100 anni di radio

La radio in Italia compie 100 anni! Il 6 ottobre 1924 venne trasmesso il primo annuncio in radio, con la voce di Ines Viviani Donarelli.
100 anni di storie, di vicende di cronaca, attualità, sport, musica, guerre, fatti storici.

Non so voi,
io adoro la radio. Molto di più della televisione, di internet. Non ascolto molte stazioni radio. I giornali radio e le partite di calcio su Radio1, DeeJay Chiama Italia ogni mattina perché sa come tenere compagnia e allo stesso tempo affrontare argomenti delicati, ogni tanto qualche notizia di economia su Radio24, le partite del Lane a volte sulle radio locali anche se non mi piacciono chi le racconta.

La musica che mi piace su
Radio Capital, Virgin, Marilù, perché solo queste fanno sentire buona musica anche se purtroppo resta sempre quella di 30 (mioddio!) anni fa, perché nel rock attuale si fa fatica a trovare qualcosa di nuovo e buono (mioddio #2!).

Ho delle immagini precise di ogni epoca che ho vissuto della radio. 

Quando ero piccolo, a scuola il sabato mattina da una radio locale ascoltavamo la classifica delle scuole elementari che avevano consegnato più carta. Ci trovavamo tutti in atrio e non appena sentivamo il nome di quella nostra saltavamo per esultare perché eravamo sempre tra le prime.

Poi, le
radioline alle orecchie degli uomini la domenica pomeriggio, mentre passeggiavano in compagnia delle mogli (loro un po' meno in compagnia) o appoggiata sul tavolo, sia a casa o al ristorante.

La radiolina la domenica non mancava mai, sintonizzata su Tutto il Calcio Minuto per Minuto con le voci leggendarie di Sandro Ciotti, Enrico Ameri, 
Massimo De Luca, Rino Icardi, Luigi Coppola, Alfredo Provenzali, Filippo Corsini, Giulio Delfino, Ezio Luzzi, Paolo Zauli, Riccardo Cucchi, Emanuele Dotto, Livio Forma, Tonino Raffa, Bruno Gentili, Nico Forletta che si alternavano tra un campo e l'altro.

Mio nonno Sandro era capace di ascoltare la cronaca delle partite di calcio alla radio e contemporaneamente vedere le gare di F1 in televisione, o la partita di tenni seduto sulla sua sedia in sala.

La radio mi ricorda le notti in camera
con mia sorella Cristina durante le vacanze, al mare o in montagna, dormendo nella stessa stanza. Ascoltavamo una radio veneta dove gli ascoltatori chiamavano raccontando in piena libertà senza alcuna vergogna i fatti propri. Che risate!

La prima volta che ho ascoltato la radio da solo è stato durante un camp estivo di calcio, nel collegio di Paderno del Grappa. Avevo 13 anni e mi ero portato una piccola radiolina rossa con le cuffie. Lì ho conosciuto un programma divertente dalle 22 a mezzanotte su
RTL 102.5, l'unica radio con la frequenza fissa in tutta Italia.

Quella stessa radiolina che poi mi ha fatto compagnia molte altre volte, in autobus andando a scuola o tornando da una gita a Venezia ascoltando la vittoria agli Europei di Calci della nazionale Under 21, che in quegli anni era la più forte di tutte.

Sempre alla radio ho seguito gli
attentati a Firenze, Roma a Milano del 1993.

Andavo alle superiori vicino alla sede di una radio locale,
Radio Star. Un giorno di sciopero con alcuni compagni di classe ci siamo andati in visita. Registravo le canzoni che mi piacevano nelle cassette, credo di essere arrivato ad averne oltre una dozzina.

Lo ammetto, alla radio ho ascoltato un paio di edizioni del
Festival di San Remo. La ascoltavo di nascosto anche a scuola, sempre quella radiolina rossa, difficile resistere a DJ Chiama Italia.

A metà anni novanta sempre su Radio DeeJay c'era una bellissima trasmissione,
Lunedìretta, con Paoletta e Marco Santin della Gialappa's Band. Nel periodo primaverile avevano iniziato i raduni in giro per le città e nell'ultimo anno alcune riuscivano a raccogliere centinaia di persone. E poi c'era Cordialmente con Linus e gli Elio e le Storie Tese. Quante risate.

