Brexit

Sono affezionato all'Inghilterra e a tutto il mondo britannico, dal calcio alla musica, dai paesaggi alle tradizioni, perfino al clima che non mi ha mai infastidito.
Non posso non commentare quello che è successo ieri: la maggior parte degli abitanti del Regno Unito che è andata a votare (il 72%) ha scelto di non fare più parte dell'Unione Europea. Ha vinto la tanto temuta Brexit.
Ero piuttosto certo della vittoria dei Brexit perché l'Inghilterra non si è mai sentita molto partecipe non dell'Unione Europea ma dell'Europa. Ha mantenuto la sua moneta, le sue unità misura e perfino il senso di marcia. Mi chiedo perché sia entrata nella UE. Però fa un forte effetto destabilizzante adesso che è ufficiale.
"Nebbia sulla Manica, il continente è isolato"
è una vecchia frase che spiega bene il concetto di insularità dei britannici. Ad essere tagliato fuori non era il Regno Unito ma il resto del continente.


E' anche un voto molto particolare. Non hanno votato gli inglesi, ma anche i gallesi, gli scozzesi ed i nord irlandesi. Cioè gli abitanti del Regno Unito, in lingua inglese the United Kingdom, per intenderci.
Ma anche al suo interno il Regno Unito ha qualche divisione, tanto che a fine anni '90 una devolution ha permesso una certa autonomia di governo a Galles, Scozia ed Irlande del Nord.

Il Galles si è unito alla Corona politicamente, socialmente, economicamente e culturalmente ancora nel 1500 dimostrandosi una nazione sempre fedelde. Dal 1999 può contare su una Assemblea Nazionale che ha poteri solo locali.

La Scozia storicamente non si è mai sentita appartenente al Regno Unito (avete mai visto William Wallace?): ha sistemi istituzioni, legali, educative e religiosi distinti da quelli del resto del Regno Unito, anhe lei dal 1999 ha il suo parlamento locale che gode di una buona autorità su molti ambiti di politica interna.
Nel 2014 sono stati vicini all'indipendenza ma il 55% dei votanti al referendum ha preferito rimanere ancora sudditi della Corona.


L'Irlanda del Nord, l'Ulster, ancora adesso, nonostante l'accordo del Venerdì Santo del 1998, vive ancora un conflitto tra cattolici (una minoranza che preferirebbe unirsi alla Repubblica d'Irlanda, l'Eire) e protestanti (i discendenti del popolo inglese che invece preferiscono rimanere sudditi della Regina Elisabetta) pagato in passato con più di 3.000 morti.

Il 52% degli abitanti del Regno Unito che sono andati a votare si sono rotti le palle dell'agemonia della Germania e di un sistema economico-finanziario opprimente.
L'unica arma in loro possesso era quello democratico del referendum.
Qualcuno dice che lasciare al popolo la possibilità (la liberta!) di decidere su trattati negoziati e decisi da politici (si presume espertissimi di quello che trattano e negoziano) decine di anni fa è una pazzia. Forse perché la forza del popolo può essere brutale.

Andando a vedere la distribuzione geografica dei voti, Scozia e Irlande del Nord preferivano rimanere mentre Inghilterra e Galles ervano favorevoli all'uscita. 
L'area gialla di chi voleva rimanere nella UE sembra più ampia di quella blu che invece voleva l'uscita della Gran Bretagna da quella che una volta si chiamava CEE. 
Però pensando alla densità della popolazione, chi voleva rimanere nella UE è stato penalizzato da quella del Galles (142 abitanti/km²), dell'Irlanda del Nord (125 abitanti/km²) e della Scozia (65 abitanti/km², in alcune regioni delle Highlands meno di due/km²).
Nel Regno Unito la densità è di 383 abitanti per km² con l'Inghilterra che ne conta circa 400/km².
Anche Londra era favorevole a restare nell'UE.

