Regionali 2010: utopia e speranze

Sto seguendo lo spoglio delle Regionali da internet con Beppe Severgnini e ascoltando i toni ho la sensazione che la politica, quando viene trattata da certe persone riesce anche a essere piacevole e ad attirare l'attenzione del popolo sovrano. E' possibile notarlo leggendo i commenti anche di chi ammette il proprio astensionismo o il proprio vandalismo elettorale: nonostante non si sia espresso a favore di alcuna parte segue lo stesso l'argomento, dimostra lo stesso il suo interesse.
Detto questo, i risultati che arrivano confermano l'orientamento della mia regione: il Veneto rimane a destra, ma vestirà la camicetta verde della Lega e non la bandana del PDL. Tra l'altro al momento il partito padano è in vantaggio di dieci punti % sugli alleati. E sticazzi! Sono curioso di leggere i risultati finali e sommare i voti verdi e quelli azzurri. Credo si possa trattare di un travaso di voti verso i Paesi Bossi (cit.) di elettori delusi del PDL, PD e UDC che si sentono ormai stanchi e presi per il culo dalla vecchia politica e vedono nella Lega un'alternativa. O forse un'ultima spiaggia.
La Lega adesso ce lo può avere molto duro, perché si è portata a casa il nord Italia tanto che potrebbe correre anche da sola senza l'appoggio di altri partiti. Infatti il PDL, in Veneto, ne esce molto ridimensionato: ho fatto il calcolo anche se i dati non sono ancora definitivi: 
2005
Forza Italia + Alleanza Nazionale: 710.292
2010
PDL: 548.657
perde il 22%, in termini assoluti equivale a 160mila voti, circa.
2005
Lega: 337.896
2010
Lega: 780.776
quindi ha più che raddoppiato il numero dei suoi elettori!
Senza vergogna i vari capi partito mentiranno a loro stessi affermando con falsa soddisfazione che il PDL ha vinto. Mentre chissà quando gli prude...
Adesso sono curioso di vedere cosa succederà. La Lega può pretendere ciò che vuole, perché ha vinto con un consenso che va ben oltre le aspettative. Il presidente della provincia di Vicenza è della Lega ma è risaputo che il governo effettivo del territorio è nella mani del PDL e non penso davvero si possa ripetere questa situazione di facciata a Palazzo Ferro Fini e, se verranno confermi gli ultimi risultati, anche in Piemonte.
I risultati dicono che il divario tra centro-destra e centro-sinistra è salito da far paura: dall'8,23% del 2005, al 31% di oggi!
Vedremo poi se la Lega è un partito che mette al centro il cliente (=l'elettore), se dimostreranno che siamo davvero paroni in casa nostra!
Al momento anche il Movimento Cinque Stelle promosso da Beppe Grillo sembra si stia prendendo delle soddisfazioni e sono curioso di vedere come verrà visto questo risultato: se come un voto buttato, un voto di protesta (?) o una scelta precisa da parte degli elettori. E soprattutto vorrei sapere quanto ne parleranno i vari media: non ha un'organizzazione capillare e profonda ne' immagino si possa avvalere di un ufficio stampa potente tanto quanto quello della concorrenza. Già è stato ignorato durante la campagna elettorale, riuscisse a fare un risultato a sorpresa (al momento in Veneto è al 3,30%, poco fa in Emilia Romagna si diceva fosse al 7!) non so quanto spazio gli verrà dedicato.
Questi sono gli esiti di una campagna elettorale anomala e aggressiva. Perché più dei candidati locali, hanno avuto più spazio i pezzi grossi nazionali, quasi fossero delle elezioni Politiche.
I principali leader politici si sono mostrati più del dovuto senza risparmiarsi, senza limitarsi a chiudere le campagne dei loro rispettivi candidati. E' parso che fossero quasi loro i candidati, che le elezioni fossero un giudizio su di loro.
Probabilmente i vari mignotta-gate scoppiati un po' dappertutto, le boiate che hanno compromesso la presenza di alcune liste di qua e di la e le indagini spuntate come funghi hanno costretto i leader di una parte e l'altra a scendere in campo in prima persona per difendere i propri colori, attaccando l'avversario che di conseguenza è stato costretto a replicare difendendosi come poteva.
Via di questo passo, i programmi dei diversi candidati sono passati quasi inosservati quasi inutili.
Altri candidati si sono conosciuti solo l'ultima settimana perché, alla faccia della democrazia e della libertà, sono esistiti solo i due principali concorrenti mentre gli altri contavano niente.
Forse perché in alcune regioni i risultati sono stati dati scontatissimi da tutti (politici giornalisti ed elettori): per quanto riguarda il Veneto (posso parlare solo per la mia terra perché non conosco le situazioni politiche delle altre regioni) la Lega potrebbe andare a bersi il bianchetto all'osteria risparmiandosi le spese e le fatiche elettorali.
E' stata una campagna elettorale tesa pesante dove chi inneggiava all'amore e alla fede urlava a squarciagola tutto il suo odio e rancore verso l'avversario.
Una campagna elettorale che ci ha fatto vedere quanto siano diverse tra loro le posizioni all'interno delle due principali unioni politiche, c'è tutto tranne che sintonia. 
Questo panorama non fa che accrescere la perplessità dei rispettivi elettori, che sempre meno si riconoscono in quei politici ai quali avevano affidato l'andamento del Paese e che sempre di più si allontanano dalle vicende politiche italiane. Non per niente l'astensionismo rispetto alle ultime elezioni (qualsiasi, anche del rappresentate di classe!) è salito.
C'ero in mezzo anche io fino a poche ore allo scadere.
Però mi dispiaceva non esprimere la mia opinione in modo attivo così, anche se avrei tanto voluto ardere il seggio (questo è un voto di protesta, non segnare il Movimento Cinque Stelle!), ho esercitato il mio diritto/dovere. Anche solo per avere il diritto a protestare, qualora ce ne fosse il bisogno.
E' questo atteggiamento che vorrei cancellare tra la stragrande maggioranza degli elettori: l'indifferenza tra uno o l'altro, le sfiducia e la rassegnazione. Non mi piace sentire la gente che dice di aver votato per il meno peggio o di non essere andata perché non ne aveva voglia o perché non sapeva cosa fare.
Perché il Paese è anche suo e se vuole, nel suo piccolissimo, può fare qualcosa.
L'italiano deve tornare a identificarsi nel proprio capo politico democraticamente eletto, che deve trasmettere l'attaccamento al Paese.
Ma la politica per questo deve essere vicina alle persone conoscendo le loro necessità. Ma non quelle degli imprenditori dei bamboccioni dei liberi professionisti dei rappresentanti di categoria dei lobbisti dei lacchè dei papponi di chi sta nella stanza dei bottoni o va al ballo delle debuttanti o ai festini tirando di coca o fa il fine settimana in barca. Deve conoscere le difficoltà della gente comune che paga le tasse degli impiegati degli studenti dei genitori e dei loro figli delle piccole associazioni dei pensionati dei malati. Perché è questa la stragrande maggioranza del Paese! E' questa parte d'Italia che ha bisogno di ritrovare la sua identità! 
La politica in questo senso ha molto da fare. Senza nascondersi dietro slogan ridicoli e inconsistenti (la battaglia al cancro lasciamola ai dottori per cortesia!). Senza andare a troie con l'auto blu o comprarsi la droga coi soldi pubblici al posto di lavorare per il Paese, di fare leggi vere e non leggi rimedio rivolte al popolo che lo ha eletto e non per se stessa e per il gruppo ristretto di cui sopra. Non voglio più sentire gente che si vergogna di essere italiano che viene irriso quando va all'estero. Voglio un Paese forte che si faccia rispettare che non si faccia più umiliare a Risiko da Malta e Libia!
(Più di) qualcuno pensa che questo possa farlo la Lega? Forse, e nemmeno per tutta l'Italia.
L'incapacità della classe politica ignava attaccata al traino di un uomo soltanto ed incapace di contrastarlo ci ha portato a questo.
Chissà perché mi salta in mente una vignetta di Altan dopo le elezioni Politiche del 2001:

