Gli ultimi 100 metri di Usain Bolt

Ho aspettato una settimana per scrivere questo post. Da sabato scorso, dalla finale dei 100 metri maschili dei campionati del mondo di atletica leggera di Londra. Volevo scrivere qualcosa sugli ultimi 100 metri di Usain Bolt.
Poi ho pensato però che gli ultimi sarebbero stati quelli della staffetta.
Così mi sono trattenuto, con una certa fatica 1) perché avevo già pensato a cosa scrivere, non il classico coccodrillo ma qualche riga per aggiungerne altre alle vagonate che sono già stata scritte e 2) perché quella finale è finita come pochissimi potevano pensare e 3) perché porca vacca mi sono dovuto bloccare e non è una cazzata qualsiasi!

Ho atteso questi ultimi 100 metri, ho rischiato di perderli perché coincidevano con la nanna di Tommaso e Teresa e forse è più facile fare il record del mondo nei 100 metri che addormentarli, a volte. Se sabato scorso ero in evidente stato di agitazione, perché non c'è gara più elettrizzante dei 100 metri di atletica, ancora di più di una gara di sci alpino, oggi lo ero un filo di più perché era l'ultima occasione per vedere Bolt.


19 medaglie d'oro tra Olimpiadi e mondiali, tre record del mondo nei 100, nei 200 e nella staffetta 4x100. Eppure è uno che si fa prendere dal nervosismo della situazione: ve la ricordate la finale dei 100 metri nel 2011 ai mondiali di Daegu quando la partenza falsa gli è costata la squalifica e una sicura medaglia d'oro?
Per questo sabato scorso i miei timori erano giustificati anche se la semifinale l'aveva gestita come al solito e credevo nel finale che si meritava.
Mi aspettavo la partenza  difficile, perché le gambe lunghe allo sparo dello starter ci mettono un po' ma una volta trovato il ritmo ti passano via. Invece quei 100 metri sono stati un continuo inizio perché le gambe non hanno ingranato non hanno trovato il ritmo e non hanno superato portando Bolt davanti a tutti come ha sempre fatto.
Battuto per altro da uno che, secondo la mia modestissima opinione, dovrebbe essere bandito dallo sport a vita.
Forse la tensione dell'ultima gara, ma strano per uno abituato ad avere tutta l'attenzione e la tensione addosso. Ma anche lui è fatto di sangue e ha un cuore e un cervello e può andare in tilt. Anche se nel 2011 era più disperato e incazzato con se stesso di sabato scorso.

Questa sera invece il suo fisico ha fatto crash! Li, in mezzo la pista, nei suoi davvero ultimi 100 metri.

Speravo di vederlo vincere come lo speravo sabato scorso. Sarebbe stato un finale scontato banale prevedibile. Ma serebbe stato il finale che si meritava, il tributo a un atleta che non rivedremo più, per struttura fisica e potenza e, ma sì dai, anche per quella simpatia da gigione prima delle gare, come a voler esorcizzare la tensione e la pressione che il successo porta inesorabilmente.

Ho osservato il dio della velocità crollare a terra. Abbandonato da quel fisico che lo ha portato nell'Olimpo degli atleti e renderlo il più forte di tutti, come ha detto anche Bragagna di tutti gli sport.


Così, gli ultimi 100 metri di Bolt sono stati quelli della finale dei 100 metri di sabato scorso. Doveva tornare a casa con 2 ori, torna a casa zoppo con un bronzo amaro.

C'è uno strano rapporto tra gli stati d'animo che lo spettatore prova alla partenza dei 100 metri e alla fine: in 9 secondi e qualche centesimo la tensione si tramuta in incredulità, come quando ha vinto la finale dei 200 alle Olimpiadi Pechino nel 2008 (ricordo che io e Anna abbiamo visto la gara nella tv del bar del Lago di Misurina, a prenderci uno strudel, una sacher con un te e una cioccolata caldi, il 16 agosto, ma fuori diluviava e c'erano meno di 10° a metà pomeriggio).
Non scorderò mai quello che ho provato queste ultime due volte: un misto di delusione e incredublità e dispiacere per quell'atleta, che da dio della velocità si ritrova battuto, addirittura abbattutto questa sera.

I record sono fatti per essere battuti (frase inventata da me), ma non nel modo nel quale lo ha fatto Usain Bolt: perché lui ha alzato l'asticella, ma soprattutto ha abbassato i tempi, di molto.

E adesso chissà quanto dovremmo aspettare, prima che un nuovo dio della velocità scenda sulla terra.
Pensavo a una cosa: per noi che lo guardiamo dallo schermo della tele, correre i 100 e battere il record del mondo è sembrato facile, almeno come lo ha fatto lui ( i 200 no, si vede che soffre ma quella è una gara micidiale). Ti alleni anni, quando la tua gara dura meno di 10" se sei bravo.
Forse, per Bolt è facile, forse. Ma è tutto quello che viene prima che è dannatamente duro e difficile: l'allenamento la preparazione, fisica ma anche psicologica, perché a un certo punto ti ritrovi a essere Usain Bolt e hai la necessità di gestire questa cosa.
Ha 31 anni e si ritira. Il fisico forse non regge più e oggi si è visto. Però sui 100 sabato è stato battuto da uno che ne ha 35. Una bella età per vincere un mondiale di atletica sui 100 metri piani (e vabbhé che secondo me quello non dovrebbe più mettere piede in una pista di atletica!).
E' dura arrivare lucido e tirato fino alla fine anche della propria carriera. Spero che abbia saputo gestire bene anche gli ultimi giorni.

Magari ci ripensa, si prende un anno sabbatico, lasciamo che si diverta col calcio e che capisca che non ha niente a che vedere e ritorna? Perché chiudere così, da terra, non è il modo migliore.

Comunque sia, caro Bolt, forse la frase i record sono fatti per essere battuti dopo di te non varrà più.
E' stato bello vederti!

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