Come quando ero signorino

E stavo alzato fino a tardi la notte. Ma al tempo non c'era internet e men che meno una morosa. E forse proprio perché non c'era né ci voleva essere che stavo alzato fino a tardi.
A scrivere i miei vaneggiamenti più vari sulla carta della Smemo o su quella di uno dei miei blocchetti, Moleskine o neutri che magari erano ben più ricchi di significato. Altrimenti era un libro da leggere accompagnato dal cd che volteggiava in camera in compagnia del fumo dell'incenso oppure ai primi profumi della primavera oppure insieme ad entrambi.
Adesso scrivo qui.
Sulla carta pochissimo. Avrei voluto farlo sul blocchetto. Ma volevo vedere l'effetto che fa.
Ammetto che fa una certa tristezza.
Non è la stessa cosa: qui naturlamente si trova la porta spalancata mentre prima era più bello sentirsi chiedere il permesso, come quando qualcuno ti chiede se può venire a trovare a casa.
Toglie del tutto la personalità ed il sentimento del gesto, anche di una parola cancellata con tante righe sopra o di come scrivi una sera invece che un'altra.
Anche questa notte c'è la finestra aperta, ma da sull'asfalto e sul cemento e non sui campi e sui pini marini come allora e il profumo della primavera stenta a farsi sentire e non ho pensato di accendere un bacchetto di incenso. Ho i piedi freddi e la goccia al naso. Andrò sotto le coperte infreddolito come 20 anni fa.
E con lo stesso stato d'animo creato dalla musica che sto ascoltando che è la stessa. Un po' teatrale se volete. Ma mi sembrava giusta per il momento. Ed è stata questa musica a farmi venir voglia di scrivere queste righe.
Poi chissà se più avanti la ascolterò davanti una grande finestra spalancata su un prato col sottofondo dei grilli. Mi dovrò ricordare dell'incenso. A meno che non ci sarà il dolce profumo della lavanda.
Bye guys.


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