Brexit

Sono affezionato all'Inghilterra e a tutto il mondo britannico, dal calcio alla musica, dai paesaggi alle tradizioni, perfino al clima che non mi ha mai infastidito.
Non posso non commentare quello che è successo ieri: la maggior parte degli abitanti del Regno Unito che è andata a votare (il 72%) ha scelto di non fare più parte dell'Unione Europea. Ha vinto la tanto temuta Brexit.
Ero piuttosto certo della vittoria dei Brexit perché l'Inghilterra non si è mai sentita molto partecipe non dell'Unione Europea ma dell'Europa. Ha mantenuto la sua moneta, le sue unità misura e perfino il senso di marcia. Mi chiedo perché sia entrata nella UE. Però fa un forte effetto destabilizzante adesso che è ufficiale.
"Nebbia sulla Manica, il continente è isolato"
è una vecchia frase che spiega bene il concetto di insularità dei britannici. Ad essere tagliato fuori non era il Regno Unito ma il resto del continente.


E' anche un voto molto particolare. Non hanno votato gli inglesi, ma anche i gallesi, gli scozzesi ed i nord irlandesi. Cioè gli abitanti del Regno Unito, in lingua inglese the United Kingdom, per intenderci.
Ma anche al suo interno il Regno Unito ha qualche divisione, tanto che a fine anni '90 una devolution ha permesso una certa autonomia di governo a Galles, Scozia ed Irlande del Nord.

Il Galles si è unito alla Corona politicamente, socialmente, economicamente e culturalmente ancora nel 1500 dimostrandosi una nazione sempre fedelde. Dal 1999 può contare su una Assemblea Nazionale che ha poteri solo locali.

La Scozia storicamente non si è mai sentita appartenente al Regno Unito (avete mai visto William Wallace?): ha sistemi istituzioni, legali, educative e religiosi distinti da quelli del resto del Regno Unito, anhe lei dal 1999 ha il suo parlamento locale che gode di una buona autorità su molti ambiti di politica interna.
Nel 2014 sono stati vicini all'indipendenza ma il 55% dei votanti al referendum ha preferito rimanere ancora sudditi della Corona.


L'Irlanda del Nord, l'Ulster, ancora adesso, nonostante l'accordo del Venerdì Santo del 1998, vive ancora un conflitto tra cattolici (una minoranza che preferirebbe unirsi alla Repubblica d'Irlanda, l'Eire) e protestanti (i discendenti del popolo inglese che invece preferiscono rimanere sudditi della Regina Elisabetta) pagato in passato con più di 3.000 morti.

Il 52% degli abitanti del Regno Unito che sono andati a votare si sono rotti le palle dell'agemonia della Germania e di un sistema economico-finanziario opprimente.
L'unica arma in loro possesso era quello democratico del referendum.
Qualcuno dice che lasciare al popolo la possibilità (la liberta!) di decidere su trattati negoziati e decisi da politici (si presume espertissimi di quello che trattano e negoziano) decine di anni fa è una pazzia. Forse perché la forza del popolo può essere brutale.

Andando a vedere la distribuzione geografica dei voti, Scozia e Irlande del Nord preferivano rimanere mentre Inghilterra e Galles ervano favorevoli all'uscita. 
L'area gialla di chi voleva rimanere nella UE sembra più ampia di quella blu che invece voleva l'uscita della Gran Bretagna da quella che una volta si chiamava CEE. 
Però pensando alla densità della popolazione, chi voleva rimanere nella UE è stato penalizzato da quella del Galles (142 abitanti/km²), dell'Irlanda del Nord (125 abitanti/km²) e della Scozia (65 abitanti/km², in alcune regioni delle Highlands meno di due/km²).
Nel Regno Unito la densità è di 383 abitanti per km² con l'Inghilterra che ne conta circa 400/km².
Anche Londra era favorevole a restare nell'UE.

