Dear Kobe

Dear Kobe,

hai la mia stessa età, sei papà e marito come me. Solo per queste cose in comune, potrei considerarti un amico a distanza insieme al quale guardare le partite di basket sul divano.
Ami lo sport come me, io ho amato il calcio, tu il basket. Solo che tu sei diventato una leggenda del tuo sport in tutto il mondo, mentre io del mio nemmeno in casa mia ero famoso.
Mi hai strappato delle lacrime con quella tua "Dear basketball", perché pensavo l'avrei potuta scrivere anch'io. Con l'unica differenza che nessuno mi avrebbe dato attenzione, figuriamoci una statueatta! 
Hai passato una stagione a emozionare i palazzetti degli Stati Uniti e i tuoi fan in tutto il mondo. Ma anche tutti quelli a cui sei stato sulle palle. Perché non ti si poteva non ammirare in campo. Non eri amato da tutti, ma avevi tutto il loro rispetto.
Da quando la magica squadra di Chicago è scomparsa mi sono allontanato dalla NBA. Poi però sei apparso tu e mi hai fatto tornare la voglia di stare sveglio la notte. Sì, ci sono stati Wade, Anthony, Nash, Melo, Iverson bravi tutti... ma tu eri diverso e ho pensato che valesse la pena perdere qualche ora di sonno.
Grazie Kobe!
Sono stati anni fantastici. In campo eri un po' un bullo, ma lo so com'è in partia, in parte è atteggiamento e in parte è carattere e se non ne hai, se nelle vene non ti scorre l'ossessione per la vittoria, quella foga competitiva, non succede nulla di quello che è successo a te.
Come quegli 81 punti. Ottantuno per la miseria! Era il 22 gennaio 2006. Nessun altro grande della NBA ci è riuscito.

Questa sera, guardando distratto una partita di calcio, ho sentito la voce del telecronista indurirsi annunciando una notizia tragica: sei morto in un incidente, l'elicottero è precipitato e insieme a te si è portato via altre persone, tra le quali anche tua figlia Gianna Maria Onore (nome italiano, come tutte le tue figlie).
La partita ha perso tutto quel poco di interesse che aveva, dopo aver esclamato "Eh? Cosa?!" non ho più detto una parola. Ho solo cercato smentite che non ho trovato.

Sei una di quelle persone che tutti considerano immortali. Perché sei un campione del basketball e lo resterai per sempre. Come Dino Meneghin, per intenderci. E i campioni sono immortali. Come i supereroi. Restano nel cuore e nei ricordi delle persone per tutte quelle cose fantastiche che hanno fatto in campo.
Ma Kobe, tu sei quel ragazzo con un calzetto su e uno giù, mica sei un supereroe, per quanto figo tu sia e per quanti addominali tu possa avere!
Trovo del tutto assurdo morire in un incidente con l'elicottero. Forse perché non c'entra niente col basket, forse perché è l'ultimo posto dove ti potrei immaginare. Cosa ci facevi in un elicottero? Ci ho volato 2 volte in elicottero e sono state due esperienze da paura e quando sono sceso ho detto che non ci sarei mai più salito. Comprati una bella macchina robusta e sicura, piuttosto!
Facciamo l'errore di credere che certe persone siano immortali. DI solito quelle che ci sono vicine, fisicamente o sentimentalmente. Ma nessuno lo è. Nemmeno uno come te. E quando succedono, queste cose sono una mazzata tremenda.

Solo perché siamo coetanei, ti immagino come un amico, una specie di amico a distanza col quale vedere le partite dei nostri idoli della NBA con una fetta di culo appoggiata sul margine del divano, pronti a scattare per una giocata di MJ, di Pat, del Postino, commentati dalla voce estasiata di Dan Peterson. Oooh yeah!
Non mi sono sentito solo nemmeno quando hai alzato dal divano quel pezzo di culo per indossare la maglia giallo-viola della mia squadra preferita, senza neanche passare per l'università. Li avevo capito che una cosa era vera: che nel parquet avrebbe messo piede un nuovo campione della pallacanestro. E credo lo sapevi anche tu, dove saresti arrivato, vero!?
Così ti ho sempre seguito, per tutti e 20 gli anni. Nel bene e nel male, in campo e fuori. Come si fa a non seguire un amico, anche se sei un amico a distanza? E hai sempre dimostrato la tua forza di volontà.


Mi sono sentito più triste del solito quando ti sei ritirato, perché ho seguito la tua storia dall’inizio. Figurarsi se si tratta di un ragazzo che guardava le partite di basket insieme a me, seduto così sul divano. Non torneremo a sederci allo stesso modo sul divano, con le chiappe sull’orlo, per vedere tornare Curry dopo l'infortunio e le magie di Doncic o se Leonard si riconfermerà ad alti livelli anche nella tua città.
Perché te ne sei andato per sempre adesso.
Una cosa è uscire dal campo, un'altra è andare via così! Non trovo giusto perdere un amico a distanza così, come perdere un marito, una figlia, un padre, in questo modo.


Ciao dear Kobe, sei una leggenda. E le leggende si sa, non muoiono mai.
Rest in peace, Mamba!


   

"Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe! Kobe!"

Read Users' Comments (0)

0 Response to "Dear Kobe"