Quando giocavo a calcio, la radio mi ha accompagnato anche nelle mie
domeniche calcistiche, quelle passate ahimè in panchina. A volte di nascosto dall'allenatore che voleva ci concentratissimi sulla nostra partita, quando nemmeno quelli che ascoltavamo noi alla radio lo erano, perché a loro volta ascoltavano le partite degli avversari alla radio! E poi tornando a casa ascoltavamo le interviste post partita.

Durante il viaggio di nozze negli Stati Uniti, guidando tra S. Francisco e Phoenix, abbiamo scoperto la
radio satellitare, con canali dedicati a un genere musicale o addirittura a un artista o un gruppo. Grandioso! 

Se rivedo tutto il mio rapporto con la radio, oltre alla curiosità e alla fame di sapere, trovo un aspetto che nel corso del tempo non è mai cambiato, oltre a quello di informare: quello di
tenere compagnia.

La televisione non si può spostare. Ci devi stare davanti oppure la vedi o la ascolti in cucina mentre sei impegnato/a a preparare da mangiare o stirare. Come mi ricordo faceva, e fa, mia mamma.

Invece la radio è un elettrodomestico anche a pile e
si può portare dove si vuole, dove ci si trova. Si ascolta ovunque e a me fa sentire meno solo, la sua voce riempie una stanza e mi distrae dai miei pensieri.

Mi fa compagnia in macchina, andando e tornando a casa da lavoro. Mentre cucino, lavo piatti, faccio i lavori di casa, sono disteso sull'amaca, una volta anche tagliando l'erba.

Ascoltare la radio mi rilassa
. Anche i programmi di approfondimento su Radio1, Radio Anch'io con Giorgio Zanchini la mattina e Zapping con Giancarlo Loquenzi di notte, preparando la macedonia. 

La maggior parte delle radio trasmette sempre la solita musica di merda poi
a me piace ascoltare le voci, capaci di raccontarti cosa succede senza le esagerazioni televisive. Avete mai ascoltato la radiocronaca di una partita di calcio di Francesco Rapice?

Sempre su Radio1 ci sono delle trasmissioni tra musica e storia davvero coinvolgenti. 

Al contrario della tv,
la radio è immaginazione. Non vedi ma senti, in modi diversi, cosa succede e quello che ti raccontano te lo devi immaginare.

La radio non cambia mai, a differenza delle televisione. Può cambiare la tecnologia: da un elettrodomestico a corrente o a pile trasportabile, adesso si ascolta con i telefoni, con i computer e
fa concorrenza alla televisione nel suo stesso campo, attraverso lo schermo e i canali radio tv.

100 anni di trasmissioni radio. In tutto questo tempo ne sono successe e cambiate di cose. La costante è sempre stata la radio.
W la radio.


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S. Alessandro

Oggi è il mio onomastico. S. Alessandro. 

Da qualche anno è sparito dal calendario (prendo sempre l'Almanacco Meteorognostico Vicentino, aka 'El Pojana') sostituito dai ss. Leonzio e Carpoforo.

Alessandro è stato un militare romano, comandante di una centuria. 

Martirizzato a Bergamo al secondo tentativo perché si rifiutò di perseguire i cristiani disobbedendo all'ordine dell'imperatore Massimiano. Fino a qui mi ci riconosco, ci ho spesso rimesso per difendere qualcosa in cui credevo. Anche perdere la testa potrebbe essere la stessa fine, ma più in senso metaforico.

Per il resto direi che invece ci sarei lontano:

Protettore degli uomini si, ma soprattutto testimone della Fede, Alessandro è l'esempio alto di cristiano che ama il Vangelo e lo mette in pratica vivendolo.

Ricordo i 26 agosto della mia infanzia. Ci trovavamo a pranzo, o nel pomeriggio, a festeggiare gli Alessandro di famiglia. Oltre a me, mio nonno materno e un pro zio paterno. C'erano anche i miei nonni paterni, zii e cugini. Erano belle giornate e mi piacevano tantissimo, tanto quanto ora mi mancano quelle persone e quelle giornate.

Auguri a tutti gli Alessandro/a.



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Polemiche Olimpiche

 Da quando le guardo, queste sono le Olimpiadi più brutte.

Non passa un giorno per montare una polemica nuova, dove ognuno per non so quale motivo si sente la responsabilità, quasi l'obbligo morale, di dire qualcosa, di giudicare, di attaccare, si difendere, di stupirsi, di indignarsi.

Senza avere le conoscenze tecniche, personali, senza sapere qual è la storia vera dietro a quello che vedono sullo schermo.