Mi impressiona la distribuzione anagrafica dei voti.
Evidentemente, la popolazione inglese tra i 18-24 anni sarà inferiore a quella maggiore ai 65 anni, oppure una buona parte non è andata a votare. Può essere una combinazione di entrambe le possibilità, ma se fosse prevlente la seconda, se ora si trovano a subire scelte altrui, devono prendersi a martellate nelle tibie.
Ricordo che quando sono stato in Inghilterra per l'Erasmus, tra settembre 2000 e febbraio 2001, un sabato pomeriggio Londra era  semiparalizzata da una manifestazione (molto British, per altro: ordinata e sobria, esemplare!) contro l'introduzione in patria dell'€uro.L'età media dei manifestanti era molto alta, ben sopra i 50 anni.
Leggo che ora i giovani dovranno subire le scelte dei vecchi. Ma se i vecchi sono  di più e/o i giovani non si preoccupano del loro futuro, non è colpa dei tedeschi, degli italiani, dei francesi che, sempre ai si dice, potrebbero subire anche loro scelte altrui.

Appunto, cosa succederà? Difficle saperlo. Si apriranno dei trattati tra UE e UK per negoziare l'uscita. Non si sa chi leccherà il didietro a chi né chi ci rimetterà. 
Nell'immediato, il primo ministro Cameron ha cambiato idea e si è dimesso, pare che chi abbia investimenti in borsa ci stia rimettendo (io sto sempre dalla parte del buon vecchio mattone), che chi si sia trasferito Oltre Manica stia già facendo le valige, che nelle varie questure stiano aumentate le code per fare i passaporti, che Games of Thrones chiuda per mancanza di fondi dall'UE e che la Sterlina si stia svalutando. 
Ques'ultima notizia, se la politca economica del nuovo Regno Unito non interverrà, potrebbe migliorare la bilanica commerciale anglosassone aumentanto le esportazioni. Anche il turismo può trarre vantaggi visto che visitare Inghilterra & Co. sarà più economico.

Chi ha votato per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ha votato consapevole delle conseguenze, soprattutto a medio/lungo termine? Un referendum simile non può esprimere un semplice voto di protesta. Non so se era chiaro.
Purtroppo prima di diventare UE era la CEE, acronimo di Comunità Economica Europea. Con preponderanza per l'aspetto economico che per quello comunitario.
Si parlava di United State of Europe ma forse quei politici si sono dimenticati cos'è successo nell'altra sponda dell'Atlantico perché diventasse quello che è ora. Ma gli stati Europei non sono mai stati uniti, non lo sono nemmeno i singoli stati. Chiedi a un veneto o un siciliano se si sentono italiani, peggio ancora con un altoatesino, a un basco e ad un catalano se si sentono spagnoli.
Troppe differenze, da quelle culturali  a quelle di lingua*, da quelle burocratiche alle forme degli stati (fedrazioni, democrazie, monarchie...). 
Germania e Svezia hanno forme di incentivazione della famiglia che in Italia ci sognamo. Ma perché allora a Bruxelles non ci si è sbattutti più per garantire certe situazioni in tutta Europa, invece che cercare equilibiri di bilancio impoverendo le persone già povere?
Quello che mi sta più sulle palle del risultato di questo referendum è il crollo delle borse, di una probabile crisi finanziaria. E questo forse descrive bene il senso di questa unione. Meramente economica. Non ha nulla di comunitario né di sociale. Indica chi sta comandando in Europa. E non è giusto. Cosa c'entrano i risparmi delle persone sull'uscita di una nazione da un sistema che non funiziona? Possibile che i politicanti non lo capiscano?

Mi sento europeo, allo stesso modo di come mi sento vicentino,veneoto ed italiano. Le radici non si possono tagliare.
Quando sono stato in Inghilterra per l'Erasmus, parlavo di Europa con un basco, un catalano ed un tedesco di origine turca. Ed aravamo entusiasti dell'arrivo della moneta unica, una soluzione eccellente che ha eliminato tantissimi disagi.

Nei giorni scorsi pensavo che questo referendum, solo per il fatto della sua esistenza, rappresentava una sconfitta per la UE e che qualunqe fosse stato il risultato l'UE, così com'è, dove cambiare subito. Se non coglie l'occasione adesso vuol dire che non vuole rispondere ai suoi cittadini. 
Così com'è è destinata a morire.
* A proposito, la lingua ufficiale dell'Unione Europea è quella di una nazione che non ne fa (più) parte?

