E adesso dove si va?

Elezioni politiche 2013: siamo messi peggio di prima. Ha vinto il  PD, ma allo stesso tempo non ha vinto nessuno. Non credo che in un altro dei paesi del G8, ma forse nemmeno in Zaire, una simile situazione possa essere presa in considerazione.
Da ieri sera, dopo esserci sganciati dagli instant poll (chiamateli come volete, il risultato è sempre quello, falso e inutile) che presentavana un tutt'altro scenario, sento giornalisti e politici (entrambi disperati, ma il motivo non è affatto lo stesso) parlare solo di governo instabile o ingovernabilità.
Insomma, le nostre forze politiche sanno già che l'interesse del Paese viene in 40° piano rispetto a quello personale/di partito e non riusciranno a mettersi d'accordo per dare all'Italia un governo serio davanti a UE e USA.

Si va a votare ancora? E cosa cambierebbe? Tra quanto andremmo: 8, 9 mesi, 10 almeno (cit.)?
I miei pensieri navigano in un ineluttabile mare di verbi al condizionale.
Nel PD al posto di Bersani potrebbe esserci Renzi. Forse, potrebbero non fallire. Ma potrebbero anche essere capaci di farlo!
E nel PDL cosa succederebbe? Chi sarebbe il candidato? Senza Berlusconi sarebbero morti tutti, per colpa della sua onnipotenza che non ha dato spazio a un suo delfino e per colpa del parassitismo dei suoi politici e la vedo una forza politica destinata a scomparire. Ma temo che se tornassimo a votare il Cavaliere si presenterebbe lo stesso (e sai che campagna acquisti faraonica per il Milan questa estate?!!! Torna Ibra e arriva Ronaldo, minimo!).
La Lega, anche se ridotta di 1/3, ha fatto perno con quel 75% di tasse alla propria regione facendo gola anche al sud. Il candidato di un'altra possibile coalizione con il PDL potrebbe essere allora del Carroccio.
Ma spero non ce ne sia bisogno di una coalizione, perché significherebbe che la legge elettorale è stata cambiata (da chi non so però!).
Casini è entrato a palazzo tagliando la rete metallica, la grande illusione di Fini e la vecchia politica di Storace e della Bonino sono fuori. Cosa arebbero, avrebbero la faccia come il culo per ricandidarsi ancora?
Grillo è con certezza il primo partito d'Italia: gli elettori hanno dimostrato di volere un cambiamento. Lui ha dimostrato di vincere senza mettere il viso in tv tutti i giorni ma di farsi vedere davanti alla gente andando a casa loro di persona per mesi. Chiamalo mona!
E se si tornasse a votare con una nuova leggere elettorale rischieremmo un plebiscito a suo favore.
Purtroppo, i partiti avversari lo sanno bene. E vuoi che cambino la legge per rimetterci?
Basta vedere quanti cazzo di mini partiti sconfitti in partenza si sono presentati togliendo voti ai partiti principali. Lo so che è la democrazia, ma bisogna anche capire le proprie possibilità e le utilità (non quelle personali, ma per il Paese!!!). Ce ne sono alcuni di questi che non hanno preso un voto, 0%! Vuoi dirmi che non si sono nemmeno auto-votati? E perché cazzo si sono presentati allora? Per questo mi viene da pensare che questi mini partiti senza speranza si presentano solo per ricevere i rimborsi elettorali.
Abbiamo una classe politica troppo schiava dei poteri troppo egoista concentrata solo sul proprio tornaconto (come ha detto Veltroni fuori onda una mattina a Radio DJ qualche mese fa, non potrò mai dimenticarlo: "Chi fa politica adesso lo fa solo per interesse personale"!).
Se non lo fosse, troverebbero subito un accordo per un governo di solidarietà, bi-(tri)partisan. Se ci fosse un presidente della Repubblica forte, lo imporrebbe.
Ma sono così inetti che non arrivano a pensare al bene del Paese.

