Prima neve!

Scrivo per la prima volta dal pc dell'ufficio. Spero che qualcuno non se la prendo se consumo qualche pagatissimo minuto del mio tempo lavorativo scrivendo amenità che esulano dall'argomento sul quale scrivo da 5 mesi a questa parte.
Però oggi è un giorno speciale: infatti nevica!
Stamattina quando sono uscito per andare a prendere l'autobus pioveva forte. Dopo circa una ventina di minuti attraverso il finestrino appannato ho intravisto una macchina rossa... col cofano e il tetto ricoperti da una buona quantità di neve. Allora ho dato uno sguardo fuori tra le fessure di vetro bagnato dove era passata la mano guantata della ragazza islamica seduta di fianco a me: i marciapiedi si stavano imbiancando mentre l'acqua si era addensata, trasformandosi da goccia e fiocco.
Quando l'autobus è arrivato a Ponte degli Angeli, cioè dall'altra parte del centro di Vicenza e dall'ufficio (che parola orrenda, stantia, vecchia, sa di muffa), sono sceso perché non potevo non godermi di questo spettacolo. Mi piace la neve mi mette allegria e sapere che me ne sarei dovuto stare in quella stanza limitandomi a veder fioccare mi sentivo condannato, così sono sceso. Tanto niente è lontano da un punto all'altro a Vicenza, è tutto vicino.
In più non avevo le Clarks perché pur essendo perfette al loro sesto inverno non tengono una goccia  così ho messo un paio di scarpe da montagna (mica le pedule, la suola è simile in più queste sono basse) e potevo andare sul sicuro.
Appena pochi passi dopo l'ombrello era carico di neve, il corso era bagnato e non si imbiancava ancora ma è bastato aspettare un po' per vedere i sampietrini coprirsi un poco alla volta: più andavo avanti e più la strada diventava bianca, come le macchine e gli ombrelli e i cappotti delle persone ingobbite per proteggersi. Si faceva anche sentire il peso della neve sulla volta dell'ombrello.
È bello lavorare in centro città e questa è una di quelle giornate che te lo fa piacere ancora di più. Poi adoro la neve. Crea degli imprevisti cambia la giornata la stravolge: la gente in macchina va in panico sorpresa da una nevicata prevista anche un paio di giorni fa. È bello passeggiare sotto la neve andando in ufficio, è divertente e almeno a me cambia l'umore.
La neve è uno di quei fenomeni che dovrebbe dare il diritto inalienabile a tutte le persone di potersela godere. Niente scuola niente lavoro. Per senso civico dovremmo stare a casa per spalarla dai marciapiedi dalle discese dei garage per aiutare le persone che non possono pulire il proprio spazio. E dopo, in strada in giardino nei parchi a tirarsi le palle di neve e fare i pupazzi con amici figli vicini di casa o a cercare qualche discesa per divertirsi con la slitta o il bob.
Ma è solo una mia utopica visione, purtroppo il mondo non si può fermare nemmeno un istante. Siamo troppo impegnati a rovinarlo.

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Cultura media, vera e millantata

Oggi la mia attenzione è stata attirata dalla rete su due lamenti di stampo culturale.

