Cosa me ne faccio della tecnologia?

Mi autocopio, o mi autocito, faccio l'autoreferenziale... Qualunque cosa stia facendo, incollo di seguito quello che ho scritto sul post di una amica sul social network più famoso del mondo, riguardo un suo vaneggiamento notturno sulla tecnologia. 
Molti la detestano, ma non ne sanno fare a meno (eccolo qua uno per esempio!). Molti altri la amano per principio.
Voi da che parte state?

lo sviluppo tecnologico degli ultimi anni è stato impressionante, così tanto che le batterie degli apparati non la supportano!
i cellulari stanno tornando grandi come quelli che una volta venivano chiamati 'cabine telefoniche', degli orologi qualcuno se ne era dimenticato e adesso che ci hanno messo una mela sopra è tornato in voga come strumento indispensabile (e pensare che il primo orologio 'intelligente' è italiano, ma nessuno se lo è filato perché non aveva il marchio giusto... questa è una delle dimostrazioni di quanto siamo deficienti!).
Michael Night di Supercar era avanti 30 anni! però lo prendavamo per il culo dandogli del mona perché parlava con un orologio. adesso ci sono già milioni di persone che sognano di essere mona come lui.
a mio modestissimo parere, lo sviluppo è tale e utile però se è messo a disposizione di tutti. prendete le auto ecologiche, quelle elettriche/ibride intendo: un lusso da minimo 40 mila euro. lo sviluppo deve aiutare la collettività e non soddisfare le esigenze di un individuo.
qualcuno dirà che ci sono tante app belle e utili ma la loro funzionalità sono soggettive: tripadvisor, per esempio, si basa sulle opinioni personali della gente (tra le quali anche quelle di chi deve essere giudicato....) e chi sceglie dove andare si deve fidare degli altri (quando esistono).
a parte il videoregistratore e l'mp3, la tecnologia non mi piace. non ce l'ho nemmeno sulla moto, e quella che ho sulla macchina una volta mi ha lasciato a piedi.
i prossimi passi? magari gli occhiali smartphone dove poter leggere direttamente le notizie, internet, fare le telefonate ed avere tutte le informazioni della gente che abbiamo davanti. alla faccia della riservatezza (cazzo, basta chiamarla privacy!): tanto richiesta e poi auto incendiata sui vari social network. 
e pensare che se vuoi stare su internet ma desideri la tua riservateezza, devi fare richiesta a chi ha le chiavi e ti fa entrare di garantirti qualcosa che dovresti già avere che è il sacrosanto diritto di stare in pace: trovo assurdo che per navigare nell'oceano multimediale devi dare tutti i tuoi dati e tutti possano trovarti.
non salvo quelli che richiedono di stare in pace ma fanno il 'check-in' in varie parti, per far vedere agli altri cosa fanno dove sono con chi sono cosa quanto e quando mangiano.
una volta toccavi le tette delle ragazze, adesso ci si diverte guardandole in uno schermo da 5'. vedete voi cosa è meglio!
abbiamo vissuto più di 2000 anni senza tecnologia. non penso sia indispensabile.


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11 settembre - 13 anni fa

13 anni fa ero in un piccolo pezzo d'America in Italia. Da bravo stagista di una multinazionale USA stavo controllando la rassegna stampa quando ho letto.
"Attentato alle Torri Gemelle". Una manager ha preso un colpo, perché in città c'era una ex stella dell'NBA e ha scambiato le Torri Gemelle per le Torre degli Asinelli (sì, ero a Bologna) e ha preso un colpo. In realtà stava per prendere una testata fa me, ma mi sono trattenuto.

Di colpo mi è venuto in mente il televisore nella sala grande al pian terreno e sono corso giù ad accenderlo. Anche perché i siti dei principali quotidiani non reggevano la mole di visite e non erano raggiungibili.
Dopo pochi minuti sono scesi in molti a seguire quello che stava succedendo. C'era silenzio, incredulità e qualche lacrima.
Abbiamo visto in diretta il secondo aereo schiantarsi sull'altra torre, pensavamo fosse ancora il primo invece era un altro. Dopo l'iniziale sorpresa ci siamo tutti ammutoliti. Anche se volevamo dire qualcosa non ci riuscivamo.