In più, ci sono gli italiani. Che con grande stupore del 70% degli elettori hanno preferito l'incubo da dove venivamo. Alla faccia della sua decaduta credibilità! Berlusconi e Grillo hanno fatto la stessa campagna elettorale, basata su slogan (IMU da una parte, reddito di cittadinanza dall'altra solo per dirne uno a testa per par condicio). Dimostrando che noi italiani abbocchiamo come fessi. Solo che Grillo rappresentava il nuovo, o meglio la voglia di nuovo. Da non credere che c'è un 30% degli elettori che preferisce come eravamo prima. Quel 30% crede davvero che i soldi dell'IMU lo aiuteranno, che risolleverà l'economia? Con tutto rispetto, ieri gli elettori hanno messo in gioco anche la propria intelligenza. Come quel 25% che ha preferito rimanere a casa: posso capire che non ci si riconosca in un partito, ma bisogna fare una scelta, anche per chi verrà dopo di loro.

Oppure, qualche scheda è stata precompilata in qualche modo. Solo così posso capire il divieto di portarsi il cellulare nelle cabine elettorali.

Adesso cerco un gregge di pecore da far pascolare nelle verdi campagne irlandesi, sorseggiando una Guinness guardando lo sterminato panorama di smeralndo, tra cielo e terra.

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Spazi piccoli

Mi sto rendendo conto come la nostra vita stia cambiando. Tommaso centra fino a un certo punto, solo perché portandolo a fare le passeggiate pomeridiane nel quartiere non posso fare a meno di osservare quello che mi sta attorno mentre lui dorme duro nel suo passeggino.
Le case moderne, costruite negli ultimi 10 anni, rappresentano uno di questi segnali grazie ai loro spazi. Sempre più piccoli e ristretti ridotti al minimo indispensabile.
Forse perché una volta, 30 anni fa, le famiglie erano più numerose, forse perché c'era più tempo libero per godersi la propria abitazione, forse perché la moda dettava questi criteri e, soprattutto, perché i costi erano diversi.
Guardando anche le case moderne dove vivono i miei amici o quelle che in generale si stanno costruendo, mi accorgo che non c'è il giardino oppure è se c'è faccio fatica a definirlo tale. Lo so, ho avuto culo e da bambino sono cresciuto bene, in una strada chiusa da occupare per le gimkane e altri giochi ed un bel giardino, niente di esagerato ma spazioso al punto giusto. Sono passato a trascorrerci pomeriggi da bambino giocando con i miei amichetti a trascorrerci qualche ora da adulto per tagliare l'erba.
Ora vivo in un appartamento e sento la nostalgia di quello spazio verde e delle passeggiare a piedi nudi. 
Ho azzardato una telefonata ad un'agenzia immobiliare alcuni mesi fa chiedendo di una appartamento con giardino ma non mi aspettavo di solleticare la sorpresa dell'agente.
Nessuno desidera più uno spazio suo da vivere da coltivare e che dia frutti da condividere con parenti e/o amici? Non c'è più il tempo e la voglia di mantenere un giardino? Magari potessi averne uno. Mi piace tagliare l'erba, respirare il profumo della terra che sale al naso, guardar crescere i frutti piantare i fiori.
Al di la del costo che comporta un pezzo di terra che sia da tenere verde o che sia da cementificare per un box o un gazebo, mi fa pensare che si preferisce stare rinchiusi a casa dietro 20 cm di mattoni. A far che? A imbrattare spazi bianchi su internet?