Il primo lamento arriva da una discussione su Facebook relativa al cinema che si può espandere alla cultura in generale. Un amico si lamenta perché le programmazioni di un cinema della nostra città "seguono la logica della domanda dell'utente medio che, a quanto pare, fa incetta di film mediocri e banali, molto spesso italianissimi" prendendosela anche con l'inadeguato supporto pubblicitario a certi film che quindi li fa passare "in sordina il 99% delle volte" mandando a "Fanculo ai gusti medi dell'italiano medio e fanculo ai programmatori dei film del Multisala Roma di Vicenza, Stradella Dei filippini, 1" (in nome della trasparenza và!). 
Sotto il suo sfogo molti dei suoi amici gli davano ragione supportandolo spiegando che "il gusto dell'Italiano Medio non è nemmeno il gusto dell'Italiano medio, ma quello che l'industria dell'Italiano Medio vuole imporre" perché "L'Italiano medio, infatti, deve essere messo nella condizione di poter scegliere liberamente" però del resto lo dicono anche le statistiche che "tira di più un articolo sull'ultima buffonata di Brizzi di un'intervista a Martin Scorsese, e gli mtv awards li vince Justin Bieber e non gli Arcade Fire. perché la gente intende cinema-musica-tv & co come dei diversivi per sfuggire con il cervello dalla quotidianità in cui sono/siamo infangati, e preferisce staccare il cervello anziché impegnarlo. è quello che volgarmente viene chiamato intrattenimento", meglio se leggi come "in-trattenimento cerebrale"
Non potevo non dare ragione a tutti gli interventi, perché in una realtà massificata e conformata, chi non si ritrova e ha gusti personali diversi e alternativi intesi come "alternativa a quella massificata" e non in tono sofisticato, non viene nemmeno considerato, perché è fuori dal business, non è una variabile da prendere in considerazione perché non rientra nel circolo virtuoso per il business massificato, non vale la pena di spenderci soldi perché non ricambia (a sufficienza).
Mi piace che questa discussione sia nata proprio il giorno dello sciopero del mondo dello spettacolo contro i tagli del governo a danno del settore che causeranno seri danni al patrimonio culturale e storico italiano.
Mi fa paura questa politica di zero interesse verso lo spettacolo e la cultura perché un popolo privo di cultura e di una concezione ed evoluzione storica del proprio Paese ma non solo, con una memoria a molto breve termine, è più gestibile e malleabile.
Questa discussione dimostra nel suo piccolo la fame di cultura che c'è e, se vogliamo metterla in termini più ruvidi, il business che può nascere attorno.
Il ministro delle finanze Tremonti dice che "con la cultura non si mangia" e penso abbia ragione: come fanno a vivere i dipendenti dei musei se tanti, come lui, entrano gratis perché hanno la tessera di partito o sono dei paraculi, mentre la gente comune ci va poche volte l'anno perché il biglietto d'ingresso è sempre più costoso anche a causa della mancanza di sovvenzioni pubbliche e per recuperare il mancato introito dei paraculi?
Rispolverando la vecchia utopia che se dimezzassimo deputati e senatori e dimezzassimo anche i loro stipendi, troveremmo soldi a sufficienza con un buon resto! Però dare i contributi alla cultura per promuovere per esempio pellicole popolari come i cinepannettoni lo trovo uno spreco spregevole nei confronti di chi si impegna davvero per fare cultura e smuovere le coscienze delle persone. 
A Pompei credo, spero, abbiano lo stesso pensiero...

Il secondo invece arriva da un'amica che si lamenta perché secondo l'analisi dello share del lunedì sera, chi ha condiviso il moralismo della coppia Fazio&Saviano "fa parte della alta borghesia colta e istruita" mentre "il popolino, i poveri ignoranti hanno invece preferito il GF11".
L'analisi veniva da una trasmissione di Rai3 e quindi era di parte, però al conduttore bisognerebbe spiegare che l'italiota che non ha guardato F&S non ha visto per forza il GF, ne' che si sia fermato inevitabilmente alla terza media! Poteva anche essere al cinema o a teatro. O a fare l'amore.
Inoltre, questo commento dimostra come i poveretti non erano davanti la tv il lunedì sera, ma anche dentro sabato pomeriggio.
Non sono un alto borghese colto e istruito ma guardo lo stesso F&S perché cerco di capirne lo scopo: dalle prime due puntate, mi sembra uno spettacolo basato sulle conoscenza di Saviano sulla malavita, che può anche andare bene, ma fino a un certo punto.
F&S sono formano una bella coppia: uno ha la faccia di uno che ti piglia per il culo (= F) mentre l'altro mi sembra troppo impostato (= S), entrambi, nonostante gli ospiti, mi sembrano piuttosto faziosi inoltre hanno un'espressione falso modesta da "guardate che bravi che siamo", soprattutto il faccia simpatica. Non mi fido poi delle persone che esagerano con pose e mosse come fanno loro due.
Quello che mi piace del programma è che tratta argomenti molto delicati per il nostro Paese, alcuni ancora tabù per l'arretratezza mentale dello Stivale, sembra con sincerità onestà e anche una buona dose di ironia, senza nascondersi dietro veli ipocriti ascoltando la storia e l'opinione dei protagonisti delle vicende e non quella di chi si spaccia per starletta. 
Alla fine rimangono tante domande, che credo sia uno degli scopi del programma... almeno è quello che capita a me: mi ritrovo a chiedermi come la penso, cosa farei al posto loro. Non è un ascolto passivo ma smuove la propria coscienza.
Se però il programma si ferma qui e non va da nessun'altra parte senza conseguenze, per esempio non si rende legale l'eutanasia (e chiamiamola col suo nome!) o non ci sono contributi per la cultura, rimane fine a se stesso e non serve a niente. E noi faremo la figura dei boccaloni ancora una volta.

