Caro ciclista #2
Perfino l’intellighentie Michele Serra scaglia più o meno bonariamente la sua amaca contro le biciclette, questa volta contromano. Raccogliendo la risposta del(la) neo presidente di FIAB.
Democristianamente do torto e ragione ad entrambi, perché i ciclisti (di qualsiasi sesso, età, etnia e filosofia) sono spesso disinvolti e perché alcune strade non sono fatte per le bici tra rotatorie, rotaie del tram e piste ciclabili senza capo né coda.
Però non trovo l’utilità dell’attuale pesante propaganda del pedale se non si fa un po’ di educazione.
Parlavo tempo fa con un collega (eh sì, adesso posso dirlo) giornalista sui ciclisti che si sentono padroni della strada in virtù della loro forza motrice ecologica (fino a che qualche studio non troverà qualcosa che non va nel sudore o nell’anidride carbonica emessi dal nostro corpo) e del poco spazio occupato e cazzi vari. Era circa 2 anni fa, in un tentativo di ammazzare il tempo in attesa dell’aereo a Colonia, di ritorno dopo una fiera motociclistica facendo un confronto a due ruote tra due tipi di biker.
In effetti, quelli motorizzati, sono molto più corretti dal punto di vista del codice della strada. Per esempio, accendiamo i fari (ok, le moto moderne hanno il faro acceso sempre) anche di giorno, non solo la sera.
Me la ero già presa con i ciclisti perché nonostante una belle e spaziosa pista ciclabile a disposizione si ostinano a rischiare la vita lungo la strada, anche col buio la nebbia la pioggia con l’ombrello in mano ed il faro spento.
Oggi ne stavo tirando sotto un’altra perché all’improvviso, a 16 metri dalle strisce pedonali e ad altrettanti da me, butta mezzo braccio sinistro e va in mezzo la strada! Freno fisso, le suono e le arrivo al fianco urlandole dietro di guardare prima di svoltare. È americana, non capisce o forse ne approfitta (oddio, non sono anti americano! Se proprio volete dettagli vi dico che era di colore, ma non sono nemmeno razzista, anzi, era una bellissima ragazza, a parte la tinta dei capelli che ho trovato discutibile) per rispondermi nella sua lingua. Replico altrettanto e ci sfanculiamo a vicenda ognuno proseguendo per la propria strada in una sequenza molto veloce di parole e gesti per niente cortesi.
Se la centravo (o, secondo un altro punto di vista, se si buttava sotto le ruote della mia Bonnie) rischiavo di avere torto o un premio al valore civile?
Democristianamente do torto e ragione ad entrambi, perché i ciclisti (di qualsiasi sesso, età, etnia e filosofia) sono spesso disinvolti e perché alcune strade non sono fatte per le bici tra rotatorie, rotaie del tram e piste ciclabili senza capo né coda.
Però non trovo l’utilità dell’attuale pesante propaganda del pedale se non si fa un po’ di educazione.
Parlavo tempo fa con un collega (eh sì, adesso posso dirlo) giornalista sui ciclisti che si sentono padroni della strada in virtù della loro forza motrice ecologica (fino a che qualche studio non troverà qualcosa che non va nel sudore o nell’anidride carbonica emessi dal nostro corpo) e del poco spazio occupato e cazzi vari. Era circa 2 anni fa, in un tentativo di ammazzare il tempo in attesa dell’aereo a Colonia, di ritorno dopo una fiera motociclistica facendo un confronto a due ruote tra due tipi di biker.
In effetti, quelli motorizzati, sono molto più corretti dal punto di vista del codice della strada. Per esempio, accendiamo i fari (ok, le moto moderne hanno il faro acceso sempre) anche di giorno, non solo la sera.
Me la ero già presa con i ciclisti perché nonostante una belle e spaziosa pista ciclabile a disposizione si ostinano a rischiare la vita lungo la strada, anche col buio la nebbia la pioggia con l’ombrello in mano ed il faro spento.
Oggi ne stavo tirando sotto un’altra perché all’improvviso, a 16 metri dalle strisce pedonali e ad altrettanti da me, butta mezzo braccio sinistro e va in mezzo la strada! Freno fisso, le suono e le arrivo al fianco urlandole dietro di guardare prima di svoltare. È americana, non capisce o forse ne approfitta (oddio, non sono anti americano! Se proprio volete dettagli vi dico che era di colore, ma non sono nemmeno razzista, anzi, era una bellissima ragazza, a parte la tinta dei capelli che ho trovato discutibile) per rispondermi nella sua lingua. Replico altrettanto e ci sfanculiamo a vicenda ognuno proseguendo per la propria strada in una sequenza molto veloce di parole e gesti per niente cortesi.
Se la centravo (o, secondo un altro punto di vista, se si buttava sotto le ruote della mia Bonnie) rischiavo di avere torto o un premio al valore civile?
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