Non ne posso più.

Mi avete stancato.

Come cazzo fate ad avere una chiara e lucida opinione su tutto? Come fate a commentare sempre tutto porcaputtana? Avete spie a Parigi? A Taranto? Ad Algeri? 

Questi Giochi Olimpici stanno diventando più schifosi di un banale San Remo! 

Per due settimane si fa sport. Ma a voi non fotte niente perché schiumate polemica.

E del puro gesto atletico nemmeno vi resta il ricordo perché commentare il resto è più importante, perché così diventate voi i protagonisti, giusto per il tempo di dire la vostra e soddisfare il vostro ego. 

Eppure c'è chi cade dalle parallele ma non si da per vinto e conclude perfettamente l'esercizio. C'è un signore turco che spara senza tanti aggeggi tecnici e con una mano in tasca porta a casa un argento. C'è una nazionale di basket che pochi anni fa nemmeno esisteva. C'è una nuotatrice implacabile. C'è un marciatore indomito che dimostra umiltà e coraggio.

Ci sono storie splendide.

Ma non le vedete. Perché le vostre ideologie sono più importanti. Vi ridicolizzate per sputtanare chi dice il vostro contrario, finendo per offendere gli atleti.

Alle Olimpiadi l'importante non è partecipare. Ma è importante partecipare.

Non so se capite la differenza e onestamente non lo voglio sapere. Non so neanche se siete arrivati a leggere fino a qui.

Volevo vedere del semplice sport, estasiarmi per un gesto atletico e scoprire nuove storie, belle. Spero di poterlo fare ancora, perché restano 10 giorni.

Lasciate stare le polemiche se ce la fate, a fine mese riprendere il calcio, portate pazienza!



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Euro204 finora

Ieri sera è finita la fase a gironi di Euro 2024. Qualche risultato può aver sorpreso, ma se si pensa bene da dove arriva questa competizione, non più di tanto. Perché questo infatti è il primo Campionato Europeo con 14 calciatori provenienti dalla Saudi Pro League.

Secondo The Guardian, la Saudi Pro League è il sesto campionato con più rappresentati in Germania. Se non sei Cristiano Ronaldo che cura la sua preparazione fisica in modo maniacale o N'Golo Kanté che è stato dotato da madre natura di un fisico inesauribile (ha 33 anni il ragazzo ma non si stanca mai di correre e ha piedi buoni) arrivi a fine stagione sgonfio.
Vallo a chiedere alla Serbia: Aleksandar Mitrovic e Sergej Milinkovic-Savic in forma hanno solo il conto in banca, come il croato Marcelo Brozovic, lo scozzese Jack Hendry e il belga Yannick Carrasco solo per citare quelli più attesi e i più deludenti.

Non ho visto qualità fino ad ora. Tanta corsa ma tanta imprecisione che da professionisti non riesco ad accettare. Sbagliare è umano ma dovrebbero essere i migliori calciatori di ogni nazione, però sbagliano gol clamorosi e passaggi banali. 

Mi sto stancando di vedere giocatori per terra a ogni contatto. Possibile che gli arbitri ci caschino fischiando sempre fallo? Il calcio è un gioco fisico, di contatto. La cosa ridicola è che vanno anche a vedere al VAR la situazione. Cadere in avanti se ti tirano la maglietta da dietro è contro la fisica!
Però ho visto alcune situazioni che in Serie A sarebbero state molto discusse, mentre in questi Europei non sono state nemmeno prese in considerazione. Giustamente.

Luka Modric va per i 39 mentre Cristiano Ronaldo li ha già fatti. Hanno vinto tutto quello che potevano. Potrebbero guardarsi l'Europeo dal divano coi figli, dicendogli: "Ehi, a quello ho fatto tunnel!". Invece hanno ancora la fame per trascinare le proprie nazionali. Con una bacheca quasi come quella di Monica De Gennaro, hanno più fame di un loro compagno che al massimo avrà vinto un campionato nazionale, ai video giochi. Un esempio per tutti.