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X-Factor 2010 - puntata #12 - Semifinale

Non avrei mai pensato di seguire una serie di X-Factor come quest'anno. Tutto è iniziato per caso una sera guardando le selezioni perché c'erano Elio e Ruggeri e perché alcuni degli aspiranti concorrenti erano davvero fuori di testa e con una impressionante stima di se stessi.
Così sono arrivato a seguire tutti i provini perdendomi solo due puntate perché non ero a casa, finendo per fare le serate X-Factor trovandosi a casa di uno o dell'altro!
L'anno scorso ho seguito solo le ultime 3 o 4 puntate perché le vedevo dopo allenamento finché cenavo e mi piacevano Mengoni, Giuliano e le Yavanna, cioè i tre finalisti. Mentre quest'anno poco c'è mancato che non facessi come quando da bambino vedevo le partite di Coppa Uefa della Juventus appendendo le foto di Marocchi, Barros e Sergio Brio sulla parete attorno la tele!
Perché mi sono subito affezionato a Nevruz: è un artista vero con  una voce potente baritonale ma che riesce a spaziare anche sugli alti e ha dimostrato grandissime doti cantando brani di un'Italia che non se la ricorda nessuno. Ho iniziato a fare il tifo per lui perché oltre a ricordarmi Renato Zero degli inizi e Manuel Agnelli degli Afterhours, penso che il panorama musicale italiano abbia bisogno di un'anima come la sua e di un artista del suo genere, perché, bisogna ammetterlo, dei belli perfetti che piacciono alle mamme e alle zie e alla adolescenti ai primi caldi , almeno io, ne ho piene le palle!
E poi quest'anno i concorrenti in gara erano davvero bravi, il tasso di qualità era elevato e senza spiacermi per lei d'altra parte mi è spiaciuto che siano uscite presto le ragazze della Tatangelo mentre dei gruppi di Ruggeri quelli che sono usciti sono durati anche troppo.
Elio era quello che aveva il pacchetto più forte, con Emanuela che è già una professionista con una edizione di S. Remo in saccoccia, di Nevruz abbiamo già decantato e Nathalie che si dimostrata molto forte e tenace.
I bambini della Maionchi mi hanno rotto gli zebedei dopo mezz'ora della prima puntata! Basta, vi prego, ce ne basta uno solo! Per carità, Davide è bravo, bravissimo, però di quella specie li lasciamoli sfornare da Hollywood perché non servono alla musica italiana inoltre rischiamo di vedere le nostre fanciulle tramutarsi in ormoni con le tette impazzite (le fanciulle, non le tette, ci mancherebbe solo questo!) per un ciuffo e uno sguardo ben impostato...
Però Davide ci sa fare e sa già stare su un palco. Molti lo danno vincitore e mi ha dato fastidio ieri sera sentire che i giudici già parlavano di carriera, come se già sapessero. Per carità, non facciamo i verginelli che non ci sarebbe niente di scandaloso (mai fidarsi di un concorso col televoto), ma il loro modo non l'ho trovato corretto.
Però, se mai dovesse vincere lui, per favore, spero ascolti il suggerimento di Elio (che farà lo stupido per divertire, ma è tutt'altro!) cioè di non cantare tutto quello che gli viene proposto perché sa cantare bene tutto e di scegliere con attenzione. Perché una voce come la sua per le solite canzonette "io mi dilanio d'amore e tu non mi caghi di striscio" (senza nemmeno aggiungere un giustissimo "zoccola") è buttata via! Lo sento più adatto a canzoni tipiche del south rock, che manca davvero tra la musica italiana.
Il suo inedito infatti è proprio una di quelle canzonette guarda caso scritta da Francesco Renga. Vogliamo farlo crescere male il bocchia?
Sarò sensibile ai temi trattati ma gli inediti di Nevruz e Nathalie mi sono piaciuti duro!
Quello di Nevruz è molto bello e senza alcuna ragione lui lo trovo perfetto per il testo. Forse perché il titolo, "Tra l'amore e il male", è un po' come la sua descrizione fatta da Elio: tra il baratro e il successo. Forse perché quelle parole così amare scritte da Bungaro (sua anche la canzone di Mengoni, spero porti bene!) Nevruz le ha interpretate come sa fare! Forse perché Nevruz appare un po' sbruffone negligente, ma la sua anima è di quelle dolci che ha già sentito il gusto della fiele sull'amore (cit.).