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Maturità

Mi ricordo ancora molto bene il mio esame di maturità. Nel 1998.
Della magia della notte prima degli esami ho ricordi confusi invece. Non ricordo cosa ho fatto. Forse, sono andato ad una di quelle feste rock di quartiere a limonare (eh... in quei giorni, succedeva anche questo miracolo!). Ricordo invece che non ebbi alcun problema a dormire!
E' stato l'ultimo esame con quella formula, con quattro commissari esterni ed uno interno scelto dagli studenti tra i professori della classe, due esami scritti e due orali.
Il tema era uguale per tutte le scuole, il secondo scritto veniva sorteggiato mesi prima e per l'orale due materie a scelta tra quelle migliori. Quindi dovevi essere bravo a tenerti basso materie scomode ed alzare quelle che preferivi. Praticamente, un auto-biscotto, in gergo sportivo.

Per la prova di italiano c'erano queste tracce (con una breve ricerca su internet sono riuscito a trovarle su questo sito!):

1) I continui successi delle scienze, in particolare della medicina, offrono la possibilità di raggiungere risultati finora insperati, creando nuove condizioni di salute e benessere. Impegnativo e delicato si fa però il lavoro dello scienziato, sul quale incombe la responsabilità di conciliare l'irrinunciabile principio della libertà della ricerca con l'esigenza di evitare i rischi connessi ad eventuali manipolazioni, soprattutto nel campo della genetica. esponete le vostre riflessioni in proposito adducendo la necessaria documentazione.

2) Il romanzo italiano dell'Ottocento. Analizzate questo genere letterario facendo riferimento alle vostre letture e con opportuni rinvii ai testi.


3) Ricostruite il quadro politico ed economico-sociale dell'Italia alla vigilia della prima guerra mondiale, soffermandovi sugli orientamenti del governo Giolitti, sulle scelte da esso compiute e sulle conseguenze che ne derivano nella vita politica italiana di quegli anni.


4) Lo sviluppo tecnologico e le applicazioni che ne sono derivate, soprattutto nella seconda metà del ventesimo secolo, sono all'origine di profonde trasformazioni economiche e sociali. Limitatamente al vostro settore di specializzazione, individuate le principali innovazioni introdottevi e valutatene gli effetti sull'attività produttiva e sulla organizzazione del lavoro.

In un istituto tecnico il secondo non lo puoi proporre. Con la professoressa di italiano che ci siamo trovati non abbiamo nemmeno fatto la Divina Commedia per intero! Fai fatica anche con il terzo perché i professori difficilmente arrivano a quel punto del programma di storia, anche se devono! 
Fui indeciso tra la prima e l'ultima ed alla fine andai per la quarta traccia, uno dei pochi, forse l'unico o forse solo in due, a scegliere il tema di attualità. Gli altri titoli non mi piacevano, non trovavo ispirazione. Con quello iniziai a buttare già i pensieri sparsi su un foglio bianco, un brainstorming che probabilmente deve aver fatto bella impressione sulla commissione. 
Scrissi un pippone dicendo che quello che eravamo era il frutto di quello che era qualcun altro prima di noi, che per questo avevamo immense responsabilità (no, non scrissi quello*) qualcosa sull'evoluzione che se non è alla portata di tutti non serve a una pippa e non è un vero sviluppo, ho citato figure come Ulisse per l'arguzia con la quale aveva ingannato Polifemo e Einstein per l'intelligenza, perché aveva creato qualcosa di davvero utile ma che l'uomo, a causa della sua disgraziata capacità autolesionistica, ha utilizzato nel modo peggiore e più sbagliato.

Nell'esame di ragioneria per fortuna c'era una riclassificazione di bilancio. Forse questo era l'esame. Non ero una cima in ragioneria, che non è un dettaglio in un istituto tecnico commerciale, però mi venivano benino.
Anche alla maturità mi venne benino: ricordo bene quei risconti da quasi 2 miliardi di lire per trovare l'equilibrio di bilancio...

