Farsi capire

I bambini sono persone semplici. Quando vogliono qualcosa lo dicono: ho sete, voglio, non ce la faccio, , no (tantissimi!), ancora.
E poi sono sinceri, grazie alla loro innocenza disarmante. Per questo arrivano a determinate affermazioni che dall'odio più rancoroso salgono al più commovente degli amori, senza che se ne rendano conto (né di quanto faccia male, né di quanto faccia impennare la glicemia).

Oggi Anna è andata al parco con Tommaso e Teresa. Una battaglia per far indossare la mascherina a Tommaso (Teresa ha 3 anni quindi non è obbligata, anhce se presto arriveranno le mascherine lavabili per entrambi), per fargli capire che anche se possiamo uscire, dobbiamo difendere noi stessi e gli altri perché nonostante possiamo permetterci (davvero?) questa libertà, dobbiamo fare ancora attenzione, altrimenti rischiamo di chiuderci in casa per chissà quanto. Lui non voleva andare, men che meno con la mascherina. Ma alla fine, il biondino ha ceduto e fonti autorevoli mi dicono che è stato ubbidiente e bravo e l'ha tenuta per tutto il tempo.

Purtroppo per lui però quello che ha visto al parco non è stato lo scenario migliore di tutti, in termini di educazione, senso di responsabilità e rispetto. Il parco era ben popolato ma tante persone non indossavano la mascherina, tra quelle che la indossavano invecee molte la indossavano nel modo sbagliato, sotto al naso, sotto al mento addirittura la toglievano per parlare con i conoscenti che incontravano.

Cosa deve pensare un bambino di 7 anni e mezzo che ha perso la sua battaglia personale sulla mascherina con i genitori, che lo hanno costretto a infilarsela ben messa per coprire il viso dal naso al mento?

Gli abbiamo detto che le mascherine sono necessarie, obbligatore, servono a limitare il contagio anche in ambienti aperti, non solo in quelli chiusi come abbiamo fatto lunedì dai nonni, e che la indossavano anche loro perché servono davvero solo se tutti la indossano.
Appunto.
Tutti.

E oggi al parco invece?
"Non tutti ce l'avevano e gli altri la indossavano in modo strano" mi ha detto quando è tornato a casa, copiando un po' il modo di raccontare deluso e incredulo della mamma.

Sbagliamo noi adulti a non dare i primi insegnamenti ai bambini e se non rispettiamo le regole, loro cresceranno pensando che chi se ne frega se ogni tanto non si seguono le regole.
No.
"I veneti sono brave persone, mi affido al buon senso dei veneti" aveva detto il presidente del Veneto Zaia, come neanche il migliore dei dorotei avrebbe saputo fare, presentando la fase2. Però non si può fare così, non si deve: lui e tutti quelli che governano e quelli che sono tenuti a informare in modo corretto, semplice e imparziale (si va là!) devono essere chiari ed espliciti. "Si deve fare" e "Non si deve fare". Attaccarsi al buon senso è come attarcarsi al tram, e onestamente la vedo come un modo per scaricare la responsabilità sui cittadini che si sa, soprattutto noi italiani, come sono fatti riguardo il rispetto degli obblighi. Dare il permesso ai cittadini di fare attività sportiva in prosismità della propria casa, oltre i 200 metri che però non significa andare a correre a 5 km da casa, non è una indicazione, né un obbligo né una restrizione. E' una cagata. Cosa vuol dire? Cosa si può fare? Fino a dove? Come, anche in bici? E poi perché questa approssimazione, come volesse evitare di irritare i cittadini? Lo so che ci sono le elezioni quest'anno ed è in una posizione doppiamente delicata. Non si abbindolano le persone parlando in dialetto, con iperbolici lancia fiamme, con attacchi al governo col quale veniva condivisa la guida del Paese fino a pochi mesi fa. Il capo di una regione, come chiunque in un aposizione di comando, deve esprimersi in modo chiaro e determinato altrimenti è poco credibile. Almeno per me.

Uno dei primi giorni di stage in quell'azienda americana strafiga, il capo non ha capito cosa volessi. Non mi ero espresso bene, mescolando tutte le caratteristiche peggiori che può avere uno stagista (inesperienza, giovinezza, paura di sbagliare, timidezza e cazzi vari). Mi ha insegnato a porre le questioni in modo chiaro e diretto altrimenti le altre persone non avrebbero potuto capirmi.

Tommaso quando dichiara una cosa è semplice, chiaro e diretto: in giardino ha fatto una sua zona privata, la chiama fortino.
Sua sorella Teresa non ci può entrare.
Sul muretto ha scritto:

"VIETATO TERESA".

Perfino un bambino di sette anni e mezzo scarsi si fa capire, esprimendosi come si deve.


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