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Oscar di ragazzo


Hanno tutti parlato di Oscar Pistorius come un angelo. Certo uccidere la propria compagna è l'ultima cosa che ci aspettiamo da una persona, anche se a leggere la pagine di cronaca nera non è una cosa così scontata al momento.
Noi consumatori di mezzi di informazione lo conosciamo come un ragazzo d'oro che ci ha messo la faccia per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle (pari) condizioni dei diversamente abili, così come sta facendo Alex Zanardi tanto per fare un altro esempio.
O almeno così ce lo hanno venduto, perché immagino che qualche aspetto della sua vita privata sia trapelato e più di qualcuno della stampa e non – i cosiddetti ben informati e quelli che sanno qualcosa in più – ne sia a conoscenza.
Mi ha colpito il titolo della Gazzetta dello Sport il giorno dopo: “Da angelo a demone”. Ma chi lo sa com'è davvero un personaggio pubblico (com'è lui) nella sua vita privata? Per come lo abbiamo visto noi, è una persona per bene, perché comunque deve difendere un’immagine, anche per molti interessi in gioco. Ma all'interno delle mura della propria casa (bunker, a quanto si dice) di Pretoria, può benissimo essere un pezzo di merda.
E non lo sapevamo fino al momento in cui ha (avrebbe) scambiato la sua ragazza per un ladro.
Per gli anabolizzanti che gli hanno trovato in casa invece non mi stupirei se da un cassetto della sua camera da letto non sbucasse dai calzini la pistola che ha ucciso JFK.
In attesa di conoscere ulteriori risvolti in un immancabile quanto imperdibile versione cinematografica.

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Liste pulite... un par di palle!


Belle parole Gramellini nel "Buongiorno" di oggi. Così come quelle di tutti i politi che invocano liste pulite per le prossime elezioni e fanno le primarie per scegliere i propri candidati (salvo poi fottersene alla grande del risultato del voto mettendo in ordine di lista chi vogliono loro com'è successo con Renzo Ulivieri - sì, proprio lui, l'ex allenatore di Vicenza e Bologna e presidente dell'associazione allenatori calcio).
Questo è populismo. (Anche) Questo è prendere in giro la gente che pensa di andare a votare gente nuova salvo poi trovare la stessa di prima. Se mai ci farà caso, perché, quasi a ragione, i nostri politici pensano che siamo fessacchiotti.
Vogliono persone della società civile. 
Ma la società civile siamo noi. Siamo quelli che vanno a votare, a pagare le bollette alle poste e imprecano davanti al tg delle 20.
Non i presidenti di associazioni già ammanicati per bene.
Nuove liste significa, almeno per me, creare una nuova politica.
Col cazzo che i Casini, Berlusconi e Bersani vogliono persone nuove (vallo a chiedere a Renzi!). 
Se DAVVERO avessero avuto voglia di creare nuove liste, avrebbero dovuto invitare la gente del popolo, anche in quanto sovrano, a presentare la propria candidatura, la propria volontà di mettere la propria faccia in politica per dire la sua, per portare la propria esperienza di vita, di lavoro, di società e cambiarla, la politica! Non per interesse personale come ha detto Veltroni in un fuori onda a DJ Chiama Italia (testuale: "Chi entra in politica lo fa solo per interesse personale"), perché altrimenti sono colpevoli anche loro.
Persone completamente slegate dal mondo mafioso della politica dell'economia dell'industria e dell'associativismo. E per mafia non intendo quella che c'è in Italia (e non solo al sud!) ma intendo quella ancora più diffusa che è quel modo di comportarsi facendo favori per avere qualcosa in cambio di avvantaggiare qualcuno rispetto ad un altro a discapito di altri che potrebbero essere più adatti e qualificati.
Invece no, scelgono loro chi e ce lo diranno solo pochi giorni prima del voto.
Non è rappresentanza. La sovranità va a farsi fottere. Ma tanto ormai... il "quarto popolo" è su Twitter, su Facebook. Protesta e s'indigna così. Nel frattempo i giovani si ramenano dietro stupidaggini come (falsi, per fortuna, ma intanto hanno seguito la mandria) tagli sulle braccia per convincere un menestrello di smettere di fumare.
Abbiamo quello che ci meritiamo e come sosteneva Darwin, c'è una selezione naturale. E noi siamo animali. Solo che talvolta non sopravvive il più forte... anzi, a vivere davvero è il più furbo e meglio posizionato di tutti gli altri. Sono gli altri che, se va bene, sopravvivono.
Quindi è inutile che giornalisti e Anonymous del cazzo (che al massimo si trastullano anche loro sopra una tastiera e non fanno una cippa!) ci dicano di metterci in gioco. Perché tanto la palla ce l'hanno sempre gli altri.
E non ce la passano mai!