Per tutta la durata degli scritti, mi sentivo immerso in quello che stavo facendo, completamente estraniato dal mondo. Soprattutto durante il tema, sconvolto da quel flusso di coscienza che mi ha portato a scrivere quella filippica e certe riflessioni che prima di all'ora non avevo mai affrontato. 
Ricordo che c'era qualcuno che passava con un carrello con panini e snack e succhi di frutta e bottigliette di acqua. I panini della mia scuola erano una bontà. Ho mangiato tanto durante i due scritti. Ma quando vedo una confezione di Mars non esistono zuccheri che mi trattengono.

All'orale portai finanza e matematica. Matematica. Io che avevo preso due (sì, 2) nel compito di probabilità e statistica e poi ancora due (esatto, 2 ancora) nel compito di recupero. Ricordo che chiesi alla professoressa "quante probabilità potevano esistere di prendere un doppio due nel compito di probabilità". Mi rispose che se fossi riuscito a calcolarlo, mi avrebbe dato 7! Ho preferito evitare il triplete.
Per finanza andò tutto liscio. La professoressa si diceva che odiasse le ragazze. Non potevo esserne certo né mi interessava però guardandola qualche dubbio potevi avercelo. All'orale di matematica, nonostante mi fossi preparato bene anche con delle ripetizioni, il calcio sulle palle. Il commissario ti scazzottava di domande, veloci, una in fila all'altra, senza tregua. Potevi alzare i guantoni per difenderti ma uno spiraglio riusciva sempre a trovarlo per raggiungerti. E non appena trovava quello giusto, ti inchiodava all'angolo e ti massacrava. Glielo avevo visto fare con altri miei compagni prima di me, ma caddi anche io nella sua trappola. Cercai di sviare, creare un diversivo, ma niente. All'inizio brillante, poi al primo passo falso la furia. Forse a lui stavano sul cazzo i maschi. 

Subito dopo, passai alla verifica degli scritti. Quello che mi dissero le due professoresse fu indimenticabile. Quella di italiano mi disse con una certa trepidazione che il mio tema era stato "il migliore della classe, forse dell'istituto". Mi sorpresi, non pensavo addirittura fino a tanto. Non so ancora se era un confronto generale o meno, perché se siamo stati solo in due a scegliere quel tema non ci voleva una impresa.
L'altro colpo di scena per l'esame di ragioneria: "Il tuo esame è sufficiente"! Porc'! "Sul serio?" chiesi a bruciapelo, forse con due occhi sgranati come quelli di un gatto in mezzo la strada che si vede venire addosso una macchina. Con quasi 2 miliardi di lire di risconti mi sembrava impossibile. Ed invece, in tre anni sono riuscito a prendere la seconda sufficienza piena in ragioneria. All'esame scritto della maturità!

Avrei voluto tuffarmi in ua vasca di Martini (senza olive) per la gioia, nonostante lo smarronamento per l'orale di matematica, ma porca di quella eva quella mattina i soldi nel portafoglio non erano davvero il mio primo pensiero.

Non ho voluto genitori parenti amici durante gli orali. Ce ne era solo uno. Poi gli altri erano compagni di classe che sono entrati a tradimento ad assistere al mio ko di matematica.

Quel giorno finii una vita, per cominciarne un'altra che non conoscevo ancora.

Dopo andai qualche giorno in Germania a trovare Hannah, la mia corrispondente tedesca. 
Quando tornai a Venezia, una sera di fine giugno piuttosto calda, mamma e papà mi dissero il voto: 42. "Dai non prendetemi per il culo!" risposi, senza nemmeno un "per favore"
Mi portarono fino a scuola, quasi a mezza notte. Risi come un deficiente. Non ci credevo. Non so come ci ero riuscito, io che ci avevo messo sei anni per farne cinque

Non mi fregava niente del voto. Ero già stra sicuro del 36 e calcio in culo. Ed invece.

