La moto è un mezzo di trasporto

C'è qualcosa di sbagliato nella concezione della motocicletta.
Me ne ero accorto tempo fa, ne ho la certezza ora, costretta in garage anche lei per questo pernicioso virus. Ma costretta da chi? La cosa assurda è che è stata segregata in garage dai suoi proprietari con l'inizio del blocco totale, con tanto di hashtag #iorestoingarage (più bestemmia, soprattutto durante una delle più belle primavere degli ultimi... 5 anni?) e di relativi articoli che arrivavano a suggerire cosa dire alle proprie motociclette per consolarle, perché non ci si poteva muovere se non per motivi di lavoro, di salute, di necessità. Fatta eccezione per i motivi di salute, perché non siamo andati a lavorare in moto? Perché non potevamo fare gli Indiana Jones alla ricerca del lievito bastardo in moto? Che poi ci si poteva godere le strade semi deserte alla luce del sole!

La motivazione per la quale avevo deciso di farmi la patente B non era quella più sfiziosa di avere una moto, in un futuro, non appena avessi trovato quella che volevo (insieme anche ai soldi magari).
Volevo la moto per altri motivi: per spostarmi senza l'auto, per non uscire di casa e costringermi a chiudermi di nuovo dentro un altro contenitore, bloccato nel traficco e a smadonnare per trovare parcheggio.
Quando penso alla moto mi vengono in mente solo termini positivi: comoda, facile, bella, perché è più comodo e facile muoversi, più comodo e facile trovare parcheggio. E non è soprattutto più bello così?

Per me la moto è un mezzo di trasporto.
Sono sempre stato abituato a muovermi in città con lo scooter, anche in inverno per andare a scuola e all'università (con in testa quel cappellone di lana comprato in gita a Praga che teneva un sacco caldo finché non è arrivato l'obbligo del casco anche per i cinquantini), a lavoro. Me lo sono portato anche a Bologna sei mesi quando ho fatto lo stage (splendido girare per i viali di Bologna in scooter!). Ma mi sono sempre piaciute le moto, quelle inglesi, quelle bolognesi, non mi sono mai fatto influenzare dalla potenza e dalla velocità perché dove vuoi andare in città con una moto da 170 CV se non puoi sfruttarli? Così prima ho fatto la patente e dopo una lunga ricerca è arrivata la moto che volevo (perché solo l'Onnipotente e Anna sanno quanto arrivo rompere i coglioni quando cerco qualcosa!).
Non per usarla (solo) nei weekend, ma per andare a lavoro, al cinema, in giro insomma. Qualcuno può dire che è una di quelle moto da bar. Può anche essere, ma la cercavo molto prima che esplodesse la moda di un certo tipo di moto e qualcun altro che ce l'ha però si è fatto certe vacanze da invidia. Alla faccia da moto da bar.

Se io concepisco così la moto, per tantissimi altri invece viene intesa come un lusso, qualcosa che si usa fuori dall'orario lavorativo, solo i sabati la domenica e i giorni festivi o quando va bene nei ponti.
Capisco certe difficoltà logistiche, soprattutto se si portano i figli all'asilo e/o a scuola: poi si va diretti a lavoro in macchina perchè ormai i figli non vanno più nella scuola di quartiere ma in quella dall'altra parte della città.

Concepire la moto come un mezzo di divertimento e non di trasporto è un errore commesso anche dai motociclisti: chi invece può permettersi di usare la moto per andare a lavoro, perché non lo fa? Quando lavoravo dall'altra parte della provincia vedevo solo lunghe code di auto che trasportavano una persona, spesso anche triste (solo il lunedì mattina poco prima delle 9 ho visto qualche automobilista (sor)ridere, forse perché ascoltava le travisate del Trio Medusa su Radio Deejay).

La moto ha tanti vantaggi: ci fa dormire qualche prezioso minuto in più perché ci si sposta con facilità evitando code e mettendosi davanti ai semafori, occupa meno spazio così contribuisce a diminuire il traffico, rovina meno l'asfalto, libera i parcheggi per chi circola in auto ma, in caso, visto che i parcheggi dedicati sono rari, può essere parcheggiata sulle strisce blu senza l'obbligo di pagare (me lo ha detto un vigile che multava un'auto parcheggiata sui posti dedicati alle moto, e c'è anche scritto qui).

L'ANCMA in questo periodo di clausura ha spesso invitato il premier Conte a dare maggior attenzione alle moto e ai motociclisti. Ma niente da fare, anzi l'attenzione sulle due ruote è solo per le biciclette elettriche o tradizionali. Infatti gli incentivi allo studio sarebbero previsti per l'acquisto di ebike e biciclette, come se agevolasse andare in bici a lavoro a 40 km da casa. Bene, ma non benissimo.
Anche se un po' di colpa credo ce l'abbiamo anche noi motociclisti.