Nell'ordine: Jude Bellingham, Erling Haaland, Kylian Mbappé, Phil Foden, Bukayo Saka, Florian Wirtz, Jamal Musiala, Federico Valverde, Declan Rice, Rodri, Rodrygo, Martin Ødegaard, Eduardo Camavinga, Aurélien Tchouaméni e Harry Kane.
Secondo Transfermarkt.it, sono i giocatori europei con una valutazione fino a 100 milioni di euro. I primi tre arrivano a 180. Nessuno di loro finora mi ha dato l'impressione di valerli tutti. Forse solo Rodri, per qualità tecniche e tattiche.
La Norvegia, con Haaland e Ødegaard, non si è qualificata agli europei. Forse questi valori sono da rivedere.
Ah, di centravanti puri tra questi ce ne sono due. Gli altri sono fantasisti/trequartisti o centrocampisti o ali. Sul centravanti, leggi sotto.

Il portiere in quanto tale deve solo parare altrimenti si chiamerebbe volante o uscente. Infatti non esce più né sulle palle alte, nemmeno sfruttando il metro di braccia a disposizione per arrivare dove nessun altro può arrivare, né su quelle che passano nell'area piccola. Più di qualcuno ancora non ci è arrivato. Io non riesco a farci l'abitudine.

Il calcio è più totale adesso che negli anni '70 del secolo scorso. Le ripartenze dal basso, da dentro la propria area di rigori, ad ogni costo, anche se non hai il portiere e i difensori con i piedi adatti a iniziare così l'azione. Anche se gli avversari ti aspettano al limite dell'area. La partita così diventa emozionante ma sconsigliata per i cardiopatici e chi ha problemi a gestire la rabbia.

L'azione oggi parte a 90 metri dalla porta avversaria e i lanci lunghi sono il male. Bisogna far circolare la palla, evoluzione del tiki-taka blaugrana. Possibilmente a una certa velocità altrimenti si rischia di essere prevedibili. Ma qui torniamo a quanto detto prima: un calcio veloce ma poco tecnico. Possibile? No e nemmeno bello. Ma se per questo viene fuori una partita con 5 gol, qualcuno può dire di aver visto una bella partita divertente. Sotto questo punto di vista, (forse) sì. Ma io voglio vedere calcio, cose giuste in campo, non orrori calcistici. Il divertimento per me è un'altra cosa. Una partita giocata bene, per esempio!

E non è nemmeno detto che tenere e far girare palla sia sinonimo di vittoria: la Spagna ha vinto 3-0 perché si è trovata di fronte una Croazia scarsa. Contro di noi non ha segnato, ha vinto grazie a un autogol perché Donnarumma aveva la maglia dell'Italia e non del PSG e perché hanno sbagliato qualche gol clamoroso.

In un calcio di questo tipo, Füllkrug è l'ultimo baluardo dei centravanti puri. Quando le cose non vanno come dovrebbero e hai l'acqua alla gola (leggi: ti tocca l'Italia agli ottavi), il CT toglie uno dei tre fantasisti (v. sopra) e un mediano per inserire il centravanti e il terzino, ognuno con un obiettivo preciso: il primo incorna il cross del secondo. 

Quando il gioco dal basso diventa autolesionistico, quando non hai un metro in avanti, il buon vecchio calcio va sempre bene.

Il calcio però si gioca! L'Italia ha sofferto per i suoi limiti, tecnici, tattici e caratteriali. In 270 minuti più recuperi non ho visto uno scambio tra giocatori per creare superiorità numerica né un uno-contro-uno.
270 di nulla. Solo fastidio. E all'improvviso il più improbabile di tutti, quello con più attributi di tutti, in ogni senso, fa quello che si deve fare: avanza palla al piede, testaalta e pettoinfuori. Chiede l'1-2 col compagno che gliela restituisce, male. Per fortuna i croati sono in ipossia e può andare avanti. Gli avversari si accentrano verso di lui lasciando liberi i lati, dove vede Zaccagni e dopo 98' gliela passa, perfettamente. Una palla con scritto ”Infilami" che il nr 20 non si fa pregare di metterla oltre il confine dove palo e traversa si baciano.
Il calcio è semplice. Ma è difficile renderlo semplice perché ci vuole attenzione, dedizione, precisione, voglia, volontà, coraggio e piedi buoni. La nostra Nazionale queste cose non ce le ha fatte vedere. Calafiori non ha fatto niente di eccezionale ma solo quello che si deve fare. Giocare con i compagni, cercare e aggredire la profondità, stare calmi e sapere cosa fare. In 3 partite, non ho visto uno scambio dai-e-vai in fascia fino 98° di questa partita.
Lo ha fatto Calafiori in una zona di solito difficile. Spero cambi questo aspetto per sabato. Mi stupisco come giocatori professionisti non siano in grado di capirlo.
Se ti muovi dx-sx non vai avanti. Pare una cazzata vero? Ma ci vuole anche velocità altrimenti gli avversari ti mordono. Non se se cambieranno atteggiamento sabato contro la Svizzera. Chi lo sa?! Se lo faranno abbiamo delle possibilità. Se trovi coraggio, trovi anche la qualità.