Ancora adesso sono arci convinto che quel voto non è importante. Nemmeno con l'attuale formula fatta di crediti e numeri, senza valutare la persona. Non sono i numeri che certificano quanto sei maturo. Che sulla porta della scuola dovrebbero scrivere "Vabene, vai fuori dai coglioni e auguri" o qualcosa di simile, per dire che hai passato l'esame.
Ho visto ragazzi e ragazze (più queste ultime) dannarsi cinque anni della loro vita per avere una buona media ed infine uscire alla maturità con un sacco di pive ed una delusione indescrivibile.
Ho visto ragazzi e ragazze (più i primi) vivere cinque anni (a volte anche sette) di scuola allegramente e poi scoprire che ora sono persone affermate o comunque con una posizione tranquilla, alla faccia dei pregiudizi, delle previsioni catastrofiche e dei beceri luoghi comuni dei professori, che dimostrano di non conoscere i ragazzi che hanno avuto di fronte per anni. 
La maturità ti aspetta fuori da scuola, qualche anno dopo. La maturità è come affronti la vita con le sue gioie e vigliaccate.

Per me gli esami di maturità sono stati una bellissima esperienza. Molto peggio è stata l'estate del post maturità ma questa è un'altra storia. 

Non ho vissuto gli esami di maturità con apprensione. Quello che sapevo non potevo migliorarlo quindi li affrontai cercando di dare il meglio che potevo, ancora inconsapevole dei risconti da 2 miliardi di lire e dell'incontro di box col prof di matematica.  E' stata una bella esperienza.

E stanotte mi sento un po' emozionato. Domani tocca a mio nipote Filippo. Sono già passati 18 anni da quella volta. Quando ho fatto la maturità stava per compiere 1 anno. Adesso tocca a lui, nella stessa scuola. 

Lui però è più bravo dello zio. Intanto è in regola. E ha una media da spavento (sono l'unico ad aver notato una impennata dei voti negli ultimi anni?). 
Fa un certo senso. Tanto tempo dopo. Stessa scuola.
Esami di maturità anche per i ragazzi di Ospedaletto. Li ho conosciuti che erano appena usciti dalle media per debuttare nelle superiori. Adesso sono ometti e signorine.
In bocca al lupo ragazzi. E fottetevene, non siete un voto, non lo varrete mai. Valete infinitamente di più! 
Alla fine, gli esami di maturità sono una passeggiata, al confronto di quello che vi aspetta dopo.

 * v. foto

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Euro2016: il calendario delle partite

E' iniziato in Francia il Campionato Europeo di calcio.
Di seguito il calendario delle partite di Euro2016 (in colpevole ritardo, chiedo venia).
L'Italia non parte proprio da protagonista, quindi nessuna aspettativa come ho già detto e non illudiamoci dopo la vittoria col Belgio.
Ho visto alcuni spezzoni di partita, quello che posso permettermi tra semi-lavoro e famiglia e a dire il vero non ho visto né un gran bel gioco né squadre fortissime. 
Ma è solo la prima giornata di ogni girone con le nazionali ancora in rodaggio o emozionate.
Di certo non ci sono più le squadre materasso. Purtroppo non perché il livello si è alzato.
Speriamo di vedere più di tre partite dell'Italia. Uscire nella fase a gironi sarebbe mesto e a dire il vero non ho visto nazionali più forti. Ma in queste competizioni la qualità conta fino a un certo punto.

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Euro 2016: zero aspettative

Questa sera in Francia iniziano i Campionati Europei di Calcio. AKA Euro 2016.
Ma non mi interessano granché o meglio ci trovo di meglio da fare. Non avere la televisione in casa aiuta a fottersene ma preferisco rivedere gli amici di Ospedaletto questa sera e bermi delle birre con loro.
Va bene, le partite dell'Italia non me le perderò, forse solo quella di venerdì 17. Non tanto per la data ma per l'orario (giocano alle 15, ma si può?) e perché avrò altri impegni (purtroppo non di lavoro).
Di Euro 2016 non me ne importa granché. Così come tutto il calcio. Sarà che non ci vedo più quello sport che mi prendeva da ragazzo e che io nel frattempo sono uscito da quella bolla di disincanto che mi faceva pensare che tutto quello che vedevo fosse vero e destino allo stato puro.

