Morto un Papa non se fa un altro

È morto papa Francesco I e sono preoccupato. Perché era l'unico rappresentante della parte di mondo sfortunata, debole, povera, emarginata. Sono preoccupato perché ora c'è un grande vuoto e non so se chi lo sostituirà sarà all'altezza del suo operato e della eredità che lascia e porterà il suo messaggio.

Si dice che morto un Papa se ne fa un altro ma è un semplice detto difficile da far corrispondere alla realtà.


Soprattutto in un momento storico terribile come questo. Comanda la rabbia, l'avidità, l'arroganza, l'egoismo, il cinismo e l'opportunismo, un ritorno di un imperialismo insensato e al potere ci sono persone guidate da questi comportamenti. Invece abbiamo un enorme bisogno di sentimenti opposti come il rispetto, la simpatia intesa come sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, l'altruismo, l'empatia, la solidarietà, la gentilezza e l'educazione, che forse racchiude tutti quanti gli altri.


Papa Bergoglio era l'unica personalità capace di rappresentare questi valori.


Papa Benedetto XVI, che non è stato capace di portare avanti il messaggio di Giovanni Paolo II e nemmeno ha dimostrato di averne voglia, dimostra come sia difficile succedere a una grande personalità. Ora c'è da trovare il degno sostituto di Francesco I.
Già il nome scelto da papa Bergoglio anticipava molto chiaramente in che direzione voleva portare avanti il suo pontificato. Non bisogna dimenticare quello che ha fatto anzi, bisogno proseguire quello che lui aveva iniziato.


Diceva che “Davanti alla sofferenza si misura il vero sviluppo dei nostri popoli". La mia concezione di sviluppo prevede che tutto è a disposizione di tutti, altrimenti non si può parlare di progresso ma solo di arricchimento per pochi.


Papa Franscesco ieri ha raccolto le poche forze che aveva per svolgere il suo servizio di pastore, benedire i fedeli e stare in mezzo a loro. Dire che è morto sul campo non è una esagerazione. 


Mi spaventa molto l'influenza che possono avere la politica, l'economia e le persone che comandano. Il nuovo Pontefice deve essere distante da quelle sfere. Se vogliamo un mondo più equo, capace di ascoltare e migliorare, di creare aiuto reciproco, oltre al nostro impegno che possiamo dare alle nostre comunità, ci vuole una guida per la gente comune, non quella che ha già tutto e vuole ancora di più. 


Mi fa schifo e non tollero una realtà che lascia indietro qualcuno mentre altri si arricchiscono. Nessuno è più importante di qualcun altro. Anzi, come diceva il Papa, siamo tutti uguali.


“Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti”. Sono le parole passate alla storia che Francesco I aveva pronunciate il 27 marzo 2020 in una piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia. Non dimenticherò mai la forza di queste parole e di quelle immagini. Non deve farlo nessuno soprattutto i cardinali che dovranno eleggere il nuovo Pontefice. Altrimenti non solo quelle parole ma tutto il pontificato di papa Bergoglio sarà stato vano. Lui ha iniziato un percorso e bisogna portarlo avanti. A iniziare da noi. 


Foto Ansa


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