Nathalie mi ha fatto fare un salto al cuore: è stupendo che una persona abbia l'opportunità di cantare una canzona scritta da se stessa. La sua "In punta di piedi" è un testo intimo che scopre la sua tenerezza in un'altalena di sentimenti perduti e ritrovati tra pezzi di vetro (cit.) e letti felici, fredde stanze e forti calori (cit.).
Si era presentata con una voce alla Janis Joplin o Gianna Nannini, ha terminato cantando la sua canzone con una voce morbida, appena graffiata da quella ruvidezza iniziale.

Una canzone che resuscita quella parte di noi che ognuno ineluttabilmente perde dopo un po' se non ha la voglia di fidarsi e di affrontare cammini difficili. La vedevo cantare felice e sicura.
Se non vince Nevruz posso accettare solo la sua vittoria.
E viceversa.
All'altro, una bella pacca sulle spalle d'incoraggiamento e il rinnovato consiglio di Elio.
E per non smentirsi, si sta già pensando al menù per la finalissima di martedì prossimo, attesi ospiti in casa. Se poi ci sono anche i Take That al gran completo, diobono sarà un seratone imperdibile!!!
Adesso vado a cercare su Google le immagini di Nevruz, Nathalie e Elio...

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I conti non tornano

Ci sono diverse cose che non mi quadrano da una decina di giorni a questa parte. E non è la quantità di acqua scesa in questo periodo che, da quando ne ho memoria, si è sempre dimostrato propenso a tenerci chiusi in casa, vedi per esempio il novembre 2000.
Per fortuna non sono stato colpito dall'alluvione che ha sommerso mezzo centro storico della città e diversi comuni del Veneto, quindi scrivo da un punto di vista esterno privo di un coinvolgimento emotivo.

Quello che non mi torna sono le dichiarazioni dei politicanti locali che leggo nel Giornale di Vicenza: a poche ore dall'accaduto l'opposizione al posto di togliere il fango dalle strade lo spalava addosso la maggioranza, rea di omissione di avviso di imminente calamità, alla faccia della cooperazione in un momento difficile. Tra l'altro gli accusatori sono gli stessi che nel dicembre 2001 per quattro fiocchi di neve stesi in città hanno fatto andare in tilt tutta la viabilità non avendo pensato a un piano di intervento. Complimenti per lo sfacciato coraggio. Non si perde mai l'occasione per fare brutta figura con affermazioni inutili.

Non mi torna la cronologia degli eventi: venerdì all'ora dell'aperitivo sarebbe stato inviato un fax per allertare i comuni sulla situazione dei fiumi.... Un fax??? Sì, cazzo!!! Benedetta P. A., meno male che il ministro Brunetta si sta sbattendo per una informatizzazione degli uffici pubblici sennò quell'allerta sarebbe stata scritta sulla pietra!!! E poi, di venerdì a quell'ora, in un ufficio pubblico, chi mai si può trovare? Forse, ma nemmeno, la donna delle pulizie. Ognuno si sistema la coscienza: la Regione dice di aver avvisato, la Provincia risponde di non aver ricevuto niente, il Comune si difende allo stesso modo. Interrogherei la donna delle pulizie...
Sabato 30 ottobre sono attese le precipitazioni più intense e l'Arpav prevede non più di 150 mm di pioggia. Alla fine i rilevatori ne contano più di 400 (la stessa quantità che può cadere in un anno intero), cosa che non accadeva dal 1882. Così la notte di domenica 31 si decide di far passare un altoparlante per avvisare dell'incombente invasione dell'acqua lungo le strade. Ma chi c'era dietro quel megafono, un muto? Tanti dicono di non aver sentito perché c'erano le finestre chiuse e stavano dormendo: vallo a dire alla madre dell'arrotino alla quale ogni domenica mattina fischiano le orecchie!
Allora la seconda allerta viene spedita via fax lunedì 1: fantastico! Mi immagino quello sfigato di impiegato pubblico che risponde ligio al suo dovere inviando un fax in un giorno festivo quando ormai le strade sono dei canali!
Sabato 6 sono stato mandato in un cortile che alle 23:30 di domenica 31 era già sommerso di acqua e gli allarmati padroni di casa avevano allertato i vigili urbani sul livello del Bacchiglione: "Tranquilli (?) siete i primi che ce lo segnalano, provvederemo!". Solo che alle 5:30 di lunedì 1 novembre una pattuglia dei vigili urbani era in una pasticceria a rassicurare il titolare, allarmato per il livello del fiume: "Tranquilli (!) stiamo monitorando la situazione!". Poche ore dopo nella pasticceria panettoni e bottiglie galleggiavano all'altezza del bancone. 

