Inizio - Intro propedeutica
Ciao a tutti!
Come farsi un autotunnel giocando a calcio, mi autoimbarazzo a scrivere davanti a tutti perché nessuno mi costringe a iniziare questo blog.
Ma ci sono una situazione particolare e una esigenza nello sfondo.
La situazione è la mia momentanea disponibilità di tempo gigantesca, dovuta a una mancata promessa da parte dell'ultimo datore di lavoro stampo tipico nord est ma di questo ne parlerò successivamente. Le polemiche vanno affrontate comodamente come si deve e non in veloci e confuse parentesi.
L'esigenza è quella di scrivere dovuta a quel prurito che parte dalla mente come una scintilla e arriva alle dita delle mani. Scrivevo anche prima con un implicito bisogno di venir letto e mi limitavo ai miei quadernini di cellulosa con la celata speranza che venissero sfogliate dalla persone buone, di animo ma non solo.
Ora esplicito apertamente questo sentimento. Mi metto in vetrina come molti altri già fanno a disposizione di chi vorrà (leggermi, criticarmi, commentarmi).
Vi anticipo già che potrei eccedere. Divagare in parole incrociate significati articolati come sono io e potrebbe capitare di mandarmi in mona mentalmente durante la lettura.
Perché La Zona Verde? Perché La Zona Verde o semplicemente La Zona, è quel piccolo pezzo di terra comune a più case che si affacciano come gradoni di un anfiteatro, che ha coltivato una generazione di bambini, diventando ogni volta palcoscenico di diversi giochi d'infanzia. Tra alberi e cespugli grandi e piccoli è stato un nascondino, una fantastica trincea, un campo per interminabili partite di calcio dove i bambini più piccoli battevano costantemente quelli più grandi che poi si mischiavano per affollate partite di pallabase, un perfetto rifugio per altobasso o per trovare colori scappando dalla strega.
La Zona è stato un luogo dove crescere protetti anche se di pericoli al tempo nel mio quartiere non ce ne erano a meno di non essere bravi ad andarseli a cercare. Però tutti quei bambini che riempivano le sere d'estate con i loro schiamazzi sono stati molto fortunati a trovare questo prato tutto per loro.
E' ancora li La Zona, ci mancherebbe, ma è tutta un'altra cosa. I bambini sono leggermente maturati, ora è diventata zona di transito lungo quel percorso di mattoni che lo taglia per aprirsi al centro in un piccolo spiazzo di materiale rimbalzante che attende nuove generazione da far crescere sulle giostrine e un luogo di preghiera per quelli che a maggio recitano il Rosario sedendosi sulle panchine (alcuni sulle giostrine...).
Insomma, in Zona ho vissuto gli anni della mia infanzia dove ho dei bellissimi ricordi.
Questo blog inizialmente era stato battezzato "Il sasso nella scarpa" perché ho sempre qualcosa da dire da criticare cose persone insomma pensavo di usarlo come sfogo personale. Però quel nome mi evocava cose per niente simpatiche e soprattutto scomode (avete mai sentito il detto "simpatico come la ghiaia nelle scarpe"? In dialetto veneto rende molto di più).
La scelta dell'indirizzo è stata una piccola Odissea: "la zona verde", "zona verde", "zona" "zona-verde" e tutti quelli possibili immaginabili erano già esistenti anche se abbandonati da tempo e quindi inutilizzabili!!! Allora penso che lazonadiale sia la miglior denominazione possibile. La Zona Verde dove sono cresciuto coi giochi, le bici, con un sacco di botte prese e date, sbucciandomi tutto quello che mi potevo sbucciare e perfino bucandomi (no, non sono stato un tossico!!! Giocando a calcio coi miei amichetti, ovviamente, si è infilato nel ginocchio il cinturino dell'orologio d'acciaio. Che buco! E quanto sangue! Piangevo per il terrore perché non sentivo male. Però era la sera del 24 maggio 1989, poche ore prima della finale di Coppa dei Campioni Milan - Steaua Bucarest 4 - 0. E pur essendo juventino, per non perderla ho fatto l'ometto e non sono voluto andare al pronto soccorso! E la cicatrice sul ginocchio sx rimane un bel ricordo).
La Zona Verde è stata l'anticamera della vita che ci aspettava, con amicizie cresciute per poi infrangersi sbattendo improvvisamente su muri di comportamenti infantili anche dopo molti anni. Con amori coltivati come piccoli boccioli fioriti dopo molto tempo e molta pazienza.
Adesso c'è questa Zona Verde che spero accolga molte altre persone, molti bambini come me, per condividere altri giochi.
Enjoy!
