervento autonomo, con i recenti immigrati siriani al confine greco invece afferma che è un problema europeo e che "la protezione dei confini è essenziale" (è drammatico come questa affermazione sia passata nella totale indifferenza!). Certo, i commissari sono diversi nei due casi perché nel frattempo la Commissione Europea è cambiata, ma mi aspetto un comportamento che rispetti la filosofia dell'UE, quindi le stesse idee supportate da persone diverse.
La conclusione è che la gente può morire tranquillamente, anzi meglio che non rompa troppo mentre l'importante è non perdere i soldi di qualcuno.
...che la globalizzazione alla fine abbia portato solo risultati nefasti rovinando interi paesi e le vite di milioni di persone. Da una parte quelle che hanno perso il lavoro, che lo hanno visto spostarsi (esternalizzare o internazionalizzare, come dicevano i consulenti a inizio secolo) prima all'est europeo poi ancora più a est in estremo oriente, dall'altra quello che lo hanno ricevuto ma vengono sfruttati o massacrati.
Muovendo merci da un capo all'altro del pianeta ha introdotto specie animali che stanno distruggendo le coltivazioni.
Siamo diventati dipendenti di un unico fornitore che sta dimostrando le sue debolezze (perché tutti ce le hanno, la perfezione non esiste) e ne paghiamo le conseguenze. Certo qualcuno si è arricchito molto, ma molti si sono impoveriti molto, con una bilancia nettamente pendente verso questi ultimi. Perché è più importante fare soldi che far star bene le persone. E non si sta bene indossando un paio di pantaloni spacciati per fighi o sedersi su una sedia dal design sospetto.
...quanto sia importante tornare a quelli che eravamo una volta, un Paese manifatturiero che sapeva concepire e creare cose meravigliose. Mi auguro di poter tornare alla nostra indipendenza industriale, di tornare a farci le cose in casa, non solo il pane quando ritroveremo 'sto benedetto lievito, e per questo chi siede nelle poltrone decisionali una volta per tutte capisca cosa deve davvero fare. Restituire la dignità ai lavoratori, coraggio agli imprenditori, creare un circolo virtuoso capace di farci tornare una potenza culturale e manifatturiera. Riprenderci la produzione che abbiamo dato in giro, arricchendo gli altri e impoverendo noi. Se non lo impariamo ora, siamo spacciati e si ritorna al paragrafo 1: mona. Abbiamo l'occasione di tornare a crescere tutti. Di riprenderci la produzione di una volta per evitare catastrofi come questa. Tornare a produrre nel nostro Paese, ma con i giusti costi. Altrimenti è inutile!
... il senso del tempo. L'essere microscopico ci sta dimostrando che possiamo vivere in modo diverso a un ritmo inferiore, che fuori dal posto di lavoro dove passiamo dieci ore al giorno respirando lo stesso ricircolo d'aria c'è la vita vera capace di rigenerarci. Ci sta dimostrando che stare con chi amiamo, fare le cose che ci piacciono, sono di vitale importanza per stare bene, perché può succedere un niente e domani non ci siamo più e l'ultima cosa che ci siamo detti travolti dalle innumerevoli cose da fare è stato un rancoroso 'vaffanculo'. Ci sta dimostrando che siamo circondati dal superfluo che ci distrae da noi stessi, intesi come famiglia, gruppo ma anche come singoli individui.
Concludo includendo due pensieri di un'amica che vive in Cina (ho preso gli screenshot, non capisco perché i codici di incorporazione non funzionino, orcamadosca!). Paese che si spaccia per Repubblica Popolare ma non è affatto democratica. Eppure le cose con calma, pazienza e la collaborazione di tutti - anche perché non c'era alternativa - sta tornando alla normalità.
In Italia ci sono voluti due decreti per decidere di stare a casa. Nel primo non c'era nemmeno un divieto espresso di uscire (che tanto, l'italiano medio dei divieti se ne è sempre fottuto). Il senso del #iorestoacasa non serve a salvarci la vita. Se usciamo non muoriamo. Ma rischiamo
1) di venir contagiati
2) di contagiare gli altri
3) di portare a casa il virus e contagiare i famigliari
4) se usciamo potremmo rischiamo un incidente e non è il caso di incasinare ospedali già stressati (eufemismo)
5) se finiamo in ospedale è più facile rischiare di prendere il virus
6) se veniamo contagiati o contagiamo altri, potremmo finire in ospedale, dove i posti letto sono al limite.
Sì, anche l'influenza... ma lei fa così nell'arco di 4/6 mesi, non in due settimane e per lei abbiamo un vaccino e per il coronavirus no. Cazzo, lo capite??? Riuscite a non rompere le palle e a non andare a correre o in bici per qualche settimane? O siete così egoisticamente idioti? E non prendetevi tutte le banane al supermercato, lasciatele anche agli altri (questa è per un'amica che non trova mai le banane al Conad. Devono essere buonissime)!
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