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Euro2024: prosegue l'agonia

Credevo di dedicare questo post all'eliminazione dell'Italia dagli Europei 2024. Ma un po' di speranza ce l'avevo perché questa Croazia è stata di un livello inferiore rispetto a quella dei mondiali. Con degli anni in più e con dei giocatori chiave reduci da un campionato arabo che assomiglia di più a un torneo tra scapoli e ammogliati, solo che miliardari.

Fino al minuto 97 e 19", c'era solo un sottile filo di speranza che ci legava a un possibile passaggio del turno come una delle 
quattro migliori terze (non è complicato se lo leggete piano). Ma, onestamente, per quanto visto fino a quel momento, la mia speranza era quella di tornare a casa.

E invece niente, ci siamo condannati a proseguire l'agonia.

Per fortuna che quel frigorifero due ante con dispenser ghiaccio che risponde al nome e cognome di Niclas Füllkrug (mi ero invaghito di lui ai mondiali 2022) ci ha evitato un iniquo e impietoso ottavo.

Ci fosse una giustizia divina calcistica, Italia e Croazia meriterebbero di tornare a casa entrambe ma il regolamento dice che passano le prime due di ogni girone.

Spalletti è un mostro nel tergiversare, nella pretattica. Ha menato la stampa per l'aia facendole credere per cinque giorni di giocare con lo schema 4141 (sembra un numero telefonico) e invece il cittì sorprende tutti, ascoltando il parere popolare affidandosi allo schema-Inter: 3-5-2 con Raspadori e Retegui al posto dei deludenti Chiesa e Scamacca.

Penso una cosa: se il gioco latita (eufemismo), se in mezzo al campo non abbiamo un regista che pensi veloce, capace di mettere la palla  
dovecomequando è giusto (non chiedo Pirlo che giocava, letteralmente, a occhi chiusi!), è difficile che all'attacco arrivi una palla! Se dietro l'attaccante non ci sono giocatori capaci di fargli arrivare la palla e lui è pure costretto a tornare a centrocampo, abbassando ancora il baricentro della squadra, che colpa ne ha?

E infatti anche stasera è toccato a Raspadori tornare nella nostra trequarti campo per venirsela a prendere. Che poi, nel buco lasciato da Giacomo, non si poteva inserire un centrocampista per aggredire la profondità?

No. Perché i nostri azzurri sono l'anticoncezionale, il bromuro del calcio.

Inconcreti. Lenti. Approssimativi. Zero scambi 1-2 sulla fascia e men che meno provano un 1vs1. Non cercano la profondità. Figurati trovarla! Meno male hanno di fronte la Croazia che giocherebbe per vincere e manco ci prova.

Poi succede la sfiga: l'unica cosa che può cambiare l'equilibrio. Anzi, le uniche due, quasi in sequenza: la prima è il rigore. Per la Croazia. Tocco di mano di Frattesi. I difensori azzurri sono gli unici a non legarsi le mani come dei salami. Forse nell'Inter sono stati abituati troppo bene nello scorso campionato. Per fortuna che Donnarumma quando gioca per la sua Nazionale si trasforma e immagino che coglioni girati abbiano a Parigi. Nemmeno un minuto dopo, la seconda: dormita difensiva e gol di Modric 
che ripara il rigore sbagliato. Sono quasi contento per lui.

Allora è del tutto inutile avere un portiere che para anche le Madonne se davanti si dorme! Ma se le difese fossero perfette, le partite finirebbero tutte 0-0, come diceva il buon vecchio Beggio, un mio ex allenatore.

La partita prosegue. Resta una mezz'ora per reagire, per passare il turno. Per
"far vedere chi siamo veramente", come ha detto Buffon. Ma non ci sono idee. Non sanno cosa fare del pallone. Sembrano passarselo come i bambini quando giocano a bomba!

Più girano le lancette, e non solo, e più penso sia meglio non andare agli ottavi nemmeno tra le quattro migliori terze (v.s.). Non ce lo meritiamo e, soprattutto, siamo troppo scarsi e rischieremmo una brutta figura epica.