Davanti a quelle immagini mi sono sentito piccolo e impotente. Chi? Perché? Ho visto cittadini americani di fianco a me impietriti. Uno dei manager del settore vendite, cittadino americano, era più incazzato che scosso. Anche se non era di New York si vedeva come l'attacco a uno dei simboli del proprio Paese, non importa di che tipo, era un oltraggio, uno schiaffo in faccia accompagnato da un sorriso beffardo. 
Chissà come avremmo reagito noi se fosse successo in casa nostra.

A distanza di 13 anni, cos'è cambiato? 
La, in Medio Oriente, quasi niente.
Nel resto del mondo, quasi tutto. 
L'esportazione della democrazia che tutto il mondo civile (?) continua unito a supportare ha avuto i risultati che vediamo, pagando un prezzo elevato: sangue innocente e spreco di soldi pubblici.
Quasi non avessimo letto i libri di storia o, in caso, avessimo saltato il periodo dal XI al XIII secolo.
Non si impara mai dalla nostra storia. Peccato. Quello che mi fa più male è che chi dovrebbe pagare le conseguenze non le paga. Le pagano sempre le persone sbagliate, quelle che non c'entrano e nemmeno avrebbero voluto tutto questo.



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Una pedata al calcio giovanile italiano

Il calcio in generale sta diventando più palloso di una partita di cricket (chi lo conosce sa che può durare giorni): tanti passaggi, tanti errori, pochi tiri in porta, poche emozioni. Lo abbiamo visto al mondiale in Brasile, lo abbiamo rivisto nelle due sfide di Supercoppa di Spagna nonostante fosse il derby di Madrid tra Real e Atletico.

Dopo la disfatta del mondiale, dove la nostra Nazionale di è presentata con una età media alta, si reclamava un rinnovamento del calcio italiano, nuova dirigenza e nuova leva calcistica. 

Di conseguenza, il calcio italiano è ripartito con un presidente federale di 71 anni (Ta-vecchio di cog-nome) e con la conferma del fuoco sacro di Pirlo, dimostrando la totale mancanza di un progetto a lungo termine. Ho notato che i dirigenti delle squadre italiane hanno risposto per le rime e con la loro personale coerenza a questo appello di rinnovamento e ringiovanimento: hanno così portato in Italia tanti giocatori stranieri, più o meno giovani, di dubbia o molto incerta qualità. Sono arrivati anche degli ex fenomeni in età matura, scarti di top club europei che vengono prestati ad una Serie A che non se li potrebbe permettere.
La loro coerenza è dimostrata dal fatto che della Nazionale italiana di calcio se ne sono sempre altamente sbattuti le balle.

I nostri giovani invece espatriano (fuga dei piedi?) in campionati esteri come Germania, Inghilterra e Portogallo. Il vice capocannoniere delle ultime due edizioni della Eredivise, il massimo campionato olandese, è finito in Inghilterra al Southampton. E' Graziano Pellè, italiano. Fosse stato di qualsiasi altra nazione, Gambia, Colombia o Uzbekistan, sarebbe stato tutto diverso. 
Intanto nell'Under 21, una volta la fonte della Nazionale maggiore, è ricca di calciatori che giocano in Serie B e nelle competizioni si nota che è una Nazionale giovanile di serie b. 
Poi i giornalisti italiani si riempiono la bocca di parole delle quali nemmeno conoscono il significato come cantera.


Forse meglio così: forse la Serie A non è più il campionato più bello ed ambito del mondo ed in quelli esteri i giovani calciatori italiani possono crescere meglio e possono tornare in Italia più maturi, sia da un punto di vista umano che sportivo e magari potendo dare qualcosa in più alla Nazionale.
In fondo si diceva cosi anche per gli stranieri che venivano nel nostro campionato, venti e passa anni fa!

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