Ritorno al passato

Luca all'estero ci è andato più di 10 anni fa ben prima della tesi e ci è rimasto, tra Estremo Oriente, Sud America, Mare del Nord ed Europa. Alessandra ha capito che gli stage non servono a molto e non sono nemmeno fini(ti) a se stessi ma fanno comodo a chi te li propone così ha preferito un dottorato in Danimarca dove i cervelli sono considerati meglio e nonostante la vita sia molto più cara il rapporto tra quello che ricevi e quello che dai è prossimo all'1. Stefano ha portato la moglie ed il piccolo Dante in Russia. Ce lo ha spedito l'azienda ma poteva anche dire 'No, grazie' invece ha preferito l'emirato di Putin a quello del Cavaliere. Anna e Luca avevano un lavoro sicuro, come Carlotta e Matteo e forse tenerlo significava non portarsi troppo rispetto e hanno preferito l'emisfero australe (i primi) e sorvolare l'Atlantico (i secondi). Francesco invece non ci ha nemmeno provato, dopo le cose bulgare e i freddi finnici ha capito che i suoi orizzonti dovevano ampliarsi e immediatamente dopo la laurea si è dato da fare per cercare di meglio anche lui in Australia (andrà di moda...). Helene colleziona delusioni professionali ed è arrivata alla conclusione che il suo Paese non ha più niente da darle.
Vorrei sapere se quelli che stanno fingendo di darsi da fare per costruire un governo e le varie inutili associazioni di categoria conoscono il numero dei loro connazionali emigrati per trovare condizioni migliori.
Nel 2000 le persone che hanno cancellato la loro residenza italiana sono stati 56.601. Nel 2009 invece 64.921. Un aumento di circa il 15,7% in 10 anni*. Immagino che tra questi ci siano immigrati che hanno capito il momento difficile e hanno deciso, dopo aver guadagno qualche soldo buono, di far ritorno a casa. Ma anche (più o meno) giovani italiani. In comune hanno una scarsa fiducia in un Paese che gli ha arricchiti (i primi) e preparati culturalmente (i secondi) e che non è stato capace di trattenere. Chissà se i piccoli capi politici e di associazioni di categoria conoscono questi numeri, tesi come sono ad arricchirsi sulla nostra pelle con le loro truffe.
Ho cercato quelli riferiti agli italiani emigrati nel 2012, i dati si aggirano sui 50 mila quindi siamo li.
Se nelle immatricolazioni di auto siamo tornati indietro di 40 anni, per quanto riguarda l'emigrazione il balzo indietro è ancora più lungo. Tra poco qualche artista italiano scriverà o canterà una canzona dal titolo "Mamma mia dammi cento euro" per chissà dove andare.
Non è una scelta facile, quella di abbandonare casa e affetti preferendo vivere a quasi un giorno di fuso orario di distanza. Di quelle persone che ho nominato, qualcuno ogni tanto torna, qualcuno è partito con l'idea di guardarsi in giro, mal che vada avrà migliorato l'inglese ed arricchito il proprio curriculum e altri che non hanno intenzione di tornare. 
Complimenti comunque a tutti per il coraggio. Non possono avere il mio biasimo ma la mia invidia per la loro scelta. 
Tutta la mia rabbia va a chi è stato chiamato a migliorare la situazione ed invece l'ha mortificata in tutti questi anni.
Stiamo lavorando per pagare la pensione a chi ha messo il proprio culo (in senso figurato, perché letteralmente dubito sia successo spesso) sulle poltronissime, magari anche solo come favore o contro favore.
Nemmeno io ho più fiducia in quello che vedo leggo e sento, in amici egoisti in datori di lavoro pronti a fotterti con false promesse e contratti vergognosi in gruppi che non rappresentano niente altro che se stessi.
Le persone sono pronte a scendere in piazza per le proteste più incredibili, da quelle contro la società di calcio a quelle sui diritti alle coppie di fatto o gay, da chi si spoglia per le staminali ai politici che manifestano davanti al palazzo di giustizia sotto l'immagine dei martiri Falcone e Borsellino per la persecuzione verso il loro leader. Posso capire che ci sia molto tempo libero visto che non c'è lavoro, ma non vedo proteste contro la disoccupazione o contro il 'caro prezzo' di qualsiasi cosa o contro le tasse. Queste cose vanno bene a tutti?
Mi sembra piuttosto normale allora che quelli che possono imbarchino il loro coraggio verso migliori destinazioni. 
Tutta questa situazione mi fa andare in acido la bile. Forse è anche colpa nostra. Mi sento mona io a scrivere e non fare un cazzo. Ma più di sbattermi e mostrare una faccia come il culo per trovare un lavoro qui non si può fare altro.
Papa Francesco oggi ha chiesto di non essere tristi e di non farci rubare la speranza. Non sono triste, sono incazzato come una biscia. Mi girano così tanto che se mi calo le braghe potrei vaporizzare la pioggia che scende (= rompe le palle) da troppo tempo. Per quanto riguarda la speranza, mi è piaciuto cosa ha detto: "Per favore, non fatevi rubare la speranza", come dire, non permette agli altri di tagliarvi le gambe. A leggere tra le righe, come dire, "Nonostante tutto, keep up the fight guys!". Mantengo sempre la speranza, ma il confine con l'illusione è sottile e se lo si oltrepassa allora è finita. Il punto è che non ce ne rendiamo conto. Stiamo ancora sperando o siamo ormai degli illusi?





