Questione di interpretazione

Non ho visto Barcellona - Chelsea ieri sera purtroppo e mi spiace essere arrivato al punto che nemmeno le semifinali del più importante torneo di calcio del mondo per club si possano vedere in chiaro.
Pazienza ne ho approfittato per andare a vedere l'ultima partita di campionato in casa della mia squadra ("Ma come? non giochi?" Eh no cazzo porca puttana tutta colpa di sta troia di caviglia infiammata da quasi due mesi!).
E so che posso essere molto criticato sia per quello che sto per scrivere e soprattutto perché lo scrivo senza aver visto la partita.
Però...
C'è modo e modo di giocare a calcio (e anche tutti gli altri sport ma in questo momento e conoscendolo molto meglio di altri mi limito al calcio) e lo sappiamo tutti. 
A mio modesto modo di vedere il Barcellona da qualche anno esprime il miglior modo di giocare il pallone che è allo stesso tempo tanto banale quanto difficile.
E' banale perché è basato sul totale possesso di palla e quindi di controllo della partita. Se non è una dimostrazione di personalità e supremazia questa ditemi voi cos'è. 
A qualcuno il suo gioco tic-toc continuo non piace e posso capirlo. Io invece ne vado pazzo.
Eraldo Pecci commentando una partita della Nazionale anni fa disse che "Finché la palla ce l'ho io non ce l'hai tu quindi non sono in pericolo" spacciandola per una battuta mentre invece, e chissà se ne era consapevole o no, era la più vera delle verità. Sono io che faccio il gioco e attacco e difendo così. Già. Perché Puyol e soci quando hanno la palla tra i piedi possono farci quel che vogliono: attaccare o difendere a seconda di com'è messa la partita o di quello che hanno voglia di fare. E con quel tic-toc ti rincoglionistico duro.
E poi non è anche questa una forma di catenaccio? Tutti dietro la linea della palla, mai un lancio lungo a meno che non ce ne sia la necessità oppure la sicurezza di non sbagliare e poi soprattutto perché l'altezza media dei giocatori blaugrana sarà all'incirca di 1,73 e dove vai coi lanci per Messi, Sanchez, Iniesta, Pedro e compagnia bella? Insomma alla fine diventa anche uno stile noioso e qualcuno si può annoiare.
Credo perché non vede le cose allo stesso modo di chi le fa o se mi permettete le capisce.
Questo modo di giocare per quanto banale sia è intelligente ma difficile. Ci vuole concentrazione totale, massima dedizione alla squadra al compagno di squadra alla causa comune, affiatamento in una parola, organizzazione meticolosa.
Essere tutti dietro la linea del pallone, come mi ha insegnato purtroppo solo per una stagione l'allenatore più bravo che abbia mai avuto, è banale perché lì il tuo compagno si fa trovare smarcato e libero di giocare il pallone. Però non ci va da solo mica il campo gli si sposta da sotto i piedi si deve spostare lui deve mettersi a disposizione del compagno e della squadra. Bando agli spunti personali salvo poi concretizzare (= fare gol) come si vuole ovvero o con un colpo di tacco o di punta o una cannonata sotto il sette.
E per questo è bellissimo. I giocatori si spostano senza palla si fanno trovare liberi e vicini per permettere al compagno di avere delle opzioni e di giocare la palla nel modo più facile e tranquillo possibile, i mille tic-toc pazienti servono a trovare lo spazio giusto per infilarci il pallone e mettere il compagno di squadra nella condizione giusta per fare gol ed infatti quanti ne fanno a pochi metri dalla porta con un tocco facile facile?
Ma quanto lavoro ci vuole durante la settimana per imparare tutto questo? Tantissimo! E' vero è il loro mestiere ma cazzo se lo fanno bene!
E questo è un modo di interpretare il gioco del calcio. Il più bello secondo la mia modesta opinione, quello che si deve insegnare ai bambini per aiutarli a comportarsi in un gruppo.
Poi c'è un altro stile. E' un'altra interpretazione di come stare in campo e non è sbagliato anzi, penso sia quasi costretto da quello del Barcellona. Ieri tanto lo hanno definito catenaccio. Ma non ci credo. Non ho visto la partita quindi non posso giudicare ma mi permetto di dire la mia basandomi sulla gara di andata e un altra semifinale, quella di due anni fa contro l'Inter.
Secondo me il catenaccio è difesa a oltranza ma sempre e comunque in ogni partita con ogni condizione di campo di tempo. E' la negazione del gioco perché è un atteggiamento passivo. L'anti calcio.
Però l'Inter di Mourinho come il Chelsea non mi sono mai sembrate le squadre catenacciare del paron Rocco anzi, sono squadra che a modo loro giocano e guardano in modo concreto al risultato.
Solo che quando ti trovi di fronte il Barcellona cosa fai: te la giochi a viso aperto? Ma col cazzo! E' un suicidio se non sei bravo almeno tanto quanto loro e ne dubito. E allora visto che giochi contro una squadra che va in cerca dei tuoi spazi cosa fai? Glieli chiudi, mi sembra una contromossa semplice no!?
E poi che vuoi fare contro i mille tic-toc? Vai a pressare così ti scopri e ti fai infilare come uno stecchino nella polenta morbida (come si dice in gergo tecnico!)? Ma col cazzo!
E allora ti chiudi e se serve chiedi al tuo centravanti di sacrificarsi (= mettersi al servizio della squadra) e giocare qualche decina di metri indietro (vedi Eto'o e Drogba). E sfrutti gli errori degli avversari.
Quando il Vicenza ha vinto  la Coppa Italia nel 1997 ha battuto il Milan ai quarti. In campo c'erano Baggio e Savicevic tanto per dire. Il Lane ha giocato 90' dentro la sua area di rigore, non scherzo. Ma avendo vinto all'andata a S. Siro così è riuscita a portarsi a casa lo 0-0 che serviva.
Naturale. E' un altro modo di interpretare il calcio tutto qua! Ogni tanto si fa, è la contromossa ma non mi va di chiamarlo catenaccio!
Come vincere una partita contro una squadra che cerca gli spazi anche quelli più stretti? Tappandoglieli!
Nel calcio spesso non vince il più forte ma chi interpreta meglio la gara. 
L'ironia è che il Chelsea ne ha fatti 2 su voragini difensive del Barca.
Ieri sera mi ha dato molto fastidio sentire i giornalisti sportivi ciarlare: gli stessi che criticano l'ostentato bel gioco del Barca criticano il fantomatico catenaccio del Chelsea. 
Adesso forza Real! Forza Mou! 
Non posso concepire che una squadra crucca possa essere la migliore d'Europa. E odio il Chelsea dal '98!!!