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Burocrazia, persona vs codice

Adesso Tommaso è un codice fiscale. Nemmeno dieci giorni di tempo ed il neonato era tramutato da essere umano, da persona a tesserino plastificato con barra magnetica. Identificato come un codice alfa-numerico e non (solo) con un nome proprio. La cosa mi ha messo una tristezza non indifferente, pensare di essere una persona da pochissimi giorni ma avere già il proprio codice fiscale prima ancora di un giocattolo.
Sarà che associo alla parola 'fiscale' significati che poco rassicuranti: intanto qualcosa di rigido intransigente e di legato a qualche regolamento di sicuro assurdo. Eppoi al fisco inteso come tassa: un bambino non fa in tempo a nascere che si ritrova con un tributo sul groppone.
No dai lasciatelo in pace, è un lattante! Fatemi la cortesia. Non si possono aspettare i 16 anni? Facciamo 14 anni?
Poi mi tocca conservare a casa il suo tesserino (gli è arrivato a fine dicembre) con la speranza di non perderlo. Cosa devo fare, comprargli già il portafoglio e chissà se quando sarà grande lui il tesserino scomparirà e tutte le informazioni fiscali e sanitarie saranno contenute in un chip dello smartphone/watch se non sottocutaneo. Almeno ci si potrebbe risparmiare qualche spesa per la produzione e l'invio del tesserino, no!?
Prima ancora di trasformare mio figlio in un codice, la solerte impiegata comunale in attesa dell'agognata pensione mi ha fatto firmare un foglio gigantesco precompilato in un arcaico italiano formale burocratico e fiscale (appunto) dove dichiaravo che tal giorno alla tal ora nei locali di tale ospedale era nato (vivo!) un bambino di tale nome dalla tale madre. Ci mancava solo che dovessi indicare il giorno tale nel quale è stato concepito e in che posizione! Sarò fatto strano ma ho chiesto all'impiegata alla soglia della pensione di fare una foto del documento tanto grande era. Davvero, sarà stato mezzo metro di carta di un certo spessore dove le informazioni principali erano indicate per tutta la sua altezza ma spaziate di alcuni centimetri ed in mezzo il nulla!
Nell'era dell'informatica non c'è ancora un'autodichiarazione online?