Credits: Mario Camonico - DGR Vicenza 2019



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Farsi capire

I bambini sono persone semplici. Quando vogliono qualcosa lo dicono: ho sete, voglio, non ce la faccio, , no (tantissimi!), ancora.
E poi sono sinceri, grazie alla loro innocenza disarmante. Per questo arrivano a determinate affermazioni che dall'odio più rancoroso salgono al più commovente degli amori, senza che se ne rendano conto (né di quanto faccia male, né di quanto faccia impennare la glicemia).

Oggi Anna è andata al parco con Tommaso e Teresa. Una battaglia per far indossare la mascherina a Tommaso (Teresa ha 3 anni quindi non è obbligata, anhce se presto arriveranno le mascherine lavabili per entrambi), per fargli capire che anche se possiamo uscire, dobbiamo difendere noi stessi e gli altri perché nonostante possiamo permetterci (davvero?) questa libertà, dobbiamo fare ancora attenzione, altrimenti rischiamo di chiuderci in casa per chissà quanto. Lui non voleva andare, men che meno con la mascherina. Ma alla fine, il biondino ha ceduto e fonti autorevoli mi dicono che è stato ubbidiente e bravo e l'ha tenuta per tutto il tempo.

Purtroppo per lui però quello che ha visto al parco non è stato lo scenario migliore di tutti, in termini di educazione, senso di responsabilità e rispetto. Il parco era ben popolato ma tante persone non indossavano la mascherina, tra quelle che la indossavano invecee molte la indossavano nel modo sbagliato, sotto al naso, sotto al mento addirittura la toglievano per parlare con i conoscenti che incontravano.

Cosa deve pensare un bambino di 7 anni e mezzo che ha perso la sua battaglia personale sulla mascherina con i genitori, che lo hanno costretto a infilarsela ben messa per coprire il viso dal naso al mento?

Gli abbiamo detto che le mascherine sono necessarie, obbligatore, servono a limitare il contagio anche in ambienti aperti, non solo in quelli chiusi come abbiamo fatto lunedì dai nonni, e che la indossavano anche loro perché servono davvero solo se tutti la indossano.
Appunto.
Tutti.

E oggi al parco invece?
"Non tutti ce l'avevano e gli altri la indossavano in modo strano" mi ha detto quando è tornato a casa, copiando un po' il modo di raccontare deluso e incredulo della mamma.

Sbagliamo noi adulti a non dare i primi insegnamenti ai bambini e se non rispettiamo le regole, loro cresceranno pensando che chi se ne frega se ogni tanto non si seguono le regole.
No.
"I veneti sono brave persone, mi affido al buon senso dei veneti" aveva detto il presidente del Veneto Zaia, come neanche il migliore dei dorotei avrebbe saputo fare, presentando la fase2. Però non si può fare così, non si deve: lui e tutti quelli che governano e quelli che sono tenuti a informare in modo corretto, semplice e imparziale (si va là!) devono essere chiari ed espliciti. "Si deve fare" e "Non si deve fare". Attaccarsi al buon senso è come attarcarsi al tram, e onestamente la vedo come un modo per scaricare la responsabilità sui cittadini che si sa, soprattutto noi italiani, come sono fatti riguardo il rispetto degli obblighi. Dare il permesso ai cittadini di fare attività sportiva in prosismità della propria casa, oltre i 200 metri che però non significa andare a correre a 5 km da casa, non è una indicazione, né un obbligo né una restrizione. E' una cagata. Cosa vuol dire? Cosa si può fare? Fino a dove? Come, anche in bici? E poi perché questa approssimazione, come volesse evitare di irritare i cittadini? Lo so che ci sono le elezioni quest'anno ed è in una posizione doppiamente delicata. Non si abbindolano le persone parlando in dialetto, con iperbolici lancia fiamme, con attacchi al governo col quale veniva condivisa la guida del Paese fino a pochi mesi fa. Il capo di una regione, come chiunque in un aposizione di comando, deve esprimersi in modo chiaro e determinato altrimenti è poco credibile. Almeno per me.

Uno dei primi giorni di stage in quell'azienda americana strafiga, il capo non ha capito cosa volessi. Non mi ero espresso bene, mescolando tutte le caratteristiche peggiori che può avere uno stagista (inesperienza, giovinezza, paura di sbagliare, timidezza e cazzi vari). Mi ha insegnato a porre le questioni in modo chiaro e diretto altrimenti le altre persone non avrebbero potuto capirmi.

Tommaso quando dichiara una cosa è semplice, chiaro e diretto: in giardino ha fatto una sua zona privata, la chiama fortino.
Sua sorella Teresa non ci può entrare.
Sul muretto ha scritto:

"VIETATO TERESA".

Perfino un bambino di sette anni e mezzo scarsi si fa capire, esprimendosi come si deve.


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