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Piermario Morosini, ragazzo educato

Mi spiace molto che un giocatore come Piermario Morosini non possa più indossare la maglia del Vicenza Calcio, perché in quei due anni in biancorosso impreziositi dall'azzurro della nazionale dell'Under 21 aveva dimostrato di essere un ottimo giocatore, dalla testa ai piedi. Un uomo capace di stare in campo e di muoversi a seconda del gioco, creandolo con lucidità e generosità rara.
Quella lucidità e quella generosità che nei suoi ultimi istanti di vita lo ha fatto rialzare dall'erba del prato dello Stadio Adriatico di Pescara per recuperare il terreno perso dall'avversario ma abbattuti da qualcosa che questa volta è stato più forte di lui.
A Piermario sono bastati quei due anni per farsi entrare Vicenza nel cuore. Anche perché così poteva stare vicino a sua sorella: a Bergamo ci arrivava in poco più di un'ora.
E Piermario piaceva ai tifosi perché era uno bravo e vero.
Al Lane rimangono giocatori di passaggio che nessun vuole mentre chi ama la città e la maglia non torna. Peccato.
Di Piermario Morosini mi piace leggere che viene ricordato come un ragazzo educato come allo stesso tempo mi sta sulle palle leggerlo. Perché oramai di persone bene educate che fanno il loro dovere ce ne sono rimaste sempre meno e temo inizino a scarseggiare anche lassù se vengono chiamate con questa frequenza.
Credo siano molto contenti anche i suoi genitori che adesso lo hanno riabbracciato nella pace.
Peccato non abbia mai trovato la sua maglia. Forse sì ed era quella del Lane e non nascondeva che gli sarebbe sempre piaciuto tornare a Vicenza dopo la breve apparizione dell'anno scorso. Sarebbe stato bello perché un patrimonio del calcio italiano non va sprecato così come è stato fatto fin'ora perché le qualità di Piermario Morosini sono quelle di una bandiera di quegli uomini che senza far fracasso si fanno sentire lo stesso. In due parole un punto di riferimento nello spogliatoio ed in campo.
Forse anche lui pur di rimanere nel giro pur di rispondere ai suoi doveri che si è trovato è sceso a compromessi che ne hanno minato il fisico fino a cedere di schianto perché l'autopsia ha detto che il suo cuore grande forte e generoso non lo ha tradito sull'erba del prato dello Stadio Adritico di Pescara.
Ma mi auguro tanto di no altrimenti oltre al "cosa" è stato chi di dovere deve accertarsi di capire "chi" è stato a far del male a Piermario Morosini. Intanto nessuno apre alla questione e la parola doping rimane tabù per chissà quanti motivi più disperati.
Poi spero che sia giusta la diagnosi di ci parla di asimmetria/sbilanciamento e non mi stupirei. Spesso alcuni problemi fisici derivano dalla propria meccanica che si aggiusta davvero con poco. Basta accorgersene.
Non so quanto sia stato giusto fermarsi domenica. Ho letto diversi pareri uno contrario a quell'altro ma tutti condivisibili e per decidere c'era davvero pochissimo tempo.
A me è piaciuto quello che è successo in Spagna.
Quello che è sicuro è che Piermario Morosini non c'è più. 
Oggi lo piangono in tanti e mi fa incazzare che sia dovuto morire per farsi conoscere alla gente.

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