Moto in città come un videogame
Questo autunno inoltrato è anomalo: scendo in garage alle 7 e mezza del mattino e la colonnina del mercurio ha (già) passato il livello dei 17 gradi. All’improvviso, sento il peso della membrana impermeabile e dell’imbottitura termica all’interno della giacca da moto. Però le previsioni del tempo per oggi mettono pioggia da giorni (le previsioni mettono sempre pioggia, per la legge dei grandi numeri prima o poi ci prendono).
Porcamiseria, anche Nicolas Cage nei panni dell’astrofisico John Koestler nel film “Segnali dal futuro” metteva all’erta su temperature anomale in autunno. E si parlava di fine del mondo!
Ma quello era un film, era finzione. E questi 17 gradi e passa sono realtà e non c’è da interpretare alcun codice che prevede disastri .
L’unico disastro semmai è da affrontare ogni giorno: il traffico urbano che ci mette in difficoltà quotidiana in sella alla nostra moto, perché anche in una città di provincia circolare in moto diventa una specie di video game dove i biker hanno il compito di schivare i numerosi e vari pericoli che si incontrano per strada.
Un "Hunger Game" urbano, e vedi mai che qualcuno ad Hollywood non copi l’idea, dove i motociclisti lottano per la sopravvivenza in un tutti contro tutti insieme ad automobilisti, ciclisti, pedoni con tanto di sorprese che affiorano dall’asfalto.
Ogni giorno un motociclista condivide le strade che percorre con molte altre persone: automobilisti, ciclisti e pedoni. Ma chissà per quale motivo si prendono tutto il territorio possibile a disposizione utilizzandolo a loro piacimento, come se ne fossero i padroni.
Le auto che sbucano da vie laterali immettendosi in strada con irritante lentezza, che frenano all’improvviso senza motivo, che cambiano corsia senza mettere la freccia oppure con la freccia in funzione proseguono per la medesima direzione traendo tutti in inganno, oppure. E poi ci sono le rotatorie, trappole della giungla urbana, una roulette da affrontare facendosi un preventivo segno della croce sperando di non venire cecchinati da auto che si buttano a tutta velocità dietro alla scusa “mi sono immesso per primo e faccio quello che voglio”
Altri nemici ai quale fare estrema attenzione sono le corriere e gli autobus, che sfruttano la loro mole elefantesca per occupare la strada indifferenti dell’altrui presenza, che sia a quattro o due ruote. A loro si deve dare spazio, perché l’alternativa è che se lo prendano senza chiedere.
Altre variabili imprevedibili sono i ciclisti: grazie alla scusa ecologica si arrogano mille diritti, come quello di occupare il manto stradale quando il comune ha messo a loro completa disposizione (con i soldi pubblici, quindi anche i loro) una ampia protetta e delimitata pista ciclabile, oppure te li trovi davanti all’improvviso attraversando le strisce pedonali (pedonali, avete capito, non ciclabili, quindi il ciclista deve scendere dalla bicicletta e camminare, non pedalare) senza preavviso, insieme ai pedoni. Questi ultimi sono altrettanto pericolosi, specie se hanno una carrozzina: affrontano la strada come se non la avessero e incuranti di avere un oggetto piuttosto invadente tra le mani, espongono al pericolo stradale prima il passeggino e poi guardano se possono attraversare (quando guardano!). Facessero il contrario, il numero delle angina pectoris sarebbe in calo verticale.
Ai fini statistici quindi, i pericoli per i motociclisti urbani arrivano principalmente dai lati.
Sembra di vivere quotidianamente un videogame con il compito di arrivare incolume al traguardo schivando gli ostacoli.
La giungla urbana cela le sorprese più subdole nel basso, proprio nell’asfalto che percorriamo ogni giorno: la stabilità e le abilità dei motociclisti infatti vengono messe alla prova da buche (o veri e propri crateri se piove per due giorni di fila) in mezzo alla strada, dagli scalini delle rotatorie, dai dossi dissuasori di velocità che sono un ostacolo anche per le auto, dalle strisce colorate che sono un vero e proprio scivolo per le due ruote.
Per non parlare dei lavori stradali, vere e proprie ghigliottine: non capisco perché quando si rifà l’asfalto, le strade non sono allo stesso livello del manto precedente col risultato di dover schivare anche angoli concavi, oltre a quelli convessi! E sono sempre di più le strade che assomigliano a dalmata.
Alla fine i lavori stradali non tengono in considerazione i motociclisti: una riasfaltatura fuori livello è già un pericolo per le automobili, figuriamoci per la moto, la cui stabilità conta su due ruote in meno.
Lo sappiamo, per ogni moto circolano 10 auto. Ma se guardiamo bene, dentro ogni abitacolo, c’è un solo automobilista. Noi motociclisti non possiamo sempre sfruttare lo spazio a nostra disposizione. Se circolassero due persone per auto, si potrebbero dimezzare i mezzi in circolazione. Invece si preferisce scegliere per la solitudine all’interno di una scatola di lamiera. Anche noi motociclisti siamo solo ma è un uno contro uno impari: loro protetti dentro grandi scatole, noi in sella esposti all’aria. Come i ciclisti ed i pedoni: per questo dovrebbero prestare più attenzione anche loro.
Perché alla fine tutta la disquisizione si riduce a questo: oltre che al rispetto del codice della strada, bisogna prestare attenzione. Agli altri.
Prima si parlava di video game. Ma qui invece si parla di realtà, dove non ci sono crediti o monete da inserire né trucchi per rendere le cose più facili.