Guardo il cronometro: ma abbiamo fatto 1 tiro in porta in 68 minuti?
Diventa difficile segnare se non tiri, se tieni la palla a 30 metri dalla porta.

Caressa dice che siamo alle preghiere. Magari. 
Dio porta pazienza se ti fischiano le orecchie. Anche la Madonna, Gesù e tutti i santi in paradiso perché siamo alla Madonne più cattive che un veneto possa esprimere!
Bergomi invece chiede personalità. Ma quale personalità, zio!? Non hanno il coraggio di fare un lancio, ad allargare il gioco. Preferiscono passarla a Donnarumma!
Cosa se ne fanno di Retegui e Scamacca se non gli arriva un cross decente?

Manca sempre meno. Mammaaa! Voglio andare a casaaaa!!!

Mentre il ministro della cultura Sangiuliano si chiederà perché Spalletti non ha messo dentro Cruijff invece di Fagioli, i
o invece mi chiedo il motivo di perseverare con Di Lorenzo e Jorginho e di tenere El Shaarawy in panchina.

E proprio quando penso che questi qui non segnerebbero nemmeno se si  giocasse per 180', succede quello che non ti aspetti: un tiro in porta!
Non di quelli da fuori area in posizione centrale, ma in stile Del Piero 2006. Difficilissimo uguale! Una botta sul sette. Una botta di culo!

Tirare in porta! Ma quanto ci voleva? Era così tanto difficile porca di quella puttana?! Le basi: porta-pallone-tiro. Lo impari al parco. All'oratorio. È l'istinto. La legge della strada Gesùcristo santissimobenedetto!
Zaccagni? Zaccagni! Ma da dove viene?

È
 finita. Lacrime degli azzurri stesi per terra. Forse perché avrebbero preferito farsi un altro tatuaggio e andare a Tenerife, invece sono costretti a rimanere almeno un'altra settimana in Germania. Prossima gita a Berlino. Spiace ma tocca la Svizzera, sabato all'ora dell'ape.

Se è quella che ha pareggiato all'ultimo istante contro la Germania, siamo fottuti. Meglio se è quella che ha fatto 1-1 con la Scozia.
Contro la Svizzera non ci sarà il migliore in campo fino ad ora, Calafiori. Un difensore. Uno che non ha mai giocato nemmeno le coppe europee, alla prima esperienza in Nazionale.

Ci siamo risparmiati l'umiliazione della Germania, ma essere eliminati dalla Svizzera non sarà diverso, a meno di improbabili stravolgimenti metafisici.
Potrebbe finire ai rigori. E con Sommer e Donnarumma che se la cavano benino dai tiri dagli 11 metri, potrebbero andare a oltranza infinita.

Fino al minuto 97 e 19" me l'ero messa via. Euro 2024 finisce qui. Meglio così, non sono degni. Ma la Croazia ha fatto niente per vincere né per difendere il vantaggio. Mi spiace per Modric. A 39 anni e con una bacheca invidiabile, ha dimostrato di avere tanta più fame di uno di 25 con
zero tituli. Avrebbe voluto lasciare la sua Nazionale in un altro modo e lo avremmo voluto tutti.

Penso a Gasperini, allenatore che fa giocare l'Atalanta: purtroppo non ha insegnato niente. Dopo la semifinale di ritorno di Europa League contro il Marsiglia, ha detto che
"se ci fossimo chiusi ad aspettarli, le avremmo prese".

Perché così come la musica la si fa, il calcio si gioca.
Veloce. Largo. Profondo. Ma solo a due semplici condizioni: che i giocatori abbiano le qualità (tecniche, tattiche, umane come il coraggio, la fame e la volontà) e vogliano seguire quello che dice l'allenatore.
Se con la Svizzera, tutto d'un tratto, succede questo, potremmo avere delle speranza ma ci credo poco. E infatti, come ha detto Fabio Capello, uno che ha vinto dei trofei perché di calcio capisce qualcosa, l'Italia soffre il gioco veloce, né è capace di giocare veloce.

Dopo i playoff del Vicenza, le partite della Nazionale. Tanta sofferenza non me le meritavo! 

L'agonia prosegue.

E nemmeno stavolta siamo riusciti a battere la Croazia.


