Generazioni

Ancora una volta, una volta in più di quello che vorremmo, lunedì pomeriggio abbiamo salutato il papà di un nostro caro amico.
Ancora, sì! Un marito ed un padre che non aveva ancora compiuti i 70, con ancora tante cose da dire, fare, vedere.
A quanti amici abbiamo detto “mi dispiace” o “condoglianze” in questi ultimi anni? Fatalità vuole che fossero tutti padri (e la maggior parte di loro dello stesso quartiere). E non lo trovo giusto perché erano ancora giovani, tolti ai loro famigliari troppo presto.
Intanto, arzilli 90enni tirano a campare più o meno coscienti della loro vita, in attesa che la Signora Nera (o il Signore) li venga a prendere.
Invece di ringraziare di essere ancora vivi, maledicono ogni giorno. Altri invece nemmeno sanno di essere al mondo.
Una cosa che non mi piace e che mi fa molta rabbia ma non ci posso fare granché, il minimo è ringraziare chi che sia di poter salutare gli ultimi nonni rimasti (nemmeno miei a dir la verità ma li considero tali).
Alcune persone le ho viste più in chiesa per un funerale che in altri momenti normali o più gioiosi. Per questo apprezzo e considero sempre più importanti i nostri rari incontri organizzati, come la cena di Rocco a casa di Didi a fine settembre.
Anni fa salutavamo i nonni o i pro zii.
Adesso, anche se prematuramente, i nostri genitori.
“I prossimi siamo noi” disse un amico qualche mese fa.
La vita scorre veloce e noi a volte ce ne accorgiamo tardi.

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