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Tommaso


Lo stavamo aspettando da nove mesi. Non vedevamo l'ora di conoscerlo. Temevamo potesse farci qualche scherzetto vista la diffusa tendenza delle nascite premature e delle numerose indicazioni sui cicli lunari negli ultimi periodi. 
Invece no, dicembre era e dicembre è stato, puntuale come sua mamma, veloce come suo papà e testardo come entrambi. 
Tommaso è nato al buio più totale delle 3:23 della notte (e 28 secondo la dichiarazione delle ostetriche, ma l'orologio della sala parto era avanti) dopo appena poco più di un'ora dalla rottura delle acque per le seguenti misure: 50 cm di lunghezza e 3,340 chili di peso.
Nonostante ben due corsi pre-parto dove si era parlato di fasi del parto, prodromi e contrazioni, Tommaso ha voluto rompere gli indugi e saltare ogni preambolo. E meno male che sono stato tacciato in combinazione di frettolosità solo perché sono un secondogenito nato in ospedale perché le sbarre del passaggio a livello erano alzate.
Addirittura, la ginecologa di Anna le aveva detto di farsi un bel bagno caldo con luci e musica giusta ed un bicchiere di Martini. Bhe, vista la lunga astinenza, i superalcolici sono stati scartati anche se ad Anna un goccio di rum non sarebbe affatto dispiaciuto. Così, c'era una Pedavena in frigo pronta per il momento. Solo che appunto, il momento, è stato piuttosto tale. 
E devo ammettere che nel frattempo la voglia di un Martini (o qualsiasi altro) secco era venuta a me.
Ho assistito al parto. 
Nei mesi precedenti mi chiedevo sempre come sarebbe potuto essere stato questo evento come l'avrei vissuto cosa avrei detto e/o fatto. Non nego che mi sono immaginato diverse situazioni e nessuna di queste comprendeva lo svenimento. Che peraltro non ho nemmeno rischiato. Di certo però ero molto agitato. E preoccupato. Perché all'ora era una situazione per me sconosciuta e non sapevo cosa sarebbe potuto succedere. O meglio, come sarebbe potuto succedere. Mi immaginavo grida di dolore e battute per calmare gli animi. Qualcosa c'è stato e qualcosa no. Lascio a voi indovinare.
Tommaso sta bene. Peccato non abbia i capelli del papà. Dicono che abbia gli occhi (il taglio, il colore, la forma quando sono chiusi). Ma poco mi importa perché sta bene ed è quello che conta.
Ci fa dormire (tanto) meno. Ed anche questo conta. Io sono anche abituato ma fino ad un certo punto. Difficile capire cosa intende con i suoi frignottamenti che si fanno via via sempre più forti. 
Vederlo dormire in braccio a sua mamma mi fa venire una botta di iperglicemia.
Per chi se lo stesse domandando, lo cambio anche io e ci divertiamo. Almeno nel fasciatoio Tommaso se ne sta quieto a godersi tutte le operazioni di pit-stop.
Fa concorrenza allo zio materno in fatto di rutti e si fa valere anche quanto a petardi.
Pare abbia già iniziato a sorridere ma c'è già chi è pronto a dire che sono spasmi. 
Mangia da sua mamma, beato lui, lo invidio perché io purtroppo non ho potuto, essendo stato rinchiuso in una incubatrice per diverse settimane in conseguenza delle quali soffro della inguaribile sindrome delle tette (spiegherò anche questa). È rumoroso e s'ingozza (mi auguro non faccia lo stesso tra qualche anno....) per cui dopo la poppata dobbiamo stare attenti ai simpatici rigurgiti. Ma sta bene. 
Poi si addormenta se gli canto i cori da stadio del Vicenza. Perché bisogna educarli da piccoli.
Intanto io lo guardo e mi chiedo come crescerà e tutte le altre cose. Insomma, come al solito da un sassolino riesco a creare la mia solita frana. Non nego di essere preoccupato – come ho già detto in precedenza – ma la casa è cambiata con Tommaso. È vero che con l'amore non si vive. Ma se in famiglia ce n'è, è tanto meglio!
Tutti fanno i complimenti e le congratulazioni. E fa piacere vedere la gioia nelle altre persone.
Nessuno mi ha chiesto come mi sento. 
Innamorato come un adolescente.

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Contro tutti i lunedì della vita

Quando ero bambino sentivo salire nei tardo pomeriggi-sera delle domeniche una tagliente malinconia. Forse era per colpa del lunedì: nell'infanzia lo spettro dell'asilo e della scuola era opprimente. Il lavoro ha pesato molto meno forse perché con gli anno ho imparato (un po') a gestire certi stati. O ad accettarli (nel senso di arnese...).
Oggi in macchina guarda caso nello stesso momento della giornata ho avvertito ancora quella sensazione quando ho sentito questa canzone. Che non è solo la colonna sonora della pubblicità degli anni anni '80 di una birra (mediocre) ma una splendida canzone degli Smiths,
una di quelle che rientra di diritto nella mia top 10 di tutti i tempi e non solo per questo non potevo ascoltarla impassibile. Le sue parole compongono una delle preghiere più disperate. Potrei averla scritta anche io. Perché è arrivato il momento del cambiamento e mai come ora è necessario ottenere quello che voglio. Quello che ho bisogno soprattutto. E le due situazioni adesso coincidono. Ho fatto molte cose in passato (anche) per necessità ma ora non è più il momento per accontentarsi. Si dice che si goda lo stesso ma secondo me accontentarsi non può andare d'accordo col sentirsi bene. E mi sono stancato di fare la felicità di chi non se lo merita. 
So please... once in my life.
Chissà se questa preghiera verrà ascoltata.



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