A.
Come farsi un autotunnel giocando a calcio, mi autoimbarazzo a scrivere davanti a tutti perché nessuno mi costringe a iniziare questo blog.
Ma ci sono una situazione particolare e una esigenza nello sfondo.
La situazione è la mia momentanea disponibilità di tempo gigantesca, dovuta a una mancata promessa da parte dell'ultimo datore di lavoro stampo tipico nord est ma di questo ne parlerò successivamente. Le polemiche vanno affrontate comodamente come si deve e non in veloci e confuse parentesi.
L'esigenza è quella di scrivere dovuta a quel prurito che parte dalla mente come una scintilla e arriva alle dita delle mani. Scrivevo anche prima con un implicito bisogno di venir letto e mi limitavo ai miei quadernini di cellulosa con la celata speranza che venissero sfogliate dalla persone buone, di animo ma non solo.
Ora esplicito apertamente questo sentimento. Mi metto in vetrina come molti altri già fanno a disposizione di chi vorrà (leggermi, criticarmi, commentarmi).
Vi anticipo già che potrei eccedere. Divagare in parole incrociate significati articolati come sono io e potrebbe capitare di mandarmi in mona mentalmente durante la lettura.
Perché La Zona Verde? Perché La Zona Verde o semplicemente La Zona, è quel piccolo pezzo di terra comune a più case che si affacciano come gradoni di un anfiteatro, che ha coltivato una generazione di bambini, diventando ogni volta palcoscenico di diversi giochi d'infanzia. Tra alberi e cespugli grandi e piccoli è stato un nascondino, una fantastica trincea, un campo per interminabili partite di calcio dove i bambini più piccoli battevano costantemente quelli più grandi che poi si mischiavano per affollate partite di pallabase, un perfetto rifugio per altobasso o per trovare colori scappando dalla strega.
La Zona è stato un luogo dove crescere protetti anche se di pericoli al tempo nel mio quartiere non ce ne erano a meno di non essere bravi ad andarseli a cercare. Però tutti quei bambini che riempivano le sere d'estate con i loro schiamazzi sono stati molto fortunati a trovare questo prato tutto per loro.
E' ancora li La Zona, ci mancherebbe, ma è tutta un'altra cosa. I bambini sono leggermente maturati, ora è diventata zona di transito lungo quel percorso di mattoni che lo taglia per aprirsi al centro in un piccolo spiazzo di materiale rimbalzante che attende nuove generazione da far crescere sulle giostrine e un luogo di preghiera per quelli che a maggio recitano il Rosario sedendosi sulle panchine (alcuni sulle giostrine...).
Insomma, in Zona ho vissuto gli anni della mia infanzia dove ho dei bellissimi ricordi.
Questo blog inizialmente era stato battezzato "Il sasso nella scarpa" perché ho sempre qualcosa da dire da criticare cose persone insomma pensavo di usarlo come sfogo personale. Però quel nome mi evocava cose per niente simpatiche e soprattutto scomode (avete mai sentito il detto "simpatico come la ghiaia nelle scarpe"? In dialetto veneto rende molto di più).
La scelta dell'indirizzo è stata una piccola Odissea: "la zona verde", "zona verde", "zona" "zona-verde" e tutti quelli possibili immaginabili erano già esistenti anche se abbandonati da tempo e quindi inutilizzabili!!! Allora penso che lazonadiale sia la miglior denominazione possibile. La Zona Verde dove sono cresciuto coi giochi, le bici, con un sacco di botte prese e date, sbucciandomi tutto quello che mi potevo sbucciare e perfino bucandomi (no, non sono stato un tossico!!! Giocando a calcio coi miei amichetti, ovviamente, si è infilato nel ginocchio il cinturino dell'orologio d'acciaio. Che buco! E quanto sangue! Piangevo per il terrore perché non sentivo male. Però era la sera del 24 maggio 1989, poche ore prima della finale di Coppa dei Campioni Milan - Steaua Bucarest 4 - 0. E pur essendo juventino, per non perderla ho fatto l'ometto e non sono voluto andare al pronto soccorso! E la cicatrice sul ginocchio sx rimane un bel ricordo).
La Zona Verde è stata l'anticamera della vita che ci aspettava, con amicizie cresciute per poi infrangersi sbattendo improvvisamente su muri di comportamenti infantili anche dopo molti anni. Con amori coltivati come piccoli boccioli fioriti dopo molto tempo e molta pazienza.
Adesso c'è questa Zona Verde che spero accolga molte altre persone, molti bambini come me, per condividere altri giochi.
Enjoy!
A.
Ben trovato :)
Tench iù!