Mi impressiona la distribuzione anagrafica dei voti.
Evidentemente, la popolazione inglese tra i 18-24 anni sarà inferiore a quella maggiore ai 65 anni, oppure una buona parte non è andata a votare. Può essere una combinazione di entrambe le possibilità, ma se fosse prevlente la seconda, se ora si trovano a subire scelte altrui, devono prendersi a martellate nelle tibie.
Ricordo che quando sono stato in Inghilterra per l'Erasmus, tra settembre 2000 e febbraio 2001, un sabato pomeriggio Londra era  semiparalizzata da una manifestazione (molto British, per altro: ordinata e sobria, esemplare!) contro l'introduzione in patria dell'€uro.L'età media dei manifestanti era molto alta, ben sopra i 50 anni.
Leggo che ora i giovani dovranno subire le scelte dei vecchi. Ma se i vecchi sono  di più e/o i giovani non si preoccupano del loro futuro, non è colpa dei tedeschi, degli italiani, dei francesi che, sempre ai si dice, potrebbero subire anche loro scelte altrui.

Appunto, cosa succederà? Difficle saperlo. Si apriranno dei trattati tra UE e UK per negoziare l'uscita. Non si sa chi leccherà il didietro a chi né chi ci rimetterà. 
Nell'immediato, il primo ministro Cameron ha cambiato idea e si è dimesso, pare che chi abbia investimenti in borsa ci stia rimettendo (io sto sempre dalla parte del buon vecchio mattone), che chi si sia trasferito Oltre Manica stia già facendo le valige, che nelle varie questure stiano aumentate le code per fare i passaporti, che Games of Thrones chiuda per mancanza di fondi dall'UE e che la Sterlina si stia svalutando. 
Ques'ultima notizia, se la politca economica del nuovo Regno Unito non interverrà, potrebbe migliorare la bilanica commerciale anglosassone aumentanto le esportazioni. Anche il turismo può trarre vantaggi visto che visitare Inghilterra & Co. sarà più economico.

Chi ha votato per l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea ha votato consapevole delle conseguenze, soprattutto a medio/lungo termine? Un referendum simile non può esprimere un semplice voto di protesta. Non so se era chiaro.
Purtroppo prima di diventare UE era la CEE, acronimo di Comunità Economica Europea. Con preponderanza per l'aspetto economico che per quello comunitario.
Si parlava di United State of Europe ma forse quei politici si sono dimenticati cos'è successo nell'altra sponda dell'Atlantico perché diventasse quello che è ora. Ma gli stati Europei non sono mai stati uniti, non lo sono nemmeno i singoli stati. Chiedi a un veneto o un siciliano se si sentono italiani, peggio ancora con un altoatesino, a un basco e ad un catalano se si sentono spagnoli.
Troppe differenze, da quelle culturali  a quelle di lingua*, da quelle burocratiche alle forme degli stati (fedrazioni, democrazie, monarchie...). 
Germania e Svezia hanno forme di incentivazione della famiglia che in Italia ci sognamo. Ma perché allora a Bruxelles non ci si è sbattutti più per garantire certe situazioni in tutta Europa, invece che cercare equilibiri di bilancio impoverendo le persone già povere?
Quello che mi sta più sulle palle del risultato di questo referendum è il crollo delle borse, di una probabile crisi finanziaria. E questo forse descrive bene il senso di questa unione. Meramente economica. Non ha nulla di comunitario né di sociale. Indica chi sta comandando in Europa. E non è giusto. Cosa c'entrano i risparmi delle persone sull'uscita di una nazione da un sistema che non funiziona? Possibile che i politicanti non lo capiscano?

Mi sento europeo, allo stesso modo di come mi sento vicentino,veneoto ed italiano. Le radici non si possono tagliare.
Quando sono stato in Inghilterra per l'Erasmus, parlavo di Europa con un basco, un catalano ed un tedesco di origine turca. Ed aravamo entusiasti dell'arrivo della moneta unica, una soluzione eccellente che ha eliminato tantissimi disagi.

Nei giorni scorsi pensavo che questo referendum, solo per il fatto della sua esistenza, rappresentava una sconfitta per la UE e che qualunqe fosse stato il risultato l'UE, così com'è, dove cambiare subito. Se non coglie l'occasione adesso vuol dire che non vuole rispondere ai suoi cittadini. 
Così com'è è destinata a morire.
* A proposito, la lingua ufficiale dell'Unione Europea è quella di una nazione che non ne fa (più) parte?

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