Ma nonostante questo non ho potuto fare a meno di fare un pensierino alla nostra Nazionale. E di finire per scrivere qui.
Leggevo alcuni commenti di veri appassionati e semplici giornalisti relativi alla mancanza di classe tra i giocatori convocati dal CT Antonio Conte. Tolti Higuain e Dybala che per ragioni di passaporto non possono giocare con la maglia azzurra, non ne vedo molta nel nostro campionato. Un giocatore di classe poteva essere Giuseppe Rossi ma temo non fosse nella condizione fisica ideale. Purtroppo perché stravedo per lui. Francesco Totti no per favore e non dico niente altro. La classe nel calcio italiano è finita quando si è ritirato Roberto Baggio. O forse poco dopo con Andrea Pirlo.
Poi mi chiedo cosa si intenda per classe: piedi buoni? Qualcuno capace di toccare la palla come si deve? Il minimo sindacale di uno stop ed un passaggio corretto che rappresentano i fondamentali di questo sport e che si intendono inclusi in tutti i calciatori professionisti? Vorrei una risposta perché non l'ho mai capita. E' richiesta la classe ad un difensore centrale? E' la caratteristica principale? Allora guardatevi Gaetano Scirea, Franco Baresi e Alessandro Nesta, gli ultimi di quella stirpe.
Perché adesso dobbiamo accontentarci di quello che le società di Serie A possono offrire.

Che poi cosa ce ne facciamo della classe, che forse c'era nelle ultime edizioni di Mondiali ed Europei ma nonostante ciò siamo tornati a casa dopo due brutte figure?
Per questo dopo una iniziale freddezza penso che in Francia potremmo rischiare di non limitarci a giocare solo tre partite.
Sia chiaro, non mi faccio travolgere da facili illusioni, proprio per niente. La teoria dell'uovo di Pasqua non sussiste! Questi saranno degli Europei da guardare in totale leggerezza, con zero aspettative.
Però, appunto, vista la lista del CT Conte, non sono proprio così sfiduciato.
Perché della classe possiamo benissimo farne a meno. Chiedetelo agli argentini che in Brasile ne avevano a bancali tra Messi, Higuain, Di Maria e altri ma sono tornati a casa con altrettanti bancali di sacchi di pive.

Intanto Conte ha convocato quello che aveva a disposizione, perché tra infortuni e giocatori stranieri ha fatto quasi il gioco dell'eliminazione.
Poi ha considerato chi gli poteva essere più utile. Chi gli serviva di più. E lui preferisce uomini di sacrificio, falegnami che facciano legna per l'inverno e portino l'acqua. Perché se tutto va bene si dovranno giocare sei partite al massimo senza la possibilità di fare calcoli (ai quali noi italiani siamo fin troppo affezionati) quasi tutte a eliminazione diretta.
Se Marco Verratti non si fosse infortunato forse un giocatore di classe in mezzo al campo potevamo avercelo. Ma come si dice, se mia nonna avesse avuto le ruote sarebbe un carretto. Quindi basta parlarne.
Conte ha convocato giocatori con l'esperienza internazionale che hanno, alcuni poca, altri discreta. Ma con tanta fame. Stefano Sturaro, Lorenzo Insigne (a proposito di classe... farà sempre la stessa cosa, il riflesso di Robben in pratica, ma la sa far bene proprio come lui!) e Alessandro Florenzi danno sempre tutto. El Shaaraway (se proprio vogliamo tornare a parlare di classe) ha giocato mezza stagione come abbiamo visto ed fresco. Emanuele Giaccherini è stato la salvezza del Bologna e non ha avuto le Coppe di mezzo ed in nazionale ha sempre fatto bene. Simone Zaza sia con la Juve che in azzurro ha dimostrato di giocare col coltello tra i denti, speriamo solo che quando non ce l'ha tra i denti non lo ficchi nel polpaccio degli avversari come già capitato.
Sono su una bilancia perfettamente equilibrata. Per le stesse ragioni possiamo (possono, noi ce ne stiamo comodi col culo sul divano!) far bene come fermarci alle prime tre partite.

