Nicky Hayden

Bastava guardare in che condizioni era ridotta quella macchina per capire. Non c'era alcun bisogno che persone di dubbia moralità e professionalità spacciassero informazioni non verificate arrivate da amicizie o parentele millantate nei posti giusti.
Accuse al moto-ciclista e al mondo intero dei ciclisti e accuse al guidatore e al mondo intero di chi viaggia al volante. Parole non riflettute scritte senza il minimo rispetto per due famiglie che stanno vivendo nella disperazione.

Ho letto di tutto e di peggio su interntet in questi giorni e ho pensato a Evan Williams che ha ammesso che internet è guasto: "Pensavo che quando ad ognuno fosse stato possibile esprimersi liberamente e scambiare idee ed informazioni il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo". E bravo Evan, internet è guasto da un pezzo ormai, hai peccato di ottimismo e fiducia.

Da appassionato di moto, motociclista e (ex?) imbrattatore di riviste di motociclismo, ci resto sempre male quando muore un motociclista anche questa volta che non è successa all'interno di un circuito durante una prova o una gara ma, vedi quando è beffarda la morte, pochi metri fuori dal circuito dove solo alcuni giorni prima l'aveva sfidata per l'ennesima volta a velocità impressionanti, schiacciato sul serbatoio e sotto al cupolino della sua moto, per cercare di essere il più veloce possibile, più di lei e dei suoi rivali.
In pista si corre contro le leggi della fisica uscendone illesi, pensando di essere immortali magari anche grazie a tutte quelle protezioni che calcolano la frazione di secondo più infinitesimale ma sulle quali non si può fare affidamento quando sei per strada a proteggerti dal codice della strada, che è più letale della fisica.
Puoi correre più forte che puoi, puoi scapparle ad ogni curva piegandoti all'inverosimile ma lei è paziente e sa aspettarti per venirti a prendere. Perché nessuno è immortale. E' la più democratica, più della vita stessa.

Di Nicky Hayden ricorderò sempre la vittoria del mondiale 2006, portato a casa vincendo solo due gare, ad Assen e a Laguna Seca e poi tanti piazzamenti, dimostrando una incredibile costanza e risparmiando la vita a Dani Pedrosa, il suo povero compagno di team che lo aveva steso nel penultimo gp, regalandoci una scena davvero comica quanto surreale, per noi tifosi italiani.
Tanti dicono che era diverso da tutti gli altri piloti e mi sorprendo a scoprire quante persone lo conoscevano così bene da poterlo dire. Chissà com'era davvero Kentucky Kid!? A me viene in mente un video e voglio salutarlo così.
Ride one Nicky!

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