Gambe in spalla

Sveglia lavoro pausapranzo lavoro poi a seconda di cosa serve spesa cena sport tv con le penultime due che si possono invertire.
Un'altra settimana da sposi è passata senza una scaletta stabilita per intero a dettare i tempi della giornata senza darmi la possibilità di indovinare quando farò cosa ad eccezione del lavoro e di alcuni appuntamenti presi con amici, ma questo mi va benissimo perché ho una certa allergie alle routine e se ogni tanto c'è qualcosa che non quadra apprezzo.
Anna ha anche trovato un lavoro-stage (tanto per mantenere allenato il mio simpaticissimo spirito critico, pare che "paroni" capaci ed in grado di delegare spiegarsi chiaramente e pianificare non ce ne siano in giro e questa è una delle spiegazioni per cui il nord est si è cancellato da tempo, per quei meridionali - senza offesa ma se andate qui capirete - ed extracomunitari che si stupiscono) e questo cambia molto le nostre giornate.
Però il tempo per muovere il fisico allontanarlo dalla cruda realtà e distogliere la mente dalle più varie amenità riesco a trovarlo. Lunedì sono andato a correre: devo esplorare la zona il nuovo quartiere dove sono andato a vivere perché lo conosco per quello che l'ho frequentato e devo allargare gli orizzonti visto che casa "casolino" giornalaio pizzeria sono tutti compresi nel raggio di 70 metri.
Nonostante il cielo poco invitante all'orizzonte ho preso la strada e con il percorso in testa ho iniziato a correre: attraversando ben tre comuni (Vicenza, Bolzano Vicentino e Quinto Vicentino che sono tutti nel cerchio di uno sputo, niente di monumentale!). Un'ora scarsa di corsa compresa una manciata di minuti sotto la pioggia che non mi ha affatto dato fastidio, anzi! Temperatura ottima per correre. Magari la visibilità non era ottima e credo di essermi preso qualche madosca dagli automobilisti che mi sfioravano.
Giovedì un'ora di calcetto con Venzo, Condor, Jeffro, Beggia, Lupo e altri per farne 10: la solita ora tirata dove tutti vogliono divertirsi ma di perdere nessuno ne ha voglia. 
Sabato il colpo di scena. Consueto giretto in mountainbike con Fracca e Tappo per i colli Berici. Arrivo in ritardo (sono stato avvertito solo la sera prima a supermercati già chiusi e non avevo barrette e cioccolate di scorta per il rifornimento) pedalando col rapporto più duro (anche per le gambe) da casa alle Scalette, luogo del tradizionale ritrovo. Lungo la strada pensavo alla solita prestazione scialba da neofita soprattutto dopo la corsa fatta per arrivare col minor ritardo possibile. Allora via su per la salita sterrata di Santa Tecla, dentro agli strappi in mezzo ai boschi dove se non sali agile ti pianti e poi giù in discesa in mezzo ai sassi delle Fongare da fare senza toccare i freni se vuoi arrivare col culo sulla sella e non per terra.
Nonostante le premesse è stata una prestazione tutt'altro che sottotono, sempre davanti e con un buon ritrmo permettendomi il lusso di sprecare fiato parlando con i miei compagni di viaggio! Non lo troverò nella vita quotidiana e nemmeno lo cerco ma forse il ritmo giusto in bici l'ho trovato!
Forse.

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Per fortuna sono Apollo

Il primo errore è stato sfidarlo: avrei dovuto saperlo che io non posso essere al suo stesso livello e mai potrò esserlo. Contro di lui non ci si può mettere è bene ricordarselo.
Già una volta era andata male, nonostante ci fossimo divertiti ugualmente sopra l'Ortigara, il monte sull'Altopiano di Asiago legato a tante battaglie della 1° Guerra Mondiale.
E lui è così come lo vedi: se prima ti accoglie sorridendoti e facendoti accomodare nel suo splendido paesaggio, poi si inaridisce si inasprisce invitandoti però a proseguire.
Sabato scorso me la sono cercata! L'ho sfidato, volevo una rivincita: “Ti sfido!” gli ho detto guardandolo fisso indicandolo col dito minaccioso. Ecco, potevo farne a meno, potevo limitarmi a passeggiare tranquillamente apprezzando la sua ospitalità senza rompergli troppo le scatole perché lui d'altronde ha sempre la porta aperta per tutti, purché ci si comporti bene!
Non dovevo sfidarlo. Certo lui dall'alto dei suoi poteri poteva fare a meno di ribattere o altrimenti poteva limitarsi. Invece no, ci è andato giù duro. Così, dopo il diluvio universale, dopo avermi battuto insieme a Anna con la grandine qualche anno fa, questa volta ha battuto. E forte!
Lo so! Lo so! La crema. È stato il secondo errore, lo ammetto, anche perché non ho alternativa. L'ho messa anche sulle orecchie. Ma sulle gambe non pensavo di prenderle. E invece, il sole mi ha battuto come tappetto divertendosi su quello che rimaneva scoperto.
La differenza tra la gamba destra e quella sinistra? Perché a destra avevo una fasciatura sul ginocchio che mi ha preservato almeno quella parte.
Così, il risultato è Monte Ortigara – Ale 2 a Jobe (= 0, reminiscenze asine dei bei tempi di ragioneria).
E fatto il 2, non ho la minima intenzione di completarlo con il cosiddetto 3. Mi va bene così!







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