I dubbi che ho sono tre.
Il primo riguardano la difesa: Bonucci&Chiellini non mi sono mai piaciuti. Nei momenti difficoltà sono pericolosi - più del solito.
Il secondo l'attacco: temo sia troppo portato a recuperare palla che a cercare profondità e dovremmo cercare di fare gol con i tanti esterni e mezze punte che ha portato Conte (Federico Bernardeschi e Antonio Candreva oltre a quelli già citati) o gli inserimenti dei centrali. 
Il terzo il CT stesso: sarà bravo a mantenere alta la tensione e a motivare i giocatori, ma con la Juventus si è sempre fidato della solita formazione senza dare ricambio ai più utilizzati. Qui gioca invece un torneo dove spesso si deve fare affidamento a tutti o quasi i 23 convocati. Prandelli ci ha rimesso la finale di quattro anni fa facendo giocare per riconocenza giocatori fuori condizione. Considerando l'intensità di gioco di Conte, spero che consideri tutti gli uomini a disposizione.

Per il resto, zero aspettative e tanta tranquillità. Certo se andiamo in finale si va per vincere ma non ci arriveremo.
Sarei più deluso da un eventuale brutta figura dell'Inghilterra. Quest'anno la vedo bene. Anche se ai tornei di questo tipo non ha mai avuto il successo promesso.
Vado a mettere in frigo la birra!

Foto credit: LaPresse.it

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Accadde oggi

Andare indietro nel tempo e rivedere cosa ho fatto vissuto visto dov'ero con chi ero è una attività nostalgica che mi è sempre piaciuta, sarà che ci trovo un certo piacere a crogiolarmi nella malinconia dei ricordi. Adesso non bisogna fare nemmeno tanta fatica perché il principale social media ti dice subito cosa stavi facendo quel giorno di diversi anni indietro. E li guardo sempre tutti questi ricordi messi li davanti dall'algoritmo ma non li condivido mai. Scrollando in giù i ricordi di oggi 5 giugno però ho scoperto che sono notevoli!
Così ho pensato di non condividerli uno per uno perdendoli nella marmaglia del web e che invece meritavano un posto migliore, anzi un post migliore e di dargli il giusto risalto qui nella Zona Verde.

Nel 2011 io e Anna stavamo scendendo dai colli vicentini in scooter con la ruota posteriore a terra. Terza volta in 2 anni. Ci siamo salvati grazie ad una serie di botte di culo materializzate sotto la forma di un signore che mi ha dato un passaggio fino a casa di un amico conosciuto solo col soprannome da dj ma che per fortuna conosceva bene anche lui e ad un compressore che il suddetto dj ci ha prestato per scendere in pianura.
È finita che mio papà ci è venuto a prendere perché eravamo a più di 20 km da casa mentre lo scooter è rimasto dal primo meccanico che abbiamo incontrato per strada.

Gli altri due riguardano il posto dove ho vissuto gli scorsi 5 anni, il quartiere di Ospedaletto.
Nel 2014 una maglietta grigia con la scritta rossa mi ricorda che erano appena arrivate le t-shirt dello spettacolo teatrale Johanne, una splendida esperienza della quale vi avevo già parlato.
Nel 2015 stavo mangiando patatine fritte e hamburger all'Ospedaletto City Limits, cioè una delle tante feste che don Marco si inventa per suonare, far (fare) musica, bere e mangiare e stare insieme in allegria. Io però ero piuttosto malinconico (ben più di quanto non lo sia normalmente) perché stavo lasciando quel quartiere e la sua splendida gente.
E mi è nata una riflessione spontanea sui miei modi di fare e di essere che tendono a mantenere una distanza, almeno iniziale, dalle persone che ho appena incontrato o dalle cose. Qualcuno ci vede una certa dose di arroganza maleducazione e cagacazzagine e non posso dargli tanto torto. È che lasciarmi andare con persone nuove non mi viene molto facile.

Non so perché il 5 giugno nel corso degli anni sia stato così generoso di esperienze da ricordare. Non lo saprò mai e dipenderà dal caso.
Ad ogni modo, sono felice di averle vissute e ricordate.








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