E alle volte finzione e realtà finiscono per fondersi. Il pericolo è quello di vedere nei cataloghi dei vari customizzatori dei cannoni al plasma, altro che filtri conici e nuove centraline elettroniche, in barba alle prestazioni. Così sì che l’Hunger Game sarebbe completo.
Nel frattempo, mi adeguo con l'abbigliamento adatto:
Porcamiseria, anche Nicolas Cage nei panni dell’astrofisico John Koestler nel film “Segnali dal futuro” metteva all’erta su temperature anomale in autunno. E si parlava di fine del mondo!
Ma quello era un film, era finzione. E questi 17 gradi e passa sono realtà e non c’è da interpretare alcun codice che prevede disastri .
L’unico disastro semmai è da affrontare ogni giorno: il traffico urbano che ci mette in difficoltà quotidiana in sella alla nostra moto, perché anche in una città di provincia circolare in moto diventa una specie di video game dove i biker hanno il compito di schivare i numerosi e vari pericoli che si incontrano per strada.
Un "Hunger Game" urbano, e vedi mai che qualcuno ad Hollywood non copi l’idea, dove i motociclisti lottano per la sopravvivenza in un tutti contro tutti insieme ad automobilisti, ciclisti, pedoni con tanto di sorprese che affiorano dall’asfalto.
Ogni giorno un motociclista condivide le strade che percorre con molte altre persone: automobilisti, ciclisti e pedoni. Ma chissà per quale motivo si prendono tutto il territorio possibile a disposizione utilizzandolo a loro piacimento, come se ne fossero i padroni.
Le auto che sbucano da vie laterali immettendosi in strada con irritante lentezza, che frenano all’improvviso senza motivo, che cambiano corsia senza mettere la freccia oppure con la freccia in funzione proseguono per la medesima direzione traendo tutti in inganno, oppure. E poi ci sono le rotatorie, trappole della giungla urbana, una roulette da affrontare facendosi un preventivo segno della croce sperando di non venire cecchinati da auto che si buttano a tutta velocità dietro alla scusa “mi sono immesso per primo e faccio quello che voglio”
Altri nemici ai quale fare estrema attenzione sono le corriere e gli autobus, che sfruttano la loro mole elefantesca per occupare la strada indifferenti dell’altrui presenza, che sia a quattro o due ruote. A loro si deve dare spazio, perché l’alternativa è che se lo prendano senza chiedere.
Altre variabili imprevedibili sono i ciclisti: grazie alla scusa ecologica si arrogano mille diritti, come quello di occupare il manto stradale quando il comune ha messo a loro completa disposizione (con i soldi pubblici, quindi anche i loro) una ampia protetta e delimitata pista ciclabile, oppure te li trovi davanti all’improvviso attraversando le strisce pedonali (pedonali, avete capito, non ciclabili, quindi il ciclista deve scendere dalla bicicletta e camminare, non pedalare) senza preavviso, insieme ai pedoni. Questi ultimi sono altrettanto pericolosi, specie se hanno una carrozzina: affrontano la strada come se non la avessero e incuranti di avere un oggetto piuttosto invadente tra le mani, espongono al pericolo stradale prima il passeggino e poi guardano se possono attraversare (quando guardano!). Facessero il contrario, il numero delle angina pectoris sarebbe in calo verticale.
Ai fini statistici quindi, i pericoli per i motociclisti urbani arrivano principalmente dai lati.
Sembra di vivere quotidianamente un videogame con il compito di arrivare incolume al traguardo schivando gli ostacoli.
La giungla urbana cela le sorprese più subdole nel basso, proprio nell’asfalto che percorriamo ogni giorno: la stabilità e le abilità dei motociclisti infatti vengono messe alla prova da buche (o veri e propri crateri se piove per due giorni di fila) in mezzo alla strada, dagli scalini delle rotatorie, dai dossi dissuasori di velocità che sono un ostacolo anche per le auto, dalle strisce colorate che sono un vero e proprio scivolo per le due ruote.
Per non parlare dei lavori stradali, vere e proprie ghigliottine: non capisco perché quando si rifà l’asfalto, le strade non sono allo stesso livello del manto precedente col risultato di dover schivare anche angoli concavi, oltre a quelli convessi! E sono sempre di più le strade che assomigliano a dalmata.
Alla fine i lavori stradali non tengono in considerazione i motociclisti: una riasfaltatura fuori livello è già un pericolo per le automobili, figuriamoci per la moto, la cui stabilità conta su due ruote in meno.
Lo sappiamo, per ogni moto circolano 10 auto. Ma se guardiamo bene, dentro ogni abitacolo, c’è un solo automobilista. Noi motociclisti non possiamo sempre sfruttare lo spazio a nostra disposizione. Se circolassero due persone per auto, si potrebbero dimezzare i mezzi in circolazione. Invece si preferisce scegliere per la solitudine all’interno di una scatola di lamiera. Anche noi motociclisti siamo solo ma è un uno contro uno impari: loro protetti dentro grandi scatole, noi in sella esposti all’aria. Come i ciclisti ed i pedoni: per questo dovrebbero prestare più attenzione anche loro.
Perché alla fine tutta la disquisizione si riduce a questo: oltre che al rispetto del codice della strada, bisogna prestare attenzione. Agli altri.
Prima si parlava di video game. Ma qui invece si parla di realtà, dove non ci sono crediti o monete da inserire né trucchi per rendere le cose più facili.
E alle volte finzione e realtà finiscono per fondersi. Il pericolo è quello di vedere nei cataloghi dei vari customizzatori dei cannoni al plasma, altro che filtri conici e nuove centraline elettroniche, in barba alle prestazioni. Così sì che l’Hunger Game sarebbe completo.
Nel frattempo, mi adeguo con l'abbigliamento adatto:
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