Non mi tornano i conti quando sento chi si lamenta della mancanza di spazio dedicata all'alluvione da parte dei media nazionali in favore di fatti di malapolitica, immoralità e morbosità: perché della visibilità nazionale, se ho un metro di acqua che mi devasta la casa, a me non sbatte una mazza! La visibilità nazionale non mi risolve il problema e se il mio paese per una volta è nel tiggì nazionale, magari non subito dopo nome&cognome di un calciatore famoso, io non sarò di certo davanti alla tele a sentirlo! E alla gente di Roma come a quella di Cuneo si può muovere un poco di compassione ma non il culo e le gambe per farla venire qui a darci una mano.
Abbiamo minacciato di non versare l'Irpef di tenercela e subito i politici si sono riversati in città. Paura anche loro di non ricevere lo stipendio eh?

Non mi tornano i conti  per la velocità di richiesta di soldi: politici politicanti industriali rappresentanti di categoria e sindacalisti si sono riuniti nel coro della stella reclamando il loro diritto a svariate centinaia di milioni di euro per risarcire i danni. A parte il fatto che la parola 'subito' mi da molto fastidio, sa da bambino viziato, ma siamo ancora ricoperti di fango e si sa già di quanti soldi abbiamo bisogno? Complimenti, chi è che ha quest'occhio clinico o questo cervello che ha moltiplicato il costo medio di una macchina, una cucina, un salotto, una sala da pranzo e una camera per tutte le famiglie alluvionate?
"Siamo veneti, noi paghiamo le tasse - si come no, poi ci sono conciari e orafi falliti che girano in Porsche - poi però non ci tornano indietro i soldi che vanno tutti quanti a quei terroni o a Roma ladrona..." è un ritornello noto. Soldi... li metto allo stesso livello di 'subito', anche peggio. Li odio. Ma ahimè sono fondamentali.
Ma mi viene spontaneo un "vaffanculo" a chi adesso prende pure per in giro: perché le stesse persone che oggi con gli occhi fuori dalle orbite reclamano il loro diritto all'indennizzo i soldi ce li aveva già, anche tanti, per prevenire questo disastro con opere di manutenzione di argini o di costruzione di bacini di contenimento. Peccato che siano rimaste solo sulla carta, quando sono arrivate sulla carta...! La barzelletta è che addirittura parte di quei soldi sono stati spesi per non fare niente, addirittura per risarcire un'associazione temporanea di imprese che non ha potuto svolgere l'opera appaltata perché il prefetto del tempo aveva bloccato i lavori per motivi di ordine pubblico. 
Perfetta descrizione dell'Italia: ci perdiamo dietro mille valutazioni e discussioni che da un giorno all'altro cambiano la situazione tenendo fermo il Paese. Intanto una nazione straniera in quattro e quattr'otto ci mette un niente a costruirsi una base militare senza chiedere tanti permessi. In questo dovremmo imparare, e piangerci addosso un po' meno.
Cazzo si chiedono i soldi a fare se poi chi li prende non sa nemmeno usarli?
Noi facciamo la raccolta differenziata, pagheremo le tasse per carità, facciamo quasi tutto quello che ci viene chiesto e imposto di fare. Politici e amministratori parlano e basta. Sono degli incompetenti irresponsabili.
E' stata aperta una inchiesta: l'accusa contro ignoti è di "disastro colposo". Ammanetterei tutti quelli che non rispondono alle loro responsabilità scaricandole sugli altri. I loro nomi e cognomi con tanto di foto a corredo si trovano da una decina di giorni sul Giornale di Vicenza. E comunque le forze dell'ordine sanno dove trovarli.