Fote: X Nazionale Italiana @azzurri

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L'Europa che vorrei

Ero un bambino quando vidi, attaccato alla porta d'ingresso della scuola elementare che frequentavo nel mio piccolo quartiere di periferia di una piccola e bigotta città di provincia, il primo manifesto sull'Europa unita. Era la metà degli anni '80 del secolo scorso e non avevo la più pallida idea di quello che c'era scritto. Sapevo della CEE ascoltando i grandi attorno ai tavoli e quelli che ne sanno dentro la televisione. A quel tempo non facevo ancora caso alle parole, al significato di ogni singola parola. Capivo che era una unione degli stati europei, o che almeno si inseguiva questa intenzione, perché un'area geografica unita con confini ben separati mi sembrava tutt'altro che unita. Ma ero un bambino scemo e non capivo una cippa e in quanto tale mi facevo solo un sacco. 
Però c'era quella parola in quella sigla: 'economica'. La maestra, fino alla quarta elementare la mezza hippy Franca poi la sindacalista Roberta, ci spiegava che prima o poi saremmo arrivati ad avere un sotto specie di Stati Uniti d'Europa ma senza approfondire troppo.
Io però di questa cosa non capivo perché si desse così tanto peso al termine 'economica' e non a quell'altro, 'Comunità', perché credevo che l'unione non fosse solo di Stati, ma di persone. In fin dei conti, dentro i vari stati ci sono milioni di persone con gli stessi bisogni essenziali da proteggere e soddisfare. Le cose in comune di una comunità. Invece quella che ci veniva presentata era una unione economica, cioè dove la cosa principale sono i soldi. Boh vabbhé avevo cose più importanti a cui pensare a quel tempo, mica potevo perdermi una puntata di Holly e Benji o di Lupin per star dietro a quelle faccende da grandi. 

Passa il tempo e il professor Mancini, dalla seconda alla terza media ci ha una testa così sull'UE, l'Unione Europea. Ma aspetta un attimo, è la stessa CEE del decennio precedente? Dov'è finita la parte economica? 
Il professore di italiano storia e geografia, che voleva sapessimo tutto perché sono materie collegate tra loro e che mai smetterò di ringraziare anche per questo, ci dice che il futuro, che l'UE, la faremo noi, coi nostri voti, coi nostri comportamenti. 

Sono passati 30 anni (porc'!) da all'ora. Non so quanto abbiamo contribuito a fare l'UE in tutto questo tempo. Ma adesso che mi è spuntato più di un pelo bianco tra le basette, ho capito che il peso di 'Comunità' è infimo rispetto a quello di 'Economica', anche se entrambi sono spariti in favore di 'Unione'. Una unione che è solo una sigla, per scopiazzare quella ben più solida di quella americana, una sigla per farci credere di vivere tutti in un unico territorio mentre invece siamo dentro i nostri Paesi, spaccati a loro volta per altro (vallo dire a un basco, a un catalano, ma credo anche a un calabrese e un trentino). 
Una unione che, nonostante non ci sia più nel nome, pensa prevalentemente all'aspetto economico e non a quello umano. Come se soldi, bilanci, finanza e tutto quello che ci è collegato fosse di fondamentale importanza per vivere bene. Per chi se ne occupa, senza dubbio. Perché purtroppo, chi ha governato e governa l'Europa (la chiamo così, senza Unione) se ne occupa e anche molto.
Ogni nazione deve fare attenzione al proprio bilancio e al rapporto deficit/PIL. Sono due valori economici a rapporto l'uno con l'altro. 
Altri indicatori non ce ne sono. Non si considera la qualità della vita, l'aspettativa di vita, i ritmi di vita/lavoro. In una sola parola: vita!

Non credo che il rapporto deficit/PIL interessi molto all'agricoltore di olive in Puglia, dove la vita delle sue coltivazioni è messa pure in pericolo da un batterio, allo studente universitario fuori sede, all'impiegata in una azienda o al padre separato. 
Credo invece che loro abbiano bisogno di sicurezze diverse che al momento non sono contemplate da questa Europa e che un indice economico non possa assicurare.