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* Fonte: Osservatorio di Politica Internazionale, "La risorsa emigrazione. Gli italiani all'estero tra percorsi sociali e flussi economici, 1945-2012". A cura dell'ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale. A cura di Michele Colucci, Ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di studi sulle società del Mediterraneo)

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2 Response to "Ritorno al passato"

  1. Luca, on marzo 25, 2013 11:47 AM said:

    Emigrando, inevitabilmente capita di condividere la propria storia con altri e emigrati dall'Italia e da altri paesi.
    Come dici tu Ale, ci sono rabbia, voglia di esperienze nuove ma anche (soprattutto negli Italiani) rassegnazione verso il proprio paese che sembra starti addosso come un paio di scarpe strette o meglio, come il colletto di una camicia che ti soffoca.
    Un'altra sentimento, pero', e' il senso di colpa per avere lasciato il proprio paese in mano ai dinosauri, per non essere rimasto li' e cercare di cambiare qualcosa a fianco delle persone care, di quei pochi per cui ne varrebbe la pena. Ma e' proprio quella rassegnazione che alla fine ti convince.
    In ogni caso, keep up the fight, Ale! e comunque, alla peggio, non e' mai troppo tardi!

  2. Ale, on marzo 29, 2013 1:42 AM said:

    Le tue similitudini sono chiare (vivendo in un Paese dalla forma di stivale poi ;) ).
    Non ce la fai più non hai vie d'uscita e allora vai via perché non ti mettono nelle condizioni giuste per vivere. Leggi gli articoli 3 e 4 della Costituzione Italiana e ti verrà voglia di mettere in carcere tutti i politici che (non) si sono occupati di lavoro e sociale perché non hanno nemmeno degnato di considerazione la Costituzione!
    Ma non sono solo loro. Non so se anche all'estero è lo stesso ma anche gli imprenditori hanno le loro colpe. Leggi il mio post qui sopra.
    Certo anche noi siamo troppo attaccati ai nostri principi valori e legittimi sogni ma penso che sulla bilancia non ci sia equilibrio.
    Di solito è chi offre che decide le condizioni e siamo noi ad offrire lavoro mentre le aziende lo chiedono. In questo mercato però non funziona così.
    Chi può fa le valigie.
    Sensi di colpa? Ma come facciamo, se poi chi ha il potere ne abusa o nemmeno lo usa per un interesse collettivo ma solo personale o per il tornaconto di pochi? Dovremmo entrare in gioco direttamente. Ma quando qualcuno pensa a questo genere di cose, gli viene da prendere in mano le forche.
    Ma non è questo il modo. Quell'altro invece è molto più difficile da perseguire. E non credo basterebbe il semplice buon senso e rispetto delle leggi da parte di ogni singolo cittadino.