Non mi tornano i conti per lo stupore generale sui volontari: possibile che ogni volta che si fa una buona azione ci si debba stupire, secondo la legge emozionale che fa più rumore un albero che cresce che uno che cade? Penso che chiunque abbia a cuore la propria città d'istinto alzi il culo per aiutarla a sistemarsi dopo tale casino! Mi stupirei del contrario anzi, mi sono intristito vedendo quei ragazzi sorridenti a bersi il loro spritz al bar in voga in quel momento passandogli davanti a bordo dell'autobus di volontari. La nostra immagine infangata riflessa nei vetri strideva col loro abbigliamento d'ordinanza da sabato pomeriggio. O meglio, era il contrario! Ma non sono del tutto inutili, perché danno senso alla presenza dei volontari. E mi ha commosso sapere che c'è qualcuno che è venuto anche da fuori.

Non mi tornano i conti finché io me ne sto col muso fisso sull'lcd in ufficio mentre la mia città ha bisogno di una mano. Volevo avere in mano una pala uno spazzolone ed essere sporco e sudato, perché il lavoro di fronte a situazioni di questo tipo passa in secondo piano. Sarebbe stato bello concordare con i capi, con serenità, un cambio di orario per lavorare dalle 8 alle 14 e chiedere solo 2 ore di permesso per unirmi alle altre persone che aiutavano la povera gente o che si smazzava a pulire la città. Ma il mondo non è perfetto e c'è chi ha altre priorità, o proprio le ignora.

Non mi tornano i conti delle parole del presidente della Provincia: dice che i volontari dovevano essere preparati e organizzati. Era a piangere soldi da buttare nelle fogne finché i suoi cittadini si offrivano per smerdarsi? Un bell'esempio l'ho vissuto nelle aziende municipalizzate: eravamo troppi e producevamo di conseguenza. Forse non erano abituati a tale produzione. Sta di fatto che abbiamo rischiato di diventare testimoni della prima cassa integrazione per volontari. Almeno ci siamo fatti sopra una grossa risata, ma poco ci manca anche per quello...

Non mi tornano i conti di altri sciacalli: quelli che si infiltrano nelle case sfollate e sventrate senza serramenti sono disperati e posso anche capirli. Chi prenderei a sassate sono quelli che offrono le loro capacità o le loro possibilità chiedendo soldi o moltiplicando la normale tariffa. Meritano di soffrire di emorroidi esagerate per almeno un paio di anni!

Mi tengo due immagini di sabato: la prima durante i lavori alle municipalizzate a riempire sacchi di sabbia. Più di 20 persone di diverse età, organizzate all'istante piegate a lavorare con piacere e voglia parlavano di musica delle proprie vite del passato del presente e del futuro in armonia, come se  non fosse la prima volta che si vedevano.
La seconda alla fine della giornata di volontariato: io, Anna, Leo, Maria (due ragazzi che mi ha fatto un piacere immenso rivedere dopo un sacco di tempo e che vorrei frequentare più spesso) e Eleonora (compagna di università di Anna, venuta apposta dalla profonda provincia di Treviso), sporchi e in tuta, a passeggiare per il centro confusi tra altri come noi e chi era preconfezionato per il sabato pomeriggio. 
Un gusto indescrivibile e, come per la mia corsa per la città, peccato dover aspettare una alluvione per vivere queste situazioni. 

Io non sarò semplice, ma i conti non tornano.