Due settimane fa ci sono state le elezioni europee per eleggere il nuovo Parlamento. Qui in Italia la campagna elettorale nemmeno si è vista, tanto le liste erano bloccata da nomi decisi dalle sedi centrali dei partiti. Ancora devo sapere cosa abbia combinato di serio nell'ultimo mandato l'eurodeputata Moretti, per esempio. Ha lavorato per aiutare i cittadini o qualche azienda che ha finanziato la sua precedente campagna elettorale?
Hanno battuto il ferro sulla partecipazione, sull'affluenza, perché mai come quest'anno si sarebbe deciso il futuro dell'Europa. Strano, pensavo che non fossimo noi elettori a decidere le sorti di una città, men che meno di un Paese, figuriamoci di un Continente! E comunque non hanno detto nulla di nuovo riguardo l'affluenza ma sempre la solita cosa, detta in modo e tono diverso.
Alla fine sono andato a votare e sono contento che chi ho votato abbia ottenuto un buon risultato, purché poi possa e voglia realizzare le sue intenzioni in questa euro legislatura.
Quando le persone esprimono un certo tipo di voto, oppure proprio non lo esprimono, è una reazione a una situazione che ha qualche problema e nemmeno questa si può risolvere con un rapporto di valori economici. Anzi, la aggrava!

Che Europa verrà fuori da questo ultimo giro di voti non lo so. A me sembra che si stia andando dalla parte opposta di dove si dovrebbe andare, ovunque. In qualsiasi tema trattato. Situazioni più complicate, più gravi. 
Sembriamo il bambino vivace che viene sempre sgridato violentemente dai genitori, o dalla maestra, con il risultato di renderlo ancora più agitato. Dopo tanti anni forse sarebbe il caso di prendere in considerazione di cambiare strategia?
Cosa mi piacere vedere nella prossima Europa?
A me piacerebbe vedere la parola NEUTRALITÀ. Una Europa neutrale, senza armi né esercito, libera dalle basi USA e Nato nel suo territorio. E mi piacerebbe vedere anche una politica sociale omogenea tra stati, per quanto possibile, eliminando le differenze di trattamento per gli aiuti alle famiglie tra i vari stati dell'UE.
E se vogliamo tanto restare in ambito economico, allora aggiungo anche una politica finanziaria e industriale per riportare la produzione in Europa. Le c.d. delocalizzazioni di inizio secolo ha impoverito le famiglie europee e arricchito governi orientali, con tanto di incentivi per altro.
L'Italia nel '900 aveva capacità produttive eccezionali che tutti ci invidiavano, ma le generazioni successive, già accontentate e più incapaci di quelle dei padri e dei nonni, hanno mandato tutto in mona. Basta vedere quante aziende italiane sono fallite o salvate da capitali esteri, tra società o fondi. 
Ci siamo fatti male con le nostre mani e menti geniali. Riportiamo l'industria europea a quella che era una volta. Come, lo devono decidere chi viene eletto e pagato dal popolo, perché è lì per fare quello. Allora sì ci sarà una nuova distribuzione di ricchezza. Se è questo quello che si vuole, se si vuole davvero dare più soldi a un maggior numero di persone per creare un circolo virtuoso.
Ma deve essere una produzione controllata, sensata, non esagerata e in eccesso.
Purtroppo però, come ho scritto sopra, stiamo andando dalla parte opposta di dove si dovrebbe andare, ovunque. Prima o poi succederà qualcosa che cambierà la situazione. Spero non sia qualcosa da temere.



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Pregiudizi e bisogni

Una maglietta che trasuda tanti significati. Quando ho smesso di giocare a calcio mi ero detto che non sarei più tornato in palestra. 2 anni di palestra pre e post operazione al ginocchio mi erano più che bastati. Inoltre, non mi piace lo sport al chiuso né dover seguire le istruzioni di qualcuno. 

Corro e vado in bici, avevo detto. Ma tra una articolazione dolente, il meteo, gli amici da mettere d'accordo, la famiglia, un gomito che fa contatto col ginocchio e varie ed eventuali non ho mai fatto davvero quello che volevo e come volevo. E tutto è rimasto nelle intenzioni. Belle ma mai concretizzate davvero. 

Cosi quando arrivi a un certo punto, meno male ancora lontano dal limite perché il DNA è una catena che ti lega ineluttabilmente, e ti accorgi che da solo non ce la fai, scatta qualcosa. Perché avrò dato anche spazio alla mia pigrizia, ma resto sempre una persona che ha bisogno di fare attività, che quando sta ferma per troppo tempo diventa irrequieto. E così, lottando contro i miei pregiudizi, una sera ho provato qualcosa di nuovo che non avrei mai detto di poter affrontare. 

Forse non è il mio forte. Per il momento. Ma sufficiente per scoprire che ne avevo bisogno, che la fatica è quello che volevo. E allora va bene anche seguire le indicazioni di un'altra persona e dopo tutto non è tanto diverso da quando facevo gli allenamenti di calcio.



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