Read Users' Comments (1)commenti

1 Response to "Regionali 2010: utopia e speranze"

  1. Pythia, on marzo 30, 2010 9:53 AM said:

    Utopia, l'hai scritto bene. Perché finché i pollitici saranno motivati a fare carriera per la cadreca, per i soldi, la pensione a vita anche se hanno fatto *metà* mandato un'unica volta nella vita, se possono andare al lavoro quando cavolo gli pare, avere solo privilegi e nessun obbligo, e anche se ce l'hanno ci girano intorno con la leggina ad hoc, quello che tu sogni, e quello che tanti di noi ormai si sono stancati di sognare, non avverrà.
    Dici di non essere d'accordo con chi non vota o vota il meno peggio, ma la verità è che chi ha fatto così è perché non c'è nessuno in cui possa riporre la propria fiducia. PErché il meccanismo della pollitica fa tanto schifo che al solo pensiero di recarsi alle urne fa venire la nausea.

    In Grecia, ai tempi d'oro della democrazia, chi governava lo faceva a proprie spese: ogni cittadino che ne avesse avuto i requisiti, *doveva* partecipare alla vita politica, per due anni se non erro, e mantenersi da solo, senza lavoro. Dallo Stato non aveva un soldo, e non poteva trovare un'altra attività: solo governo, stop. I Greci sì ne capivano qualcosa. Peccato che tra un po' toglieranno anche la storia dai programmi scolastici.
    Che schifo.