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Quando succede in casa tua

Lunedì pomeriggio il cielo svuotava ceste d'acqua in continuazione. La mia città era per buona parte sotto acqua. Non l'ho saputo fin quando due sms verso l'ora di pranzo mi chiedevano com'era la situazione. A dire il vero, non sapevo che la mia città era nei tg nazionali, cosa che non è successa nemmeno quando ha conquistato la Coppa Italia! Così accendo la tele e metto sul tiggì nazionale e vedo cosa stava succedendo: argini distrutti dalla forza dell'acqua, fiumi ribellati ai loro argini si sono riversati lungo le vie della città e dei paesi di periferia entrando di prepotenze nelle case degli altri fin dalle prime ore della giornata.
La mia città vista dall'alto sembrava un mare con isole che spuntavano a caso. Impressionante. L'avevo visto altre volte alle televisione ma quando si tratta della propria città l'effetto è diverso e lo stomaco si stringe.
Verso le 3:30 di pomeriggio non ce la facevo più a stare in casa e nonostante la pioggia e reduce da un pranzo dalla mamma di Anna che mi ha riempito come un peperone, mi sono deciso: maglia tecnica, pantaloni di una vecchia tuta da allenamento, mi sono infilato le scarpe e sono corso fuori. O meglio, sono andato fuori a correre. Come spesso succede quando esco in bici, non avevo alcuna meta. Volevo andare in centro per rendermi conto di com'era la situazione senza badare alla distanza. Sono uscito e ho iniziato a correre. Sono arrivato fino a dove ho potuto, fino a dove la protezione civile e l'acqua me lo hanno concesso. Non sono riuscito a vedere quelle strade che il giorno prima ho percorso in scooter. Non perché non ci sono arrivato, anzi, ma perché erano coperte da acqua marrone, da circa un metro e mezzo di acqua fangosa.
A un certo punto mi sono sorpreso affannato ma più che dalla corsa dalla sensazione di impotente meraviglia e arresa che provavo di fronte quell'inatteso lago che copriva strade e ponti. 
Sono rimasto intontito a fissare un canotto passare lungo una strada... dove di solito passa l'autobus... scene apocalittiche. C'erano molti curiosi che riprendevano fotografavano commentavano increduli e sbigottiti.
Due giorni di pioggia, intensa incessante ininterrotta ha portato a galla l'imperfezione umana e l'implacabilità della natura. 
Ho continuato a correre preso da una forma di agitazione quasi volessi scappare da quello che stavo vedendo. A un certo punto mi sono sorpreso a correre in mezzo la strada: lunedì era un giorno festivo ma c'erano davvero pochissime auto in giro, quasi tutte bloccate lontano dal centro città, altre purtroppo portare a spasso dall'impeto dell'acqua. Correvo in mezzo la strada in una situazione apocalittica, con le foglie gialle e arancioni che mi svolazzavano attorno agitate per aria da un vento caldo. Sembrava fosse appena esplosa una centrale nucleare. Nel viale che cammina sopra le rotaie prima della stazione correvo in mezzo la strada ascoltando il battito delle scarpe sull'asfalto e del mio cuore sotto la maglia che rimbombava nelle orecchie.
A quel punto mi sono deciso ad andare fino in stazione visto che la mattina dopo alle 7 dovevo prendere un treno per Milano e la situazione era critica. All'ingresso mi sono trovato in mezzo a un sacco di trolley luccicanti tenuti in piedi da persone impensierite sulla loro destinazione mentre il tabellone mi diceva che era tutto regolare e i ritardi erano limitati.
Si stava facendo buio e io non avevo niente di visibile se non qualche pezzo rifrangente nelle scarpe. Così ho fatto marcia indietro e ho ripreso la corsa verso casa. Non ascoltavo il ginocchio destro che mi diceva che una cosa del genere me la posso permettere al massimo una volta ogni 15 giorni perché i polmoni mi spingevano avanti tutta mentre il mio cervello pensava alle scene di stupore che aveva registrato poco prima.
Le strade erano diventate dei canali.
Possiamo costruire le strade per renderci più comoda la vita ma se non prendiamo in considerazione altre vie come quelle fluviali e non le rispettiamo pulendo argini e letti dei fiumi, queste sono le conseguenze ineluttabili.
Mi ha fatto abbastanza schifo anche se non mi ha stupito più di tanto la tempestiva critica della minoranza politica della mia città nei confronti dell'amministrazione: approfittare di una catastrofe simile dove molti cittadini pagheranno le conseguenze anche delle nefandezze di tutte le precedenti amministrazioni solo per screditare il rivale politico a proprio vantaggio è un gesto vile e irrispettoso verso chi (con)vive col fango in casa. Inoltre, sono parole che non hanno alcuna utilità in queste situazioni. E' sempre bello vedere come la gente spreca le occasioni per tenere la bocca chiusa invece di darsi da fare.

Alla fine, da casa alla stazione via strade di passaggio e ritorno diretto ho corso per quasi 18 chilometri, cosa mai successo prima, e con le debite pause per rendermi conto dal vivo di quello che avevo visto prima alla tele ci ho messo meno di una partita di calcio recupero compreso.
Peccato che correre sull'asfalto non sia la gioia del mio ginocchio. 
Peccato aver sfruttato una alluvione per aver attraversato la mia città a piedi e aver corso in mezzo la strada in una giornata senza i blocchi del traffico.
Peccato non aver ancora capito che noi piccoli umani siamo una nullità.

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