Tommaso


Lo stavamo aspettando da nove mesi. Non vedevamo l'ora di conoscerlo. Temevamo potesse farci qualche scherzetto vista la diffusa tendenza delle nascite premature e delle numerose indicazioni sui cicli lunari negli ultimi periodi. 
Invece no, dicembre era e dicembre è stato, puntuale come sua mamma, veloce come suo papà e testardo come entrambi. 
Tommaso è nato al buio più totale delle 3:23 della notte (e 28 secondo la dichiarazione delle ostetriche, ma l'orologio della sala parto era avanti) dopo appena poco più di un'ora dalla rottura delle acque per le seguenti misure: 50 cm di lunghezza e 3,340 chili di peso.
Nonostante ben due corsi pre-parto dove si era parlato di fasi del parto, prodromi e contrazioni, Tommaso ha voluto rompere gli indugi e saltare ogni preambolo. E meno male che sono stato tacciato in combinazione di frettolosità solo perché sono un secondogenito nato in ospedale perché le sbarre del passaggio a livello erano alzate.
Addirittura, la ginecologa di Anna le aveva detto di farsi un bel bagno caldo con luci e musica giusta ed un bicchiere di Martini. Bhe, vista la lunga astinenza, i superalcolici sono stati scartati anche se ad Anna un goccio di rum non sarebbe affatto dispiaciuto. Così, c'era una Pedavena in frigo pronta per il momento. Solo che appunto, il momento, è stato piuttosto tale. 
E devo ammettere che nel frattempo la voglia di un Martini (o qualsiasi altro) secco era venuta a me.
Ho assistito al parto. 
Nei mesi precedenti mi chiedevo sempre come sarebbe potuto essere stato questo evento come l'avrei vissuto cosa avrei detto e/o fatto. Non nego che mi sono immaginato diverse situazioni e nessuna di queste comprendeva lo svenimento. Che peraltro non ho nemmeno rischiato. Di certo però ero molto agitato. E preoccupato. Perché all'ora era una situazione per me sconosciuta e non sapevo cosa sarebbe potuto succedere. O meglio, come sarebbe potuto succedere. Mi immaginavo grida di dolore e battute per calmare gli animi. Qualcosa c'è stato e qualcosa no. Lascio a voi indovinare.
Tommaso sta bene. Peccato non abbia i capelli del papà. Dicono che abbia gli occhi (il taglio, il colore, la forma quando sono chiusi). Ma poco mi importa perché sta bene ed è quello che conta.
Ci fa dormire (tanto) meno. Ed anche questo conta. Io sono anche abituato ma fino ad un certo punto. Difficile capire cosa intende con i suoi frignottamenti che si fanno via via sempre più forti. 
Vederlo dormire in braccio a sua mamma mi fa venire una botta di iperglicemia.
Per chi se lo stesse domandando, lo cambio anche io e ci divertiamo. Almeno nel fasciatoio Tommaso se ne sta quieto a godersi tutte le operazioni di pit-stop.
Fa concorrenza allo zio materno in fatto di rutti e si fa valere anche quanto a petardi.
Pare abbia già iniziato a sorridere ma c'è già chi è pronto a dire che sono spasmi. 
Mangia da sua mamma, beato lui, lo invidio perché io purtroppo non ho potuto, essendo stato rinchiuso in una incubatrice per diverse settimane in conseguenza delle quali soffro della inguaribile sindrome delle tette (spiegherò anche questa). È rumoroso e s'ingozza (mi auguro non faccia lo stesso tra qualche anno....) per cui dopo la poppata dobbiamo stare attenti ai simpatici rigurgiti. Ma sta bene. 
Poi si addormenta se gli canto i cori da stadio del Vicenza. Perché bisogna educarli da piccoli.
Intanto io lo guardo e mi chiedo come crescerà e tutte le altre cose. Insomma, come al solito da un sassolino riesco a creare la mia solita frana. Non nego di essere preoccupato – come ho già detto in precedenza – ma la casa è cambiata con Tommaso. È vero che con l'amore non si vive. Ma se in famiglia ce n'è, è tanto meglio!
Tutti fanno i complimenti e le congratulazioni. E fa piacere vedere la gioia nelle altre persone.
Nessuno mi ha chiesto come mi sento. 
Innamorato come un adolescente.

Read Users' Comments (3)

Contro tutti i lunedì della vita

Quando ero bambino sentivo salire nei tardo pomeriggi-sera delle domeniche una tagliente malinconia. Forse era per colpa del lunedì: nell'infanzia lo spettro dell'asilo e della scuola era opprimente. Il lavoro ha pesato molto meno forse perché con gli anno ho imparato (un po') a gestire certi stati. O ad accettarli (nel senso di arnese...).
Oggi in macchina guarda caso nello stesso momento della giornata ho avvertito ancora quella sensazione quando ho sentito questa canzone. Che non è solo la colonna sonora della pubblicità degli anni anni '80 di una birra (mediocre) ma una splendida canzone degli Smiths,
una di quelle che rientra di diritto nella mia top 10 di tutti i tempi e non solo per questo non potevo ascoltarla impassibile. Le sue parole compongono una delle preghiere più disperate. Potrei averla scritta anche io. Perché è arrivato il momento del cambiamento e mai come ora è necessario ottenere quello che voglio. Quello che ho bisogno soprattutto. E le due situazioni adesso coincidono. Ho fatto molte cose in passato (anche) per necessità ma ora non è più il momento per accontentarsi. Si dice che si goda lo stesso ma secondo me accontentarsi non può andare d'accordo col sentirsi bene. E mi sono stancato di fare la felicità di chi non se lo merita. 
So please... once in my life.
Chissà se questa preghiera verrà ascoltata.



Read Users' Comments (0)

Pazzia #3


Vi ricordate quando eravate piccoli spensierati oppure adolescenti confusi ed irrequieti e pensavate al vostro futuro? Vi ricordate come ve lo immaginavate come lo speravate? Io ho diverse pensieri, dal calciatore al geometra, dall'oste al motociclista che sparisce all'orizzonte del tramonto.
Cose diverse che hanno una cosa in comune: ero sempre solo. Non so se fosse una cosa voluta o meno ma non contemplavo alcuna persona al mio fianco.
Anche se non me lo sarai immaginato, le cose poi cambiano come sì è visto bene! Colpa anche di mio nonno Sandro che mi ha dimostrato come certi valori della vita sono imprescindibili. Tanto che prima è arrivata Anna. 
E tra pochissimo arriverà anche Tommaso. 
Questione di giorni. Siamo curiosi di conoscerlo. 
Spero abbia i capelli rossi. Sarebbe splendido. Ma sappiamo che sta bene e ci basta.
Perché pazzia? Bhe io ho un lavoro fino a marzo e poi per il momento chissà. Anna nemmeno quello. Di questi tempi, far crescere una nuova vita in queste condizioni non è facile. 
E perché allora abbiamo deciso di allargarci? Perché i valori che mi ha insegnato mio nonno non hanno un'etichetta con un prezzo ed un codice a barre. 
Ma un sorriso e una speranza. E magari i capelli rossi!


Quando l'ho visto per la prima volta ho subito pensato che dovevo prenderlo. E che avrei fatto un figlio solo per poterlo prendere! Mi piaceva tantissimo nemmeno lo dovessi usare per andarci a lavoro! Secondo me, Tommaso non potrà far a meno di sentirsi un gran figo!

Read Users' Comments (0)